mercoledì 26 marzo 2014

Assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici

Circolare n. 2 del 4 febbraio 2014 - visite specialistiche - (Versione testo accessibile) Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni - art. 4 comma 16 bis del decreto legge n. 101 del 31 agosto 2013, convertito in legge n. 125 del 30 ottobre 2013 - Assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici. Registrata dalla Corte dei Conti il 19 marzo 2014, n. 787

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A seguito dell'entrata in vigore della novella, per l'effettuazione di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici il dipendente deve fruire dei permessi per documentati motivi personali, secondo la disciplina dei CCNL, o di istituti contrattuali similari o alternativi (come i permessi brevi o la banca delle ore). La giustificazione dell'assenza, ove ciò sia richiesto per la fruizione dell'istituto (es.: permessi per documentati motivi personali), avviene mediante attestazione redatta dal medico o dal personale amministrativo della struttura pubblica o privata che ha erogato la prestazione (attestazione di presenza). 
L'attestazione di presenza è consegnata al dipendente per il successivo inoltro all'amministrazione di appartenenza oppure trasmessa direttamente a quest'ultima per via telematica a cura del medico o della struttura. 

martedì 25 marzo 2014

Dirigenti pubblici, come evitare i vecchi errori

Non passa giorno senza che venga sottolineato quanto sia urgente riformare la pubblica amministrazione, a cominciare dalla sua dirigenza. Eppure i tentativi di intervento non sono mancati: dalla riforma avviata da Sabino Cassese nei primi anni '90, alla riforma Bassanini di fine anni '90, fino alla più recente riforma Brunetta dell'ultimo governo Berlusconi. 
Perché gli interventi passati non hanno dato tutti i risultati sperati? E cosa fare in concreto per assicurare al nostro Paese una burocrazia all'altezza dei civil servants inglesi o dei grand commis francesi? 
Una prima risposta è che bisogna innanzitutto evitare la "trappola giuridica" in cui sono cadute le precedenti riforme. Non basta scrivere nuove norme per cambiare un settore prigioniero di interessi, prassi e culture fortemente consolidati
Per sbloccare la situazione bisogna partire dalle persone, e in particolare da chi occupa posizioni apicali. Cioè occorre rinnovare profondamente i dirigenti e dare spazio alle persone più capaci e competenti, siano esse già operanti negli apparati o da reclutare all'esterno. È da questa premessa che parte un nuovo rapporto elaborato nell'ambito del forum Idee per la crescita, per suggerire un percorso completo di riforma della dirigenza delle amministrazioni centrali. 

lunedì 24 marzo 2014

Riorganizzazione delle amministrazioni centrali dello Stato. Effetti sulle previsioni di bilancio per l’anno 2015

E' stata pubblicata sul sito della RGS la circolare (11 dell'11 marzo u.s.) che fornisce le prime indicazioni alle Amministrazioni circa i tempi e le modalità delle operazioni necessarie per considerare gli effetti derivanti dalla ristrutturazione delle stesse Amministrazioni sul disegno di legge di bilancio per l’anno 2015.

Nel documento è anche specificato il calendario degli adempimenti 

• Entro il 25 marzo 2014 devono essere costituiti i gruppi di lavoro tra il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato e le Amministrazioni interessate per l’acquisizione delle informazioni sulla nuova struttura del bilancio dei Ministeri interessati dalla riorganizzazione. A tal fine le Amministrazioni faranno pervenire, entro il 24 marzo, ai coesistenti Uffici centrali del bilancio, i nominativi dei propri rappresentanti; 
• entro il 18 aprile 2014 i gruppi dovranno definire le nuove strutture di bilancio con le Amministrazioni, da trasmettere ufficialmente ai fini dell’inserimento dei dati nei sistemi informativi del bilancio finanziario, della contabilità economica e per l’elaborazione degli allegati di personale; 
• entro il 15 maggio 2014 le nuove strutture di bilancio delle Amministrazioni per l’esercizio 2015 dovranno essere inserite sui sistemi informativi NSBF e COEC, al fine di consentire alle Amministrazioni l’inserimento dei dati relativi alle proposte per il bilancio 2015, contestualmente a quelle per l’assestamento 2014.


giovedì 6 marzo 2014

Un gioco (s)Fortunato

Lo Stato deve snellirsi e far cassa. Su questo convengono quasi tutti. Ovviamente lo deve fare nel modo più imparziale e remunerativo possibile. 
Pochi minuti prima di lasciare la poltrona di via XX Settembre, l'allora ministro dell'Economia e delle Finanze Vittorio Grilli ha delegato una parte importante di questo compito al suo amico Vincenzo Fortunato. La cui esperienza è sicuramente grande, ma include anche vicende che, secondo un documento depositato presso la Corte dei Conti a dicembre, hanno fatto perdere alle casse dello Stato oltre mezzo miliardo. E non di lire.  
Dopo esser stato per oltre un decennio capo di gabinetto del ministro dell'Economia e delle Finanze e di quello delle Infrastrutture, Vincenzo Fortunato è oggi liquidatore della società Stretto di Messina e docente alla Scuola superiore dell'economia e delle finanze. In più, con un decreto firmato l'anno scorso da Vittorio Grilli appena prima di dare addio a Via XX Settembre, è stato nominato presidente della Sgr che gestirà il cosiddetto "fondo dei fondi per le dismissioni". 
Parliamo dei gioielli della corona immobiliare pubblica. Su Fortunato è stato già scritto molto, ma non sul ruolo da lui avuto in un settore vitale per le casse dello Stato, quello dei giochi. E in particolare in due vicende nelle quali, secondo un documento depositato presso la Corte dei Conti a dicembre, lo Stato avrebbe subito un danno di quasi 700 milioni. Al telefono con Il Sole 24 Ore, Fortunato è stato categorico: «Io con il mondo del gioco non c'entro nulla. Ma proprio nulla!». Eppure una serie di documenti in possesso de Il Sole 24 Ore sembrano attestare il contrario.

