mercoledì 28 settembre 2011

Servi del potere

Ricevo e pubblico

Ancora una volta l’UCB del MEF si mette per traverso rispetto agli accordi raggiunti sul tavolo negoziale. Dopo la miserevole performance in merito agli accordi economici relativi alla contrattazione decentrata del FUA 2009, il suddetto ufficio con a capo il dr. Vincenzo Ambrosio, si è eretto quale “ultimo baluardo” della presunta legalità (solo riguardo al salario dei lavoratori) del Ministero dell’Economia e delle Finanze riconfermando il rilievo concernente l’ipotesi di accordo del 26 luglio 2011 (sviluppi economici - redistribuzione dei posti disponibili in base alle risorse economiche residue), già formulato in data 19 agosto u.s. e da ritenersi francamente superato a seguito della puntuale risposta del DAG. 
È chiaro ormai che l’UCB del MEF e gli altri organi di controllo hanno assunto a tutti gli effetti un servile ruolo di attuazione della volontà politica, abusando chiaramente della propria missione istituzionale. I lavoratori del MEF, già messi a dura prova dagli effetti devastanti delle manovre economiche estive, si ritrovano, pertanto, a dover fare i conti ancora una volta con cavilli burocratici il cui unico scopo è la negazione dei diritti economici e di carriera o, nelle ipotesi più ottimistiche, la dilazione del relativo riconoscimento. 
La USB MEF si è più volte ritrovata a denunciare questo ruolo inaccettabile degli organi di controllo, ormai affetti da vere proprie convulsioni di asservimento alle logiche di smantellamento dei diritti e del salario dei lavoratori. Quest’ultimo atto dell’UCB del MEF è gratuito ed intollerabile! Qualora l’empasse provocata dall’azzeccagarbugli di turno non verrà superata velocemente dall’Amministrazione senza creare alcun pregiudizio ai lavoratori, la USB MEF è pronta ad organizzare la protesta anche con un’assemblea cittadina di lotta proprio nei locali dell’Ufficio Centrale del Bilancio di Via Lucania.


USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
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PS: Sono anni che all'ufficio centrale vengono nominati dirigenti incapaci con la volontà di abolire qualsiasi controllo.

martedì 27 settembre 2011

I super costi della Commissione senza poteri

Interessante articolo di Chiara Paolin pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 20 settembre scorso. La giornalista analizza i super costi della Commissione Indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità della Pubblica Amministrativa.

lunedì 26 settembre 2011

Tempi duri per le cricche, il Tesoro controlla gli appalti

Sarà più dura la vita delle cricche negli appalti. 
Tutti i dati e le procedure relative alla pianificazione e programmazione di opere pubbliche, compresi i dati finanziari e la scelta dell'offerente, dovranno essere trasmessi dalle amministrazioni alla Ragioneria generale dello stato. Un cervellone sarà messo in piedi presso la struttura del ministero dell'economia per immagazzinare le informazioni e verificare la correttezza della spesa. Il rafforzamento del ruolo di via XX Settembre, previsto dalla legge 196/2009, sta per prendere corpo con un primo decreto legislativo che sarà all'esame del consiglio dei ministri di domani. 
Un successivo decreto dell'economia deciderà le informazioni minime che dovranno essere rese per ogni opera e ogni gara. La tracciabilità dei lavori pubblici ha l'obiettivo di consentire all'Economia, attraverso una maggiore trasparenza dell'operato delle singole amministrazioni, di individuare gli sprechi e di decidere finanziamenti o definanziamenti in modo selettivo. E inevitabilmente renderà più difficile favorire alcune società rispetto ad altre. Il rafforzamento del ruolo dell'Economia del resto è già avvenuto di recente nell'ambito della gestione della Protezione civile, il dipartimento della Presidenza del consiglio dei ministri finito nelle mire di imprenditori e faccendieri vista la capacità e libertà di spesa di cui godeva. Potere finito quando il ministro dell'economia, ha preteso e ottenuto che le ordinanze di Protezione siano autorizzate dal Tesoro. E un ruolo decisivo resta al Tesoro anche nell'ambito della spending review, per l'intera programmazione della spesa pubblica.

Articolo di Alessandra Ricciardi pubblicata su Italia Oggi del 21 settembre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Procedure negoziali nelle scuole

Interessante articolo sulle procedure negoziali sull'acquisizione di beni e servizi e gestione dei beni patrimoniali negli istituti scolastici a cura di Leonardo Filippone.

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giovedì 22 settembre 2011

Statali, dalle manovre tagli per 2 miliardi

Allungamento di un anno del blocco dei contratti, analoga proroga per il congelamento delle retribuzioni al livello del 2010 e per il divieto di nuove assunzioni. 
Ma anche nuova spinta alla mobilità, limitazioni all’importo dell’indennità di vacanza contrattuale, pagamento ritardato della liquidazione e, per il settore scuola, un anno in più da attendere per poter accedere alla pensione. Senza contare la riduzione di stipendio per i dirigenti (al di sopra dei 90 mila euro annui) entrata in vigore già nel gennaio di quest’anno in virtù della manovra 2010, ma che certo brucia ancora di più dopo la marcia indietro sull’analogo provvedimento che avrebbe dovuto toccare la generalità dei contribuenti. 
I dipendenti dello Stato, degli enti pubblici e delle autonomie locali non hanno molto di cui rallegrarsi scorrendo le pagine dei due decreti estivi, quello di luglio e quello scritto alla vigilia di Ferragosto e da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale. 
Anche perché questi provvedimenti arrivano a un anno dalla manovra dell’anno precedente, che aveva già avuto un impatto molto pesante sul mondo del pubblico impiego; i circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici pensavano insomma di avere già dato. Invece il nuovo conto per loro, negli anni decisivi del pareggio di bilancio (2013-2014), è di oltre due miliardi l’anno. 

