Un'operazione in "naftalina". Eppure doveva essere uno dei fiori all'occhiello della spending review. La riorganizzazione del personale della pubblica amministrazione, con l'avvio di un piano di tagli e conseguente gestione delle "eccedenze"(ricollocazione, prepensionamenti e mobilità), non sta procedendo secondo la tabella di marcia fissata originariamente dal Governo. E corre il pericolo di subire una sorta di congelamento pre-elettorale.
Basti pensare che il Dpcm sui primi 4.028 esuberi, trasmesso il 13 novembre scorso dal ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, al ministero dell'Economia per il necessario concerto, oltre a non essere ancora operativo non risulta neppure formalmente varato. La lentezza nella fase attuativa del primo adempimento previsto dalla spending review per gli statali rischia di avere una ricaduta negativa su tutta l'operazione di riordino.
Complessivamente la prima fase del processo di riorganizzazione delle piante organiche dovrebbe produrre, secondo le stime fomite il 5 dicembre scorso dal ministro Patroni Griffi in un'audizione alla Camera, 7.416 eccedenze. Un'operazione che, sulla base della tabella di marcia originaria, si dovrebbe sostanzialmente concludere entro il mese di settembre di quest'anno.
Ma la lentezza con cui si sta marciando verso la prima tappa rischia seriamente di dilatare i tempi. Il Dpcm iniziale, tra l'altro, riguarda più della metà delle eccedenze ipotizzate per la prima fase di riorganizzazione: oltre 4.000 esuberi che emergono dal monitoraggio condotto nelle scorse settimane dai tecnici di palazzo Vidoni.
Ad essere coinvolte sono 50 amministrazioni. A cominciare da 9 ministeri: Difesa (per il solo comparto del personale civile), Sviluppo economico, Politiche agricole, Ambiente, Infrastrutture e trasporti, Lavoro, Istruzione e Università, Beni culturali e Salute. Nel lungo elenco anche 21 enti di ricerca (compresi Enea, Asi, Cnr e Istat) e 20 enti pubblici non economici, a partire dall'Inail.
Nessun commento:
Posta un commento