martedì 19 maggio 2009

Brunetta e la valutazione dei dipendenti

Ricevo e pubblico una sintesi della comunicazione della RdB

Il Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009 ha approvato, su proposta del Ministro Renato Brunetta, lo schema del decreto legislativo che dà attuazione alla delega contenuta nella legge n.15 del 2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni.
Il punto centrale della "rivoluzione", è
l'attribuzione selettiva degli incentivi economici e di carriera, in modo da premiare i più capaci e i meritevoli.
Nel testo approvato al Consiglio dei Ministri sono previste le nuove modalità attraverso le quali i lavoratori percepiranno il salario accessorio e potranno effettuare i passaggi di livello.
Siamo di fronte alla meritocrazia spinta all’ennesima potenza, in stretta continuità con i contenuti del Memorandum siglato da CGIL, CISL e UIL: solo il 25% dei lavoratori potrà percepire l’intero salario accessorio legato alla produttività, mentre il 50% potrà percepirne solo la metà e, il restante 25%, dovrà essere penalizzato completamente non percependo, quindi, niente.
Tutto questo sulla base della valutazione della dirigenza.
Coloro i quali si troveranno per almeno tre anni nella fascia privilegiata, quella dei “bravi”, avranno una corsia preferenziale per poter effettuare i passaggi di livello. Si mettono in stretto collegamento, quindi, salario accessorio e progressioni verticali tutto, ribadiamo, sulla base esclusiva della valutazione della dirigenza.
Non ci vuole molto sforzo di immaginazione per prevedere cosa succederà negli uffici pubblici se il testo del decreto non verrà modificato, eliminando e non attenuando, come qualche organo di stampa ipotizza, questo ennesimo attacco ai lavoratori.
Assisteremo alle notti dei lunghi coltelli tra colleghi, in una logica sperimentata del “divide et impera” che, alla faccia del lavoro di squadra tanto decantato nei sacri testi dell’organizzazione del lavoro fino a poco tempo fa, metterà l’un contro l’altro armato, creando non solo malcontento e rabbia tra i lavoratori ma, anche, inevitabili ripercussioni sulla produttività e sull’organizzazione del lavoro, tanto da far già preoccupare più di qualche amministrazione.
E’ di questo che ha bisogno la Pubblica Amministrazione per essere in grado di dare risposte sempre più adeguate all’utenza?
E nessuno si illuda di essere meritevole, senza possibilità di dubbio, di posizionarsi nella fascia degli eletti: il clientelismo e il favoritismo la faranno da padroni, così come è stato ampiamente dimostrato da “prove tecniche di trasmissione” che sono state già sperimentate in alcune Amministrazioni, anche negli anni passati.

Il testo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì scorso, infatti, prevede l’abrogazione delle famigerate fasce orarie previste dalla 133, unica nota positiva di un decreto che non lascia più alcun dubbio sull’intenzione di smantellare definitivamente la pubblica amministrazione e, persino, impedire lo svolgimento delle elezioni delle RSU nel Pubblico Impiego con la scusa del loro adeguamento al nuovo modello contrattuale.
Se un’operazione di questo genere dovesse passare, non solo i lavoratori, soprattutto quelli delle qualifiche più basse, si troverebbero a dover fare i conti, seriamente, con il problema della fine del mese, ma si creerebbero tutte le condizioni per far passare ulteriori operazioni di esternalizzazioni, privatizzazioni, chiusura degli uffici e mobilità coatta.
Per questo è necessario non farsi abbindolare dallo specchietto per le allodole della meritocrazia; per questo bisogna reagire immediatamente nei posti di lavoro, utilizzando tutti gli strumenti di lotta a disposizione dei lavoratori per rispedire al mittente le aberrazioni contenute nel decreto.
Solo una ferma mobilitazione dei lavoratori è in grado di respingere questo ennesimo attacco!
L'8 maggio 2009, i lavoratori del MEF hanno già dato una prima concreta risposta.

A mio parere, invece, la strada della valutazione è quella giusta.

La politica dell ministro Brunetta non mi piace e credo che le sue iniziative siano solo slogan elettorali ma condivido la necessità di introdurre la meritocrazia nella P.A. anche perché mi sono stancato di essere trattato (economicamente e ai fini della carriera) nello stesso modo di colleghi che non fanno nulla. Se sono bravo e mi impegno premiatemi se no mandatemi via!!

E' ovvio che ci saranno delle storture, soprattutto all'inizio, ma il sindacato dovrebbe vigilare e non mirare al livellamento verso il basso della qualità dei dipendenti pubblici. Vorrei proposte non proteste.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che non mi piace di questa proposta è che si è stabilito a priori che in ogni ufficio 1 è bravo 2 lavoricchiano e 1 non fa niente. vorrei che fossero fissati x tutti degli obiettivi chiari da raggiungere e che questi siano valutabili senza la discrezionalità (umore!) dei dirigenti.

autore ha detto...

caro anonimo delle 8.45, non hai tutti i torti. I dubbi sulla proposta Brunetta sono molti. Forse sarebbe più giusto un periodo di prova per far rodare il sistema e apportare le opportune correzioni. infine credo che togliere completamente il Fua ad 1/4 del personale sia ingiusto, in particolar modo se non si prevedono meccanismi che evitino sopprusi. grazie per il commento.