mercoledì 21 settembre 2011

Si riscrive lo «statuto» della Pa

«Con questa delega il Governo inizia il lavoro di ricognizione, organizzazione e coordinamento delle numerose leggi amministrative». L'annuncio è del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ed è riferito al disegno di legge delega per la codificazione in materia di Pa, approvato ieri in via definitiva dall'Aula della Camera. Il provvedimento – che ha ottenuto 259 voti favorevoli e 200 contrari, oltre ai 40 astenuti tra cui i parlamentari dell'Udc e dell'Api – dà al Governo 12 mesi per adottare uno o più decreti legislativi per raccogliere in Codici o in Testi unici le (tante) leggi sulla pubblica amministrazione. «Abolire leggi obsolete, risolvere contraddizioni e raccogliere le norme in codici – ha spiegato ieri il relatore del disegno di legge, Andrea Orsini (Pdl) – significa rendere più facile la vita ai cittadini e alle imprese che devono relazionarsi con la pubblica amministrazione». 
 Le leggi che verranno "riordinate" e "ricodificate" sono quella sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti amministrativi (legge 241/1990); il Testo unico in materia di documentazione amministrativa (Dpr 445/2000); il decreto legislativo con le norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione improntato sulla privatizzazione del pubblico impiego (165/2001); il decreto legislativo 150/2009 finalizzato ad aumentare la produttività del lavoro pubblico con riguardo all'apparato amministrativo nel suo complesso (la "riforma Brunetta"). Con la delega il Governo potrà ora predisporre uno strumento che, come ha sottolineato il ministro Brunetta, «faciliti e semplifichi la consultazione da parte dei cittadini delle principali leggi amministrazione; che risolva incertezze e antinomie spesso presenti nell'ordinamento, favorendo la diminuzione del contenzioso e accrescendo la certezza del diritto; che costituisca, proprio per la sua natura organica e sistematica, l'occasione per nuove riflessioni e per il riconoscimento ai cittadini di diritti più avanzati nei confronti della pubblica amministrazione e per una definizione più certa dei loro doveri». 
Il disegno di legge, nato come stralcio del Ddl sulla semplificazione dei rapporti tra imprese, cittadini e pubblica amministrazione, prevede inoltre che il Governo possa rimettere al Consiglio di Stato la formulazione dei Codici o Testi unici, avvalendosi della eventualità prevista dall'articolo 14 del Testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato (Rd 1054/1924). «Il merito di questa svolta – ha commentato Orsini parlando dell'approvazione del Ddl – va all'impegno del ministro Brunetta e del Governo, ma anche al lavoro parlamentare che ha visto la significativa convergenza di parti dell'opposizione. Si è registrata una comune assunzione di responsabilità che ho molto apprezzato per uno Stato più moderno e più europeo, attraverso leggi più chiare e più coerenti, indispensabili per la trasparenza e all'efficienza della macchina pubblica».

Articolo di Francesca Milano pubblicato su www.ilsole24ore.com

martedì 20 settembre 2011

Cassa Sovvenzioni: la storia infinita!

Ricevo e pubblico 
Alcuni lavoratori ci hanno segnalato che continuano a pervenire gli avvisi di pagamento relativi alla riliquidazione dell’imposta concernente i redditi soggetti a tassazione separata percepiti nell’anno 2007 dagli iscritti alla ex Cassa Sovvenzioni; tali comunicazioni, elaborate come le precedenti in data 16 giugno 2011, erano già state programmate per l’invio all’utenza prima dell’estate e pervenute effettivamente solo a settembre per ragioni di tempistica di spedizione degli Uffici preposti dell’Agenzia. 
E’ evidente che queste ultime comunicazioni hanno contribuito ulteriormente a generare incertezza e confusione, in ragione dei termini perentori di 30 giorni per ottemperare e in assenza di comunicazioni ufficiali chiarificatrici da parte dell’Agenzia delle Entrate che tanti colleghi interessati ci hanno richiesto di sollecitare. Per poter far luce su questa intricata vicenda ci viene incontro una circolare (richiedere a notiziedalmef@gmail.com), datata 2 agosto 2001, proprio dell’Agenzia, Direzione Regionale del Lazio, Settore Servizi Consulenza - Ufficio Gestione Tributi - indirizzata alle Direzioni Provinciali e alle Direzioni Territoriali, agli Uffici Territoriali e alla Direzione Generale del Lazio, ove sono esplicitate in modo inequivocabile le responsabilità dei gestori della Cassa nella redazione del Mod. 770s/2008. 
Le somme liquidate agli iscritti sono state, infatti, denunciate erroneamente come “indennità connesse alla cessazione del rapporto di lavoro” ed è stata omessa, altresì, l’indicazione del periodo per il quale è maturato il diritto alla corresponsione delle somme erogate, elemento indispensabile per poter calcolare l’ esatta aliquota IRPEF da applicare alle stesse. Tutto ciò ha ingenerato le problematiche che tutti conosciamo. 
Nella suddetta comunicazione si richiama, peraltro, una nota prot. 2011/107420 del 25/07/2011 della Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti in cui si danno delle rilevanti precisazioni: 
  • sono definite le modalità concordate con la Cassa Sovvenzioni di interscambio dei dati al fine di riesaminare le posizioni dei singoli iscritti ; 
  • si stabilisce che, in attesa dei ricalcoli, sono sospesi i termini e gli effetti delle comunicazioni già inviate; 
  • le nuove comunicazioni, fatte salve le posizioni già definite , verranno inviate normalmente per posta. 
In pratica, si indica esplicitamente di evitare di recarsi presso gli Uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate per chiedere chiarimenti e di attendere semplicemente l’arrivo degli avvisi con i conteggi ricalcolati alla luce delle nuove indicazioni della Cassa Sovvenzioni. Terremo come sempre informati i lavoratori sugli eventuali ulteriori sviluppi della vicenda.

USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze 
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La mobilità con meno lacci agevola un utilizzo flessibile

La norma sulla mobilità dei dipendenti pubblici (articolo 1, comma 29, Dl 138/2011), rimasta invariata nel passaggio del disegno di legge di conversione al Senato, determina di fatto un diverso modo di concepire l'assegnazione delle risorse umane a un luogo o a una sede di lavoro, con riflessi sul piano della flessibilità organizzativa della Pa. 
 In particolare, a fronte dell'assegnazione degli obiettivi da parte del vertice politico, le risorse umane necessarie per realizzarli potranno essere assegnate in maniera indivisa tra più uffici. Poiché l'esiguità delle stesse non può compromettere il regolare svolgimento delle funzioni istituzionali e l'erogazione dei servizi pubblici di spettanza della Pa, solo un loro utilizzo modulato sulla base delle esigenze tecniche, organizzative e produttive ne può consentire un'ottimale gestione. 
I piani di performance e di razionalizzazione potranno nel dettaglio individuare criteri di utilizzo flessibile fra più sedi o luoghi di lavoro in relazione ai bisogni dell'utenza. Il dipendente non può opporsi a un utilizzo su più sedi, in quanto la nuova norma della manovra di Ferragosto prevede che l'esigibilità della prestazione da parte del datore pubblico, quale obbligo che scaturisce dal sinallagma contrattuale, sussiste in luogo di lavoro e sede diversi sulla base di motivate esigenze, tecniche, organizzative e produttive. 
In sostanza, ferma restando l'assegnazione del dipendente a una sede, la nuova disciplina determina due riflessi:
1) sul piano del rapporto di lavoro, l'esigibilità della prestazione anche in sedi diverse da quella di ordinaria assegnazione con conseguente venir meno di istituti quale missione o indennità di trasferimento, configurandosi tale esigibilità quale obbligo nuovo del rapporto di lavoro; 
2) sul piano organizzativo, la possibilità di concepire una dotazione organica di ufficio molto più flessibile in quanto modulabile con ordini di servizio oppure riferita indistintamente al territorio regionale. È importante considerare che la norma sul territorio regionale è già operativa, con obbligo di informativa dei criteri seguiti alle organizzazioni sindacali, mentre l'applicazione sul territorio interregionale richiede una regolamentazione in sede di contrattazione collettiva di comparto, salva l'eccezione per il ministero dell'Interno. In tale sede potrebbe essere opportuno definire i casi di sopravvivenza di istituti come la missione e l'indennità di trasferta per ipotesi che non rientrano nei casi trattati dalla manovra di Ferragosto. 
Tra gli emendamenti alla manovra, già approvati al Senato, spiccano quali ipotesi di applicazione ampia e concreta della nuova norma gli interventi di riorganizzazione che interesseranno gli uffici del ministero della Giustizia e quelli di razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato, con la tendenziale concentrazione in un ufficio unitario a livello provinciale, che potrebbe determinare, nel contesto della revisione integrale della spesa pubblica, un'organizzazione del lavoro ancora più flessibile e rispondente alle esigenze della produttività. Non è da trascurare la capacità delle amministrazioni di conciliare al meglio l'interesse pubblico con quello del dipendente a non avere eccessivi disagi. 
Occorrerà, pertanto, che gli spostamenti dei dipendenti tengano conto della loro dimora abituale.

