È una filastrocca. Il decreto legge sulla spending review dice che le amministrazioni pubbliche devono tagliare del 20 per cento l’organico dei dirigenti e del 10 per cento gli altri dipendenti.
Ma rispetto a quali numeri di partenza si fanno i tagli? Rispetto agli organici risultanti dall’applicazione “del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138”. E che cosa diceva il decreto 138? Che bisognava tagliare gli organici “in misura non inferiore al 10 per cento di quelli risultanti a seguito dell’applicazione del decreto legge n. 194 del 2009”. E che cosa diceva il decreto 194? Di tagliare gli organici del 10 per cento rispetto alle dotazioni risultanti dalla legge 133 del 2008. E che cosa diceva la legge 133? Di tagliare gli organici del 20 per cento per i dirigenti e del 10 per cento per i non dirigenti.
In tutto i dipendenti pubblici sono alcuni milioni, ma dalla spending review si tengono fuori scuola e sanità.
Alla fine il taglio riguarda 100-120 mila persone, dipendenti dei ministeri e di Inps e Inail. Con precisione non possiamo dire di quanti lavoratori parliamo perché lo Stato italiano non sa quanti stipendi paga ogni mese. Lo stesso ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, dice che il taglio riguarderà “6-7mila dipendenti”: le sue stime hanno un’appossimazione del 15 per cento in più o in meno.
Il decreto 138 diceva che i tagli di personale andavano fatti entro il 31 marzo, quindi chi non ha attuato le norme di Brunetta è stato proprio il severo governo dei tecnici. Che adesso rimedia con il noto sadismo di Bondi, che risparmia 10 milioni di euro tagliando l’importo dei ticket restaurant. E introducendo nel decreto un gioco di prestigio che preoccupa i sindacati: se il taglio va fatto su organici già tagliati del 10 per cento in base al precedente decreto (così dice il testo pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale) la riduzione dovrà essere non del dieci ma del 20 per cento. “Spero proprio che non abbiano idee del genere, comunque non glielo consentiremmo”, commenta Rossana Dettori, segretario della Funzione pubblica Cgil.
I 10-12 mila esuberi annunciati da Patroni Griffi andranno in pensione, visto che per loro è prevista una deroga alla riforma Fornero fino a tutto il 2014, con prevedibile strascico di contenzioso: perché all’esodato viene rinviata retroattivamente la pensione e allo statale no? Visto che le pensioni le paga lo Stato, il risparmio non andrà oltre i 200-250 milioni di euro all’anno. E per tutto sarà guerra. Non solo con i sindacati. Il governo potrà tagliare meno del 10 per cento qualche amministrazione, compensando con tagli superiori in altri settori. Quindi ogni ministro andrà a chiedere lo sconto a danno di un collega. Finirà in una rissa, o in un suk o in nulla.
E nel frattempo, a dimostrazione che il severo Bondi non fa paura, nonostante il decreto della scorsa estate di Brunetta vietasse ogni tipo di assunzione pubblica fino a quando non si tagliava il personale, è stato appena bandito un bel concorso per 26 nuovi dirigenti statali, quattro dei quali da destinarsi a Palazzo Chigi e sette al ministero dell’Economia. Le due roccheforti della lotta agli sprechi.
Articolo di Giorgio Meletti pubblicato su Il Fatto Quotidiano, 8 Luglio 2012
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