venerdì 30 dicembre 2011

«Certificati zero» negli uffici pubblici

Da gennaio spazio solo all'autocertificazione: attuata la legge di stabilità 2012 
«Se vuole può fare l'autocertificazione ma se mi dà il certificato facciamo prima...». Quante volte un cittadino se l'è sentito dire mentre presentava la sua richiesta a uno sportello pubblico? Ebbene, dalla prossima settimana la musica è destinata a cambiare poiché le Pa non potranno più chiedere né accettare dai privati la documentazione prodotta da altri uffici. E ciò per una norma inserita dal Governo precedente nella legge di stabilità 2012, a cui l'Esecutivo in carica dà ora attuazione. 
Il neoministro della Pubblica amministrazione e semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha firmato la direttiva (n.14/2011) che fornisce alle Pa centrali e locali le istruzioni per arrivare alla «decertificazione» totale voluta dall'ex responsabile di Palazzo Vidoni, Renato Brunetta. Rendendo obbligatoria, a partire dal 1 gennaio 2012, l'autoattestazione dei privati sul possesso di questo o quel requisito. 

giovedì 29 dicembre 2011

Le spese pazze dell’Agenzia del territorio

Poco meno di un milione e mezzo di euro di spese per comunicazione istituzionale e rappresentanza.
L’Agenzia del territorio spende in rinfreschi, pranzi, convegni e mostre il doppio del costo delle bollette telefoniche delle sue cento sedi. 
Il buon esempio viene dall’alto, nonostante guadagni 300 mila euro lodi all’anno il direttore dell’Agenzia che dovrebbe occuparsi di catasto e conservatoria, Gabriella Alemanno, ha speso migliaia di euro in pranzi e cene di rappresentanza pagati con la sua carta di credito aziendale. A spese del contribuente. 
La sorella del sindaco di Roma Gianni Alemanno, nominata a capo dell’Agenzia dal governo Berlusconi nel 2008, dopo essere passata prima dal Secit e dai Monopoli (sempre su nomina dei governi Berlusconi) è riuscita a pagare con i nostri soldi persino una cena a Cortina a suo fratello a margine di un evento sponsorizzato dall’Agenzia diretta dalla sorella e dall’Acea, controllata dal fratello. Una vera abbuffata di conflitti di interessi. 

mercoledì 28 dicembre 2011

Trasferte di lavoro nazionali ed estere del personale del M.E.F.

La Direzione centrale del personale, IV Dipartimento, ha emanato ieri  la nota prot. 176764 concernete le nuove disposizioni sulle trasferte di lavoro nazionali ed estere del personale MEF nonché l’allegato operativo della nuova convenzione per i servizi di viaggio MEF – Carlson Wagonlit Italia.

E' possibile richiedere la nota a notiziedalmef@gmail.com

martedì 27 dicembre 2011

Consulenze e incarichi privati Il doppio lavoro degli statali

C'è chi timbra il cartellino ed esce subito dopo, chi sbriga in ufficio le pratiche dei suoi clienti privati. Addirittura chi accetta consulenze su progetti che poi dovrà valutare per conto dell'Amministrazione. Sono i dipendenti pubblici che svolgono il doppio lavoro senza aver ottenuto l'autorizzazione. E in questo modo causano un grave danno all'erario. Sono i numeri a dimostrarlo. 
Negli ultimi tre anni sono circa 3.300 gli impiegati e i funzionari, anche di livello alto, scoperti dalla Guardia di Finanza e dagli ispettori della Funzione pubblica a svolgere attività esterne. 
Hanno guadagnato illecitamente oltre 20 milioni di euro, causando un danno alle casse dello Stato che sfiora i 55 milioni di euro. 
Il settore degli sprechi nella spesa pubblica si conferma, dunque, quello dove maggiormente bisogna intensificare controlli e verifiche per recuperare denaro e soprattutto evitare ulteriori perdite. La dimostrazione è nella relazione annuale delle Fiamme gialle sul fenomeno dei «doppi stipendi» che evidenzia i dati relativi al periodo che va dal 2009 al 2011 e soprattutto fa emergere i casi più eclatanti. E nella quale viene sottolineata «l'importanza di intervenire nel settore degli sprechi della spesa pubblica che da un punto di vista ragionieristico pesa quanto e forse più di quello delle entrate fiscali. Un'importanza che oggi traspare in maniera ancor più evidente in ragione del perdurante momento di crisi e degli impegni politici assunti dall'Italia nei confronti della comunità internazionale, i quali impongono che le risorse disponibili siano spese sino all'ultimo euro per sostenere l'economia e le classi più deboli, eliminando sprechi, inefficienze e - nei casi più gravi - distrazioni di fondi pubblici che rappresentano un ostacolo alla crescita del Paese». 

sabato 24 dicembre 2011

Auguri



Buon Natale e Felice Anno Nuovo 

venerdì 23 dicembre 2011

Compensi ai revisori, chiarimenti Fnada

Continuano a pervenire richieste di chiarimenti rispetto all’affermazione “ tale compenso è omnicomprensivo e quindi al lordo di ogni onere a carico dello Stato ” contenuta nel precedente nostro documento datato 07/12/11. E’ inoltre pervenuta una missiva da parte di un “Revisore MIUR“ (che ringraziamo per l’attenzione ma desidereremmo fosse tale e tanta anche quando non parliamo dei Loro compensi) a mezzo della quale citando una sentenza della Corte dei Conti , una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate (ambedue riguardanti gli Enti locali ) “ci ricorda” che l’IRAP è a carico dell’Ente locale che eroga il compenso al lavoratore e, citando la circolare MIUR 92/2003 sull’argomento che l’IRAP “rimane a carico della scuola”
Non abbiamo mai affermato il contrario, anzi . Di seguito lo dimostreremo. 
Il problema è un altro . 
La scuola per quanto riguarda la retribuzione del personale vive di finanza derivata . Riceve dallo Stato tanto quanto deve pagare. Valga quale esempio i fondi per le supplenze brevi : riceve il lordo dipendente ed anche l’Irap da versare . Così non è per quanto riguarda i compensi per i revisori, infatti le somme erogate alle scuole capofila sono solo ed esclusivamente euro 1.629,00 x 2 (queste cose i Revisori le sanno ! ? ). Ebbene, in assenza di apposita assegnazione come fa una scuola a pagare l’Irap? 
Se paga il compenso per l’importo unitario suddetto (considerandolo lordo dipendente) e versa l’IRAP dovrà attingere alla “sua” cassa, ai “suoi” fondi, distraendoli dalle attività e dai progetti . Se paga il compenso per l’importo unitario suddetto (considerandolo sempre lordo dipendente) e non versa l’IRAP incorre in sanzione. Nell’un caso e nell’altro i Revisori potrebbero esplicitare rilievo. O no ? 

Rinnovo degli inventari nelle scuole

E' stata pubblicata la circolare del 16 dicembre 2011, n. 32 emanata dalla Ragioneria Generale che riporta le indicazioni operative in relazione alle istruzioni emanate con la circolare del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 1° dicembre 2011, n. 8910, per il rinnovo degli inventari dei beni appartenenti alle Istituzioni scolastiche statali con riferimento alla situazione esistente al 31 dicembre 2011.

giovedì 22 dicembre 2011

La fregatura delle risorse ex comma 165

Divertente vignetta inviata da Lavoratori Autorganizzati MEF relativa all'entusiasmo dei sindacati sull' accordo raggiunto per la distribuzione delle risorse ex comma 165. Ai dipendenti del MEF (tranne quelli delle Finanze) è stato assegnato un importo inferiore del 65% rispetto all'anno precedente . 

Vi riporto anche la mail inviata dall'USBMEF 
Nel tardo pomeriggio di ieri (20 dicembre)  si è conclusa la riunione concernente la definizione dei criteri di ripartizione delle risorse relative all’art. 3, comma 165, legge 350/2003 (c.d. cartolarizzazione) con la sottoscrizione dell’accordo (che alleghiamo in forma di bozza) da parte di tutte le OO.SS. ad eccezione della USB MEF. 
 La contrattazione, già estremamente impoverita dai limiti oggettivi dei contenuti del Decreto Ministeriale di ripartizione degli importi complessivi tra le diverse Amministrazioni interessate, ha subito anche pesanti condizionamenti da parte della rappresentanza della Dirigenza, arroccata in una difesa ad oltranza dei privilegi salariali derivanti dall’iniqua proporzionalizzazione delle quote di suddivisione delle risorse tra personale delle aree e dirigenti. 

mercoledì 21 dicembre 2011

Mini*Midi*Mef: spazio ragazzi

Comunicazione del DAG

Si informa che è in corso di pubblicazione sulle intranet dipartimentali la news relativa alla prossima apertura, dal 22 dicembre pv, del "Mini*Midi*Mef: spazio ragazzi", un servizio ricreativo e di custodia, offerto nei periodi di chiusura delle scuole, destinato ad accogliere i bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 ed i 12 anni, figli dei dipendenti del MEF in servizio presso gli uffici del Ministero aventi sede nel Comune di Roma. 
Nella comunicazione verranno date informazioni circa il calendario di apertura per il periodo delle feste natalizie, il Regolamento e le modalità operative per fruire del servizio. Si prega di darne la massima diffusione a tutto il personale. 