Articolo di M.Bar. pubblicato su www.ilsole24ore.com

lunedì 19 settembre 2011

"SIRIO", ricordate bene questo nome...

Ricevo e pubblico (questa volta condividendo il giudizio sui fondi pensione)

“SIRIO”, ricordate bene questo nome perché è il nome che hanno dato al Fondo di previdenza complementare per tutti i lavoratori pubblici che finora non erano stati coinvolti “nell’affare” dei Fondi pensione. 
Sarà un nome che nei prossimi tempi risuonerà nei luoghi di lavoro quando Cgil, Cisl e Uil, con il solito codazzo di autonomi, si impegneranno per convincere i lavoratori a rinunciare alla loro liquidazione per aderire al Fondo, magnificheranno i risultati che questo potrà dare ai lavoratori al momento della pensione e illustreranno tutti i “benefici” che si ottengono aderendovi. 
Insomma partirà una campagna commerciale come non ne avevamo viste mai perché la resistenza e la diffidenza da vincere è molto forte. I vertici e i delegati di questi sindacati si sperticheranno e profonderanno il massimo dell’impegno nell’elogio e nella bontà di questa forma di previdenza privata e dei profitti che se ne potranno trarre investendo le nostre liquidazioni sul mercato azionario (sic!). 
Ma i lavoratori non dimenticano né possono dimenticare come questi sindacati hanno “accompagnato”, con la concertazione, tutte le riforme pensionistiche dal 1995 ad oggi e quelle che ancora dovranno venire. 
Oggi non possono venirci a raccontare che la rendita pensionistica a causa di queste riforme è di molto inferiore a quella precedente. 

Dove erano questi signori quando la RdB con il sindacalismo conflittuale lanciava nei luoghi di lavoro l’allarme sulle pensioni e scendeva in piazza con presidi, cortei, occupazioni e scioperi della categoria e generali? 
La risposta è fin troppo semplice: erano seduti intorno ai tavoli di concertazione. E oggi dove sono finiti mentre il Parlamento approva una dietro l’altra manovre che hanno come obiettivo le tasche dei lavoratori, con un accanimento particolare per quelli pubblici? 
Li troviamo all’Aran intorno al tavolo di concertazione per spartirsi i posti nel CdA del Fondo Sirio con l’obiettivo di riuscire a rosicchiare anche loro qualcosina dai lavoratori pubblici. 
E’ intollerabile che questi “affaristi” possano essere da qualcuno ancora scambiati per “rappresentanti dei lavoratori”, non è possibile che ancora si possa dar credito a chi adesso vuole rapinarci la liquidazione. 
 E’ necessario far capire loro che i loro “prodotti” non ci interessano e che è ora che cambino mestiere. Strappiamogli in faccia le loro tessere sindacali, organizziamo dei comitati di “accoglienza” in tutti i luoghi di lavoro dove si presenteranno per vendere i loro prodotti. 

I LAVORATORI PUBBLICI HANNO IN QUESTO MOMENTO BEN ALTRE PRIORITA’: DIFENDERE IL LORO SALARIO DALL’ATTACCO DEL GOVERNO E DEI BANCHIERI EUROPEI, DIFENDERE IL LORO POSTO DI LAVORO E I SERVIZI PUBBLICI EROGATI ALLA POPOLAZIONE, LOTTARE PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE BLOCCATO DALLE NORME CRIMINALI APPROVATE NEGLI ULTIMI ANNI DAL PARLAMENTO.

USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
Via XX Settembre n. 97 - 00187 - ROMA -
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venerdì 16 settembre 2011

La mancata certificazione sulle progressioni economiche

Ricevo da "Lavoratori autorganizzati Mef" e pubblico 

Lo scorso 26 luglio 2011, l’amministrazione e tutte le sigle sindacali, nessuna esclusa, hanno siglato l’intesa circa il reimpiego delle somme residue (492.461,14 euro), derivanti dalla mancata copertura delle posizioni economiche messe a concorso in precedenza, ridistribuendo tra tutte le aree nuove posizioni economiche quantificate in 257 posti. A seguito di quell’intesa, le organizzazioni sindacali oltre a prodigarsi nel rivendicare la propria titolarità dell’avvenuta concertazione, hanno speso fiumi di parole sul grande risultato ottenuto. 
Peccato, però, che a quanto ci risulta, l’Ufficio Centrale di Bilancio del MEF, con nota n. 48906 del 19 agosto 2011 abbia comunicato all’Ufficio Relazioni Sindacali del DCPP che “ai fini della prescritta certificazione di cui all’art. 40-bis del D.Lgs 165/01, quest’ufficio osserva che la redistribuzione delle risorse residue tra le aree appare concretizzarsi in uno scorrimento delle graduatorie e ciò si pone in contrasto con la normativa vigente, che prevede l’emanazione di un nuovo bando per la procedura di riqualificazione”. 
 Tradotto in parole semplici, l’intesa del 26 luglio 2011, corredata dalla relazione tecnica e di quella illustrativa, non può essere certificata quindi, ergo sum, i 257 lavoratori che speravano di rientrare nelle graduatorie pubblicate lo scorso 1° agosto 2011, rimarranno delusi, per non usare altre espressioni idiomatiche colorate. 

