giovedì 28 luglio 2011

Adempimenti amministrativi-contabili relativi al piano di dimensionamento scolastico

Nota dell'Ufficio Regionale della Campania, Prot.AOOODRCA/9926 del 21/7/2011

In riferimento al piano di dimensionamento dell’A.S. 2011-2012, come da delibere della Regione Campania N°47 del 14 febbraio 2011 e n°101 del 21 marzo 201 ed alla nota di questa Direzione prot.AOODRCA/RU/5719 del 19/4/2011, si riportano di seguito gli adempimenti amministrativo – contabili che dovranno essere osservati dalle scuole interessate esclusivamente nei casi di cessazione e in quelli nei quali viene a costituirsi una nuova istituzione anche per effetto del processo di unificazione/aggregazione di scuole preesistenti.
Le istruzioni tengono debito conto dell’accentramento di gran parte dei finanziamenti nella competenza diretta del MIUR, cui la presente è inviata, per ogni eventuale diverso avviso.

Adempimenti a carico delle istituzioni scolastiche che cessano al 31/8/2011 (vedi All.2) ai fini della chiusura della contabilità finanziaria:

 chiusura della contabilità riguardante tutti gli aspetti della gestione finanziaria e patrimoniale, nonché determinazione delle consistenze attive e passive da conferire alla scuola subentrante:
 versamento dell’intero ammontare dell’anticipazione del fondo minute spese, prelevato dal DSGA, con estinzione della relativa partita di giro;
 chiusura del conto corrente postale e versamento della disponibilità residua sul c/c bancario;
 richiamo dall’istituto cassiere dei mandati e delle reversali non estinti alla data del 31 agosto e relativo annullamento per la successiva riemissione da parte della scuola subentrante. Di tale operazione deve essere data informazione ai rispettivi creditori e debitori con l’indicazione della scuola subentrante;
 individuazione dei residui attivi e passivi al 31/8/2011 ed adozione di delibera di radiazione dei crediti e dei debiti riconosciuti, rispettivamente, assolutamente inesigibili o da non dover estinguere;
 chiusura del conto corrente bancario e versamento del saldo sul conto corrente bancario della nuova istituzione scolastica;
 chiusura registro degli inventari
 chiusura giornale di cassa, partitari delle entrate e delle spese
 predisposizione del conto consuntivo per il periodo 1/1/2011-31/8/2011, con approvazione, previo parere dei Revisori dei Conti, dal Consiglio d’Istituto entro il 31 agosto. Poiché tale eventualità appare puramente teorica e considerato inoltre che il Consiglio di Istituto deve ritenersi anch’esso “decaduto” al 31/8/2011, tale adempimento non potrà che essere assicurato successivamente dal commissario straordinario, nominato dall’Ufficio Territoriale Provinciale (art.9 del D.I. 28/5/1975), sempre dopo aver acquisito il parere dei revisori dei Conti;
 chiusura posizione INPS, INAIL;
 chiusura codice fiscale
 Passaggio di consegna di tutti i registri ed atti contabili tra il DSGA delle scuole cessate e il DSGA della nuova istituzione scolastica: libro giornale di cassa, registro conto corrente postale, bilanci di previsione approvati, consuntivi approvati, indicazioni sui consuntivi non approvati, registri verbali Consiglio d’Istituto, Giunta Esecutiva, ecc.;

Adempimenti a carico delle istituzioni scolastiche di nuova istituzione costituitesi anche a seguito del processo di unificazione/aggregazione di scuole preesistenti che in tal modo cambino la loro configurazione giuridica (vedi All.1):

a) nascita nuova istituzione

Il programma annuale delle scuole di nuova istituzione abbraccerà il periodo 1.9.2011 - 31.12.2011 e sarà pertanto costituito da quattro mesi.
Avuto riguardo alla circostanza che il D.I. 44/2001 non contempla specifiche istruzioni e scadenze in relazione alla particolare durata dell’esercizio finanziario che accompagna la nascita di una nuova istituzione scolastica, questo Ufficio, nell’intento di limitare, per quanto possibile, il ricorso alla gestione provvisoria prevista dall’art. 8 del citato D.I., ritiene di poter individuare nella data del 15 ottobre 2011 il termine ultimo per l’approvazione del programma annuale delle scuole di nuova istituzione da parte del consiglio di istituto o, in mancanza, del commissario straordinario; il parere di regolarità contabile potrà essere utilmente reso dal collegio dei revisori entro il 9 ottobre, secondo la tempistica prevista dall’art. 2, comma 3, del più volte citato D.I.
Per quanto riguarda le previsioni di entrata si ritiene che debbano essere determinate, in via provvisoria, applicando i parametri fissati dal D.M. n. 21 dell’1.3.2007 ai dati dell’organico di diritto dell’A.S. 2011/12 come risultanti al SIMPI, opportunamente integrati con le unità di personale che prevedibilmente concorreranno a costituire l’organico di fatto (docenti di religione e di sostegno). Le previsioni come sopra individuate saranno rapportate a quattro dodicesimi.
In corso di gestione saranno poi adottate tutte le variazioni che si renderanno necessarie in base alle comunicazioni che verranno emanate dal MIUR.
A partire dal 1° settembre vanno posti in essere inoltre i seguenti adempimenti:
 curare la stipula della convenzione di cassa;
 richiedere indirizzo di posta elettronica;
 inserire nel SIDI i dati anagrafici della scuola, la funzione a disposizione è: Rete scolastica – Patrimonio immobiliare scolastico – Anagrafe delle scuole – Aggiornamento Scuole. In tale nodo vanno inseriti i seguenti dati: Denominazione, Indirizzo, Località, Cap., Tel., Fax, Codice Fiscale;
 sempre al SIDI devono essere inseriti i dati relativi alle coordinate bancarie, la funzione a disposizione è Rete scolastica – Patrimonio immobiliare scolastico – Gestione Coordinate Bancarie.