Cordiali saluti
firmato dal dirigente

martedì 20 dicembre 2011

INPDAP: due pesi e due misure

L'articolo 21 del decreto legge "salva Italia" prevede, tra l'altro, la soppressione dell'INPDAP, che viene inglobato nell'INPS. 
La norma prevede che i dipendenti dell'INPDAP transitino all'INPS, con inevitabili ripercussioni negative per il personale in soprannumero. Da notare che al comma 5 la disposizione prevede che i posti dei dirigenti generali componenti del collegio sindacale dell'INPDAP, fuori ruolo istituzionali di MEF e Ministero del Lavoro, non vengano soppressi ma vadano ad incrementare le dotazioni organiche dei dirigenti di I fascia dei predetti Dicasteri, nell'ambito dei quali vanno a configurarsi come incarichi di consulenza, studio e ricerca. 
Quanto precede reitera una disposizione del D.L. n. 78/2010, che prevedeva analoga sorte per i posti di dirigente generale dei componenti del collegio sindacale del soppresso IPSEMA. 
Risultato? 
Con le due disposizioni vengono in realtà incrementate le dotazioni organiche di MEF e Ministero del Lavoro di complessivi 10 posti di dirigente di I fascia, annullando di fatto gli interventi di razionalizzazione e di riduzione della spesa, già previsti dall'art. 1, comma 404, della legge n. 296/2006 e dell'art. 74 del D.L. n. 112/2008. 
Lo sanno i nostri politici che se questi posti venissero soppressi, come i collegi da cui provengono, si determinerebbe un risparmio di spesa pari all'ammontare complessivo dei trattamenti economici di ben 10 direttori generali? 

lunedì 19 dicembre 2011

Quando la truffa è prassi normale nella PA

UNA DENUNCIA CHE CONFERMA COME CI SIA ANCORA MOLTISSIMO DA FARE PER ELIMINARE SPRECHI E RENDITE INDEBITE NEL SETTORE PUBBLICO: A PARTIRE DALLA DIRIGENZA 
Lettera pervenuta il 12 dicembre 2011 al prof. Ichino 

Caro Professore, [...]. 
Quanto al “miglioramento delle performances amministrative”…, penso che sarebbe necessaria la penna di Gogol per rendere al meglio il racconto di certi comportamenti. Proverò a farlo con i miei poveri mezzi che, Le assicuro, sono del tutto impari al cimento… Insomma si tratta di questo. Penso che Lei sia informato di quanto sia accaduto in questi giorni a Pompei, così come ha rivelato l’inchiesta del PM di Torre Annunziata: il complicato sistema di frode organizzato per consentire ai dipendenti di percepire il pagamento di arretrati per ore di lavoro straordinario peraltro già prescritte
Con il risultato del rinvio a giudizio del direttore amministrativo della Soprintendenza e dei 265 dipendenti interessati, come complici responsabili della truffa. In realtà, questi comportamenti truffaldini sono all’ordine del giorno in ciascuna Soprintendenza, come prassi normale e concordata dalle sigle sindacali e dalla dirigenza, con beneplacito e a maggior gloria di tutti. Anche nella mia Soprintendenza, per esempio. 

venerdì 16 dicembre 2011

La gestione 2008-2010 di Equitalia s.p.a.


La Corte dei conti ha espresso un giudizio “sostanzialmente positivo” sulla gestione di Equitalia S.p.a. per gli esercizi 2008-2009-2010, riconoscendo che il processo di unificazione dell’attività di riscossione, attuato con il decreto legge 30 settembre 2005 n. 203, ha raggiunto l’obiettivo di incrementare le riscossioni riducendo gli oneri a carico dello Stato. Per tutti e tre gli anni l’esercizio si è chiuso con un utile netto ed anche gli incassi, da ruolo ed erariali, hanno fatto registrare un trend favorevole. Con la riscossione dei “grandi debitori”, cioè di coloro che hanno morosità superiori ai 500.000 euro, sono stati recuperati 1,3 miliardi nel 2008 (su 858 debitori iscritti in ruolo), 1,5 miliardi nel 2009 (su 862 debitori) e 1,8 miliardi nel 2010 (su 1.055 debitori). 

I risultati positivi maturati in termine di riscossione sono stati conseguiti anche grazie allo strumento della “rateazione delle cartelle” che ha consentito ai contribuenti in difficoltà, di regolarizzare la propria posizione fiscale e contributiva. Sul fronte dell’assetto societario, è proseguito il processo di unificazione dell’attività di riscossione, attuato con il decreto legge 30 settembre 2005 n. 203. 

All’attività di riordino della riscossione, molta rilevanza è stata data anche al rapporto con i contribuenti, alle relazioni tra agente della riscossione e cittadini attraverso una serie di iniziative messe in campo da Equitalia al fine di rendere più chiara tutta la documentazione e la modulistica prodotta. (dalla newsletter della corte dei conti)

giovedì 15 dicembre 2011

Audizione del Presidente della Corte sulla riforma fiscale


Il Presidente Giampaolino, il 16 novembre scorso, è stato audito dalla VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica nell’ambito dell'indagine conoscitiva sulla riforma fiscale. Queste le problematiche che appaiono peculiari della realtà del nostro Paese: “un livello di prelievo fra i più elevati, condizionato dalla persistenza di un’ampia area di evasione; una distribuzione del carico tributario che premia il capitale e i consumi rispetto al fattore lavoro; un’imposta sui redditi personali a base imponibile ristretta, segnata da un sostenuto grado di progressività e da una riduzione degli spazi per un riconoscimento fiscale della famiglia; un'imposizione sui consumi depotenziata dall’evasione; una tassazione delle imprese condizionata dall’e rosione della base imponibile e dalla difficoltà di interventi risolutori sull’Irap; un prelievo di competenza degli enti decentrati che, soprattutto in prospettiva, rischia di modificare significativamente l’impianto distributivo riconducibile alle imposte centrali”. (mll)

venerdì 9 dicembre 2011

Patroni Griffi e i 2 incarichi: scelta del Parlamento

«È una giornata così convulsa e bella...».
Ministro Filippo Patroni Griffi dicono che lei... «Prima ho visto Renato Brunetta, di cui sono stato capo di Gabinetto, per il passaggio delle consegne... Poi mi hanno telefonato tutti quelli con cui ho lavorato in questi anni... i ministri Frattini, Bassanini, Amato... il professor Amato è stato così affettuoso... però la prima telefonata l' ho fatta io, sentivo di doverla fare, non potevo non chiamare Sabino Cassese, fu lui a portarmi qui come capo dell' Ufficio legislativo, avevo appena 37 anni...».

Senta, ministro Patroni Griffi, volevo dirle questo: il premier Monti sostiene che la squadra di governo è trasparente sul sospetto di eventuali conflitti di interessi... «Sì, certo, chiaro». Eppure, ecco, c' è questa storia che la riguarda... «Quale storia, scusi?». Nel decreto «milleproroghe» del dicembre 2010 ci sarebbe una norma fatta su misura per lei, praticamente una norma «ad personam». «Uff... Ho capito, ho capito... Ma le assicuro che è tutto in regola».

Non si direbbe. «Eh... ora le spiego... ma tanto lo so che questa è una fissazione di Ichino...». Se permette, ministro, non è una fissazione del senatore Ichino: sull' argomento c' è anche un' eloquente inchiesta di Milena Gabanelli e... «Ripeto: è tutto regolare». Però il decreto è chiaro: contiene una disposizione che consente ai membri della Civit che sono anche dipendenti pubblici - la Civit è l' autorità «antifannuloni» istituita dal suo predecessore Brunetta, di cui lei fa parte pur essendo presidente di sezione del Consiglio di Stato - di restare appunto in ruolo e svolgere contemporaneamente le due funzioni. «Allora, mi ascolti bene: premesso che stiamo parlando di una norma che, evidentemente, è stata approvata dal Parlamento e non dal sottoscritto...».

Ministro, due incarichi e due stipendi: è così, sì o no?
«Non è così. Le spiego. Il cumulo era previsto già dalla precedente normativa, tanto che già cumulavo, legittimamente, la retribuzione da Consigliere all' indennità di membro della Civit, senza svolgere attività lavorativa presso il Consiglio di Stato...».

Già accumulava? «Non accumulavo, cumulavo. Detto questo, al massimo possiamo affermare che la norma del "milleproroghe" cui lei fa riferimento, mi ha consentito di cumulare i lavori a retribuzione, come dire?, invariata. Soddisfatto?».

Con il rispetto dovuto, no. Perché resta il fatto che è una norma fatta su misura per lei, ministro. «Su misura...». È l' unico ad usufruirne. «Sono l' unico, sì. Ma solo perché il presidente della Civit, Antonio Martone, già magistrato in Cassazione, è ora pensionato: non fosse stato in pensione, avrebbe goduto di questa norma anche lui...».

Antonio Martone è per caso il papà di Michel Martone, il nuovo trentasettenne viceministro al Welfare?
«Sì, ma cosa c' entra?».

No, così.
«Sono padre e figlio, sì, e allora?». ( Un anno fa, il senatore del Pd Pietro Ichino polemizzò con il predecessore di Patroni Griffi, il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che aveva concesso proprio al giovane Michel Martone una consulenza da 40 mila euro. «Una consulenza che mi sembrava inopportuna - spiega ora Ichino - essendo stata attivata giusto mentre il padre Antonio veniva designato alla guida della neo-costituita Civit. Detto questo, Michel Martone ha certamente la competenza necessaria per lavorare al ministero del Welfare ).

Articolo di Fabrizio Roncone pubblicato su Il Corriere della Sera

martedì 6 dicembre 2011

Firme digitali fuorilegge

Potrebbe essere addirittura questa la conseguenza che si profila dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un Dpcm all'apparenza innocuo, che, come spesso accade al legislatore nostrano, si è limitato a far slittare una scadenza di ulteriori due anni, fino al 1° novembre 2013. 

L'infelice tempismo e l'aver introdotto una nuova condizione per poter usufruire della proroga rischiano però di gettare nel caos il sistema delle sottoscrizioni elettroniche qualificate, quelle che garantiscono l'autenticità del documento, come se si trattasse di una firma autografa. 
Il problema riguarda le sottoscrizioni digitali rilasciate attraverso dispositivi automatici e la certificazione di questi ultimi. Si tratta praticamente di quasi tutte le firme elettroniche che circolano sul mercato, perché quelle che ricorrono alla smart card rappresentano un'esigua minoranza. 

decreto ex legge n. 350/2003 art. 3 comma 165,

Ricevo dalla UIL PA e pubblico

Ieri, lunedì 5 dicembre 2011, è stato inviato a tutte le OO.SS. il decreto registrato dalla Corte dei conti riguardante la Legge n. 350/2003 art. 3 comma 165, la cosiddetta “cartolarizzazione”. 
Come più volte, purtroppo, denunciato da questa O.S. le somme previste per ogni singola Amministrazione sono state ridotte in media del 22,24%, così come specificato nella tabella sottostante: 
UFFICI ANNO PRECEDENTE ANNO ATTUALE % DI SCOSTAMENTO 
AGENZIA ENTRATE da 128.141.400 a 113.476.300 -11,44% 
AGENZIE DOGANE da 33.316.800 a 29.503.000 -11,45% 
AGENZIE DEL TERRITORIO da 28.831.800 a 25.532.200 -11,44% 
MONOPOLI DI STATO da 4.164.600 a 3.668.000 -11,92% 
DIPARTIMENTO FINANZE da 16.580.400 a 14.682.800 -11,44% 
MEF da 52.769.000 a 18.280.800 -65,36% 

TOTALE da 263.804.000  a 205.143.100 -22,24% 

Il fatto grave da evidenziare è che mentre ogni Comparto di contrattazione e/o Direzione ha lottato per i propri dipendenti, da noi al MEF, ancora una volta, l’Amministrazione e l’Autorità politica sono state assenti o al massimo intente solo a punire e controllare, senza tutelare, i propri dipendenti. La UILPA-MEF aveva già avvertito, in tempi non sospetti, gli Organi preposti ma non ci fu nessuno pronto a raccogliere le proposte per dare dignità ai lavoratori. 
Oggi questa O.S., non può che registrare la sottoscrizione dell’elemosina per i dipendenti del MEF.