Le nostre forti perplessità su questi accordi sono note e lo abbiamo scritto a chiare lettere (Sviluppi economici: la quarta intesa); altrettanto non si può dire verso i firmatari dell’intesa che hanno gettato, su questo fatto, una fitta e impenetrabile cortina di silenzio. 
Come mai non è uscita nessuna informativa sindacale su il diniego alla certificazione dell’intesa del 26 luglio 2011? Questa volta, però, non potranno cavarsela con una semplice rielaborazione dei loro schemini e con il ridimensionamento delle percentuali del tasso di copertura dei lavoratori coinvolti; dovranno spiegare ai tanti esclusi e a quelli cui hanno venduto l’illusione di poterci rientrare, anche i motivi del loro silenzio. 

LAVORATORI AUTORGANIZZATI Ministero dell’Economia e delle Finanze
lavoratoriautorganizzatimef@gmail.com

giovedì 15 settembre 2011

Il certificato medico viaggia solo online

Certificati medici verso l'addio alla carta. 
Il 13 settembre entra in vigore il nuovo sistema di comunicazione online delle malattie dei lavoratori dipendenti (spiegato, da ultimo, nella circolare 4 del 18 marzo 2011 della Presidenza del Consiglio dei Ministri). 
 I principali protagonisti del nuovo sistema sono i medici del Servizio sanitario nazionale o convenzionati con quest'ultimo, che saranno obbligati a trasmettere i certificati all'Inps in modalità telematica (con la procedura Sac, che sta per «sistema di accoglienza centrale» del ministero dell'Economia) o, in caso di impossibilità, attraverso il contact center. 
Il medico dovrà sempre comunque consegnare al dipendente una copia cartacea del documento trasmesso all'Inps, nonché comunicargli il numero di protocollo identificativo del documento in caso di impossibilità di invio telematico. 
Dal punto di vista del lavoratore, la nuova procedura fa venir meno l'obbligo di consegna/invio del certificato medico all'Inps (se assicurato per la malattia) e al datore di lavoro, ferma restando la necessità di informare tempestivamente l'azienda dell'assenza, nonché di comunicarle il numero di protocollo identificativo del certificato. 
Sull'importanza di quest'ultimo dato, che rappresenta la garanzia di reperire il documento che viaggia nel web, già si era espressa la Presidenza del Consiglio nella circolare 4/2011, in cui aveva previsto la possibilità per l'azienda di richiederlo al dipendente. Confindustria e Confapi, nell'attesa che i contratti collettivi nazionali adeguino le norme sulla malattia alle nuove regole, hanno sottoscritto quest'estate due accordi interconfederali con Cgil, Cisl e Uil, nei quali è formalizzato l'obbligo del dipendente di comunicare al datore di lavoro il protocollo identificativo del certificato. 
Al dipendente è anche riconosciuta la possibilità di consultare i propri attestati/certificati direttamente sul sito dell'Istituto attraverso il doppio canale web «consultazione attestati di malattia» o «consultazione certificati di malattia» (per quest'ultimo canale dovrà servirsi del proprio Pin). 
Il datore di lavoro potrà ricevere l'attestazione di malattia o direttamente dall'Inps all'indirizzo Pec aziendale di cui dovrà dotarsi (previa richiesta via e-mail all'indirizzo Pec dell'Istituto, come spiega la circolare Inps 119/2010) o accedendo alle funzioni online dell'Inps («consultazione attestato di malattia») o infine tramite un intermediario abilitato in base all'articolo 1 della legge 12/1979. La Presidenza del Consiglio e l'Inps hanno elencato alcune situazioni in cui, in deroga al nuovo sistema, continuano ad applicarsi le vecchie regole (certificato cartaceo da consegnare/inviare per posta da parte del dipendente): certificati emessi da strutture di pronto soccorso; ricoveri ospedalieri; certificati emessi da medici specialisti privati (non convenzionati Ssn); impossibilità da parte del medico pubblico di inviare online la comunicazione. Il nuovo sistema, che mira a consentire il monitoraggio delle assenze dei dipendenti del settore pubblico e privato, trova applicazione per tutti i lavoratori, compresi quelli delle aziende in cui la malattia è interamente retribuita dal datore di lavoro.

Articolo di Barbara Massara pubblicato su www.ilsole24ore.com 

mercoledì 14 settembre 2011

Perché il dipendente pubblico non protesta?


Dai dati pubblicati dalla Funzione Pubblica relativi all’adesione allo sciopero si può ammettere tranquillamente che l’astensione nel Pubblico Impiego è stata veramente poca cosa. Infatti risulta che ad incrociare le braccia sia stato solo il 7% con punte del 27% negli enti pubblici non economici e un 14,61% dei dipendenti ministeriali.
Come mai un’adesione così bassa nonostante l’attuale governo spari bordate ad alzo zero sia sui dirigenti che sui dipendenti pubblici?

martedì 13 settembre 2011

Circolare applicativa sul controllo di regolarità amministrativa e contabile

E' stata pubblicata sul sito del dipartimento della RGS la Circolare del 7 settembre 2011, n. 25

contenente le prime indicazioni circa l’applicazione del decreto legislativo n. 123/2011 che, in attuazione della delega di cui all'art. 49 della legge n. 196/2009, ha riordinato organicamente le norme di controllo di regolarità amministrativa e contabile svolto dal Sistema delle ragionerie e introdotto taluni strumenti di potenziamento con innovazioni di carattere procedurale.

lunedì 12 settembre 2011

Tre vie d'uscita per gli incarichi a contratto

Per la Corte dei conti del Lazio sono fuori dalle limitazioni dell'articolo 19, comma 6, le assunzioni di dirigenti a contratto effettuate "a monte" con procedure selettive.

La delibera 47/2011 giunge pochi giorni prima dell'adozione definitiva del Dlgs 141/2011, ovvero il correttivo alla riforma Brunetta, e rischia di creare non poca confusione.
La questione degli incarichi dirigenziali riguarda l'applicabilità del contingente dell'8% previsto dall'articolo 19 del Dlgs 165/2001 anche agli incarichi a contratto di cui all'articolo 110 del Testo unico degli enti locali (Tuel).
Le sezioni riunite hanno creato un netto spartiacque: gli incarichi dirigenziali in dotazione organica, disciplinati dal comma 1, sono di fatto limitati all'8%, mentre rimane in vita la possibilità, prevista al comma 2, di affidare incarichi extra-dotazione organica, ma nel limite del 5% della stessa.
Per la Corte dei conti del Lazio le cose stanno un po' diversamente. I magistrati affermano che l'orientamento delle sezioni riunite è riferibile solo agli incarichi conferibili ex articolo 110, comma 1, in via residuale mediante «contratti di diritto privato».
Quindi, per il conferimento di incarichi «con provvedimento fiduciario» oppure «intuitu personae», indipendentemente dai soggetti che ne sono destinatari, vanno rispettati i rigorosi limiti di cui all'articolo 19, comma 6; qualora invece vi sia una selezione "a monte", tali limiti scompaiono in virtù dell'autonomia dell'ente locale.
L'amministrazione potrebbe quindi disciplinare la necessità di una selezione/concorso per l'accesso all'incarico dirigenziale ex articolo 110, comma 1, e in questo caso superare ogni contingente di legge.