b) nuova istituzione per accorpamento/fusione

Nel caso in esame il programma annuale deve essere predisposto come al punto precedente ma dovrà in più gestire gli elementi attivi e passivi delle scuole cessate, procedendo nel modo seguente:
 tra le entrate, all’aggregato 06 (altre entrate)/......, sarà iscritto l’ammontare dei residui attivi + il fondo di cassa;
 in un’apposita scheda attività sarà iscritto l’ammontare dei residui passivi;
 la differenza attiva non destinata alla copertura dei residui passivi, predetti, sarà iscritta, tenuto conto della destinazione, nei pertinenti capitoli di spesa; laddove risultasse una parte di differenza attiva non finalizzata, questa può essere inserita nell’agg. Z) in attesa che l’organo collegiale competente decida sulla sua utilizzazione;
 la scuola aggregante, che acquisisce la sede centrale della scuola cessata, individuata per la gestione dei residui, dovrà trasferire alle istituzioni scolastiche che abbiano assorbito plessi o sezioni staccate quote di detta differenza non finalizzata proporzionali al numero degli alunni da queste assorbiti, da rilevare mediante interrogazione dell’organico di diritto 2011-2012 presente al SIMPI; il trasferimento avverrà immediatamente, se la consistenza della cassa lo consente, ovvero non appena le operazioni di riscossione dei residui lo renderanno possibile.
A partire dal 1° settembre vanno posti in essere inoltre i seguenti adempimenti:
 attivare ex novo tutte le scritture contabili;
 curare la stipula di una nuova convenzione di cassa;
 subentrare nella gestione e firma di tutti gli atti contabili necessari alla definizione dei residui rapporti instaurati dalle scuole cessate;
 richiedere aggiornamento dell’indirizzo di posta elettronica;
 inserire nel SIDI i nuovo dati anagrafici della scuola: Denominazione, Indirizzo, Località, Cap., Tel., Fax, Codice Fiscale;
 sempre al SIDI devono essere inseriti i nuovi dati relativi alle coordinate bancarie.

Adempimenti a carico delle scuole che cedono o acquisiscono sezioni staccate, sedi coordinate e/o plessi senza cambiare la propria configurazione giuridica (vedi All.3):
Nella fattispecie in esame, la scuola cedente trasferirà alla scuola che le acquisisce la quota parte riferibile alle classi cedute (in proporzione al numero degli alunni come da organico di diritto SIMPI 2011/12) delle risorse di bilancio non ancora impegnate alla data del 31/8/2011; si ritiene che tale indicazione possa essere valida anche per le risorse provenienti dalle dotazioni ministeriali, in mancanza di specifiche istruzioni.
Qualora l’unificazione di plessi, sezioni staccate o sedi coordinate abbia dato luogo alla costituzione di una nuova istituzione scolastica, gli istituti cedenti, considerata l’esigenza di costituire rapidamente il fondo cassa della istituzione nascente, trasferiranno in suo favore, se richiesti in tal senso, una quota parte del fondo cassa, in ragione di quattro dodicesimi ed in proporzione al numero degli alunni ceduti, come sopra individuati; tale apporto finanziario avrà natura di mera anticipazione e dovrà essere restituito non appena pervenuti i primi finanziamenti.
Saranno invece necessariamente trasferite, in ogni caso, sia in termini di competenza che di cassa, a tutte le scuole che abbiano acquisito plessi o sezioni dall’1/9/2011, le quote dei contributi versati dagli alunni per l’anno 2011/2012.

Adempimenti a carico delle scuole che acquisiscono altra istituzione scolastica senza cambiare la propria configurazione giuridica (vedi All.3):

Nella fattispecie in esame, la scuola acquisente gestirà gli elementi attivi e passivi della scuola cessata mediante variazioni di bilancio e segnatamente nel modo seguente:
 tra le entrate, all’aggregato 06 (altre entrate)/......, sarà iscritto l’ammontare dei residui attivi + il fondo di cassa;
 in un’apposita scheda attività sarà iscritto l’ammontare dei residui passivi;
 la differenza attiva non destinata alla copertura dei residui passivi, predetti, sarà iscritta, tenuto conto della destinazione, nei pertinenti capitoli di spesa; laddove risultasse una parte di differenza attiva non finalizzata, questa può essere inserita nell’agg. Z) in attesa che l’organo collegiale competente decida sulla sua utilizzazione;
 subentrare nella gestione e firma di tutti gli atti contabili necessari alla definizione dei residui rapporti instaurati dalle scuole cessate;
Il caso in esame potrebbe riguardare la scissione di un istituto superiore o comprensivo con l’acquisizione dello stesso da parte di due istituzioni scolastiche. In tal caso uno dei due istituti di dovrà gestire gli elementi attivi e passivi della scuola cessata come sopra riportato. In assenza di norme specifiche, quest’ufficio ritiene che, salvo accordo specifico tra le due istituzioni scolastiche, si possa adottare il seguente criterio in ordine prioritario:
1) l’istituzione che potrebbe essere diretta dal dirigente scolastico della scuola cessata
2) l’istituzione scolastica che potrebbe avere il DSGA della scuola cessata
3) l’istituzione scolastica con il maggior numero di alunni iscritti per l’anno scolastico 2011/2012 proveniente dalla scuola cessata.