P.A., dalla retorica ai fatti

articolo di Pietro Micheli pubblicato il 25.11.2011 su lavoce.info

La modernizzazione della pubblica amministrazione è una questione cruciale per l'Italia, non solo perché ce lo chiede l'Unione Europea, ma perché servizi pubblici efficienti e di qualità sono un'importante risorsa per cittadini e imprese. Il miglioramento dei servizi pubblici arriverà attraverso il lavoro sul campo, la capacità di gestire le organizzazioni pubbliche e l'abilità di diffondere le innovazioni. Per farlo non servono nuove leggi. Ma si deve passare da una prospettiva autoreferenziale a una rivolta all'esterno, che parta dalle esigenze degli utenti.

lunedì 5 dicembre 2011

Dichiarazione sostitutiva del DURC

Su segnalazione di Francesco, un nostro lettore, vi informo che l'art. 4, comma 14-bis, del D.L. n. 70/2011, convertito nella legge n. 106/2011, dispone che per i contratti di forniture e servizi di importo fino a 20.000 euro, stipulati con la p.a., i contraenti in luogo del documento di regolarità contributiva possono produrre una dichiarazione sostitutiva sulla cui veridicità le amministrazioni effettueranno controlli periodici.

venerdì 2 dicembre 2011

Riduzione delle dotazioni organiche del personale delle aree del MEF

Con dPCM 30 giugno 2011, (G. U. n. 217 del 17 settembre 2011), la dotazione organica del personale delle aree del Ministero dell’Economia e delle Finanze è stata così rideterminata: 

dPCM 30 giugno 2011 
Area Totale MEF 
Area III 7.074 
Area II 5.876 
Area I 592 
Totale 13.542 

Ai sensi dell’art. 1, comma 3, lettera b) del d.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito con L. 14 settembre 2011, n. 148, si deve provvedere, entro il 31 marzo 2012, (pena il divieto di procedere ad assunzioni), alla rideterminazione delle D.O. del personale non dirigenziale, apportando un’ulteriore riduzione non inferiore al 10% della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico di tale personale, risultante a seguito dell’applicazione dell’articolo 2, comma 8 bis, del d.L. 30 dicembre 2009, n. 194, convertito con modificazioni dalla L. 26 febbraio 2010, n. 125. 

mercoledì 30 novembre 2011

Incidente con auto blu

Non so se corrispondono al vero le voci di corridoio che affermano che la settimana scorsa un direttore generale del nostro ministero, in ritardo per l’aereo delle 13.40 in partenza da Fiumicino,  abbia causato un incidente molto grave con l’auto di servizio,
L'auto blu che andava a folle velocità con lampeggiante acceso è andata distrutta ma, per fortuna,  né il direttore  né l’autista, un vice brigadiere della Guardia di finanza, hanno riportato ferite.
Il conducente dell’altra auto coinvolta, invece, è stato trasportato d’urgenza in ospedale.
Le testimonianze di chi ha assistito allo scontro raccontano che i due ministeriali hanno quasi rischiato il linciaggio.

Meglio Fortunato che ricco

Articolo di Marco Palombi pubblicato il 29 novembre scorso su Il Foglio 

Un ministro vale l`altro, ma i capi di gabinetto non li smuove nessuno Roma. 
(....) 
"Chi credete che comandi nei ministeri? Chi credete che scriva le finanziarie di Tremonti?", domandava retorico qualche tempo fa Guido Crosetto. 
Le risposte, nell`ordine, sono: i capi di gabinetto e Vincenzo Fortunato, uomo dai mille incarichi che tutti discendono, appunto, da quello di capo di gabinetto al ministero dell`Economia. Lo fu con Tremonti già nel 2001-2006, si trasferì nientemeno che alla corte di Antonio Dí Pietro nell`interludio prodiano, per poi tornare al Divo Giulio tre anni e mezzo fa e lì restare anche col bocconiano: a via XX Settembre sostengono che - tra consulenze, arbitrati e l`incarico nella Scuola superiore di economia e finanza (Ssef) - guadagni tantissimo, da cui la massima "meglio Fortunato che ricco". E` il sottopotere che s`eterna nel vuoto del potere. 

martedì 29 novembre 2011

Fortunato...Tutto cambi affinché nulla cambi

(...) Nessun problema, invece, per i veri padroni dei ministeri: capi di gabinetti, esperti legislativi, consiglieri. Loro non corrono rischi. Male che vada, i pochi che non verranno confermati, torneranno a fare i magistrati del Tar o del Consiglio di Stato, oppure della Corte dei conti. Certi di un futuro ripescaggio: tanto sono preziosi. 
Certo, ci si potrebbe domandare se in questo meccanismo tutto italiano per cui ogni governo di turno si consegna sempre allo stesso gruppo di potere non ci sia qualcosa di gattopardesco: «Tutto cambi affinché nulla cambi». Ma tant'è. 
Ecco quindi che Vincenzo Fortunato potrà incrementare il suo secondo record. Qual è il primo? Quello di capo di gabinetto più pagato della storia repubblicana, a giudicare dai numeri apparsi sulla stampa, che anni fa indicavano in circa mezzo milione l'anno la sua retribuzione: prima, s'intende, della stretta sugli altissimi stipendi pubblici. Ebbene, a quel primato ora potrà sommare quello della maggiore durata consecutiva a capo di un ministero
Fortunato è capo di gabinetto ininterrottamente dal 2001, con quattro ministri e tre maggioranze diverse: dal 2001 al 2006 all'Economia con Giulio Tremonti prima e Domenico Siniscalco poi; dal 2006 al 2008 alle Infrastrutture con il governo di Romano Prodi e Antonio Di Pietro ministro; dal 2008 a oggi di nuovo all'Economia con Tremonti (sopravvissuto anche ai contrasti con l'ex consigliere Marco Milanese) e, ora, con Mario Monti. Quanto abbiano pesato nella sua recentissima conferma i suoi ottimi rapporti con Gianni Letta piuttosto che quelli, altrettanto buoni, con il leader dell'Italia dei valori, difficile dire. 
La realtà è che Fortunato continua a essere da un decennio uno degli uomini più potenti dell'esecutivo.  

lunedì 28 novembre 2011

Rispediamo il votarello al mittente

Ricevo dalla USB PI e pubblico
Non condivido l'opposizione ideologica al sistema meritocratico. E' anacronistico non accettare la valutazione del nostro lavoro, un sindacato serio capisce il momento storico e cerca le procedure migliori affinché vengano premiati veramente i migliori e non gli amici e i famigliari della classe dirigente. 

Termina in questi giorni la fase sperimentale del Sistema di valutazione del personale (SIVAP) ed è già chiaro che niente sarà più come prima. 
 La USB MEF, a più riprese, aveva già espresso la propria totale opposizione all’introduzione del sistema meritocratico nel proprio dicastero denunciandone anche l’impatto devastante sulla cultura del lavoro e l’affossamento della contrattazione collettiva. Gli anni di criminalizzazione del pubblico dipendente, sottoposto ad attacchi mediatici senza precedenti e rappresentato come fannullone per avere mano libera sullo smantellamento dello stato sociale e del welfare, hanno realizzato anche il clima congeniale per l’introduzione della c.d. “meritocrazia” che adesso dispiega tutte le sue vere finalità. 
 Il SIVAP, così come tutti i sistemi di valutazione della performance individuale, ha il preciso scopo di costituire, per l’Amministrazione del MEF, uno strumento privilegiato di divisione e controllo dei lavoratori attraverso l’annullamento delle tutele collettive e l’ingabbiamento delle rivendicazioni salariali con conseguente tentativo di depotenziamento delle lotte e dell’antagonismo sindacale. 
Questo sistema, di fatto, annulla il contratto collettivo di lavoro ed introduce un nuovo rapporto completamente subordinato in cui il Dirigente decide sul futuro salariale, professionale e determina anche gli automatismi disciplinari conseguenti. Questa operazione infame, iniziata al MEF in via sperimentale, sta evidenziando adesso i suoi primi nefasti effetti concreti con la notifica delle schede di valutazione. Sono pervenute, infatti, a questa Organizzazione Sindacale numerose segnalazioni dei lavoratori che evidenziano un utilizzo della valutazione totalmente empirico e dettato, nel migliore dei casi, da un fantasioso giudizio da parte del valutatore o, nel peggiore, da una sorta di livore legato alla scoperta del potere assoluto da parte di questa “nuova specie” di giudici. 
 Pur non volendo entrare analiticamente nella casistica, è chiaro che in molti uffici del MEF, ivi comprese le Commissioni Tributarie, si è proceduto ad affibbiare ad ogni lavoratore il “votarello” senza neanche prima effettuare i colloqui individuali tra valutatore e valutato previsti dallo stesso manuale operativo del SIVAP; si sono valutati i lavoratori su prestazioni non corrispondenti all’organizzazione dei rispettivi uffici; si sono adottati criteri del tutto soggettivi che troppo spesso hanno sfociato nella deriva della “sindrome del dittatorello”; si sono espresse valutazioni con indicatori talmente bassi da non essere in alcun modo riconducibili agli obiettivi comunque realizzati pienamente dalle strutture organizzative. 
 Valga per tutti l’esempio dei lavoratori della Ragioneria Territoriale dello Stato di Torino che si sono visti aggiudicare giudizi ben al di sotto di quanto rappresentato dalla realtà organizzativa ed in nome di una presunta sperimentazione che “ha raggiunto quantomeno l’obiettivo della presa di coscienza, forse anche dell’autocoscienza e ciò è già qualcosa di per sé… – Dirigente Ufficio I della RTS Torino”! Analoga situazione è quella vissuta dai lavoratori della Commissione Tributaria Provinciale di Roma i quali, senza neanche il previsto colloquio individuale, hanno ricevuto schede di valutazione da ritenersi semplicemente offensive se rapportate, ad esempio, alla produttività complessiva della struttura, da anni in crescita costante per ammissione della stessa Amministrazione, nonostante la forte riduzione della dotazione organica di fatto. E potremmo continuare… Alla luce di tutto questo è evidente che, al di là dei criteri (che non aggettiviamo) utilizzati dai singoli Dirigenti, il risultato sia devastante e lasci presagire effetti a catena che richiedono una decisa azione sindacale che porti a rendere impraticabile all’Amministrazione la definitiva attuazione di questo sistema meritocratico. 
 La USB MEF intende, quindi, iniziare subito questo percorso di lotta contro il SIVAP e chiama i lavoratori ad una prima risposta. “RISPEDIAMO IL VOTARELLO AL MITTENTE” dovrà essere la parola d’ordine dei lavoratori in ogni singolo posto di lavoro per iniziare ad arginare con forza questa operazione infame. 
 La USB MEF dice a tutti i lavoratori : 
 · di rifiutare la scheda di valutazione al fine di attivare le procedure di garanzia così come previste dal manuale operativo del SIVAP; 
 · di inviare a più presto, anche attraverso le strutture territoriali dell’USB MEF, copia delle schede di valutazione al Coordinamento Nazionale della nostra Organizzazione Sindacale (fax 06233208972) al fine di restituirle anche materialmente all’Amministrazione del MEF.