La tesi lascia certamente qualche dubbio.
Non va infatti dimenticato che tutte le ultime disposizioni normative puntano a una riduzione della dirigenza a contratto, e certamente non a un suo ampliamento, come potrebbe accadere con disposizioni regolamentari appropriate. Una procedura selettiva garantisce imparzialità, ma il legislatore sembra aver puntato a un secco contingentamento piuttosto che a individuare modalità diverse di accesso al pubblico impiego. La prova è anche nel riscritto comma 557 della Finanziaria 2007, che individua proprio nella riduzione delle aree dirigenziali una forte azione per il contenimento della spesa di personale.

A chiudere la vicenda ha comunque pensato il Dlgs 141/2011.
Il decreto correttivo permette agli enti locali virtuosi nel rispetto del patto di stabilità di innalzare la percentuale per cui possono avvalersi di dirigenti a tempo determinato fino al 18%, precisando espressamente «ai sensi dell'articolo 110, comma 1» del Tuel.

Un secondo intervento fa invece salvi i contratti dirigenziali a termine stipulati prima del 9 marzo 2011 anche oltre la limitazione vigente, purché realizzati nel rispetto delle norme sulle spese di personale e delle assunzioni a tempo determinato.
Vi sono quindi scaglioni temporali ben chiari che si possono così riassumere:
  • - gli incarichi affidati entro il 9 marzo, anche se superiori all'8%, sono validi fino a scadenza;
  • - gli incarichi affidati dopo il 9 marzo superiori all'8% non rispettano le norme vigenti (potrebbero rientrare nella casistica gli incarichi affidati dalle amministrazioni che sono andate al voto quest'anno);
  • - solamente quando usciranno i decreti per stabilire gli enti virtuosi, si potrà passare dall'8% al 18 per cento.
Vi è poi un altro punto critico. Possono infatti beneficiare del 18% esclusivamente gli enti collocati nelle fasce di virtuosità, previste, però, solo per gli enti soggetti a patto di stabilità. Ma cosa accade agli incarichi dirigenziali a termine nelle amministrazioni non soggette a patto?

Articolo di Gianluca Bertagna pubblicato su www.ilsole24ore.com

venerdì 9 settembre 2011

Il 15 ottobre, contro l'Europa delle banche

Ricevuto il 5 settembre scorso e pubblico

L’Italia, non da oggi, è, di fatto, commissariata dalla BCE.
La politica, in quanto tale, non conta più nulla; ogni decisione economica, cioè le uniche decisioni che dettano l’indirizzo di un governo e marcano le differenze, vengono prese direttamente dalla sede della Banca Centrale Europea, nonché dai famigerati mercati.
Quindi, chi decide quali politiche attuare sono le strutture economiche controllate dai fondi d’investimento, dalle grandi multinazionali e dai pescecani delle banche.

Qualcuno ci ha deriso quando, giustamente, abbiamo gridato al fascismo di ritorno nel quale stavamo sprofondando, al neoliberismo che ci governava, a una democrazia svuotata di significato e di contenuti.
Oggi, quello che sta accadendo nel nostro paese, è l'attacco finale alle condizioni materiali d’interi settori popolari, tra i quali quelli dei lavoratori del pubblico impiego, degli statali, oltre alla svendita e alla privatizzazione dei beni comuni.

Le scelte invocate in questi giorni come rimedi necessari per fare fronte alla crisi sono le solite di questo infame trentennio: la riforma del mercato del lavoro, come se non fosse stato riformato a più riprese in questi anni e sempre in chiave neoliberista e precarizzante; l’aumento dell’età pensionabile; il taglio netto dello stato sociale.

A fronte di questa "ricetta", qualcuno invoca come soluzione alternativa l'istituzione di un governo tecnico, sponsorizzato proprio dalla pseudo opposizione di centrosinistra che, è sempre bene ricordarlo, nel nostro paese è il portavoce più autorevole dei mercati, dei tagli al welfare, dei pareggi di bilancio, della controriforma delle pensioni, della controriforma continua del mercato del lavoro. Lo sosteniamo da sempre, "centrodestra" e "centrosinistra" non hanno più ragion d’essere, sono due fazioni politiche del neoliberismo che governa l’Italia.
Al suo fianco, si è sempre contraddistinta la CGIL che, avallando le cure neoliberiste, ancora oggi firma senza vergogna il documento di smantellamento dello stato sociale con i padroni di Confindustria.

Per questo lo sciopero generale convocato dalla CGIL per il 6 settembre è la registrazione del fallimento degli accordi impresentabili realizzati con i padroni di Confindustria, con i banchieri e con i collaborazionisti di CISL e UIL.
Accordi vergognosi, dettati unicamente dall'ansia di un rientro nella partita della concertazione con le classi dominanti in vista di un ricambio politico di governo; accordi il cui unico ruolo è stato quello di spianare la strada per un attacco frontale al mondo del lavoro.

La sottoscrizione del "Patto per lo sviluppo" del 28 giugno ha dato il via libera alla manovra e alla demolizione degli ultimi diritti dei salariati, e si chiama i lavoratori allo sciopero proprio con una piattaforma in linea con lo sciagurato Patto, non per contrapporsi alla compagine governativa ma per interloquire con essa, affinché quel Patto sia recepito nella manovra.

L'adesione, poi, se pur alternativa a parole, allo sciopero della CGIL di alcune strutture del "sindacalismo di base", oltre a non essere minimamente in grado di influenzare alcunché, risulta estremamente imbarazzante. La costruzione di uno sciopero generale, che coinvolga le realtà sociali del paese, non può calare dall’alto ma deve trovare la sua essenza nel coinvolgimento degli stessi lavoratori.

Costruire uno sciopero generale dal basso significa generalizzare le pratiche e gli obiettivi per comprendere al suo interno le lotte di tutti quei movimenti che in questi anni hanno prodotto un punto di vista alternativo e cicli di conflitto. Quindi generalizzare lo sciopero, vuol dire confrontarsi e condividere; insomma, vuol dire confrontarsi con i lavoratori e non, per creare un fronte di conflittualità diffusa che attraversi il paese da nord a sud, affinché lo sciopero generale non sia solo, nel migliore dei casi, una ritualità, ma diventi un grande momento di lotta per cambiare l’esistente.

Rilanciare una politica economica, sociale e democratica alternativa, è l'unica strada da percorrere; alternativa sia alle scelte sinora attuate dai governi di centrodestra, ma anche a quelle dei governi di centrosinistra e, più in generale, alle decisioni dei governi delle banche europee.