Finanziamenti a carico dell’U.S.R. in corso per le scuole cessate al 31/8/2011 (vedi All.2):

I fondi già assegnati con regolare comunicazione alle scuole cessate ma non ancora accreditati entro il 31.8.2011 saranno accreditati dagli UU.TT.PP. a favore delle scuole che acquisisce la sede centrale della scuola cessata, individuate per la gestione dei residui.
Il fondo cassa, i residui attivi e i residui passivi al 31/8/2011 della scuola cessata saranno integralmente trasferiti alla scuola individuata per la gestione dei residui., la quale curerà in via esclusiva le conseguenti riscossioni e pagamenti, nella previsione che le somme già assegnate alla scuola cessata saranno interamente accreditate in suo favore; resta ferma la necessità di trasferire alle scuole che abbiano assorbito plessi o sezioni staccate una quota parte dell’avanzo di amministrazione disponibile, proporzionale al numero degli alunni rilevabile dall’organico di diritto 2010-2011 presente al SIMPI, come innanzi precisato.
Con i medesimi criteri gli UU.TT.PP.. procederanno anche in relazione ad eventuali fondi non ancora assegnati da questa Direzione alla data del 31.8.2011 ma di pertinenza del periodo gennaio-agosto del corrente anno o di anni finanziari precedenti.

Patrimonio
 Il patrimonio dell’istituzione scolastica aggregante, che ingloba i beni della scuola cessata, sarà riorganizzato e gestito secondo quanto previsto dall’art.24 del D.I.44/2001.
 L’istituzione scolastica che cessa al 31/8/2011 dovrà effettuare preventivamente al trasferimento dei beni il discarico dei beni obsoleti o inservibili.
 In caso di scuole cessate o di istituzioni scolastiche che si scindono in più istituzioni, è necessario che le scuole interessate concordino il trasferimento di materiali ed attrezzature, salvaguardando per quanto possibile la specificità degli indirizzi di studio operanti in ciascuna scuola,: in caso di mancato accordo la ripartizione avverrà in base al numero degli alunni come sopra individuati.


Fondi P.O.N.
Le istruzioni sopra riportate non si applicano ai fondi relativi al P.O.N. in ordine ai quali si osserveranno le indicazioni che seguono:
 Nell’ipotesi in cui la scuola assegnataria dei fondi ceda plessi o sezioni staccate il progetto resta interamente gestito, amministrativamente e contabilmente, dalla scuola assegnataria.
 Nel caso, invece, che la scuola assegnataria dei progetti cessi al 31.8.2011, la gestione del progetto sarà trasferita al Dirigente dell’istituzione scolastica individuata per la gestione dei residui., il quale sottoporrà i progetti medesimi all’attenzione del Consiglio di Istituto che delibererà su di essi per presa d’atto e per la formale assunzione a bilancio delle iniziative.
 In entrambe le circostanze sopra accennate le attività continueranno a riguardare anche i docenti e gli alunni appartenenti alle sezioni staccate o ai plessi acquisiti da altra scuola, previa concertazione tra i dirigenti scolastici coinvolti.

Modifiche alla composizione degli ambiti territoriali dei collegi dei revisori
Si trasmette infine un prospetto (All.4) recante le modifiche apportate, in conseguenza del piano di dimensionamento, alla composizione degli ambiti scolastici interessati dalla cessazione e dalla costituzione di istituzioni scolastiche con effetto dal prossimo anno scolastico.
Sarà cura di questo Ufficio notificare al Ministero dell’Economia e delle Finanze Dip.to della Ragioneria Generale dello Stato - Ispettorato Generale di Finanza - Ufficio III le predette modifiche.
Gli istituti capofila degli ambiti interessati, porteranno a conoscenza dei revisori dei conti la presente nota, informandoli inoltre della opportunità di procedere con la massima tempestività alla formulazione dei pareri richiesti per l’approvazione dei conti consuntivi delle istituzioni cessate al 31.8.2011 e dei programmi annuali delle scuole istituite dall’1.9.2011.

E' possibile richiedere il file della nota a notiziedalmef@gmail.com

mercoledì 27 luglio 2011

Ancora bella reazione del ministro Brunetta

Accordo 26 luglio per progressioni economiche

Ricevo Sindieconomia e pubblico

Nella giornata del 26 luglio 2011 l’amministrazione del MEF ha raggiunto un accordo per il reimpiego delle somme residue dai passaggi di posizione economica derivanti dagli accordi del 26 ottobre e del 4 novembre del 2010.
Tali somme ammontano ad euro 492.461,14 e sono state generate da un eccessivo accantonamento ed in parte da posti in esubero nelle posizioni economiche di area III F2, F5 e F6, e nelle posizioni economiche di area I F2 (dove, ovviamente risultano esaurite le graduatorie).
La distribuzione di nuovi posti è stata fatta ripartendo le somme in maniera proporzionale tra le varie posizioni, a prescindere dall’area nella quale si erano generate.
All’accordo hanno aderito tutte le sigle sindacali data l’obiettiva opportunità di consentire ad un numero il più elevato possibile di colleghi di usufruire della stabilizzazione delle somme certe giacenti sul FUA.
Verranno attribuite, grazie a questo ultimo accordo, 259 posti così ripartiti:
Area III F4 n. 24;
Area III F3 n. 43;
Area II F5 n. 32;
Area II F4 n. 44;
Area II F3 n. 7;
Area II F2 n. 43;
Area I F3 n. 64.

Complessivamente i dipendenti MEF che potranno acquisire una nuova posizione economica sono 10.179.
L’amministrazione aveva dapprima proposto al tavolo una soluzione che prevedeva il riparto delle somme in relazione all’area nella quale esse si erano generate, ma che coinvolgeva un numero di colleghi inferiore (10.126).
Abbiamo dunque scelto, in coerenza con la linea sindacale che da sempre ci ha contraddistinto, di aderire alla soluzione migliore per il maggior numero di colleghi.
La dott.ssa Manno, capo delegazione di parte pubblica, ci ha poi dato assicurazione che le graduatorie saranno pubblicate entro venerdì 29 luglio ed i casi dubbi sono stati definitivamente decisi dalla commissione da lei presieduta.
Risulta poi certo il pagamento delle somme del FUA 2010 con il cedolino di agosto.
Il confronto al tavolo proseguirà di ritorno dalle ferie estive.
Colleghi noi non andiamo in ferie!
Vigileremo sulle graduatorie per evitare a tutti noi brutte sorprese, per qualunque dubbio e qualunque problematica vi invitiamo, dunque, a mettervi al più presto in contatto con la stanza sindacale, via email o telefonicamente, con riferimento ai delegati sindacali tutti.