Leggi l'articolo completo di Claudio Gatti pubblicato su Il Sole 24 Ore qui

mercoledì 5 marzo 2014

Zingales: così il merito può guidare le nomine pubbliche

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Ma come dare inizio a questa rivoluzione meritocratica? 
Il grande rischio che corre Renzi è quello di pensare di essere in grado di fare meglio di chi lo ha preceduto semplicemente perché lui è diverso (più bravo, più onesto, più giovane, più...). È l'illusione in cui cadono tutti: che sia principalmente un problema che affligge gli altri, non un problema di metodo, che affligge tutti fintantoché il metodo non cambia. In realtà, anche il politico più onesto e ben intenzionato cade vittima di pressioni e raccomandazioni (la fila dei questuanti è pressoché infinita). Tanto più un politico inesperto come Renzi. Lui dovrà inevitabilmente appoggiarsi a consigli di amici e sostenitori. Al vecchio sottobosco se ne sostituirà uno nuovo, forse più giovane, ma non necessariamente migliore. 

Non basta neppure la foglia di fico della società di head hunting, usata dal governo Letta. Queste società adempiono un mandato. Se il mandato (esplicito o implicito) è quello di trovare il meno peggio (o il più ammanicato) tra gli amici di chi sta al potere, la maggior parte delle società di revisione si adegua (anche se per fortuna ci sono delle nobili eccezioni). Per funzionare il metodo di selezione deve essere trasparente e deve ridurre al minimo la discrezionalità del governo nella scelta della persona, pur lasciando al governo stesso la scelta degli obiettivi che questa persona dovrebbe raggiungere. 

A questo scopo propongo il seguente metodo. Innanzitutto, il governo annuncia dei criteri oggettivi di performance e numero di mandati sulla base dei quali decide se confermare la persona esistente al suo posto. Se la persona va sostituita il governo dichiara pubblicamente le caratteristiche della persona che vorrebbe in quella posizione e gli obiettivi che questa persona dovrebbe conseguire. Sulla base di questa indicazione si chiede alle prime cinque società di cacciatori di teste sul territorio nazionale di presentare un nome ciascuna. Dalla rosa di cinque nomi il governo elimina i due che considera meno adatti e poi sorteggia (in modo pubblico) il nominato tra i tre rimanenti. Le due società di head hunting che hanno proposto il candidato scartato non vengono pagate, le altre tre si dividono la parcella equamente. Alla fine del mandato, se il candidato non ha raggiunto gli obiettivi stabiliti, la società di head hunting che ha proposto il nome del candidato scadente sarà esclusa dalle cinque che presentano un candidato e un'altra verrà inserita nella lista. In questo modo si premia la qualità della scelta e si riduce il rischio che i cacciatori di teste presentino un candidato indicato in modo informale dal governo. Liberi da debiti di riconoscenza (il governo non nomina, elimina solo) e con precisi obiettivi da conseguire, i nominati potranno finalmente gestire le imprese in modo efficiente e non clientelare. 

Sarebbe una vera rivoluzione. Una rivoluzione che Renzi può e deve fare. Altrimenti la colpa è solo sua.

Stralcio dell'articolo di Luigi Zingales pubblicato su Il Sole 24 ore 

lunedì 3 marzo 2014

Alla Pa serve un «piano Marshall»

Una volta tanto due buone notizie: il nuovo Governo nasce per fare le riforme e mette tra le sue priorità la riforma della pubblica amministrazione. Determinanti, tuttavia, saranno l'approccio e il metodo. 

Il settore pubblico è sicuramente da cambiare, ma vive un momento di grande affaticamento, vittima della cura dimagrante dei provvedimenti di contenimento della spesa e al tempo stesso sfiduciato da tanti disegni di riforma sulla carta e mai davvero applicati. Attenzione, quindi, alla trappola giuridica. Non è scrivendo nuove norme che si può sperare di cambiare un settore prigioniero di poteri, interessi, prassi e culture fortemente consolidati. Qual è l'alternativa? 

Molto semplice: seguire le esperienze dei Paesi che sono stati davvero capaci di modernizzare le amministrazioni pubbliche, definendo gli obiettivi di policy o, più semplicemente, immaginando «La Pa che vogliamo». È questo il titolo del convegno recentemente promosso dall'Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche di Sda Bocconi (Ocap), nell'ambito del quale si è provato a delineare una prima risposta alle esigenze della pubblica amministrazione del futuro. Con un'innovazione, importante, di metodo: partire dalla fine. 

Ovvero, sulla base di analisi quantitative sui dati disponibili, comparazioni internazionali e valutazioni di trend evolutivi, si è immaginato quale potrebbe essere il punto d'arrivo di un processo strutturato di riforma per la Pa del 2020. Ecco allora emergere il disegno di una Pa più snella, capace finalmente di disboscare la selva di organismi e competenze, meno numerosa e più qualificata, avendo gestito con intelligenza il turnover della classe dirigente e dei dipendenti, meno costosa e più efficiente, proiettata internazionalmente e, al tempo stesso, capace di essere davvero vicino alle esigenze dei territori e dei cittadini.