venerdì 25 novembre 2011

Sì alla disparità retributiva da Ccnl

Il principio di parità di trattamento economico, disposto dall'articolo 45 del Dlgs 165/2001 che vieta trattamenti individuali differenti, può essere derogato dalla contrattazione. Quando la disparità retributiva è disposta dalla contrattazione e non dal potere direttivo del datore di lavoro non si realizza un conflitto tra quest'ultimo e il lavoratore, perché, al contrario, è il risultato dell'autonomia negoziale delle parti collettive. È pertanto legittima la norma di un contratto collettivo che prevede alcuni emolumenti migliorativi per alcuni dipendenti e non per altri, appartenenti allo stesso profilo professionale. Questo il principio sancito dalla Corte di cassazione nella sentenza 22437 del 27 ottobre 2011, con la quale ha respinto il ricorso presentato da due dipendenti dell'agenzia delle Entrate, avverso il contratto che aveva previsto una disparità fra gli stipendi del personale appartenente a ruolo a esaurimento e di quello già inserito in un determinato settore. La Cassazione ha precisato che nella sfera del lavoro pubblico, il principio di parità di trattamento economico di cui all'articolo 45 del Dlgs 165/2001 che vieta trattamenti individuali migliorativi o peggiorativi rispetto a quanto previsto dalla contrattazione collettiva, non costituisce il corollario dal quale ricavare il parametro di confronto delle eventuali differenziazioni svolte in quella stessa sede. È lo stesso Testo unico sul pubblico impiego, all'articolo 69, comma 3, che ammette questa deroga, stabilendo che il personale appartenente a ruolo a esaurimento conserva le qualifiche ad personam, escludendo la possibilità di estendere ad altri il trattamento stipendiale corrispondente a quello delle categorie "sopravvissute". La Corte ha chiarito che il principio di parità di trattamento è finalizzato a tutelare la pari dignità lavorativa, in quanto eventuali disparità economiche, frutto di autonome scelte imprenditoriali, potrebbero porsi in contrasto con la dignità e la sicurezza umana. Quando la disparità trova titolo nelle pattuizioni dell'autonomia collettiva e in queste non si riscontrano finalità illecite e non nelle scelte in cui si estrinseca il potere direttivo del datore di lavoro (sia esso pubblico o privato), non c'è più il rischio che sia violata la dignità e la sicurezza, in quanto sono differenziazioni concordate dalle parti sociali coinvolte. Il principio disciplinato dal- l'articolo 45 è volto a colmare il vuoto di "contraddittorio" ove manchi istituzionalmente la possibilità che il lavoratore in posizione subalterna faccia valere le proprie ragioni contro le scelte discrezionali di quello in posizione preminente. Ma questa situazione non si verifica rispetto alla contrattazione collettiva, in cui le parti operano su un piano tendenzialmente paritario e sufficientemente istituzionalizzato. Pertanto, sono legittime nel pubblico impiego le clausole contrattuali che dispongano a favore di alcuni dipendenti trattamenti economici diversificati o migliorativi, escludendo la possibilità di estendere tale compenso ad altri. La Cassazione ha così respinto il ricorso di due direttori tributari presentato per ottenere l'equiparazione dello stipendio a quella del personale di ruolo soppresso, dal momento che il diverso trattamento economico è solo il risultato dell'applicazione di una norma contrattuale che ha piena efficacia. articolo di Federica Caponi pubblicato su www.ilsole24ore.com

venerdì 18 novembre 2011

Un doposcuola per i figli dei dipendenti

Oggi sul quotidiano Italia Oggi è stato pubblicato l'articolo di Stefano Sansonetti: "Il primo atto di Super Mario". Peccato che poi nel testo si comprende benissimo che la procedura è iniziata molto prima.

Potrebbe anche essere considerato il primo atto di Mario Monti al ministero dell'economia. Il documento è datato 17 novembre 2011, ovvero il giorno successivo a quello del giuramento del professore come presidente del consiglio e titolare del dicastero di via XX Settembre. 
Due paginette con le quali la Direzione del personale del Mef lancia il progetto di una specie di doposcuola riservato ai figli dei dipendenti ministeriali
 L'obiettivo, in sostanza, è quello di creare un «ambiente protetto, accogliente e stimolante dove bambine e bambini, ragazze e ragazzi, potranno trovare uno spazio di aggregazione e amicizia pensato e realizzato a loro misura, in cui stare mentre i genitori sono al lavoro». Per carità, va subito detto che il progetto affonda le sue radici a qualche tempo fa. 
Il nome di questo doposcuola, infatti, è già stato deciso: «Mini*Midi*Mef». E il 20 ottobre scorso è stata pubblicato un avviso di indagine di mercato che ha l'obiettivo di individuare la società a cui affidare la gestione del servizio. 
Con il documento firmato il 17 novembre si fa un ulteriore passo in avanti. Si cerca cioè di agganciare «uno o più sponsor, disponibili a offrire alla scrivente amministrazione, a titolo gratuito e senza alcun corrispettivo o vantaggio economico, materiale ludico ed educativo-didattico di seguito indicato: giochi educativi, didattici e creativi, di movimento e abilità, puzzle, libri di lettura, libri scolastici, inclusi vocabolari e dizionari anche di lingue straniere, carte, atlanti e mappe geografiche». Insomma, un autentico corredo pensato per intrattenere ragazzi di età compresa tra i cinque e i dodici anni, mentre mamma e papà sono alle prese con i densi impegni che attendono via XX Settembre. Per quei corridoi, infatti, passeranno tutti i dossier più importanti a cui Monti sta già lavorando. E ai quali il paese si aggrappa per essere tirato fuori dalle secche della crisi.

PS: bah!!

giovedì 17 novembre 2011

La task force dell'Economia

Cambia la squadra, ma soprattutto cambia il baricentro. 
Con la scelta di Mario Monti di prendere anche la guida del ministero del Tesoro e delle Finanze, il coordinamento della politica economica passa da via XX settembre, dove finora è stato riserva esclusiva di Giulio Tremonti, a Palazzo Chigi. 
Al ministero dell'Economia ci saranno due viceministri, e si fanno già i nomi di Vittorio Grilli e di Guido Tabellini. Al ministero dello Sviluppo arriva un superministro come Corrado Passera, che avrà anche le Infrastrutture, ma il cuore dell'attività tornerà a essere la presidenza del Consiglio. È lì che Monti avrà i suoi uffici e la squadra dei suoi collaboratori principali. 
Da Antonio Catricalà, che sarà sottosegretario alla presidenza e che viene dalla guida dell'Antitrust, a Enzo Moavero Milanesi, incaricato dei rapporti con l'Unione Europea, che saranno cruciali nei prossimi mesi, a Piero Giarda, che dovrà seguire in Parlamento l'iter di tutti i provvedimenti del governo, a Fabrizio Barca, chiamato a gestire il delicatissimo fronte della coesione territoriale con l'attuazione del federalismo fiscale lasciata in mezzo al guado dal precedente governo. 
Se la presidenza del Consiglio sarà la nuova capitale dell'economia, al ministero arriveranno almeno due viceministri pienamente operativi, uno per l'area del Tesoro, e sarà quasi certamente Vittorio Grilli, l'altro a guidare l'amministrazione delle Finanze, e dovrebbe essere Guido Tabellini. Con la testa a Palazzo Chigi e due tecnici pesanti nelle funzioni chiave, il superministero che fu di Tremonti è destinato, naturalmente, a ridimensionarsi. 
Grilli, attuale direttore generale del Tesoro, l'uomo che Tremonti voleva a tutti i costi al vertice della Banca d'Italia, sarà dunque promosso. Monti ne ha da sempre una grande stima personale e le sue qualità sono riconosciute a livello internazionale. Non a caso è stato designato alla guida operativa del nuovo fondo europeo salva Stati, il che ne fa una figura quasi irrinunciabile per il nuovo esecutivo. Tabellini è un economista, rettore della Bocconi. Dovrebbe essere, insieme a Corrado Passera, lo stratega della crescita economica, ma se arriverà potrebbe avere anche la delega sul fisco. 
In ogni caso è sua l'ultima proposta di una tassa patrimoniale, lanciata poche settimane fa: un'imposta del 5 per mille sul valore dei patrimoni eccedente il milione di euro. Insieme ai viceministri, al ministero dell'Economia probabilmente arriveranno anche un paio di sottosegretari, e anche questi sarebbero tutti dei tecnici. Molto probabile, in questa prima fase, che a via XX settembre restino al loro posto anche gli attuali direttori dei dipartimenti, come Fabrizia Lapecorella, alle Finanze, e Giuseppina Baffi, all'amministrazione generale e al personale, così come i direttori centrali più importanti, a cominciare dalla responsabile delle emissioni del debito pubblico, Maria Cannata. Il titolare dell'Economia a tutti gli effetti sarà in ogni caso il presidente del Consiglio, che ne mantiene l'interim, e che è già atteso a Bruxelles per le riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin del prossimo 29 novembre. E anche nelle questioni economiche un ruolo chiave sarà quello affidato a Enzo Moavero, la vera eminenza grigia del nuovo esecutivo. È l'unica persona che Monti ha voluto accanto a sé in questi giorni difficilissimi per la messa a punto della squadra di governo, ed è da lui che transiteranno tutti i dossier più importanti, che guarda caso incrociano tutti la strada di Bruxelles. Subito l'accordo per la riprogrammazione dei fondi comunitari, con la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, poi soprattutto gli sviluppi del piano per la crescita e la stabilizzazione dell'economia ed il suo monitoraggio. Dalla Ue passeranno tutte le questioni più delicate, urgenti e scottanti, e nessuno meglio di Moavero, fino a ieri l'eurocrate italiano più importante e più apprezzato a Bruxelles, conosce le sue istituzioni e i suoi meccanismi. Così come nessuno forse conosce il bilancio pubblico italiano meglio di Piero Giarda, che sarà incaricato dei rapporti con il Parlamento. Da sottosegretario all'Economia , tra il '95 e il 2001, ha seguito tra Camera e Senato tutti i provvedimenti e le leggi finanziarie che hanno portato l'Italia nell'euro. Nei dieci anni precedenti aveva guidato al ministero del Tesoro la Commissione tecnica per la Spesa pubblica. Ed è lui che Giulio Tremonti, un anno e mezzo fa, aveva incaricato di guidare uno dei quattro gruppi di lavoro propedeutici alla riforma fiscale.