Coordinamento Mef
Bontempo Rita – Marusic Walter


Chi desidera il file dell'accordo può richiederlo a notiziedalmef@gmail.com

martedì 26 luglio 2011

Pa trasparente, in ritardo Sud e Asl

Il Sole 24 Ore (Davide Colombo) - pag. 8

Da un paio d'anni una legge impone a ogni amministrazione di rendere note online una serie di informazioni minime.
Si parte dagli incarichi affidati a consulenti e collaboratori esterni per proseguire con gli incarichi retribuiti ai dipendenti pubblici, i distacchi, le aspettative e i permessi sindacali, le aspettative e permessi per funzioni pubbliche elettive, i nominativi dei dirigenti (curriculum vitae, retribuzioni e recapiti istituzionali) e i tassi di assenza del personale (anche se su questi ultimi non c'è obbligo).
Altre norme successive alla riforma hanno poi aggiunto una serie di altre voci da pubblicare, come i permessi ai dipendenti con carichi familiari particolari (legge 104/1992) o le auto blu di cui dispone ogni struttura.
Certo l'Italia non ha una norma ancor più ampia e analitica come il Freedom of Information Act (Foia) britannico o statunitense che, da lungo tempo e dopo un lungo rodaggio, oggi garantisce l'accesso totale ai dati delle amministrazioni; con tanto di «citizen's guide» sui siti per arrivare a trovare quel che davvero si cerca.
Ma si deve partire da qui per capire di che cosa si parla quando si parla di trasparenza della Pa nel nostro Paese.
E si deve subito aggiungere che il livello di implementazione di questa policy non è malissimo.
Circa il 65-70% delle amministrazioni (dove lavora l'85% dei dipendenti pubblici) secondo i dati raccolti dall'agenzia del ministero FormezPa, hanno partecipato fattivamente all'iniziativa.
Hanno fatto di più le amministrazioni centrali, le Regioni e i grandi comuni, rispetto alle province o i comuni minori.
E ha fatto meglio il Nord del Sud, se è vero che quel terzo di amministrazioni in ritardo nella disclosure è costituito per due terzi di amministrazioni del Mezzogiorno.
Ritardi più significativi si registrano ancora per le sedi periferiche delle amministrazioni centrali e nelle Asl.
Naturalmente per convincere migliaia di dirigenti che nelle loro incombenze ora rientra anche un obbligo di aggiornamento costante del sito web non è semplice.
Ma la velocità, per fortuna, in questi casi è data anche dal livello di utilizzo delle tecnologie Ict e dalla loro diffusione: «Cinquemila amministrazioni hanno risposto in tempi davvero brevi al monitoraggio che abbiamo fatto sulle auto blu - spiega Carlo Flamment, presidente di FormezPa - e questo ci ha consentito di mettere assieme un quadro dei veicoli in uso piuttosto completo, nonostante la complessità, sul 65% delle amministrazioni centrali».
Si dirà che la modernizzazione della Pa non passa solo per la razionalizzazione delle auto blu ma è un fatto che grazie a quel monitoraggio ora i tagli sono, perlomeno teoricamente, quantificabili.
Una Pa trasparente, naturalmente, dev'esserlo in modo ordinato e aggiornato.
E su questo fronte il faro acceso è quello della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni (Civit), istituita con la riforma.
Un'authority leggera, non paragonabile certo a strutture ben più ampie e con poteri di intervento forti come nel modello inglese, che ha già fatto i suoi primi passi nonostante le dimissioni di due dei cinque commissari.
L'ottobre scorso con una delibera sono state indicate tutte le materie per cui è previsto l'obbligo di comunicazione e che devono essere ordinate in un spazio dedicato alla trasparenza di ogni sito.
E a settembre in una nuova delibera scriverà la "top ten" dei contenuti che dovranno essere messi in maggiore evidenza e aggiornati.
«Pensiamo agli incarichi esterni - spiega il presidente Antonio Martone - di cui si potrebbero evidenziare le più onerose, o il loro rapporto percentuale con i dipendenti in organico. Oppure i tempi di pagamento di prestazioni o di erogazione di servizi che sono previsti e gli eventuali sforamenti sui termini».
Le verifiche della Civit sulle amministrazioni centrali e periferiche verranno intensificate con l'ausilio della Guardia di Finanza e per i dirigenti il mancato aggiornamento del sito web può far scattare la sanzione che riduce la parte variabile dello stipendio (art. 11 comma 9 del Dlgs 150/2009).

Tutto bene dunque? Non proprio.

Sicuramente la nuova normativa, come ha ricordato il ministro Renato Brunetta nel suo intervento su Il Sole 24 Ore di mercoledì rispondendo all'ottava proposta del nostro Manifesto per la crescita - e come osservò il senatore Pietro Ichino al momento del varo della riforma - mette la parola fine al vecchio principio secondo cui la trasparenza amministrativa vale solo in presenza «di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è richiesto l'accesso» (legge 241/1990 e Dpr 184/2006).
Ora la trasparenza è intesa come «accessibilità totale» e «livello essenziale delle prestazioni della Pa» (articolo 4; legge 15/2009).
Ma prima di far entrare a regime il nuovo sistema servirà tempo.
Che sarà tanto più corto quanto più crescerà la domanda (e la pressione) dei cittadini.
Un acceleratore, in questa prospettiva, è rappresentato dal portale www.lineamica.gov.it lanciato diversi mesi fa come ultimo atto della convergenza tra tutti i canali di comunicazione di servizio che sono offerti dalle pubbliche amministrazioni.
Un mondo, quello della Pa italiana, che sul web si declina in circa 40mila siti (molti di quelli vecchi sono stati rottamati) e un miliardo di documenti archiviati.
Per navigare in questo mare ora c'è un motore di ricerca unico, con assistenza telefonica o via chat per i cittadini meno esperti.

