giovedì 27 ottobre 2011

Chiude la Cassa Sovvenzioni del Tesoro

Ricevo dalla FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA e pubblico

Si è svolta in data odierna la prevista riunione del Consiglio di Amministrazione della Cassa Sovvenzioni per il Personale dell’Amministrazione del Tesoro (ex Provinciale), nel corso della quale è stato deliberato all'unanimità (presenti 2/3 del Consiglio) la chiusura della Cassa
Il Consiglio di Amministrazione, per effetto della delibera assunta, ha proposto al Ministro la nomina di un Commissario liquidatore
Sarà cura di questa Segreteria fornire informazioni sugli ulteriori sviluppi. Cordialità. 

Coordinamento Nazionale MEF Segreteria Nazionale
 Via Napoli, 51 00184 Roma 
tel. 06.4819660 fax 06.48919144 
e-mail confsalunsamef@unsamef.it

PS aggiungo io: finalmente!!

mercoledì 26 ottobre 2011

PA: una riforma mancata

dal sito www.cambiamentoorg.blogspot.com 
Relazione di Guido Melis, parlamentare PD, tenuta il 24 ottobre a Torino, Aula magna Università, convegno su “L’Italia dal 1861 a oggi”. 

1. Il riformismo amministrativo italiano: una storia di vinti 
Nell’agenda della politica italiana la riforma amministrativa è un tema ricorrente. Vent’anni fa, quando Sabino Cassese fu, purtroppo per poco meno di un anno, ministro della Funzione pubblica, pubblicammo un quaderno sui progetti di riforma precedenti al suo. Limitandoci a quelli dal periodo successivo alla Grande Guerra sino al 1992 ne contammo 62. 
Tra di essi alcuni presentavano, nell’analisi e nelle proposte, straordinarie corrispondenze con quelli successivi. Molto sembravano persino d’attualità, quasi che i problemi fossero rimasti per un secolo immutati. Naturalmente non è stato proprio così.

lunedì 24 ottobre 2011

Monitoraggio delle linee telefoniche del MEF

Il IV Dipartimento – DCLA – Ufficio VIII del MEF  ha comunicato con la nota prot. 141490 del 14 ottobre scorso (possibile richiederla a notiziedalmef@gmail.com) che dal prossimo anno verrà attuato il monitoraggio di tutte le linee telefoniche dei dipendenti dell'Economia  attraverso l’adozione di un applicativo software che permetterà di inviare periodicamente ai singoli responsabili delle unità operative la lista delle utenze in uso al proprio Ufficio, nonché il totale del costo delle chiamate verso la rete esterna delle singole linee.  

venerdì 21 ottobre 2011

La «riforma» dei revisori va abrogata

articolo di  Stefano Pozzoli pubblicata il 17 ottobre 2011 su www.ilsole24ore.com