Costruire, quindi, un fronte comune contro il governo unico delle banche, che impone le stesse misure antisociali in tutti i paesi d’Europa, contrario alla politica di unità nazionale che le cosiddette parti sociali, il governo e l’opposizione, stanno lanciando proprio in questi giorni; proporre, invece, un’alternativa radicale che colpisca gli interessi della finanza e delle banche in primo luogo, e che ristabilisca eguaglianza e diritti.

Un autunno di lotte, quindi, insieme alle mobilitazioni europee che si stanno organizzando, tra le quali quelle già programmate per il prossimo 15 ottobre.
Si scenderà in piazza accanto agli indignados spagnoli e ai greci, e a tutti quelli che lottano contro l’Europa delle banche e della finanza.

Questo, è il nostro appuntamento.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze
lavoratoriautorganizzatimef@gmail.com

giovedì 8 settembre 2011

Ho partecipato ad uno sciopero......

Ricevo e pubblico

Ho partecipato ad uno sciopero proclamato da un sindacato... 
Se qualcuno me l'avesse detto un paio d'anni fa gli avrei riso in faccia. 
I sindacalisti che ci sono oggi farebbero rivoltare nella tomba tutti coloro che hanno lottato per i diritti dei lavoratori. Li conosco , i sindacalisti, li vedo tutti i giorni, di qualsiasi sigla, fare avanti indietro dalle stanze dei direttori, di quelli che dovrebbero combattere. 
Li vedo quando vengono a salutarti perché hanno avuto il tanto agognato trasferimento passando avanti a chi è da più tempo in graduatoria ma non è stato così furbo da farsi eleggere "sindacalista". Li conosco e li evito come la peste ma ieri sono andata allo sciopero CGIL contro tutte le mie convinzioni, l'ho fatto sapendo che, partecipando, non avrei dato appoggio ad un sindacato ma ad un'idea. 
Sentire la Camusso che si rivolgeva ai "lavoratori, ai pensionati, ai compagni... soprattutto ai compagni" mi ha fatto accapponare la pelle. 
Non mi sento assolutamente rappresentata e tutelata dalla CGIL, da nessuno a dire il vero... ma avrei partecipato allo sciopero anche se fosse stato indetto dal circolo degli anziani di via Pullino. 
Scioperare è un mio diritto ma lo pago caro... 80, 00 euro tolti dalla busta paga di per se già ridicola, il malumore del direttore a cui ho tolto un servizio, il malumore dei miei colleghi che non fanno che lamentarsi di questo governo ma accettano tutto supinamente e pensano che quella dello sciopero è solo una scusa per rimanere a casa. Ma io voglio avvalermi di questo diritto, del sacrosanto diritto di dire "non ci sto"...nonostante tutto. 
Non ho manifestato perché non voglio pagare la crisi. E' giusto, a parer mio, che ogni singolo cittadino si prodighi affinché il proprio paese possa progredire... è la presa in giro che non tollero. 
Una manovra barzelletta che cambia le carte in tavola ogni mezz'ora, che se non sei attento ancora pensi che non si festeggia più il 25 aprile (per fare l'esempio più banale ), un governo ridicolo e meschino, da telenovelas... ormai le intercettazioni di Tarantini, le esternazioni di Lavitola, le farneticazioni di Brunetta, i conti di Ruby oscurano anche le nefandezze di beautiful. 
Per non parlare di una opposizione che vuole quasi imitare questo governo macchietta... vedi Penati sospeso dopo che si era autosospeso. Travaglio, giustamente, oggi scrive :"da 17 anni a questa parte la fortuna del centro sinistra è poter rispondere ad ogni critica che gli altri sono molto peggio". Triste realtà... 
Tutti devono sapere che non siamo il "branco di pecoroni" di mussoliniana memoria, che non siamo rassegnati ma arrabbiati... che siamo pronti a tutto per far finire questo scempio! A tutto! 
E ieri eravamo pochi, moltissimi per la CGIL, ma ancora pochi per tornare ad avere una dignità di lavoratori, di pensionati, di compagni... no di compagni no, di italiani!


Lettera firmata

mercoledì 7 settembre 2011

Debiti della Pa, l'inutile stratificazione delle norme e 60 miliardi di fatture da riscuotere

In Italia non mancano le norme. Semmai, a scarseggiare, sono la volontà e la capacità di attuarle compiutamente. Prendiamo ad esempio la complessa gestione dei crediti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

L'ennesimo tentativo di legiferare per "sbloccare" una partita che, secondo le imprese, vale 60-70 miliardi di euro sta andando in scena in queste ore al Senato nell'ambito della conversione del decreto di Ferragosto.

Un emendamento presentato dal Terzo Polo e votato da tutta l'opposizione, col sostegno di Forza Sud, prevede che, in caso di mancato pagamento dei crediti sei mesi dopo la scadenza, sarà possibile chiedere alla Pa la certificazione delle somme dovute, con la possibilità di cedere il credito alle banche che liquiderebbero l'importo assumendone la «piena titolarità» verso la Pa.

La modifica passata in commissione Bilancio, venerdì scorso, ha messo subito in agitazione il Governo che in aula, da martedì, cercherà in tutti i modi di cassarla perché – sostengono i tecnici - la certificazione di questi crediti potrebbe incidere sull'indebitamento facendo emergere somme non contabilizzabili secondo i principi europei del Sec2 usati nei conti pubblici.

Mentre il ministero dell'Economia e la Ragioneria generale, dunque, studiano il dossier ci sono migliaia di aziende che, complice la crisi, versano in condizioni sempre più difficili. Negli ultimi anni, infatti, le ristrettezze delle casse pubbliche hanno determinato un allungamento progressivo dei tempi di pagamento, con situazioni croniche in alcuni settori, primo fra tutti la sanità (con un stock di fatture inevase di circa 40 miliardi). Soprattutto per le Pmi e le strutture artigiane che lavorano, in prevalenza, con lo Stato e gli enti pubblici riscuotere questi crediti è spesso l'unica via per tenersi in linea di galleggiamento. E dire che esiste già una norma che dal 1° gennaio 2011 consente di "scambiarli" con eventuali cartelle esattoriali.

Il decreto legge 78 del 2010 (articolo 31) ha stabilito che, dal 1° gennaio 2011, «i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti, possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo».
Con la manovra varata nel 2010 si era tentato, dunque, di dare una scossa al sistema, anche per fare da contrappeso alla stretta sulle compensazioni fiscali che ha già fatto risparmiare all'Erario oltre 6 miliardi di euro.

