Riporto l'articolo di Giuseppe Pisauro pubblicato ieri su http://www.lavoce.info/ .
La riduzione dell'assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche qualora il calo di assenze alla fine risultasse molto inferiore a quanto indicato dallo stesso dicastero. Per questo la polemica tra l'Espresso e il ministero appare stucchevole. Più importante sarebbe discutere come limitare l'assenteismo senza ricorrere a strumenti di contrasto draconiani. E come far sì che il ridimensionamento del fenomeno si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico.
La riduzione dell'assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche qualora il calo di assenze alla fine risultasse molto inferiore a quanto indicato dallo stesso dicastero. Per questo la polemica tra l'Espresso e il ministero appare stucchevole. Più importante sarebbe discutere come limitare l'assenteismo senza ricorrere a strumenti di contrasto draconiani. E come far sì che il ridimensionamento del fenomeno si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico.
...omissis....
Cosa dire in conclusione? Nel pubblico impiego, l'assenteismo è tradizionalmente più alto che nel settore privato. È un malcostume.
Combattendolo con sistemi draconiani, e certamente discutibili, l'assenteismo si riduce. Di quanto? Per ora non lo sappiamo con certezza.
Naturalmente, la riduzione dell’assenteismo di per sé non migliora la produttività degli impiegati pubblici, né la qualità dei servizi. Ma è difficile non essere d’accordo sul fatto che riportare l’assenteismo a livelli fisiologici sia un pre-requisito per un recupero di efficienza nella pubblica amministrazione. Insomma, va riconosciuto che è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche se la riduzione fosse molto inferiore a quanto si rileva sulla base del monitoraggio del ministero. Non fosse altro perché è stato riportato alla ribalta un fenomeno negativo con il quale ormai ci eravamo abituati a convivere. Naturalmente è importante valutare esattamente la dimensione dei risultati ottenuti con gli strumenti fin qui utilizzati. Ma è una questione secondaria rispetto ad altre che sembrano più importanti:
1) è possibile ridurre l’assenteismo nel settore pubblico senza ricorrere a strumenti di contrasto con aspetti “odiosi”?
2) come si garantisce che la riduzione dell’assenteismo si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico?
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L'obiettivo non è combattere l'assenteismo ma migliorare l'efficienza e l'efficacia della P.A.
Perché il dipendente pubblico si assenta in misura maggiore dei colleghi privati?
L'assenteismo non è la causa ma è l'effetto di una pubblica amministrazione disorganizzata, dove non vige il merito ma solo le amicizie, si moltiplicano le poltrone dei dirigenti (molte volte incapaci) e vengono mortificati i dipendenti. In un ufficio dove viene premiato chi lavora meno e chi dà più problemi è quasi naturale l'aumentare dell'assenteismo. Proviamo per una volta a colpire il male alla radice e non con politiche demagogiche per cercare il consenso. Le leggi ci sono e applichiamole: obiettivi, premi, carriera, merito......e come di incanto le mele buone emargineranno le mele cattive e finalmente la nostra P.A. potrà confrontarsi con il resto d'Europa.
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Per leggere l'articolo completo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001281.html
Nel link soprascritto sarà possibile visionare anche i commenti tra cui il più interessante e condivisibile è quello lasciato da Chiara Fabbri che riporto:
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Il provvedimento del Ministro Brunetta, che mi delude non vedere stigmatizzato da osservatori accorti come voi, si inserisce in una deplorevole strategia legislativa volta esclusivamente all'effetto annuncio e non ad affrontare seriamente la problematica di cui solo asseritamente si interessa. L'assenteismo nel settore pubblico è innanzitutto sentito da chi, come me, ci lavora e subisce i comportamenti fraudolenti dei cosiddetti "fannulloni", che si riflettono nell'aumento del carico di lavoro di chi, come me e tantissimi altri, lavora duramente e con grande sacrificio personale al servizio del Paese. Se il Ministro Brunetta avesse avuto intenzione di affrontare seriamente il deplorevole fenomeno, avrebbe potuto avvalersi degli strumenti già presenti nell'ordinamento, assolutamente adeguati ed efficaci ma, purtroppo, privi dell'effetto annuncio tanto caro ai politici. I comportamenti stigmatizzati dal Ministro costituiscono infatti violazioni passibili di sanzioni disciplinari fino al licenziamento e presupposto di reati già previsti (falso, peculato etc.). Il Ministro preferisce insultare e non affrontare realmente i problemi, così almeno la stampa lo cita.
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