mercoledì 27 maggio 2009

anagrafe delle prestazioni per le scuole

Il 20 maggio scorso è stata emanata dalla Ragioneria Generale la circolare n. 20 relativamente all'anagrafe delle prestazioni per l'anno 2008.
I colleghi devono fare attenzione in quanto l'adempimento che dovrebbe riguardare solo le scuole da quest'anno coinvolge anche noi revisori.
Infatti, l'articolo 53, comma 11, del Decreto Legislativo 165/2001 stabilisce che entro il 30 aprile di ciascun anno, i soggetti pubblici o privati che erogano compensi a dipendenti pubblici per gli incarichi di cui al comma 6 sono tenuti a dare comunicazione all'amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi dei compensi erogati nell'anno precedente.
La RGS, considerato che la norma veniva regolarmente disattesa dagli istituti scolastici ha pensato bene di scaricare la patate bollente a noi. Come?
Entro il 30 maggio dobbiamo compilare e inviare all'IGF - ufficio III una scheda con allegata la copia della comunicazione della scuola!!
Detta comunicazione, a cura del soggetto erogatore dei compensi, dovrà contenere i seguenti elementi:
§ Dati anagrafici del soggetto a favore dei quali è stato erogato il compenso;
§ Durata dell’incarico (data inizio e fine incarico);
§ Compenso annuo lordo previsto;
§ Compenso lordo erogato nell’anno di riferimento.

La documentazione potrà essere trasmessa allo scrivente Ufficio:
§ per posta ordinaria al seguente indirizzo:
Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato
I.G.F. - Ufficio III
Via XX Settembre, 97 – 00187 Roma;
§ con fax al seguente numero 06/47613652;
§ consegnata a mano: stanza 3513 scala C) terzo piano.
Il mancato inoltro di quanto richiesto potrà essere oggetto di valutazione per il successivo rinnovo dell’incarico (ma tieniti pure gli incarichi!).
Colleghi, mano alle mail e al telefono per avvertire le scuole (ma non potevano fare una circolare per le scuole?!).

calendario prova orale

Per fortuna l'impedimento di uno dei commissari era temporaneo e il nostro dipartimento ha subito pubblicato il nuovo calendario della prova orale del concorso da dirigenti.
Almeno i nostri colleghi avranno qualche certezza.

Calendario al link

martedì 26 maggio 2009

Rinvio prova orale concorso

Incredibile! Se qualcuno aveva dei dubbi sulle stranezze di questo concorso leggete il recente comunicato del Dipartimento della RGS:

A causa del sopravvenuto impedimento di un componente della commissione d’esame, le prove orali del concorso pubblico, per titoli ed esami, a 40 posti di dirigente di seconda fascia, subiranno un rinvio.
Sono, pertanto, rinviate tutte le prove già previste nelle seguenti date: 25/5/2009, 26/5/2009, 28/5/2009, 1/6/2009, 3/6/2009, 4/6/2009, e comunicate con il precedente avviso.
Le nuove date saranno tempestivamente comunicate non appena sarà formulato il nuovo calendario.
-
Tutta la mia solidarietà ai candidati!!

Soppressione della soppressione

Ricevo dalla Rdb e pubblico

Con 135 voti a favore, 90 astenuti e nessun voto contrario il Senato ha approvato il 21 maggio 2009, la conversione in legge del decreto n. 39, recante "interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile" (il testo integrale del ddl 1534 è pubblicato sul sito web www.rdbtesoro.it).
Il provvedimento passa, ora, all'esame della Camera dei Deputati per il definitivo via libera.Il testo è stato approvato, in prima lettura, con una serie importanti novità tra le quali la SOPPRESSIONE dell'art. 12, comma 2 che prevedeva la revisione delle sedi periferiche del Ministero dell'Economia e delle Finanze sul territorio.
L'art. 12, comma 2 era stato inserito nello "speciali giochi" a sua volta incluso nel decreto Abruzzo approvato dal Consiglio dei Ministri n. 46 del 29 aprile 2009: alla stregua di un BINGO, all'interno dell'articolato "Norme di carattere fiscale in materia di giochi", era stato inserito anche la soppressione delle sedi del MEF.
Quindi, nella sala giochi, dove lo scopo è quello di annullare, a mano a mano che vengono estratti, i numeri riportati sulla cartella, questa volta è scomparso l'art. 12, comma 2.

venerdì 22 maggio 2009

Ruolo unico Mef

Finalmente è stato pubblicato il ruolo unico del MEF al primo gennaio 2009 al link
http://www.tesoro.it/documenti/open.asp?idd=21322