Questo meccanismo di compensazione diretta fra obblighi tributari e crediti non tributari finora è rimasto al palo per la complessa riorganizzazione amministrativa che comporta e per questioni di copertura. Il ministero dell'Economia «al fine di garantire il rispetto degli equilibri programmati di finanza pubblica» avrebbe dovuto "attivarlo" con un proprio decreto.

Un provvedimento di cui si sono perse le tracce. Il decreto legge 78 ha, inoltre, "stabilizzato" la procedura di cessione degli stessi crediti alle banche o agli intermediari finanziari (in precedenza limitata al biennio 2009-2010). Per poter accedere alla compensazione diretta alle aziende è stato peraltro richiesto di acquisire la certificazione dell'esistenza del credito da parte della stessa amministrazione debitrice. Una certificazione che dovrebbe essere rilasciata entro 20 giorni e che invece molto difficilmente viene concessa, come sottolineano gli operatori.

Quasi inutile, infine, rammentare che entro il marzo 2013, l'Italia dovrebbe recepire la Direttiva pagamenti che impone tempi certi per rispettare gli obblighi verso i fornitori privati da parte dei committenti pubblici.
In definitiva, le imprese non hanno bisogno di nuove disposizioni che alimentino il circolo vizioso dell'inottemperanza. Quello di cui hanno bisogno è che lo Stato, i Comuni, le Asl, le Regioni rispettino con tempestività gli impegni presi.


Articolo di Marco Bellinazzo pubblicato su www.ilsole24ore.com

martedì 6 settembre 2011

Sciopero Generale


E’ vero, è difficile comprendere contro quale manovra stiamo protestando ma tutti siamo consapevoli che questo governo colpirà pesantemente le condizioni di vita delle fasce più deboli.
Sciopero come lavoratore perché non è il momento di girare la testa, non è il momento di barattare 70 euro per i miei diritti, perché di fatto sono stanco di un paese senza timone, di una classe dirigente senza coerenza e dignità.
Sciopero come dipendente pubblico perché questo governo ci ha insultato, ci ha criticato per la nostra bassa produttività, ma ha solo propagandato le riforme della P.A. , senza realmente provare a muovere un dito per migliorare l’organizzazione del lavoro e premiare il merito.
Sciopero come contribuente perché, nonostante sia felice di contribuire alle spese del mio paese, sono stanco di osservare in silenzio un governo che sta dalla parte dei furbi e degli evasori lasciando che siano i più deboli a mantenere la baracca.
Sciopero come padre perché un giorno potrò dire ai miei figli che ho tentato di lasciargli un paese migliore di quello che ho ereditato dai miei genitori.
Oggi, tutti insieme, alle 9,00 in piazza della Repubblica per dire basta!

lunedì 5 settembre 2011

Quesito su aggregazione scolastica

Ricevo e pubblico



Faccio parte del Consiglio di Circolo XXXXXXX e siccome il prossimo anno ci sarà l'attuazione del dimensionamento scolastico e il mio circolo sarà aggregato ad una Scuola media statale costituendo un istituto comprensivo.


Volevo sapere se vale l' Ordinanza Ministeriale 15 luglio 1991 n. 215 , Art. 5 - Aggregazione di istituzioni scolastiche.

1. Nell'ipotesi in cui, in sede di attuazione della razionalizzazione della rete scolastica, prevista dall'articolo 2 del decreto-legge 6 agosto 1988, n. 323, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 6 ottobre 1988, n. 426, siano aggregate scuole di istruzione secondaria di secondo grado di diverso ordine e tipo, ogni scuola aggregata mantiene, a norma dell'art. 22, comma 2 bis, del decreto-legge 6 novembre 1989 n. 357, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 1989, n. 417, un proprio collegio dei docenti il quale esercita conseguentemente le proprie funzioni anche in materia elettorale, ivi compresa l'autonoma elezione per ciascuna scuola aggregata dei collaboratori del preside e dei docenti che fanno parte del comitato di valutazione del servizio degli insegnanti.

2. Le funzioni vicarie del direttore didattico o del preside, invece, sono affidate ad un unico docente.

3. Nelle predette scuole aggregate si costituisce altresì un solo consiglio di istituto, alle elezioni del quale partecipano le componenti di tutte le scuole interessate, con liste comuni di candidati.
Resta in carica, fino alla normale scadenza triennale, il consiglio di istituto della scuola aggregante.

Quindi il Consiglio di Circolo nominato l'anno scorso rimane in carica?


Nell'attesa di un Vostro cortese riscontro porgo distinti saluti

giovedì 1 settembre 2011

A Brancher 160 milioni


Per distribuire preziosi pacchi di soldi pubblici mentre l'Italia rischia la bancarotta, cosa c'è di meglio di un bel comitato politico, presieduto da un onorevole marchiato dalla giustizia come ladrone? 
Spesso in Italia, come insegnava Ennio Flaiano, la situazione è grave, ma non seria: a riconfermarlo è un atto del governo che affida un tesoretto di 160 milioni di euro a un nuovo ente presieduto e diretto da Aldo Brancher. Sì, proprio lui, il deputato berlusconiano fresco di condanna definitiva per i reati di ricettazione e appropriazione indebita. 
 Il neonato ente parastatale si chiama "Odi" ("Organismo di indirizzo") ed è stato istituito il 14 gennaio 2011 con un apposito decreto firmato nientemeno che da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Richiamandosi a un codicillo semi-nascosto nella legge finanziaria 2010 ("articolo 2, comma 107, lettera h"), il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia autorizzano la spartizione di 160 milioni tondi entro la fine di quest'anno. 
I soldi sono destinati ai soli comuni veneti e lombardi delle fasce di confine con Trento e Bolzano. L'idea era stata lanciata già nel 2008 per frenare la mini-secessione dei centri di montagna, che progettavano di abbandonare le regioni padane per entrare nelle ricche province a statuto speciale. Allora però era previsto uno stanziamento di soli 20 milioni. Adesso il fondo è quadruplicato: 80 milioni all'anno. E la prima spartizione riguarda il biennio 2010-2011, per cui la cifra in gioco raddoppia. 
Il nuovo ente ha pieni poteri sulla distribuzione dei soldi. Mentre i costi sono a carico delle due province autonome, che non sono amministrate dal centrodestra. 
Oltre a nominare gli otto componenti dell'Odi (quattro per il governo, quattro per gli enti locali), è lo stesso decreto Berlusconi-Tremonti a regalare a Brancher la poltronissima di "presidente, in rappresentanza del ministero dell'Economia, per i prossimi cinque anni". L'atto governativo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 marzo, è entrato in vigore d'urgenza la mattina successiva. 
Appena tre settimane prima, l'onorevole ex dirigente Fininvest si era visto confermare dalla Corte d'appello la condanna a due anni di reclusione, graziati dall'indulto, con l'accusa di aver intascato fondi neri per 827 mila euro. In parte attraverso contratti di comodo intestati a sua moglie Luana; in parte ritirati di persona, in contanti, in luoghi indimenticabili come il parcheggio dell'autogrill di San Giuliano Milanese. Soldi sporchi, perché sottratti alle casse di una banca, la Popolare di Lodi, tra il 2001 e il 2005, quando a guidarla era Gianpiero Fiorani, che dopo l'arresto confessò anche quelle mazzette versate "in cambio dell'appoggio del politico". In luglio la Cassazione ha riconfermato la colpevolezza del deputato, denunciando pure un suo tentativo di far saltare l'udienza finale, inventandosi un domicilio fittizio, nella speranza di salvarsi con la prescrizione, come era riuscito a fare già due volte, ai tempi di Tangentopoli. Tra un processo e l'altro, nel 2001 Brancher è diventato parlamentare, sottosegretario del premier Berlusconi e nel 2010 ministro per 17 giorni, giusto il tempo di avvalersi della legge sul legittimo impedimento, poi dichiarata incostituzionale. 
Ora è un onorevole pregiudicato
Per reati che dovrebbero sconsigliare di affidargli denaro pubblico: tecnicamente l'appropriazione indebita equivale a un furto aggravato, mentre l'accusa di ricettazione colpisce chi incassa un bottino rubato da altri ladri. 