Articolo di Mario Sensini pubblicato il 17 novembre 2011 sul Corriere della Sera

PS: Mario Canzio è stato ignorato dal giornalista. Chissà perché?

mercoledì 16 novembre 2011

Sparita la funzione pubblica

Ma la funzione pubblica che fine ha fatto?
Il presidente del Consiglio non ritiene importante la Pubblica Amministrazione o pensa che dopo i disastri di Renato Brunetta è meglio una damnatio memoriae

classificazione del bilancio 2012 in missioni e programmi.

E' stato pubblicato sul sito della Ragioneria Generale dello Stato la classificazione del bilancio 2012 in missioni e programmi.

Il documento espone le Missioni e i Programmi secondo il nuovo sistema di classificazione del bilancio dello Stato introdotto con la legge n. 196/2009. Per il triennio in considerazione i Programmi sono confermati in n. 172; sono altresì confermati il numero delle missioni condivise tra amministrazioni rispetto al 2011 (20), nonché il numero dei programmi condivisi tra Ministeri (4). Rispetto alla precedente pubblicazione, le modifiche intervenute riguardano il Ministero dell'Interno e il Ministero della Salute.


lunedì 14 novembre 2011

Ciao Giulio


Speriamo che le nostre strade non si incrocino mai più!

mercoledì 9 novembre 2011

Brunetta al Premier: grave ritardi da parte del MEF

«Caro Presidente, 
 sono reduce dall'importante incontro, tenutosi questa mattina, con la delegazione della Commissione europea e della Banca Centrale europea, relativo ai quesiti formulati a seguito della lettera sull'Agenda Europa, così come richiesto dall'ultimo Consiglio europeo. La riunione è andata molto bene e forniremo comunque tempestivamente tutte le risposte. Devo però, con molto rammarico, rappresentarti la situazione estremamente grave nella quale sono stato posto dal Ministero dell'Economia e Finanze in relazione al predetto incontro, alla preparazione della riunione odierna e agli adempimenti richiesti. Infatti, soltanto ieri pomeriggio abbiamo avuto notizia che quest'incontro si sarebbe svolto stamattina.
Ma la cosa più grave è che la documentazione e i quesiti sottoposti dall'Europa all'Italia e, per competenza, a questo Ministero, pur essendo stati inviati al Ministero dell'economia il giorno 4 novembre, ci sono stati trasmessi solo ieri sera 8 novembre alle ore 20.47, per un incontro che si sarebbe svolto oggi alle 9. Ti prego, pertanto, di voler quanto prima, al più tardi nel prossimo Consiglio dei Ministri, provocare un chiarimento su questo punto che, come è evidente, non ha nulla di meramente formale. Il momento è cruciale ed è necessario assicurare una risposta tempestiva, completa e collegiale del Governo italiano all'Europa.
Una risposta che, sappiamo tutti, l'Italia è pienamente in condizione di dare».

Firmato
il ministro della Pa e Innovazione
Renato Brunetta


martedì 8 novembre 2011

Occhio all'anzianità dei residui attivi

Articolo di Al.Be. pubblicato su www.ilsole24ore.com

Il principio della competenza finanziaria metterà a dura prova i documenti contabili degli enti, non solo per le modalità di contabilizzazione delle entrate e delle spese di competenza (parte corrente o relative al conto capitale) ma, soprattutto in fase di avvio, per la gestione dei residui attivi e passivi degli esercizi precedenti. 
Gli enti devono farsi trovare pronti alla stesura dei nuovi documenti di programmazione. 
Per le entrate, particolare attenzione va riservata a tutte le obbligazioni giuridicamente valide, ma la cui scadenza è oltre l'esercizio 2013. 
Secondo il nuovo principio, infatti, tali somme non possono formare l'avanzo di amministrazione e devono essere stralciate e riproposte negli esercizi in cui tali obbligazioni scadono. È il caso dei ruoli coattivi iscritti negli esercizi precedenti e non ancora riscossi, o dei contributi statali e regionali accertati ma non ancora incassati. In queste situazioni, la nuova contabilità impone lo stralcio dalla gestione dei residui e la contestuale riproposizione sugli stanziamenti di competenza. Operare tali stralci solo nell'esercizio 2013, che precede l'avvio dell'armonizzazione, può determinare un disavanzo di amministrazione dovuto al passaggio da un sistema contabile a un altro, evidenziando avanzi di amministrazione precedentemente determinati e applicati in assenza di una reale certezza di solvibilità dei crediti iscritti nei rendiconti degli esercizi passati. 
Già dal prossimo rendiconto, quindi, è bene prestare attenzione all'anzianità dei residui attivi, anche per prevenire possibili squilibri della gestione finanziaria e la copertura non certa della spesa in conto capitale. Quest'ultima ipotesi può verificarsi quando un ente locale dà atto della copertura di un'opera in base a un contributo regionale per cui la Regione non ha imputato la relativa spesa nello stesso esercizio nel quale l'ente ha accertato l'entrata. 
Dal 2014 (ma la revisione va operata anche per gli accertamenti già registrati nel passato e per quelli che lo saranno nel futuro) non si potrà più accertare l'intero contributo concesso, ma solo la parte imputata dall'altro ente pubblico nell'anno di competenza. Ne consegue che, in caso di contributo riconosciuto in più annualità, l'opera deve essere autofinanziata per la parte non "coperta" nell'anno. L'ente destinatario del contributo è così costretto a prefinanziare l'opera distraendo risorse fino ad oggi destinate ad altre finalità. Per la parte spesa, i residui devono, fin da subito, essere reiscritti nel rendiconto solo a fronte di un'obbligazione giuridica perfezionata, rilevando la minore spesa in tutti gli altri casi. In fase di prima applicazione, tutti i residui passivi sorretti da idonea obbligazione giuridica andranno stralciati dal rendiconto e inseriti nelle previsioni di competenza in relazione alla scadenza delle obbligazioni stesse, avvicinando di molto la fase dell'impegno a quella del pagamento.

Novità giurisprudenziali della Corte dei Conti

Ricevo e pubblico

Fra le novità giurisprudenziali recentemente pubblicate nella banca dati online delle decisioni si segnalano:
  •  della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 559/2011 del 13 luglio 2011 in tema di negato rimborso delle spese legali ad amministratori locali convenuti in giudizio ed assolti i primo grado, ex art. 3, comma 2 – bis della legge n. 639/1996 e successive norme di riferimento – Distinzione tra spese legali e spese di giudizio - Divieto di compensare le “spese di giudizio” tra le parti, in forza dell’assoluzione dei convenuti per carenza di colpa grave (art. 10 – bis, comma 10, L. n. 248/2005;art. 17, comma 30 – quinquies L. n. 102/2009) – Riforma la sentenza n. 1434/2009 della Lazio; 
  • della Sezione giurisdizionale Sicilia la sentenza n. 2470/2011 del 29 giugno 2011 in tema di responsabilità di un insegnante di scuola media statale per danno erariale del Ministero dell’I struzione, dell’Università e della Ricerca derivante dalla condanna della scuola al pagamento del risarcimento dei danni subiti da un minore a seguito di infortunio occorso durante l’orario scolastico (Nella fattispecie la Sezione non ha riconosciuto responsabile il convenuto non rinvenendo nella sua condotta il requisito della colpa grave); 
  • della Terza Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 574/2011 del 18 luglio 2011 in tema di responsabilità di un Rettore e di un Direttore amministrativo per danno erariale della P.A. (Università di Siena) derivante dall’uso improprio dell’auto di servizio – Conferma la sentenza n. 536/2009 della Toscana; 
  • della Seconda Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 364/2011 del 22 luglio 2011 in tema di responsabilità di un sub-commissario per l’emergenza rifiuti in Campania per danno erariale della P.A. (commissariato del Governo e Consorzio di Bacino) per la messa in esercizio di un impianto di tritovagliatura di rifiuti inutilizzato e lasciato in stato di abbandono – Conferma la sentenza n. 1160/2008 della Campania; 
  • della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 356/2011 del 31 agosto 2011 in tema di responsabilità di un dipendente comunale, geometra responsabile del procedimento, per danno erariale derivante dall’esborso sostenuto dall’Ente locale quale sanzione amministrativa per lavori di costruzione di un impianto di depurazione ed ampliamento della rete fognante in assenza di preventivo nulla osta paesaggistico – Riforma la sentenza n. 280/2009 della Sezione Calabria; 
  • della Sezione giurisdizionale per il Trentino Alto Adige (Bolzano) la sentenza n. 17/2011 del 2 settembre 2011 in tema di responsabilità di operatori di un’associazione O.N.L.U.S. per danno erariale della P.A. (Enti Locali) derivante da indebito utilizzo di contributi pubblici (Nella fattispecie la Sezione ha riconosciuto la responsabilità dei convenuti per la percezione di somme per il finanziamento di progetti nell’ambito socio-sanitario destinate a scopi diversi da quelli per i quali furono erogate); delle Sezioni Riunite in sede giurisdizionale la sentenza n. 14/2011/QM del 5 settembre 2011 in tema di responsabilità di dirigenti statali derivante da condanna al pagamento per il risarcimento del danno erariale c.d. indiretto in favore del Ministero dell’Interno – decorrenza del termine prescrizionale dell’azione di responsabilità – individuazione del “dies a quo” nella data di emissione del titolo di pagamento al terzo danneggiato; 
  • della Sezione giurisdizionale Campania la sentenza n. 1397/2011 del 5 settembre 2011 in tema di responsabilità di dipendente pubblico per danno patrimoniale e all’immagine della P.A. (Agenzia delle Dogane) derivante dalla violazione di obblighi e doveri nascenti dal rapporto di servizio con la P.A. (Nella fattispecie la Sezione ha riconosciuto la responsabilità del convenuto colpevole di aver compiuto gravi e reiterati fatti illeciti, penalmente accertati, con gravissimo ritorno negativo d’immagine per l'Amministrazione d’appartenenza); 
  • della Sezione giurisdizionale Puglia la sentenza n.1006/2011 del 20 settembre 2011 in tema di responsabilità di dirigente locale per danno erariale da erogazione di compensi aggiuntivi (Nella fattispecie la Sezione ha ritenuto responsabile il convenuto per sottrazione al fondo per la contrattazione decentrata della dirigenza di somme derivanti dal recupero di evasione in violazione di quanto predisposto dal contratto collettivo, unica fonte di disciplina della materia); 
  • della Sezione giurisdizionale del Friuli Venezia Giulia la sentenza n. 167/2011 del 21 settembre 2011 in tema di responsabilità di un Direttore Generale di un Consorzio per danno erariale derivante da un illecito conferimento all’esterno di un incarico di consulenza in assenza dei requisiti di legge (art. 7, comma 6 bis D.Lgs. n. 165/2001, comma inserito dall’art. 32 del D.L. n.223 del 4/2006 convertito in L. n. 248/2006; 
  • della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 408/2011 del 23 settembre 2011 in tema di condanna del Direttore Generale e del Direttore amministrativo di una ASL al pagamento in favore di detta azienda e per essa della Regione Abruzzo, della somma di € 10.000 il primo e di € 100.000 per un danno finanziario di cui è parte anche il danno all’immagine dell’A mministrazione, arrecato dagli stessi con comportamento caratterizzati da colpa grave; 
  • della Terza Sezione giurisdizionale centrale d’Appello il decreto n. 6/2011 del 17 ottobre 2011 che puntualizza la nozione di fatto in tema di “definizione agevolata” (art. 1, comma 231 ss. della legge n. 266/2005) distinguendolo dal "fatto dannoso” di cui all’art. 1 della legge n. 20 del 1994.