Il dirigente pubblico in cerca di ruolo

di Nadia Carboni su Lavoce.info
Il decreto attuativo della cosiddetta “legge Brunetta” conferma, nella versione abbozzata, le carenze e le lacune a livello normativo e attuativo in tema di dirigenza già riscontrate nel disegno di legge votato dal Senato il 25 febbraio 2009.
Una riforma capace di incidere in maniera significativa sul sistema della dirigenza pubblica necessita, a nostro avviso, di un riordino organico e coerente della disciplina, che parta in primo luogo dalla revisione dello status e delle funzioni della dirigenza, elementi del tutto trascurati dalla proposta di legge.
STATUS E FUNZIONI DELLA DIRIGENZA
Nella disciplina di riassetto della dirigenza viene riaffermato il principio, chiaramente ispirato alla filosofia del New Public Management, della comparazione ai criteri, agli standard e alle procedure del settore privato, quale benchmark per il conseguimento dell’ottimizzazione del lavoro pubblico.
Proprio nell’ambito del confronto con il privato si pone il primo vero problema, irrisolto, della riforma della dirigenza: la mancanza di una definizione corretta e rivista di “dirigente” oggi.
Alla luce di un ventennio di riforme che, in maniera più o meno riuscita, hanno avvicinato il profilo del dirigente pubblico al dirigente di azienda, è inevitabile rivedere e attualizzare i contenuti della definizione di “dirigente” sia sul piano funzionale che strutturale.
Prima di procedere con qualsiasi intento propositivo e attuativo di riforma, bisognerebbe interrogarsi sul significato di management nel settore pubblico: ad esempio, cosa significa essere manager nella pubblica amministrazione?
Di quali poteri e di quale grado di autonomia dispongono i dirigenti pubblici nella gestione delle risorse umane, nella predisposizione e nell’utilizzo delle risorse finanziarie?
La responsabilizzazione dei dirigenti che ritorna imperativa in ogni tentativo di riforma richiede di essere accompagnata da un parallelo processo di autonomizzazione della funzione dirigenziale. Se si vuole attribuire al dirigente il ruolo di cardine della manovra di miglioramento della pubblica amministrazione, va reso il più possibile autonomo nell’uso delle risorse umane e finanziarie. Allo stesso tempo, ogni azione di sistema (i monitoraggi sui costi, le operazioni di trasparenza, gli organismi centrali sulla valutazione) dovrebbe essere pensata in termini di sostegno a questo ruolo, e non di penalizzazione.
La valorizzazione di un management pubblico moderno va senza dubbio ricollegata alla possibilità di esercitare poteri gestionali e di direzione effettivi, così come al riconoscimento di una autonoma sfera di intervento.
Inoltre, la nuova legge non opera alcuna distinzione a seconda della tipologia e della qualità degli uffici assegnati e dei compiti affidati ai dirigenti, così come tale differenziazione non è riscontrabile nella normativa finora vigente.Insomma, senza una definizione precisa e puntuale di “dirigente”, qualsiasi operazione per di fissare gli obiettivi e la conseguente valutazione dei risultati rischia, a nostro parere, di restare disattesa.
LA RELAZIONE TRA POLITICA E AMMINISTRAZIONE
Strettamente legata alla precedente problematica, è la vexata quaestio della relazione tra politica e amministrazione. Nonostante il disegno di legge esprima la necessità di regolare il rapporto tra organi di governo e dirigenti apicali delle amministrazioni, di fatto il trade off tra autonomia burocratica e controllo politico non trova ancora soluzione (o meglio equilibrio).
A questo proposito andrebbe riconosciuto e affrontato il problema dell’area di fiduciarietà che, nei fatti, separa i vertici della politica da quelli dell’amministrazione.
Detto in altri termini, la disciplina della dirigenza dovrebbe distinguere tra coloro che, di nomina fiduciaria, ricoprono un ruolo di “filtro” o “intermediazione” tra la volontà politica e la cura dell’amministrazione, sull’esempio dei political appointees americani o dei directeurs de cabinet francesi, contribuendo all’attuazione dell’indirizzo politico – condizione alla base di una amministrazione responsabile (accountable) e ricettiva (responsive) nei confronti degli elettori –; e coloro che, invece, sono preposti in posizione apicale alla gestione dell’amministrazione, secondo il modello della separazione. Tale distinzione permetterebbe di chiarire inoltre il ruolo e le funzioni del personale che presiede gli uffici di gabinetto del ministro rispetto a coloro i quali ricoprono una posizione di snodo tra politica e amministrazione, come i segretari generali e i capi di dipartimento nei ministeri.
La riforma Brunetta offra nel suo complesso alcuni spunti da cui formulare proposte per un percorso di rinnovamento in grado di rilanciare il ruolo e le funzioni delle pubbliche amministrazioni.
Ma rimane la convinzione che non sia possibile alcuna riforma stabile e incisiva del settore pubblico, se non si parte da un coraggioso ripensamento della sua dirigenza.