Nonostante questi precedenti penali e nuove accuse recentissime (caso Di Lernia), il decreto Berlusconi-Tremonti ha nominato Brancher presidente non solo dell'Odi, cioè dell'organismo che "fissa gli indirizzi" per distribuire i soldi ai Comuni, ma anche della "Commissione di approvazione dei progetti" (in sigla "Cap"), che valuta concretamente quali giunte beneficiare e con quanto denaro. La "Cap" ha solo quattro membri, per metà scelti a rotazione, ma in modo che il centrodestra abbia sempre una maggioranza di tre a uno. Della cabina di regia fanno parte almeno altri due amici di Brancher. L'immedesimazione tra il nuovo ente e l'onorevole condannato è tanto forte che decine di sindaci veneti e lombardi parlano direttamente di "fondo Brancher", come se i 160 milioni da distribuire fossero suoi. E in tempi di crisi sempre più nera e tagli rovinosi per i Comuni, il tesoretto dell'Odi sta scatenando scene da assalto alla diligenza. Il termine per presentare i progetti di "sviluppo dei territori" scadeva il 30 giugno. 
Con buona pace delle promesse di evitare una pioggia clientelare di micro-finanziamenti, nella sede dell'Odi risultano "pervenute" almeno 179 buste chiuse, ognuna delle quali può contenere più progetti: 68 da Belluno, 60 da Brescia, 33 da Vicenza, altre 18 da Verona e Sondrio. I dati sono ufficiosi, perché l'Odi per ora non pubblicizza neanche i progetti in gara. 
Le domande, secondo le prime indiscrezioni, sono le più disparate: centraline energetiche, piste ciclabili, sistemazioni dei sentieri, funivie, strutture turistiche, incentivi all'agricoltura, opere idrauliche... Nel timore di perdere il treno targato Brancher, decine di piccoli comuni, anziché spedire le richieste per raccomandata o per e-mail certificata, hanno preferito la consegna a mano: camion e furgoni stipati di documenti che scendono dalle montagne strombazzando il clacson per arrivare in tempo a Verona, in Lungadige Capuleti 11, negli uffici che ospitano l'Odi e i suoi 15 dipendenti in prestito dal ministero dell'Economia.

Vergogna!!!!!

Il collegio dei revisori dei conti entrerà anche nelle Regioni

Per rafforzare i controlli interni e per valorizzarne l'autonomia rispetto agli organi di governo il Dl 138/2011 prevede l'introduzione del collegio dei revisori dei conti nelle regioni e lo sganciamento di quelli dei comuni e delle regioni dalla nomina, e quindi dall'influenza, degli organi di governo. Non è disposto alcunché per le province.

Questa disposizione è un ulteriore tassello nella direzione di forme di controllo indipendente sull'attività delle Pa: viene dopo la valorizzazione del ruolo delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti, l'accrescimento della responsabilità dei revisori e l'istituzione degli organismi indipendenti di valutazione; probabilmente precede l'istituzione di nuove forme di controllo.

Anche le regioni devono, per la prima volta e dal prossimo 1° gennaio, darsi il collegio dei revisori dei conti, sulla base dell'articolo 14, comma 1, lettera e). Per fugare le possibili censure di legittimità costituzionale questa disposizione, inserita tra le misure di contenimento del numero dei consiglieri e degli assessori, nonché di riduzione delle loro indennità, è motivata dalla esigenze di coordinamento della finanza pubblica e di contenimento della spesa.

Non viene prevista come obbligatoria, ma costituisce una delle condizioni per poter essere considerati «ente virtuoso» e concorrere alla distribuzione delle risorse previste dall'articolo 20, comma 3 del Dl 98/2011.

Le regioni sono incentivate - o di fatto obbligate - a istituire il collegio dei revisori dei conti. Per dare corso a tale disposizione devono darsi delle regole specifiche, i cui principi non possono che essere inseriti nello statuto, il che potrebbe determinare dei ritardi nella concreta attivazione del nuovo istituto. Occorre definirne bene i compiti, visto che la disposizione legislativa si limita a considerarlo «organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell'ente».

È poi necessario fissarne il numero, che dovrebbe essere di tre, considerato che si parla di un collegio e che il Dl 78/2010 fissa in tale cifra la soglia massima dei componenti gli organi di controllo delle Pa. Si deve fissare la durata. Vanno anche individuate le modalità operative: il legislatore si limita a stabilire la necessità del sorteggio tra i componenti un elenco regionale di cui possono, a domanda, far parte gli iscritti al registro dei revisori legali, che siano «in possesso di specifica qualificazione professionale in materia di contabilità pubblica e gestione economica e finanziaria degli enti territoriali».

Per i comuni, l'articolo 16, comma 11, dispone che la nomina dei revisori dei conti avvenga tramite sorteggio da un elenco provinciale nel quale sono inseriti a richiesta i revisori legali in possesso degli stessi requisiti di conoscenza della contabilità pubblica previsti per potere essere utilizzati dalle regioni. La disposizione non modifica le regole del decreto legislativo 267/2000, nonostante esso preveda la necessità di modifiche formali, il che potrebbe sollevare dei dubbi applicativi.

La decorrenza di applicazione è fissata nella prima scadenza dei collegi oggi in carica (durano tre anni). Le modalità operative saranno dettate da un decreto del ministro dell'Interno, da adottare entro la metà del mese di novembre (90 giorni dall'entrata in vigore del decreto). Fino ad allora sarà impossibile il rinnovo dei collegi di revisori già scaduti o che vanno in scadenza.