lunedì 7 novembre 2011

Pagano sempre i lavoratori

Ricevo dallaUSB RdB MEF e pubblico 

C’è ancora d’aggiungere, infine, che rimane in vigore il vecchio Dpr 43/08 di riorganizzazione del MEF che, tra le altre cose, prevede la soppressione anche di una parte delle Ragionerie Territoriali dello Stato (art. 20 - costituite nel numero complessivo di 63) e nessuno dei presenti, sia della parte politica e che dell'amministrazione, ha dato risposte chiare e esaustive su questa rilevante questione.” (comunicato USB MEF del 6 maggio 2010)

L'USB RdB MEF ha rimarcato la possibilità di ulteriori soppressioni di uffici, stavolta quelli delle RTS secondo quanto previsto dal DPR 43 (decisione questa ancora soggetta a valutazione politica, secondo quanto asserito dallo stesso sottosegretario) ed ha pesato con preoccupazione il significato delle parole dell'on. Giorgetti pronunciate in relazione ad un eventuale flop del transito all'AAMS, una sorte di referendum come alla Fiat di Pomigliano.” (comunicato USB MEF del 12 luglio 2010) 

Quello che la USB MEF aveva già ampiamente annunciato e denunciato in occasione della chiusura delle Direzioni Territoriali dell’Economia e delle Finanze è puntualmente avvenuto. È stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale del 28 ottobre u.s. il DPR 173/2011 recante modifiche al preesistente DPR 43/2008 concernente la riorganizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ad una prima lettura del provvedimento, oltre alla presa d’atto della soppressione delle DTEF di fatto già avvenuta il 1 marzo 2011, appaiono del tutto inequivocabili i contenuti dell’art.20 comma 2 che quantifica le Ragionerie Territoriali dello Stato “nel numero complessivo non inferiore a 63” e del collegato art.22 che prevede, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del suddetto DPR, l’emanazione di un decreto del Ministro per individuare le sedi territoriali da chiudere tra le 103 RTS ad oggi esistenti. 

 A fronte di tutto questo, il silenzio dell’Amministrazione e la totale assenza di confronto con le parti sociali in merito a quella che, potenzialmente, rischia di diventare un’altra ecatombe delle strutture territoriali del Ministero dell’Economia e delle Finanze con ulteriori pesanti ricadute sui lavoratori, appaiono del tutto inadeguati. Questa Organizzazione Sindacale ha chiesto in data odierna un incontro sui contenuti del DPR 173/2011 al fine di ottenere la doverosa informativa sui provvedimenti conseguenti che l’Amministrazione intenderà porre in essere. La USB MEF ritiene del tutto necessario richiamare alla massima attenzione tutti i lavoratori del MEF per fronteggiare ricadute negative provocate dalla riorganizzazione degli uffici centrali e da un eventuale e scellerato taglio ai residui uffici periferici. Terremo costantemente informati i lavoratori sugli sviluppi di questa vicenda per essere pronti a dare risposte di mobilitazione immediata. Infine, informiamo che il Ministro ha firmato il decreto di ripartizione delle somme derivanti dalla c.d. cartolarizzazione. La USB MEF si riserva di formulare le proprie valutazioni in merito alla quantificazione delle risorse e alle percentuali di ripartizione non appena in possesso del suddetto decreto ufficiale. 

 USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze 
 Via XX Settembre n. 97 - 00187 - ROMA - piano terra, scala A, stanza n. 716 
 tel. 0647616129/6130 - fax 06233208972/0647614356/4369 
 web: tesoro.usb.it – mail: mef@usb.it

mercoledì 2 novembre 2011

Pubblico impiego, 23 strette in un anno

«Poteva andare peggio», sospira sollevato un alto funzionario pubblico. Ma è ironia amara. Raccontano che a Roma, il giorno della lettera all' Europa sia stato vissuto come l' Armaggedon. 
L' apocalisse degli statali. Un Natale senza tredicesime e stipendi tagliati di brutto. 
E invece "solo" la conferma di strumenti già attivati, come mobilità obbligatoria e cassa integrazione a busta paga ridotta. Da rendere «effettivi», però, «con meccanismi cogenti/sanzionatori». 
Più tartassati di quanto già deciso da tre manovre in un anno, più di 20 rasoiate? 
Impossibile, replicano in molti dicasteri. «Siamo all' osso». Tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici in Italia. Il 15% degli occupati. Meno di Usa, Grecia, Gran Bretagna, Canada, Francia. Il paese del ridente Sarkozy è al 23%. Ma con retribuzioni più alte. Parigi spende per gli statali il 13% del Pil, Roma l' 11%. Anzi spendeva, nel 2009. Perché la crisi - prima finanziaria, ora dei debiti sovrani - ha inciso nella carne viva del settore pubblico italiano. Peggio solo in Grecia. 
La manovra del 2010 ha bloccato tutto: assunzioni, stipendi, contrattazione, carriere. Per tre anni, fino al 2013. Ha tagliato del 10% le spese dei ministeri. Ha mandato in pensione le statali a 65 anni nel 2012. Ha chiesto ai dirigenti un contributo - allora ancora non "di solidarietà" - del 5% oltre i 90 mila euro lordi annui e del 10% oltre i 150 mila. Poi sono arrivate le manovre estive di quest' anno. Quella di luglio pesa per un terzo su ministeri ed enti locali: 5 e 6,4 miliardi di tagli, rispettivamente. Oltre a prorogare fino al 2014 tuttii blocchi dell' anno prima: turnover, buste paga, rinnovo dei contratti. Questi almeno fino al 2018, visto che tra 2015 e 2017 si rivedranno solo le indennità di vacanza contrattuale. 
E poi ciliegine: mobilità rafforzata e visite fiscali già il primo giorno di malattia, se segue o precede un festivo. Ad agosto, manovra bis. Mobilità obbligatoria in ambito regionale. 
Scatti di carriera bloccati, se alla vigilia della pensione. L' erogazione della liquidazione, peri pensionati d' anzianità, slitta da6a 24 mesi. I tagli a ministeri ed enti locali salgono a 6 miliardi ciascuno nel triennio. 
Rimane il contributo di solidarietà, tolto invece ai privati. Spariscono gli enti pubblici con meno di 70 addetti. Si salva solo l' Accademia della Crusca.
 Infine la lettera all' Europa. Con l' accenno vago a superare «le dotazioni organiche» dei ministeri.
 Uno tsunami in arrivo per la città di Roma? Nei vari tira e molla, si salvano le tredicesime, i buoni pasto, il riscatto di laurea e militare, i permessi sindacali. Capitoli messi e tolti. Torneranno? 

giovedì 27 ottobre 2011

Chiude la Cassa Sovvenzioni del Tesoro

Ricevo dalla FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA e pubblico

Si è svolta in data odierna la prevista riunione del Consiglio di Amministrazione della Cassa Sovvenzioni per il Personale dell’Amministrazione del Tesoro (ex Provinciale), nel corso della quale è stato deliberato all'unanimità (presenti 2/3 del Consiglio) la chiusura della Cassa
Il Consiglio di Amministrazione, per effetto della delibera assunta, ha proposto al Ministro la nomina di un Commissario liquidatore
Sarà cura di questa Segreteria fornire informazioni sugli ulteriori sviluppi. Cordialità. 

Coordinamento Nazionale MEF Segreteria Nazionale
 Via Napoli, 51 00184 Roma 
tel. 06.4819660 fax 06.48919144 
e-mail confsalunsamef@unsamef.it

PS aggiungo io: finalmente!!

mercoledì 26 ottobre 2011

PA: una riforma mancata

dal sito www.cambiamentoorg.blogspot.com 
Relazione di Guido Melis, parlamentare PD, tenuta il 24 ottobre a Torino, Aula magna Università, convegno su “L’Italia dal 1861 a oggi”. 

1. Il riformismo amministrativo italiano: una storia di vinti 
Nell’agenda della politica italiana la riforma amministrativa è un tema ricorrente. Vent’anni fa, quando Sabino Cassese fu, purtroppo per poco meno di un anno, ministro della Funzione pubblica, pubblicammo un quaderno sui progetti di riforma precedenti al suo. Limitandoci a quelli dal periodo successivo alla Grande Guerra sino al 1992 ne contammo 62. 
Tra di essi alcuni presentavano, nell’analisi e nelle proposte, straordinarie corrispondenze con quelli successivi. Molto sembravano persino d’attualità, quasi che i problemi fossero rimasti per un secolo immutati. Naturalmente non è stato proprio così.

lunedì 24 ottobre 2011

Monitoraggio delle linee telefoniche del MEF

Il IV Dipartimento – DCLA – Ufficio VIII del MEF  ha comunicato con la nota prot. 141490 del 14 ottobre scorso (possibile richiederla a notiziedalmef@gmail.com) che dal prossimo anno verrà attuato il monitoraggio di tutte le linee telefoniche dei dipendenti dell'Economia  attraverso l’adozione di un applicativo software che permetterà di inviare periodicamente ai singoli responsabili delle unità operative la lista delle utenze in uso al proprio Ufficio, nonché il totale del costo delle chiamate verso la rete esterna delle singole linee.  

venerdì 21 ottobre 2011

La «riforma» dei revisori va abrogata

articolo di  Stefano Pozzoli pubblicata il 17 ottobre 2011 su www.ilsole24ore.com

