Nella Pubblica amministrazione risultano costanti le caratteristiche dell’impersonalità delle norme, la centralizzazione delle decisioni di vertice, l’isolamento di ogni categoria gerarchica (livellati, dirigenti, dirigenti generali), e lo sviluppo di poteri paralleli nei margini di incertezza.
L’insieme di queste caratteristiche produce in tutti noi dipendenti senso di frustrazione, di distacco, di non partecipazione, di ridotta efficienza e di rigidità.
Questo diffuso malessere si trasforma in pressioni alla dirigenza affinché prenda misure idonee ad introdurre dei cambiamenti, ma la dirigenza pubblica non ha né gli strumenti, né la cultura, né il reale potere di cambiare e quindi rinvia il problema ai livelli gerarchici superiori.
L’insieme di queste caratteristiche produce in tutti noi dipendenti senso di frustrazione, di distacco, di non partecipazione, di ridotta efficienza e di rigidità.
Questo diffuso malessere si trasforma in pressioni alla dirigenza affinché prenda misure idonee ad introdurre dei cambiamenti, ma la dirigenza pubblica non ha né gli strumenti, né la cultura, né il reale potere di cambiare e quindi rinvia il problema ai livelli gerarchici superiori.
Questi livelli (Direzione generale, ministro, governo, parlamento), investiti di un problema che conoscono in via indiretta, reagiscono con i soliti mezzi che hanno a disposizione : emanare nuove norme giuridiche.
Ma queste misure vanno nel senso esattamente opposto al cambiamento necessario (deleghe di responsabilità, iniziativa discrezionale e strumenti di azione diffusi su tutta la linea gerarchica), ne è dimostrazione lampante l’ultimo disegno di legge in discussione al Parlamento italiano in questi giorni.
Pertanto il nostro sistema burocratico, come ha teorizzato Michel Crozier, è una sorta di circolo vizioso, in cui è impossibile il cambiamento graduale in quanto risulta essere un sistema troppo rigido per adattarsi senza crisi alle trasformazioni che l’evoluzione sempre più rapida delle società industriali rende sempre più spesso necessarie.
Ma queste misure vanno nel senso esattamente opposto al cambiamento necessario (deleghe di responsabilità, iniziativa discrezionale e strumenti di azione diffusi su tutta la linea gerarchica), ne è dimostrazione lampante l’ultimo disegno di legge in discussione al Parlamento italiano in questi giorni.
Pertanto il nostro sistema burocratico, come ha teorizzato Michel Crozier, è una sorta di circolo vizioso, in cui è impossibile il cambiamento graduale in quanto risulta essere un sistema troppo rigido per adattarsi senza crisi alle trasformazioni che l’evoluzione sempre più rapida delle società industriali rende sempre più spesso necessarie.
Solo quando interviene una disfunzione talmente grave da minacciare la vita stessa dell’organizzazione, e alla quale le procedure tradizionali non possono far fronte, il sistema allora entra in crisi.
A causa di questa crisi, secondo Cruzier, il vertice sprigiona tutto il suo potere, operando un mutamento universale dall’alto verso il basso; le decisioni prese interessano ogni livello e ogni settore, anche quelli non colpiti dalla disfunzione. La crisi è il solo mezzo per gli adattamenti necessari e per lo sviluppo del sistema.
Credo che questo sia il momento di una salutare crisi
PS: lo studio mi ha dato alla testa vero?
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