lunedì 25 luglio 2011

Decadenza della dirigenza pubblica

“ULTIMO APPELLO DIRETTO A CHI ANCORA HA A CUORE LE SORTI DI UN DICASTERO DEDICATO ALLA CULTURA, CHE CULTURA NON FA”

Lettera aperta al Governo della dottoressa Marina Panetta, Dirigente del ministero dei Beni culturali, pervenuta l’8 luglio 2011 –

Quando iniziai la mia carriera dirigenziale, nel lontano 2000, i dirigenti dei Beni Culturali conservavano qualche barlume di quel prestigio tradizionale – fatto di studio e di una sia pur minima educazione civica e comportamentale – che con dispiacere abbiamo visto declinare fino a oggi.
Ci si chiede: come è potuto avvenire che il dirigente di un’istituzione culturale – un museo, una biblioteca, un sito archeologico, ecc – che dovrebbe incarnare con la sua personalità, con la sua attività di studioso, con tutto il suo complesso spirituale e fisico – la dignità del patrimonio che amministra, sia tanto scaduto?
Le cause sono da ricercarsi nel degrado sociale in cui siamo immersi e che ha le sue radici nel permissivismo e nel livellamento verso il basso (degli studi e del reclutamento della classe impiegatizia e dirigenziale) promosso dalla Prima Repubblica per timore dello scontro sociale; e non starebbe a me aggiungere nulla a quanto denunciato da sociologi e opinionisti che, soprattutto negli ultimi mesi, hanno invocato la decenza e l’onestà in nome e per conto della società civile.
In sostanza, come è stato da altri richiamato, la causa è da ricercarsi nel fatto che alla PA hanno dato i loro figli migliori le famiglie borghesi fino agli anni ’70, e hanno continuato anche dopo, solo che non era più la stessa borghesia, ma una post-borghesia, o meglio un post-proletariato inurbato e scolarizzato nel dopoguerra.
Di conseguenza è stato reso più facile sia l’accesso agli studi superiori sia l’ingresso nel mondo del lavoro, segnatamente nel terziario, che in quegli anni era in gran parte rappresentato da Stato e parastato.
Questo è un ultimo appello diretto a chi ancora avesse a cuore le sorti di un dicastero dedicato alla cultura, che cultura non fa.
Delle sedi declassate e del declassamento generale.
Con la riforma del 2009 si sono ridotte le Direzioni di seconda per creare la Direzione generale per la valorizzazione, senza che nessun esponente dell’alta cultura – alludo a coloro che sono stati sempre pronti a lamentare i minimi malfunzionamenti – facesse un gemito. Con gli ultimi concorsi e con le relative assegnazioni di sede si è decapitata la dirigenza formata dai funzionari di lunga carriera – che con tutte le loro manchevolezze erano rappresentativi almeno dei loro istituti - per favorire le fulminee carriere di personaggi entrati dalla porta di servizio, avanzati per automatismi, miracolati dalle retrocessioni e accreditati quali esperti soprattutto nel rendere gli istituti redditizi per alcuni vertici chiaramente collusi e decisi a spremere le ultime risorse facendone derivare benefits per sé e per i propri “amici”.
Da manager culturale, a partire dagli anni ’80, il dirigente del MiBAC è diventato una specie di ragioniere, esperto nella spunta delle bollette e nella ricerca di espedienti per pagarle, quando per fare tutto ciò in una intera Direzione regionale basterebbe uno studio di commercialista.
Di converso il medesimo spesso è ostacolato nella sua politica culturale da rappresentanti sindacali che fraintendono la Ronchey e utilizzano le concessioni di spazi per manifestazioni unicamente per favorire i propri iscritti. Animati da invidia sociale verso il dirigente, non gli riconoscono autorità intellettuale e sono sempre pronti ad agitare la minaccia dell’art. 28 per bloccare qualunque tentativo di innovazione nell'organizzazione del lavoro, dimenticando che l’art. 28 comma 1 dello Statuto dei lavoratori difende e tutela le libertà sindacali ma non autorizza ad essere nullafacenti coloro che il sindacato protegge.

Paradossalmente a uscire rafforzati dalla Riforma Brunetta sono stati i dirigenti sopravvissuti alla ristrutturazione del Ministero, che potrebbero avere qualche problema dai sindacati solo se questi li tallonassero seriamente sul buon funzionamento delle strutture, sui risultati e sull’eventuale e conseguente danno erariale in caso di cattiva amministrazione.

Ma per far ciò i dirigenti sindacali dovrebbero finalmente cambiare. Ma lo vorranno?
Tutto lascia prevedere che sceglieranno di osteggiare i pochi dirigenti scomodi e continueranno ad appoggiare i più accomodanti.
Non lo dico io, ma l’ARAN, che pochi anni fa ha tenuto delle giornate di formazione per dirigenti pubblici e dirigenti sindacali nelle quali si dimostrava che nella PA non esisteva una parte datoriale e una parte sindacale ma che le due figure pensavano solo a farsi reciproci “favori”.
Di fatto, a causa dello scadimento etico generale e di un eccesso di protezionismo, a tutt’oggi il dirigente non può ottenere la collaborazione di un sottoposto invocando il dovere, ma solo eventualmente un piccolo aiuto non disinteressato se riesce a conquistarsi la sua simpatia.