La manovra-bis prevede che i revisori degli enti locali siano individuati con sorteggio. L'idea del legislatore, che evidentemente non difetta di fantasia, è quella di istituire degli elenchi regionali, dai quali estrarre a sorte i vari revisori, abbinando al criterio della residenza un altro forte requisito di merito: l'anzianità. 
Viene da riderci sopra, pregando sommessamente il cielo che questa pratica non si estenda ad altre professioni liberali. Abbiamo scherzato, in queste pagine, sul rischio che, andando in ospedale, al bisogno, ci venga estratto un dentista anziché un chirurgo. Ma altrettanto discutibile sarebbe scegliere così un notaio, secondo questi principi, non fosse altro per l'ambito di "estrazione" regionale («Lei è di Viterbo? Mi spiace le abbiamo estratto un notaio di Frosinone. Le chiamo un taxi?»). 
Oltre a violare principi del Trattato Europeo, ancora, si offende il buon senso. 
Perché mai, chi è di Milano non dovrebbe poter ambire ad svolgere la sua funzione di revisore a Torino e viceversa? Di pari enormità è il peso dato all'anzianità di iscrizione a un albo o ad un registro: in un Paese civile dovrebbe esistere solo un requisito, quello del merito, e il merito non si acquisisce con i capelli bianchi, ma con lo studio e la professionalità. Siamo agli antipodi del pensiero contemporaneo, alla mortificazione di una professione e ad anni luce da quell'idea di società che abbiamo il dovere di trasmettere alle prossime generazioni. 
Ancora: è «liberalizzare» dire che tutti i revisori sono uguali (tranne che per l'età, certo) e che sia indifferente prendere Tizio o Caio? Liberalizzare vuol dire aumentare le possibilità di scelta, non abolirle. Ed è assurdo che ci sia il bisogno di ricordarlo. 
È quindi comprensibile l'imbarazzo dei tecnici ministeriali che stanno cercando, nel previsto decreto di attuazione (si veda Il Sole 24 Ore del 9 ottobre), di attenuare, in qualche modo, le stravaganze di questa norma. Le perle a cui fare fronte però, sono troppe. 
L'articolo 16, comma 25 del Dl 138/2011, ad esempio, richiede che per iscriversi all'elenco si debba aver già fatto richiesta di svolgere la funzione nell'organo di revisione degli enti locali prima dell'entrata in vigore della legge (avete letto bene: avere fatto domanda, sì, non avere esercitato l'attività!): così facendo si escludono i futuri professionisti e si trasformano gli elenchi in un ruolo a esaurimento. Le anticipazioni del decreto ipotizzano che venga dato un anno di tempo per accedere alla fascia dei Comuni minori, ma certo con risolve il problema di chi si iscriverà tra un anno o due. 
Ancora, è possibile dare senso logico ai requisiti previsti nella legge, individuando delle fasce per accedere all'incarico nei Comuni maggiori e nelle Province, in ragione di anzianità e numero di crediti formativi? 

Diciamolo con franchezza: non è possibile arrivare a un decreto che sbarrerà la strada a molti professionisti capaci e che per limitare il fato si inventa un'ancora più ricca burocrazia di domande e requisiti, quando tutti sappiamo che, comunque, chi verrà nominato lo sarà perché premiato dal caso e non dal diritto-dovere di una scelta. La strada maestra è non darvi applicazione. 

La norma è fatta talmente male che l'unica possibilità per rimediare al pasticcio fatto è abrogarla. L'auspicio è che provveda a ciò il legislatore stesso o, comunque, che presto almeno una Regione contesti di fronte alla Corte Costituzionale questi articoli di legge, aprendo la strada ad una vera e seria riforma della Revisione Pubblica. Meglio quindi non licenziare un decreto che comunque arrivare a soluzioni lesive dei principi comunitari e della dignità di una professione che conta oltre 100 mila iscritti.

giovedì 20 ottobre 2011

Certificato l'accordo del 26 luglio

Ricevo da USB MEF e pubblico

È notizia di queste ore che l’accordo del 26 luglio 2011, relativo al riutilizzo delle somme residue inerenti agli sviluppi economici con corrispondente aumento del numero delle nuove posizioni da attribuire, sia stato certificato dagli organi di controllo. 
 Sarà possibile, pertanto, procedere nell’immediato alla sottoscrizione definitiva di detto accordo che, ricordiamo, porta a 10.177 i posti disponibili con un tasso di copertura pari al 95% dei lavoratori complessivamente coinvolti e del 100% per l’Area I. 
 Rimane immutata, per non dire rafforzata, la valutazione di questa Organizzazione Sindacale in ordine all’operato dell’ UCB del MEF che, con i propri rilievi arbitrari ed infondati, ha di fatto tentato in tutti i modi di negare i diritti economici e di carriera dei lavoratori, abusando chiaramente della propria missione istituzionale. 

La USB MEF è intenzionata a proseguire l’impegno per ridurre al minimo indispensabile, anche per questi 257 lavoratori, i tempi per l’inquadramento nella nuova fascia economica acquisita con la corresponsione degli arretrati dall’1/1/2010.

NdR: oramai l'ufficio centrale di bilancio è completamente allo sbando grazie anche alle nomine relative al direttore e dei nuovi dirigenti, nella maggior parte,  completamente inadeguati.

mercoledì 19 ottobre 2011

accordi relativi al Fondo di Sede

La USB/MEF ha trasmetto ai lavoratori gli accordi relativi al Fondo di Sede (quota 20% del FUA 2010) del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato (II Dipartimento) e del Dipartimento del Tesoro (I Dipartimento).
 Gli accordi in questione sono stati sottoscritti dalla maggioranza della RSU e da tutte le Organizzazioni Sindacali ad eccezione della USB MEF che ha ribadito, ancora una volta, la valutazione complessivamente negativa già espressa in sede di accordo del IV Dipartimento. Potete richiedere copia degli accordi a notiziedalmef@gmail.com

giovedì 13 ottobre 2011

"tassa sulla malattia" rinviata alla Corte Costituzionale

Ricevo e pubblico:

Il giudice del lavoro di Livorno ha sollevato la questione di incostituzionalità dell’art. 71 della legge 133/2008, che prevede che ai dipendenti pubblici venga decurtata una parte di stipendio in caso di assenza per malattia. 
Si tratta della odiosa tassa sulla malattia che abbiamo contestato e contrastato in ogni modo sin dalla sua prima apparizione. La sentenza di Livorno è una sentenza esemplare nel suo genere che mostra come la condizione di attacco che vivono i dipendenti pubblici metta in discussione i principi stessi della nostra Costituzione. Preferiamo non commentare il testo ma lasciare la parola direttamente al giudice: il corsivo virgolettato infatti non riporta stralci di qualche nostro comunicato ma fedelmente il testo della sentenza! - Con riferimento all’art. 3 della Costituzione- che tutela la persona e la sua dignità e stabilisce il principio generale di eguaglianza dei cittadini: "l’art. 71 del decreto…determina un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato… L’appartenere i lavoratori al settore pubblico o privato non giustifica la disparità di trattamento in quanto entrambi i rapporti di lavoro sono caratterizzati dagli stessi elementi di subordinazione ed in quanto la malattia è un evento rispetto al quale non ha alcuna rilevanza la natura pubblica o privata del datore di lavoro”. - Con riferimento all’art. 36 - che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa: “…il lavoratore legittimamente ammalato, si trova privato di voci retributive che normalmente gli spetterebbero in funzione del suo lavoro, subendo pertanto una riduzione dello stipendio in busta paga. Riduzione che, dati gli stipendi che percepiscono oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa. Di fatto la malattia diventa un lusso che il lavoratore non potrà più permettersi…”. - Con riferimento all’art. 32 che garantisce la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività: “…la norma in questione, incidendo pesantemente sulla retribuzione del lavoratore malato, crea difatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia…”. - Con riferimento all’art. 38 che prevede che i lavoratori hanno diritto a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di malattia: “privare, durante la malattia, un lavoratore, di parte dello stipendio, della retribuzione globale di fatto, integri esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro”.
 Le motivazioni del giudice vanno quindi ben al di là della sola disparità di trattamento tra lavoratori pubblici/privati, tanto da arrivare ad esprimere un giudizio negativo sul livello delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego. Una sentenza importante, che delinea con chiarezza il quadro di cancellazione dei diritti che la USB denuncia quotidianamente.
 La decisione spetta ora alla Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità Costituzionale. In attesa della sua pronuncia, che non avrà presumibilmente tempi brevi, il nostro studio legale ha predisposto lo schema di domanda che si deve inviare alla propria Amministrazione per interrompere la prescrizione quinquennale dei termini. La domanda deve essere inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, o inviata via e mail tramite la PEC, oppure consegnata alla segreteria della propria Amministrazione.

 USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
 Via XX Settembre n. 97 - 00187 - ROMA - piano terra, scala A, stanza n. 716
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mercoledì 12 ottobre 2011

Banca d’Italia: e metterci un governatore al di sopra delle parti?

da un profilo facebook :

Su licenza di Aldo Busi, che ringraziamo, pubblichiamo un suo sms indirizzato a Roberto D’Agostino: Dago!

Magari la finissero tutti quanti con questo tira-e-molla delle nomine ad personam e venisse nominato non Ignazio ma Vincenzo Visco quale governatore di Banca d’Italia! 
Noi italiani contribuenti fiscali totali vogliamo lui, Vincenzo Visco per intero, non ci accontentiamo più di una semi omonimia! Del resto, dalle mie dichiarazioni all’ “Isola dei Famosi” su papa e omofobia e riduzione delle tasse promessa e mai mantenuta da Berlusconi, anzi, al contrario, e inesistenza di un segretario della Sinistra, all’assoluzione di Dominique Strauss-Kahn da me confermata a “Agorà” quattro mesi prima della sentenza americana, dal nome di Draghi come eccellenza italiana su cui puntare per un cambio di Governo o per recuperare credibilità in Europa un sei mesi fa a “Linea notte” di Bianca Berlinguer al lontano “Babele” di Corrado Augias in cui dissi a uno sperduto e semisconosciuto Prodi che presto sarebbe diventato Primo Ministro e al grande odore di sagrestia; letterarietà che emana da Nicki Vendola eccetera eccetera, io non ho mai sbagliato un colpo. 

martedì 4 ottobre 2011

Stop ai concorsi pubblici riservati ai dipendenti interni

Articolo di Gianluca Bertagna pubblicato il 26 settembre 2011 su www.ilsole24ore.com

Ulteriore chiusura sulla vicenda delle progressioni verticali negli enti locali. A quasi due anni dall'entrata in vigore del Dlgs 150/2009, una recentissima sentenza del Tar Lazio di Latina, conferma l'orientamento delle sezioni riunite della Corte dei conti. 
Nonostante la vigenza dell'articolo 91 del Dlgs 267/2000 le autonomie territoriali non potranno più prevedere concorsi solamente riservati al personale interno. Le progressioni tra le aree hanno subito un duro colpo ad opera della Riforma Brunetta. Da una parte è stato infatti previsto che per poter procedere all'inquadramento superiore è necessario essere in possesso del titolo di studio richiesto per l'accesso dall'esterno; dall'altra è stato sancito che il passaggio di carriera può avvenire esclusivamente tramite concorso pubblico con (eventuale) riserva ai dipendenti interni, ma mai superiore al 50% dei posti. 

