martedì 7 agosto 2018

Pubblico impiego, si chiude il caos buoni pasto

Articolo di Gianni Trovati su Il Sole 24 Ore pubblicato il 3 agosto scorso


Gli uffici pubblici che sono inciampati nel caos buoni pasto per le inadempienze del Gruppo Qui! potranno ricominciare ad acquistare i ticket da lunedì prossimo, 6 agosto. A stretto giro la Consip ha riattivato la macchina, dopo la revoca della concessione a Qui!, con un interpello che ha portato al subentro da parte della francese Sodexo sia nel Lazio (lotto 3) sia nel Nord Ovest (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria: lotto 1). La soluzione ponte, elaborata insieme a Mef e Funzione pubblica, dovrebbe funzionare fino ai primi di dicembre. Mef e Palazzo Chigi senza ticket Il passaggio successivo, prima di Natale, sarà il via libera alla nuova convenzione in base all'edizione numero 8 del bando che in tutta Italia vale circa un miliardo di euro. «Un ottimo risultato», commenta la ministra della Pa Giulia Bongiorno, preoccupata per un problema che ha di fatto tolto reddito a oltre 100mila dipendenti pubblici in cinque regioni. A Roma, la questione si era infilata anche nei ministeri, fino a interessare i dipendenti delle strutture del governo su su fino al ministero dell’Economia e a Palazzo Chigi. Il buco nei conti Si chiude così nel giro di tre settimane una vicenda che a metà luglio, con la revoca ufficiale della convenzione al Gruppo Qui!, aveva fatto esplodere un bubbone che covava da mesi. La società ligure che nel 2016 aveva vinto il bando numero 7, nonostante gli ottimi conti presentati alla fine dell'anno scorso (fatturato consolidato a 560 milioni ed Ebitda in crescita del 19%), nei mesi scorsi ha iniziato a ritardare i pagamenti a ristoranti, bar e supermercati, che a loro volta hanno ovviamente cominciato a rifiutare i buoni. Di qui la revoca decisa da Consip, mentre sui conti del gruppo indaga la Procura di Genova. Per i dipendenti pubblici il problema è serio. Il colpo ai dipendenti I buoni pasto sono un diritto stabilito dai contratti nazionali per chi non ha la mensa, e per un tempo pieno valgono 140-150 euro al mese: per un dipendente di fascia bassa o con poca anzianità significa più del 10% del reddito mensile effettivo, ma vista la piramide schiacciata degli stipendi nella Pa la situazione non cambia troppo quando si sale qualche gradino nella scala gerarchica. Gli arretrati La riattivazione degli acquisti risolve il problema per il futuro, mentre per il recupero degli arretrati il compito tocca alle singole amministrazioni. Le strade, per limitare al minimo gli effetti sui bilanci pubblici, sono due: chi non ha ancora pagato a Qui! tutte le fatture per la fornitura dei buoni che poi si sono rivelati inutilizzabili può fermare i bonifici lamentando l'inadempienza, e sulla base della stessa motivazione è possibile chiedere la restituzione dei soldi già versati per un servizio che non c'è stato. A conti fatti, sarà possibile misurare il danno effettivo prodotto dalla vicenda, su cui Mef e Funzione pubblica continuano a tenere accesi i fari. Nel frattempo, sul mercato elettronico è attiva la categoria «buoni pasto», all'interno del bando «servizi», in cui dopo l'abilitazione dei fornitori sarà possibile effettuare acquisti autonomi sotto la soglia comunitaria, che si ferma a 144mila euro per i ministeri e le altre Pa centrali e arriva a 221mila euro per gli enti locali.