Il dirigente è pertanto demansionato perché deve espletare da sé pratiche che il collaboratore decide di non dovere o volere svolgere. Non può ovviamente, verificare le sue condizioni di salute, quando vengano addotte per evitare lavori poco graditi; e non può non dico far licenziare un elemento che gli rema contro, ma almeno farlo trasferire ad un altro ufficio equipollente del territorio. Io aggiungo che non può nemmeno spostarlo dalla propria segreteria a una stanza più defilata della stessa sede senza essere denunciato per comportamento antisindacale.

La nequizia amministrativa dei vertici (dove direzioni generali e sindacati si amano teneramente pur fingendo di combattersi in periferia) ai danni del dirigente scomodo e isolato, si spinge fino all’annullamento delle note di biasimo e alla predisposizione di ispezioni accomodanti.

Queste considerazioni si riferiscono a tutto il sistema manageriale della PA, ma poiché chi scrive ha fatto le proprie esperienze nel settore dei Beni Culturali, ritiene che le manchevolezze siano più gravi là dove si richiederebbe l’eccellenza del sapere e della condotta. Non si crederebbe, ma è cosa assolutamente normale che i funzionari non sappiano catalogare i propri fondi, conoscano poco e male le lingue morte e ancor meno quelle straniere indispensabili per padroneggiare la letteratura professionale, e non siano capaci di scrivere una lettera burocratica senza errori.

Come ci si può meravigliare se poi la produzione scientifica è inesistente o risibile, e la promozione culturale resta a un livello parrocchiale? E, cosa ancor più grave, tra costoro vengono scelti i sostituti dei dirigenti.

Chi governa i beni Culturali in Italia dovrebbe ricordare che prepone ai musei, biblioteche, ecc. persone che prenderanno posti che sono stati ricoperti da gente come Muratori, Paciaudi, Audiffredi, Winkelmann… Fa un certo effetto, di converso, leggere sul sito del MiBAC certi nomi di Direttori o Pseudo-Direttori di fresca nomina. Intendo per Pseudo-Direttori i direttivi miracolati dalle retrocessioni, che si sono ritrovati a Dirigere istituti che sono stati declassati non perché non valevano, ma perché non dovevano più crescere: e difatti non cresceranno.

Conclusione
La vicenda che ho raccontato non è un caso isolato, ma comincia a essere un trend che spiega come un dirigente onesto possa decidersi per la pensione anticipata. Solo se si capisce il travaglio interiore dei pochi dirigenti validi che vengono additati all’odio del personale, con l’avallo di alcuni dirigenti superiori e dei vertici sindacali, perché il comportamento onesto spiazza e scompagina l’andazzo rovinoso del servizio pubblico, si arriva a capire il seguente paradosso: non chi danneggia ma chi pone riparo diventa la vittima sacrificale. In passato, i dirigenti migliori venivano incoraggiati e riconosciuti da una morale collettiva centrata sul comportamento ineccepibile. Adesso chi non si spalma sul malfunzionamento “non è dei nostri”.

Il risultato è che un elemento sano diventa controproducente e inefficiente per coloro che sull’inefficienza fanno carriera.

Se non si dà presto un segnale forte, in futuro, ammesso e non concesso che si trovino ancora dei dirigenti onesti e preparati da preporre ad un istituto, non si troveranno più dei funzionari onesti e coscienziosi disposti a supportarli.
Nessun paese si risolleva se non ha una buona classe dirigente. Questo è tanto evidente per le dittature quanto disatteso dai sistemi democratici. Infatti le prime si preoccupano di creare una nuova élite in cui arruolano i migliori cervelli, mentre la democrazia egualitaria tende e deprimere il merito per garantirsi il favore dell’elettorato.

Marina Panetta

Scelgo per la pubblicazione on line questa tra le numerosissime lettere di denuncia che mi giungono da ogni parte del comparto pubblico, anche perché considero la riqualificazione del ruolo dirigenziale come passaggio cruciale per la riqualificazione delle amministrazioni. Ai dirigenti devono essere fissati obiettivi specifici, misurabili, ragionevoli e ripetibili, collegati a tempi precisi; questi obiettivi devono essere conoscibili da chiunque; sulla base dei risultati, in riferimento a questi obiettivi, i dirigenti devono essere valutati e, in caso di grave inadempimento, anche rimossi (l’articolo 21 del testo unico sul pubblico impiego prevede anche la possibilità del licenziamento del dirigente per mancato raggiungimento degli obiettivi). Naturalmente, per poter realizzare gli obiettivi i dirigenti devono sapersi riappropriare delle proprie prerogative manageriali: anche su questa capacità essi devono essere giudicati. A tutto questo avrebbe dovuto essere orientato il nuovo sistema di trasparenza e valutazione istituito dalla legge Brunetta; ma purtroppo sappiamo come è andata a finire. (p.i.)

dal sito www.pietroichino.it

sabato 16 luglio 2011

Cartelle pazze. . . rinsavite?

Ricevo e pubblico
Coloro che hanno ricevuto le catrelle pazze non dovranno pagare l'importo indicato nelle comunicazioni né presentarsi agli sportelli dell' Agenzia delle Entrate per chiedere o fornire informazioni.
La stessa Agenzia delle Entrate provvederà ad effettuare i nuovi calcoli e invierà le nuove comunicazioni rettificate .
Tutti quelli che, essendo andati presso le agenzie hanno ottenuto già il ricalco, dovranno provvedere al pagamento dell'eventuale importo ricalcolato entro trenta giorni dalla data di consegna della comunicazione rettificata.
Seguira' cominicato ufficiale.

mercoledì 13 luglio 2011

Gli standard europei

Se li applichiamo alla politica si riducono i suoi costi.
Se li applichiamo al pubblico impiego si aumentano i nostri stipendi.


E’ veramente paradossale che, sia il popolo degli impiegati pubblici che la casta della politica, stiano parlando di riferirsi agli standard europei per adeguare i rispettivi compensi.