La manovra-bis prevede che i revisori degli enti locali siano individuati con sorteggio. L'idea del legislatore, che evidentemente non difetta di fantasia, è quella di istituire degli elenchi regionali, dai quali estrarre a sorte i vari revisori, abbinando al criterio della residenza un altro forte requisito di merito: l'anzianità. 
Viene da riderci sopra, pregando sommessamente il cielo che questa pratica non si estenda ad altre professioni liberali. Abbiamo scherzato, in queste pagine, sul rischio che, andando in ospedale, al bisogno, ci venga estratto un dentista anziché un chirurgo. Ma altrettanto discutibile sarebbe scegliere così un notaio, secondo questi principi, non fosse altro per l'ambito di "estrazione" regionale («Lei è di Viterbo? Mi spiace le abbiamo estratto un notaio di Frosinone. Le chiamo un taxi?»). 
Oltre a violare principi del Trattato Europeo, ancora, si offende il buon senso. 
Perché mai, chi è di Milano non dovrebbe poter ambire ad svolgere la sua funzione di revisore a Torino e viceversa? Di pari enormità è il peso dato all'anzianità di iscrizione a un albo o ad un registro: in un Paese civile dovrebbe esistere solo un requisito, quello del merito, e il merito non si acquisisce con i capelli bianchi, ma con lo studio e la professionalità. Siamo agli antipodi del pensiero contemporaneo, alla mortificazione di una professione e ad anni luce da quell'idea di società che abbiamo il dovere di trasmettere alle prossime generazioni. 
Ancora: è «liberalizzare» dire che tutti i revisori sono uguali (tranne che per l'età, certo) e che sia indifferente prendere Tizio o Caio? Liberalizzare vuol dire aumentare le possibilità di scelta, non abolirle. Ed è assurdo che ci sia il bisogno di ricordarlo. 
È quindi comprensibile l'imbarazzo dei tecnici ministeriali che stanno cercando, nel previsto decreto di attuazione (si veda Il Sole 24 Ore del 9 ottobre), di attenuare, in qualche modo, le stravaganze di questa norma. Le perle a cui fare fronte però, sono troppe. 
L'articolo 16, comma 25 del Dl 138/2011, ad esempio, richiede che per iscriversi all'elenco si debba aver già fatto richiesta di svolgere la funzione nell'organo di revisione degli enti locali prima dell'entrata in vigore della legge (avete letto bene: avere fatto domanda, sì, non avere esercitato l'attività!): così facendo si escludono i futuri professionisti e si trasformano gli elenchi in un ruolo a esaurimento. Le anticipazioni del decreto ipotizzano che venga dato un anno di tempo per accedere alla fascia dei Comuni minori, ma certo con risolve il problema di chi si iscriverà tra un anno o due. 
Ancora, è possibile dare senso logico ai requisiti previsti nella legge, individuando delle fasce per accedere all'incarico nei Comuni maggiori e nelle Province, in ragione di anzianità e numero di crediti formativi? 

Diciamolo con franchezza: non è possibile arrivare a un decreto che sbarrerà la strada a molti professionisti capaci e che per limitare il fato si inventa un'ancora più ricca burocrazia di domande e requisiti, quando tutti sappiamo che, comunque, chi verrà nominato lo sarà perché premiato dal caso e non dal diritto-dovere di una scelta. La strada maestra è non darvi applicazione. 

La norma è fatta talmente male che l'unica possibilità per rimediare al pasticcio fatto è abrogarla. L'auspicio è che provveda a ciò il legislatore stesso o, comunque, che presto almeno una Regione contesti di fronte alla Corte Costituzionale questi articoli di legge, aprendo la strada ad una vera e seria riforma della Revisione Pubblica. Meglio quindi non licenziare un decreto che comunque arrivare a soluzioni lesive dei principi comunitari e della dignità di una professione che conta oltre 100 mila iscritti.

giovedì 20 ottobre 2011

Certificato l'accordo del 26 luglio

Ricevo da USB MEF e pubblico

È notizia di queste ore che l’accordo del 26 luglio 2011, relativo al riutilizzo delle somme residue inerenti agli sviluppi economici con corrispondente aumento del numero delle nuove posizioni da attribuire, sia stato certificato dagli organi di controllo. 
 Sarà possibile, pertanto, procedere nell’immediato alla sottoscrizione definitiva di detto accordo che, ricordiamo, porta a 10.177 i posti disponibili con un tasso di copertura pari al 95% dei lavoratori complessivamente coinvolti e del 100% per l’Area I. 
 Rimane immutata, per non dire rafforzata, la valutazione di questa Organizzazione Sindacale in ordine all’operato dell’ UCB del MEF che, con i propri rilievi arbitrari ed infondati, ha di fatto tentato in tutti i modi di negare i diritti economici e di carriera dei lavoratori, abusando chiaramente della propria missione istituzionale. 

La USB MEF è intenzionata a proseguire l’impegno per ridurre al minimo indispensabile, anche per questi 257 lavoratori, i tempi per l’inquadramento nella nuova fascia economica acquisita con la corresponsione degli arretrati dall’1/1/2010.

