Mentre cercavo nei miei "archivi" qualche articolo di giornale relativo asl post di ieri sulla Scuola Superiore dell'Economia e Finanze mi sono imbattuto in uno scritto di Sergio Rizzo pubblicato dal corriere.it.
Il piano Padoa-Schioppa? Nel cestino
Mai pubblicato il rapporto sulla spesa prodotto della Commissione Muraro, ora soppressa. Inutile frugare nel sito internet del ministero dell' Economia alla ricerca del rapporto 2008 sulla revisione della spesa pubblica. Quel documento non c' è.
Almeno non c' era fino a venerdì 4 luglio (2008 n.d.a.), quando questo articolo è stato scritto. Sepolto in chissà quale cassetto di via XX settembre da più di 20 giorni, visto che è stato materialmente consegnato agli uffici del ministro il 12 giugno.
Domanderete: Che cosa c' è di strano?
Nulla, a parte il fatto che di solito i documenti ufficiali del ministero, come i due precedenti rapporti stilati dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica, così si chiama l'organismo che ha scritto quel documento, finiscono tutti sul web. Questa è la prassi.
Inoltre, la pubblicazione online dei lavori della Commissione, del resto, era esplicitamente prevista anche dal decreto (articolo 5, comma 5) con cui il 16 marzo del 2007 era stato formalizzato quel gruppo di lavoro, istituito con la prima delle due leggi finanziarie di Romano Prodi.
Soltanto che all'epoca il ministro era Tommaso Padoa-Schioppa e adesso invece al suo posto c' è Giulio Tremonti.
Ebbene il nuovo ministro, appena tornato alla scrivania di Quintino Sella, ha cancellato con un colpo di spugna, insieme al Secit, pure quella Commissione. Cancellando anche il relativo stanziamento: un milione 200 mila euro l' anno per tre anni.
La Commissione doveva lavorare infatti per un triennio: è durata appena quindici mesi.
Il tempo necessario per produrre, come ha rivendicato in una nota il suo ex presidente Gilberto Muraro, una decina di documenti, come il libro verde sulla spesa pubblica e il rapporto intermedio sulla spending review.
Studi che hanno confermato lo stato di inefficienza e il livello di spreco di alcuni settori della pubblica amministrazione, come la scuola, la giustizia e la sanità. Ma fra i lavori che Muraro ha elencato puntigliosamente nella sua nota c' è anche il rapporto conclusivo sulla spending review: 300 pagine (finora) misteriose.
Tremonti non ha spiegato pubblicamente i motivi della sua decisione: se il problema sia l' utilità della Commissione in sé o piuttosto le persone che la compongono. Sulla prima questione va osservato che il Tesoro si è sempre servito di organismi del genere, sia pure con compiti leggermente diversi.
La prima Commissione tecnica sulla spesa pubblica fu istituita nel 1981, e alla sua presidenza venne nominato Franco Reviglio, del quale Tremonti, insieme a Domenico Siniscalco e Alberto Meomartini era stato giovanissimo braccio destro: i tre, all' epoca, vennero battezzati i Reviglio boys. Al vertice di quel gruppo di lavoro arrivò quindi Piero Giarda. E lo stesso Tremonti, nel 2001, avvertì l' esigenza di collocare al vertice della Commissione un uomo di propria fiducia: Giuseppe Vitaletti.
Sulle persone, c' è da dire che Padoa-Schioppa aveva nominato, oltre al presidente, un magistrato della Corte dei Conti, Domenico Marchetta (uhh chi si rivede) già stretto collaboratore di Carlo Azeglio Ciampi, un esperto di economia aziendale proveniente dalla McKinsey (Stefano Visalli) e sette accademici.
Nel gruppo degli economisti, ben cinque (metà di tutta la Commissione) collaboratori o redattori de lavoce.info. C' era lo stesso Muraro, ma anche Vincenzo Perrone della Bocconi, Massimo Bordignon della Cattolica di Milano, Alberto Zanardi dell' Università di Bologna e uno che di quel sito internet, divenuto la spina nel fianco dei governi di turno, è stato addirittura fondatore con Tito Boeri: Giuseppe Pisauro, professore all' Università di Perugia, nominato nel 2006 da Vincenzo Visco rettore della Scuola superiore delle Finanze, al posto di Vincenzo Fortunato, il capo di gabinetto di Tremonti.
Rizzo Sergio
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