Sta di fatto che noi, che chiediamo l’adeguamento agli standard europei degli stipendi dei dipendenti pubblici da molto tempo, solo ora ci rendiamo conto del paradosso.

Infatti la Federazione UGL-INTESA Funzione Pubblica sta da tempo chiedendo di adeguare le retribuzioni alla media europea perché ritiene siano più bassi del 15% - 20%... Dall’altra parte in questo periodo, tra le proposte per ridurre i costi della politica, oltre la chiusura delle provincie, c’è stata quella di adeguare agli standard dei parlamentari europei le retribuzione e le prebende che percepiscono i nostri.

Un provvedimento per ridurre i costi, questo, che ci ha fatto scoprire quanto siano divaricate le retribuzioni di queste due categorie, tutt’e due dipendenti dello Stato, rispetto alla realtà europea.

Noi siamo sicuramente retribuiti al di sotto della media e i nostri politici percepiscono una quantità di soldi a vario titolo, altrettanto sicuramente, al di sopra della media europea.

Una prova concreta dell’ingiustizia sociale che regna in questo paese, una prova concreta che ci porta a respingere i provvedimenti contenuti nella manovra economica fortemente penalizzanti per il pubblico impiego.

e.mail di UIL intesa.

venerdì 8 luglio 2011

Risposta quesito su DURC per avvocati

Buongiorno, vi sarei molto grato se poteste dirmi se un avvocato deve rilasciare il durc all'ente pubblico a favore del quale ha fornito una prestazione di assistenza giudiziale.
e nel caso debba o meno rilasciarlo quale siano le motivazioni sottese.
Grazie.
Alberto

Risposta di anonimo
Per i professionisti, normalmente iscritti alle loro rispettive casse previdenziali volontarie, il DURC non può essere acquisito attraverso lo Sportello Unico Previdenziale, giacché si tratta di lavoratori autonomi
non soggetti alla gestione previdenziale dell’INPS e dell’INAIL. Per ottenere l’attestazione della loro regolarità contributiva, gli Enti Pubblici possono richiedere il rilascio di una certificazione di regolarità contributiva equipollente direttamente alle rispettive casse previdenziali di appartenenza dei professionisti, utilizzando eventualmente i moduli messi a disposizioni dalle predette casse sui loro rispettivi siti istituzionali. L’acquisizione di tale certificazione di regolarità contributiva è necessaria sia al momento della stipula del contratto, sia all’atto dei pagamenti dei relativi compensi previsti in favore del professionista. La motivazione sta nella verifica dei requisiti d'obbligo previsti, per chi contratta con la P.A., dal vigente codice dei contratti, d.lgs.n.163/2006 e ss.mm. ed int.

07 luglio 2011 14:34

varie dalla UILPA

Ricevo dall UIL PA e pubblico

CASSA SOVVENZIONI
Un dilemma che ha coinvolto un gran numero di dipendenti e che ha destato molte preoccupazioni. Questa O.S. soddisfatta in parte dell’informativa inviata dall’Amministrazione, ha richiesto, di aprire canali formali con l’Agenzia delle Entrate per provvedere all’invio cumulativo dei dati trasmessi ad oggi al personale coinvolto alla stessa Agenzia per dirimere il contenzioso per tutti, o altresì concedere a tutti gli interessati un permesso di servizio per recarsi personalmente agli uffici preposti al contenzioso per risolvere una difficoltà sicuramente non creata da loro, tutto questo bloccando le cartelle non ancora inviate.
L’Amministrazione ha preso in considerazione le proposte e cercherà di provvedere se è possibile alle richieste avanzate.

FUA 2010
L’accordo FUA 2010 siglato il 27 aprile, soltanto il 28 giugno è rientrato dagli organi di controllo. Secondo l’Amministrazione, pertanto, non si è in grado di pagare, visto l’entrata in vigore del cedolino unico, prima del mese di agosto, chiediamo però all’amministrazione competente di farsi carico, di un incombenza non spettante ma possibile, che sicuramente risolverebbe alcuni problemi economici di colleghi che con la crisi economica e il blocco dei rinnovi contrattuali si trovano in grosse difficoltà, di inserire i dati ed effettuare il pagamento nel mese luglio.

STRAORDINARI
La liquidazione degli straordinari effettuati da gennaio a maggio 2011 sono già stati elaborati ed il pagamento sarà effettuato nel mese di luglio tranne che per i dipendenti del ex Dipartimento delle Finanze che vedranno la corresponsione di tale istituto nel mese di agosto.

PROGRESSIONI ECONOMICHE
Come previsto il controllo delle oltre 11.000 domande sono state effettuate entro il mese di giugno, facciamo i complimenti ai colleghi che hanno messo il massimo impegno, restano pendenti circa 87 domande al vaglio della commissione del concorso, ed è stato assicurato, salvo complicazioni non previste, che la pubblicazione delle graduatorie sarà effettuata entro il mese di luglio. Bisogna precisare che circa 200 posti non sono stati assegnati e non appena sarà disponibile la quantificazione della somma residua sarà attivata la contrattazione per l’ampliamento delle graduatorie già esistenti. Abbiamo chiesto all’amministrazione di programmare nel prossimo futuro una serie di incontri che dovranno portare alla conclusione di un accordo per le progressioni economiche con i fondi FUA 2011.