NdR: oramai l'ufficio centrale di bilancio è completamente allo sbando grazie anche alle nomine relative al direttore e dei nuovi dirigenti, nella maggior parte,  completamente inadeguati.

mercoledì 19 ottobre 2011

accordi relativi al Fondo di Sede

La USB/MEF ha trasmetto ai lavoratori gli accordi relativi al Fondo di Sede (quota 20% del FUA 2010) del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato (II Dipartimento) e del Dipartimento del Tesoro (I Dipartimento).
 Gli accordi in questione sono stati sottoscritti dalla maggioranza della RSU e da tutte le Organizzazioni Sindacali ad eccezione della USB MEF che ha ribadito, ancora una volta, la valutazione complessivamente negativa già espressa in sede di accordo del IV Dipartimento. Potete richiedere copia degli accordi a notiziedalmef@gmail.com

giovedì 13 ottobre 2011

"tassa sulla malattia" rinviata alla Corte Costituzionale

Ricevo e pubblico:

Il giudice del lavoro di Livorno ha sollevato la questione di incostituzionalità dell’art. 71 della legge 133/2008, che prevede che ai dipendenti pubblici venga decurtata una parte di stipendio in caso di assenza per malattia. 
Si tratta della odiosa tassa sulla malattia che abbiamo contestato e contrastato in ogni modo sin dalla sua prima apparizione. La sentenza di Livorno è una sentenza esemplare nel suo genere che mostra come la condizione di attacco che vivono i dipendenti pubblici metta in discussione i principi stessi della nostra Costituzione. Preferiamo non commentare il testo ma lasciare la parola direttamente al giudice: il corsivo virgolettato infatti non riporta stralci di qualche nostro comunicato ma fedelmente il testo della sentenza! - Con riferimento all’art. 3 della Costituzione- che tutela la persona e la sua dignità e stabilisce il principio generale di eguaglianza dei cittadini: "l’art. 71 del decreto…determina un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato… L’appartenere i lavoratori al settore pubblico o privato non giustifica la disparità di trattamento in quanto entrambi i rapporti di lavoro sono caratterizzati dagli stessi elementi di subordinazione ed in quanto la malattia è un evento rispetto al quale non ha alcuna rilevanza la natura pubblica o privata del datore di lavoro”. - Con riferimento all’art. 36 - che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa: “…il lavoratore legittimamente ammalato, si trova privato di voci retributive che normalmente gli spetterebbero in funzione del suo lavoro, subendo pertanto una riduzione dello stipendio in busta paga. Riduzione che, dati gli stipendi che percepiscono oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa. Di fatto la malattia diventa un lusso che il lavoratore non potrà più permettersi…”. - Con riferimento all’art. 32 che garantisce la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività: “…la norma in questione, incidendo pesantemente sulla retribuzione del lavoratore malato, crea difatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia…”. - Con riferimento all’art. 38 che prevede che i lavoratori hanno diritto a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di malattia: “privare, durante la malattia, un lavoratore, di parte dello stipendio, della retribuzione globale di fatto, integri esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro”.
 Le motivazioni del giudice vanno quindi ben al di là della sola disparità di trattamento tra lavoratori pubblici/privati, tanto da arrivare ad esprimere un giudizio negativo sul livello delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego. Una sentenza importante, che delinea con chiarezza il quadro di cancellazione dei diritti che la USB denuncia quotidianamente.
 La decisione spetta ora alla Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità Costituzionale. In attesa della sua pronuncia, che non avrà presumibilmente tempi brevi, il nostro studio legale ha predisposto lo schema di domanda che si deve inviare alla propria Amministrazione per interrompere la prescrizione quinquennale dei termini. La domanda deve essere inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, o inviata via e mail tramite la PEC, oppure consegnata alla segreteria della propria Amministrazione.

 USB P.I. - Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
 Via XX Settembre n. 97 - 00187 - ROMA - piano terra, scala A, stanza n. 716
tel. 0647616129/6130 - fax 06233208972/0647614356/4369


mercoledì 12 ottobre 2011

Banca d’Italia: e metterci un governatore al di sopra delle parti?

da un profilo facebook :

Su licenza di Aldo Busi, che ringraziamo, pubblichiamo un suo sms indirizzato a Roberto D’Agostino: Dago!