lunedì 3 ottobre 2011

Spending review sulla gestione del personale

Le misure straordinarie di carattere finanziario contenute nelle ultime manovre dovranno spingere le pubbliche amministrazioni a effettuare una revisione strutturale della spesa, uscendo fuori dall'angolo dei tagli lineari, al fine di realizzare un ridisegno delle amministrazioni in tutta la loro estensione e articolazione. 
Le amministrazioni dovranno intanto applicare le disposizioni di razionalizzazione contenute nel Dl 98/2011 e nel Dl 138/2011, diverse per comparto e per livello di governo. Se le amministrazioni centrali dello Stato saranno tenute nei prossimi mesi a razionalizzare i propri uffici periferici, a rivedere in riduzione gli organici, accorpare gli enti previdenziali, eccetera, oltre a sperimentare la spending review, per gli enti locali si prevedono maggiori limiti in materia di assunzioni, l'inclusione delle spese di personale delle partecipate nei vincoli di riferimento, la razionalizzazione delle partecipate, la realizzazione di unioni per i comuni sotto i mille abitanti, nonché la gestione associata delle funzioni fondamentali per i comuni da mille a 5mila abitanti. Cui si aggiungeranno per gli enti locali gli effetti dei tagli ai trasferimenti e gli obiettivi del patto di stabilità. Il quadro è tale quindi da richiedere piani di razionalizzazione strutturali e nuovi modelli di gestione. Per questo occorre pensare ad alcune soluzioni organizzative e logistiche che già da tempo le amministrazioni avrebbero potuto adottare e che invece o sono rimaste sulla carta oppure hanno trovato un'applicazione distorta e inefficiente.  

mercoledì 28 settembre 2011

Servi del potere

Ricevo e pubblico

Ancora una volta l’UCB del MEF si mette per traverso rispetto agli accordi raggiunti sul tavolo negoziale. Dopo la miserevole performance in merito agli accordi economici relativi alla contrattazione decentrata del FUA 2009, il suddetto ufficio con a capo il dr. Vincenzo Ambrosio, si è eretto quale “ultimo baluardo” della presunta legalità (solo riguardo al salario dei lavoratori) del Ministero dell’Economia e delle Finanze riconfermando il rilievo concernente l’ipotesi di accordo del 26 luglio 2011 (sviluppi economici - redistribuzione dei posti disponibili in base alle risorse economiche residue), già formulato in data 19 agosto u.s. e da ritenersi francamente superato a seguito della puntuale risposta del DAG. 
È chiaro ormai che l’UCB del MEF e gli altri organi di controllo hanno assunto a tutti gli effetti un servile ruolo di attuazione della volontà politica, abusando chiaramente della propria missione istituzionale. I lavoratori del MEF, già messi a dura prova dagli effetti devastanti delle manovre economiche estive, si ritrovano, pertanto, a dover fare i conti ancora una volta con cavilli burocratici il cui unico scopo è la negazione dei diritti economici e di carriera o, nelle ipotesi più ottimistiche, la dilazione del relativo riconoscimento. 
La USB MEF si è più volte ritrovata a denunciare questo ruolo inaccettabile degli organi di controllo, ormai affetti da vere proprie convulsioni di asservimento alle logiche di smantellamento dei diritti e del salario dei lavoratori. Quest’ultimo atto dell’UCB del MEF è gratuito ed intollerabile! Qualora l’empasse provocata dall’azzeccagarbugli di turno non verrà superata velocemente dall’Amministrazione senza creare alcun pregiudizio ai lavoratori, la USB MEF è pronta ad organizzare la protesta anche con un’assemblea cittadina di lotta proprio nei locali dell’Ufficio Centrale del Bilancio di Via Lucania.


USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
Via XX Settembre n. 97 - 00187 - piano terra, scala A, stanza n. 716
tel. 0647616129/6130 - fax 06233208972/0647614356/4369 web: tesoro.usb.it – mail: mef@usb.it


PS: Sono anni che all'ufficio centrale vengono nominati dirigenti incapaci con la volontà di abolire qualsiasi controllo.

martedì 27 settembre 2011

I super costi della Commissione senza poteri

Interessante articolo di Chiara Paolin pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 20 settembre scorso. La giornalista analizza i super costi della Commissione Indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità della Pubblica Amministrativa.

lunedì 26 settembre 2011

Tempi duri per le cricche, il Tesoro controlla gli appalti

Sarà più dura la vita delle cricche negli appalti. 
Tutti i dati e le procedure relative alla pianificazione e programmazione di opere pubbliche, compresi i dati finanziari e la scelta dell'offerente, dovranno essere trasmessi dalle amministrazioni alla Ragioneria generale dello stato. Un cervellone sarà messo in piedi presso la struttura del ministero dell'economia per immagazzinare le informazioni e verificare la correttezza della spesa. Il rafforzamento del ruolo di via XX Settembre, previsto dalla legge 196/2009, sta per prendere corpo con un primo decreto legislativo che sarà all'esame del consiglio dei ministri di domani. 
Un successivo decreto dell'economia deciderà le informazioni minime che dovranno essere rese per ogni opera e ogni gara. La tracciabilità dei lavori pubblici ha l'obiettivo di consentire all'Economia, attraverso una maggiore trasparenza dell'operato delle singole amministrazioni, di individuare gli sprechi e di decidere finanziamenti o definanziamenti in modo selettivo. E inevitabilmente renderà più difficile favorire alcune società rispetto ad altre. Il rafforzamento del ruolo dell'Economia del resto è già avvenuto di recente nell'ambito della gestione della Protezione civile, il dipartimento della Presidenza del consiglio dei ministri finito nelle mire di imprenditori e faccendieri vista la capacità e libertà di spesa di cui godeva. Potere finito quando il ministro dell'economia, ha preteso e ottenuto che le ordinanze di Protezione siano autorizzate dal Tesoro. E un ruolo decisivo resta al Tesoro anche nell'ambito della spending review, per l'intera programmazione della spesa pubblica.

Articolo di Alessandra Ricciardi pubblicata su Italia Oggi del 21 settembre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Procedure negoziali nelle scuole

Interessante articolo sulle procedure negoziali sull'acquisizione di beni e servizi e gestione dei beni patrimoniali negli istituti scolastici a cura di Leonardo Filippone.

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giovedì 22 settembre 2011

Statali, dalle manovre tagli per 2 miliardi

Allungamento di un anno del blocco dei contratti, analoga proroga per il congelamento delle retribuzioni al livello del 2010 e per il divieto di nuove assunzioni. 
Ma anche nuova spinta alla mobilità, limitazioni all’importo dell’indennità di vacanza contrattuale, pagamento ritardato della liquidazione e, per il settore scuola, un anno in più da attendere per poter accedere alla pensione. Senza contare la riduzione di stipendio per i dirigenti (al di sopra dei 90 mila euro annui) entrata in vigore già nel gennaio di quest’anno in virtù della manovra 2010, ma che certo brucia ancora di più dopo la marcia indietro sull’analogo provvedimento che avrebbe dovuto toccare la generalità dei contribuenti. 
I dipendenti dello Stato, degli enti pubblici e delle autonomie locali non hanno molto di cui rallegrarsi scorrendo le pagine dei due decreti estivi, quello di luglio e quello scritto alla vigilia di Ferragosto e da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale. 
Anche perché questi provvedimenti arrivano a un anno dalla manovra dell’anno precedente, che aveva già avuto un impatto molto pesante sul mondo del pubblico impiego; i circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici pensavano insomma di avere già dato. Invece il nuovo conto per loro, negli anni decisivi del pareggio di bilancio (2013-2014), è di oltre due miliardi l’anno. 

mercoledì 21 settembre 2011

Si riscrive lo «statuto» della Pa

«Con questa delega il Governo inizia il lavoro di ricognizione, organizzazione e coordinamento delle numerose leggi amministrative». L'annuncio è del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ed è riferito al disegno di legge delega per la codificazione in materia di Pa, approvato ieri in via definitiva dall'Aula della Camera. Il provvedimento – che ha ottenuto 259 voti favorevoli e 200 contrari, oltre ai 40 astenuti tra cui i parlamentari dell'Udc e dell'Api – dà al Governo 12 mesi per adottare uno o più decreti legislativi per raccogliere in Codici o in Testi unici le (tante) leggi sulla pubblica amministrazione. «Abolire leggi obsolete, risolvere contraddizioni e raccogliere le norme in codici – ha spiegato ieri il relatore del disegno di legge, Andrea Orsini (Pdl) – significa rendere più facile la vita ai cittadini e alle imprese che devono relazionarsi con la pubblica amministrazione». 
 Le leggi che verranno "riordinate" e "ricodificate" sono quella sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti amministrativi (legge 241/1990); il Testo unico in materia di documentazione amministrativa (Dpr 445/2000); il decreto legislativo con le norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione improntato sulla privatizzazione del pubblico impiego (165/2001); il decreto legislativo 150/2009 finalizzato ad aumentare la produttività del lavoro pubblico con riguardo all'apparato amministrativo nel suo complesso (la "riforma Brunetta"). Con la delega il Governo potrà ora predisporre uno strumento che, come ha sottolineato il ministro Brunetta, «faciliti e semplifichi la consultazione da parte dei cittadini delle principali leggi amministrazione; che risolva incertezze e antinomie spesso presenti nell'ordinamento, favorendo la diminuzione del contenzioso e accrescendo la certezza del diritto; che costituisca, proprio per la sua natura organica e sistematica, l'occasione per nuove riflessioni e per il riconoscimento ai cittadini di diritti più avanzati nei confronti della pubblica amministrazione e per una definizione più certa dei loro doveri». 
Il disegno di legge, nato come stralcio del Ddl sulla semplificazione dei rapporti tra imprese, cittadini e pubblica amministrazione, prevede inoltre che il Governo possa rimettere al Consiglio di Stato la formulazione dei Codici o Testi unici, avvalendosi della eventualità prevista dall'articolo 14 del Testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato (Rd 1054/1924). «Il merito di questa svolta – ha commentato Orsini parlando dell'approvazione del Ddl – va all'impegno del ministro Brunetta e del Governo, ma anche al lavoro parlamentare che ha visto la significativa convergenza di parti dell'opposizione. Si è registrata una comune assunzione di responsabilità che ho molto apprezzato per uno Stato più moderno e più europeo, attraverso leggi più chiare e più coerenti, indispensabili per la trasparenza e all'efficienza della macchina pubblica».

Articolo di Francesca Milano pubblicato su www.ilsole24ore.com