TURNI E REPERIBILITA’
L’amministrazione ha comunicato che saranno pagati i turni e le reperibilità svolti dal mese di gennaio a marzo e soltanto per i dipendenti e uffici che erano stati autorizzati e concordati con gli accordi previsti per l’anno 2010.
Abbiamo evidenziato all’amministrazione che esiste una priorità non rinviabile nell’interesse dei lavoratori di chiudere i seguenti accordi e agevolazioni:
- Ulteriore accordo progressione economica con i fondi residui FUA 2010;
- Accordo progressioni economiche FUA 2011;
- ACCORDO CONTRATTO INTEGRATIVO (Profili professionali, Posizione Organizzative, Turni e reperibilità, etc.);
- Protocollo di intesa sulla mobilità;
- Convenzione telefonia mobile per tutti i dipendenti;

l’amministrazione si è resa disponibile rinviando la prosecuzione dell’incontro alla prossima riunione che si terrà giorno 14 luglio p.v. alle ore 10.00

giovedì 7 luglio 2011

mercoledì 6 luglio 2011

Quesito DURC

Ricevo e pubblico

Buongiorno, vi sarei molto grato se poteste dirmi se un avvocato deve rilasciare il durc all'ente pubblico a favore del quale ha fornito una prestazione di assistenza giudiziale.
e nel caso debba o meno rilasciarlo quale siano le motivazioni sottese.
Grazie.
Alberto

martedì 5 luglio 2011

Cartelle pazze

Ricevo dalla UIL PA

In questi giorni l’Agenzia delle Entrate Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti – Sezione Gestione Tributi - Ufficio Gestione Dichiarazioni sta inviando, o lo ha già fatto, ad una fascia di contribuenti specifica (dipendenti del MEF appartenenti agli ex ruoli centrali titolari di un diritto sorto con l’iscrizione alla cassa sovvenzioni centrali del MEF e chiusa nel 1998) che hanno beneficiato di una sorta di “liquidazione” della cassa con pagamento pro-capite di somme proporzionate agli anni di servizio prestati e al grado rivestito.
Il MEF con modello CUD nel 1999 ha certificato le somme erogate a tale titolo applicando la tassazione separata (trattandosi di somme erogate nell’anno ma relative ad una vita lavorativa passata) tenendo conto, appunto, dei coefficienti di calcolo all’epoca in vigore per determinare l’aliquota media del biennio precedente.
Stiamo, comunque parlando di somme erogate nel 1998. Cosa si inventa l’Agenzia delle Entrate (dopo aver raschiato il fondo del barile adesso vogliono mangiarsi anche il “barile”) presto fatto: poiché nel 2007 sono state erogate “altre indennità ” che non è dato sapere a cosa si riferiscono ma che servono “evidentemente ad agganciare” le somme erogate 13 anni fa!!! e farne un unico cumulo rideterminandone l’aliquota media pari al 41,55%???.
Tutto questo in violazione dei principi più basilari di equità e trasparenza dell’applicazione delle imposte. Ma la cosa più inquietante di tutta questa vicenda è che nel
1999 doveva essere inviato (o avrebbe dovuto farlo) il così detto modello 770 con il quale si certificava all’Agenzia quanto erogato ai singoli contribuenti e quanto applicato di IRPEF a tassazione separata.
L’epilogo di questa situazione che ha dell’inverosimile è che i dipendenti del MEF che si sono visti
arrivare la Comunicazione dall’Agenzia sono di corsa andati agli sportelli dove candidamente gli addetti, preso atto che la questione così formulata avrebbe portato solo un contenzioso all’Agenzia con risvolti imprevedibili e probabilmente con addebito anche delle spese di lite, hanno riliquidato quanto già comunicato ufficialmente nel caso in esame (2.563,30 euro) portandolo a circa 400,00 euro con “soddisfazione del contribuente ignaro che neanche quei 400,00 euro sono dovuti poiché quelle “altre indennità” richiamate nella comunicazione pari a € 354,00 sono state già tassate alla fonte dal sostituto per cui al massimo si dovrà pagare la differenza su € 354,00 applicando un’eventuale differenza di aliquota.
Detto questo la UILPA-MEF, preso atto che si sta perpetrando ai danni dei pubblici dipendenti un’ulteriore attacco per discreditare la figura del “ PUBBLICO DIPENDENTE” (come se non bastasse essere fannulloni adesso diventiamo pure “EVASORI FISCALI”), se l’Amministrazione non provvederà a risolvere la questione (come formalmente ha già comunicato di farlo vedi allegato), metterà a disposizione degli iscritti il proprio avvocato (vedi convenzione UILPA) di quanti ritengono volersene avvalere per chiedere all’Agenzia con un’istanza in autotutela di “cancellare” quanto comunicato ovvero di proporre ricorso tributario contro l’Agenzia.

lunedì 4 luglio 2011

Novità sul part time

Ricevo dalla UIL PA e pubblico

Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, il Ministro per le Pari opportunità e il Sottosegretario con delega alle Politiche per la famiglia in data 30 giugno u.s. hanno sottoscritto apposita circolare concernente la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale nel pubblico impiego e la problematica inerente la revisione dei part-time già in essere al momento dell’entrata in vigore del decreto legge n. 112/2008, convertito nella legge n. 133/2008, introdotta dall’articolo 16 della legge n. 183/2010, il c.d. “collegato lavoro”, cui molte Pubbliche Amministrazioni hanno dato corso, arrecando situazioni di notevole pregiudizio ai lavoratori obbligati al rientro a tempo pieno e determinando in tal modo l’avvio di un notevole contenzioso.

In particolare, la circolare fornisce alle Pubbliche Amministrazioni una serie di indicazioni finalizzate alla corretta interpretazione delle vigenti norme in materia, che appaiono soprattutto indirizzate ad evitare il più possibile l’insorgere di ulteriore contenzioso. Un contenzioso destinato, come abbiamo avuto più volte modo di segnalare, a inevitabili sconfitte per le Pubbliche Amministrazioni stante la più ampia cornice normativa in cui il “part time” va a collocarsi e le tutele offerte dal legislatore, anche a livello comunitario, nei confronti sia dei lavoratori in situazioni di disagio, impegnati nella cura dei figli e dei famigliari bisognosi di assistenza, sia delle esigenze di conciliazione tra vita lavorativa e vita famigliare.