Magari la finissero tutti quanti con questo tira-e-molla delle nomine ad personam e venisse nominato non Ignazio ma Vincenzo Visco quale governatore di Banca d’Italia! 
Noi italiani contribuenti fiscali totali vogliamo lui, Vincenzo Visco per intero, non ci accontentiamo più di una semi omonimia! Del resto, dalle mie dichiarazioni all’ “Isola dei Famosi” su papa e omofobia e riduzione delle tasse promessa e mai mantenuta da Berlusconi, anzi, al contrario, e inesistenza di un segretario della Sinistra, all’assoluzione di Dominique Strauss-Kahn da me confermata a “Agorà” quattro mesi prima della sentenza americana, dal nome di Draghi come eccellenza italiana su cui puntare per un cambio di Governo o per recuperare credibilità in Europa un sei mesi fa a “Linea notte” di Bianca Berlinguer al lontano “Babele” di Corrado Augias in cui dissi a uno sperduto e semisconosciuto Prodi che presto sarebbe diventato Primo Ministro e al grande odore di sagrestia; letterarietà che emana da Nicki Vendola eccetera eccetera, io non ho mai sbagliato un colpo. 

martedì 4 ottobre 2011

Stop ai concorsi pubblici riservati ai dipendenti interni

Articolo di Gianluca Bertagna pubblicato il 26 settembre 2011 su www.ilsole24ore.com

Ulteriore chiusura sulla vicenda delle progressioni verticali negli enti locali. A quasi due anni dall'entrata in vigore del Dlgs 150/2009, una recentissima sentenza del Tar Lazio di Latina, conferma l'orientamento delle sezioni riunite della Corte dei conti. 
Nonostante la vigenza dell'articolo 91 del Dlgs 267/2000 le autonomie territoriali non potranno più prevedere concorsi solamente riservati al personale interno. Le progressioni tra le aree hanno subito un duro colpo ad opera della Riforma Brunetta. Da una parte è stato infatti previsto che per poter procedere all'inquadramento superiore è necessario essere in possesso del titolo di studio richiesto per l'accesso dall'esterno; dall'altra è stato sancito che il passaggio di carriera può avvenire esclusivamente tramite concorso pubblico con (eventuale) riserva ai dipendenti interni, ma mai superiore al 50% dei posti. 

lunedì 3 ottobre 2011

Spending review sulla gestione del personale

Le misure straordinarie di carattere finanziario contenute nelle ultime manovre dovranno spingere le pubbliche amministrazioni a effettuare una revisione strutturale della spesa, uscendo fuori dall'angolo dei tagli lineari, al fine di realizzare un ridisegno delle amministrazioni in tutta la loro estensione e articolazione. 
Le amministrazioni dovranno intanto applicare le disposizioni di razionalizzazione contenute nel Dl 98/2011 e nel Dl 138/2011, diverse per comparto e per livello di governo. Se le amministrazioni centrali dello Stato saranno tenute nei prossimi mesi a razionalizzare i propri uffici periferici, a rivedere in riduzione gli organici, accorpare gli enti previdenziali, eccetera, oltre a sperimentare la spending review, per gli enti locali si prevedono maggiori limiti in materia di assunzioni, l'inclusione delle spese di personale delle partecipate nei vincoli di riferimento, la razionalizzazione delle partecipate, la realizzazione di unioni per i comuni sotto i mille abitanti, nonché la gestione associata delle funzioni fondamentali per i comuni da mille a 5mila abitanti. Cui si aggiungeranno per gli enti locali gli effetti dei tagli ai trasferimenti e gli obiettivi del patto di stabilità. Il quadro è tale quindi da richiedere piani di razionalizzazione strutturali e nuovi modelli di gestione. Per questo occorre pensare ad alcune soluzioni organizzative e logistiche che già da tempo le amministrazioni avrebbero potuto adottare e che invece o sono rimaste sulla carta oppure hanno trovato un'applicazione distorta e inefficiente.