mercoledì 30 novembre 2011

Meglio Fortunato che ricco

Articolo di Marco Palombi pubblicato il 29 novembre scorso su Il Foglio 

Un ministro vale l`altro, ma i capi di gabinetto non li smuove nessuno Roma. 
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"Chi credete che comandi nei ministeri? Chi credete che scriva le finanziarie di Tremonti?", domandava retorico qualche tempo fa Guido Crosetto. 
Le risposte, nell`ordine, sono: i capi di gabinetto e Vincenzo Fortunato, uomo dai mille incarichi che tutti discendono, appunto, da quello di capo di gabinetto al ministero dell`Economia. Lo fu con Tremonti già nel 2001-2006, si trasferì nientemeno che alla corte di Antonio Dí Pietro nell`interludio prodiano, per poi tornare al Divo Giulio tre anni e mezzo fa e lì restare anche col bocconiano: a via XX Settembre sostengono che - tra consulenze, arbitrati e l`incarico nella Scuola superiore di economia e finanza (Ssef) - guadagni tantissimo, da cui la massima "meglio Fortunato che ricco". E` il sottopotere che s`eterna nel vuoto del potere. 
Sodale del Fortunato, per dire, è l`uomo che gestirà l`ufficio di Elsa Fornero, donna della previdenza: Francesco Tomasone, consigliere della Corte dei Conti, già prorettore della Ssef e alto dirigente al Tesoro dopo esserlo stato al ministero del Lavoro. Alla stessa schiera appartiene Mario Torsello, dal 2010 presidente di sezione del Consiglio di stato, ma prima consigliere giuridico di Giuliano Amato a Palazzo Chigi e capo dell`ufficio legislativo di Sandro Bondi: ora sarà capo di gabinetto di Corrado Passera.
Al ministero dei Beni culturali, invece, dovrebbe continuare il regno di Salvatore Nastasi, uomo dai plurimi e versatili contatti: i suoi buoni uffici, per dire, sono già parsi indispensabili a ben cinque ministri (Urbani, Buttiglione, Rutelli, Bondi e Galan) e non li hanno inficiati le paghiate di intercettazioni sulla cricca Anemone-Balducci in cui il suo nome ricorre assai spesso, cioè almeno quanto quello del collega dell`Agricoltura, l`ex Corte dei Conti Antonello Colosimo, che governerà sotto i professori come faceva col mascariato Romano. All`Ambiente, invece, Corrado Clini, che del ministero è direttore generale in aspettativa, ha richiamato Lucrezio Caro Monticelli, che oltre che un bel nome, ha pure il solito curriculum bipartisan: consigliere di stato pure lui, ex capo del legislativo col verde Ronchi, ultimamente alla corte di Maurizio Sacconi. 
D`altronde ancl a Palazzo Chigi non è cambiato granché: dio Strano resta segretario generale, consigliere diplomatico sarà l`ambasciatore Pasquale Terracciano, finora badante di Frattini, e poi c`è Antonio Catricalà. Costui, caro a Gianni Letta, fu già capo di gabinetto di almeno tre ministeri, segretario generale del governo col Cavaliere e, grazie a quest`ultimo, presidente dell`Antitrust. 
Oggi assurge al ruolo che fu del suo mentore ed è almeno plastica rappresentazione della fine di un equivoco: l`unità d`Italia è quella del sottopotere ministeriale, non il popolo ma i funzionari ne sono l`anima.

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