giovedì 21 maggio 2009

Conti dormienti

E' stato pubblicato sul sito internet del ministero dell'Economia il nuovo elenco dei rapporti non movimentati per almeno dieci anni e caduti "in sonno" dal 17 agosto del 2007 alla fine dello scorso anno.
Si tratta di 35.426 rapporti (sia nominativi sia al portatore), che valgono più di 47 milioni.

martedì 19 maggio 2009

Brunetta e la valutazione dei dipendenti

Ricevo e pubblico una sintesi della comunicazione della RdB

Il Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009 ha approvato, su proposta del Ministro Renato Brunetta, lo schema del decreto legislativo che dà attuazione alla delega contenuta nella legge n.15 del 2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni.
Il punto centrale della "rivoluzione", è
l'attribuzione selettiva degli incentivi economici e di carriera, in modo da premiare i più capaci e i meritevoli.
Nel testo approvato al Consiglio dei Ministri sono previste le nuove modalità attraverso le quali i lavoratori percepiranno il salario accessorio e potranno effettuare i passaggi di livello.
Siamo di fronte alla meritocrazia spinta all’ennesima potenza, in stretta continuità con i contenuti del Memorandum siglato da CGIL, CISL e UIL: solo il 25% dei lavoratori potrà percepire l’intero salario accessorio legato alla produttività, mentre il 50% potrà percepirne solo la metà e, il restante 25%, dovrà essere penalizzato completamente non percependo, quindi, niente.
Tutto questo sulla base della valutazione della dirigenza.
Coloro i quali si troveranno per almeno tre anni nella fascia privilegiata, quella dei “bravi”, avranno una corsia preferenziale per poter effettuare i passaggi di livello. Si mettono in stretto collegamento, quindi, salario accessorio e progressioni verticali tutto, ribadiamo, sulla base esclusiva della valutazione della dirigenza.
Non ci vuole molto sforzo di immaginazione per prevedere cosa succederà negli uffici pubblici se il testo del decreto non verrà modificato, eliminando e non attenuando, come qualche organo di stampa ipotizza, questo ennesimo attacco ai lavoratori.
Assisteremo alle notti dei lunghi coltelli tra colleghi, in una logica sperimentata del “divide et impera” che, alla faccia del lavoro di squadra tanto decantato nei sacri testi dell’organizzazione del lavoro fino a poco tempo fa, metterà l’un contro l’altro armato, creando non solo malcontento e rabbia tra i lavoratori ma, anche, inevitabili ripercussioni sulla produttività e sull’organizzazione del lavoro, tanto da far già preoccupare più di qualche amministrazione.
E’ di questo che ha bisogno la Pubblica Amministrazione per essere in grado di dare risposte sempre più adeguate all’utenza?
E nessuno si illuda di essere meritevole, senza possibilità di dubbio, di posizionarsi nella fascia degli eletti: il clientelismo e il favoritismo la faranno da padroni, così come è stato ampiamente dimostrato da “prove tecniche di trasmissione” che sono state già sperimentate in alcune Amministrazioni, anche negli anni passati.

Il testo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì scorso, infatti, prevede l’abrogazione delle famigerate fasce orarie previste dalla 133, unica nota positiva di un decreto che non lascia più alcun dubbio sull’intenzione di smantellare definitivamente la pubblica amministrazione e, persino, impedire lo svolgimento delle elezioni delle RSU nel Pubblico Impiego con la scusa del loro adeguamento al nuovo modello contrattuale.
Se un’operazione di questo genere dovesse passare, non solo i lavoratori, soprattutto quelli delle qualifiche più basse, si troverebbero a dover fare i conti, seriamente, con il problema della fine del mese, ma si creerebbero tutte le condizioni per far passare ulteriori operazioni di esternalizzazioni, privatizzazioni, chiusura degli uffici e mobilità coatta.
Per questo è necessario non farsi abbindolare dallo specchietto per le allodole della meritocrazia; per questo bisogna reagire immediatamente nei posti di lavoro, utilizzando tutti gli strumenti di lotta a disposizione dei lavoratori per rispedire al mittente le aberrazioni contenute nel decreto.
Solo una ferma mobilitazione dei lavoratori è in grado di respingere questo ennesimo attacco!
L'8 maggio 2009, i lavoratori del MEF hanno già dato una prima concreta risposta.

A mio parere, invece, la strada della valutazione è quella giusta.

La politica dell ministro Brunetta non mi piace e credo che le sue iniziative siano solo slogan elettorali ma condivido la necessità di introdurre la meritocrazia nella P.A. anche perché mi sono stancato di essere trattato (economicamente e ai fini della carriera) nello stesso modo di colleghi che non fanno nulla. Se sono bravo e mi impegno premiatemi se no mandatemi via!!

E' ovvio che ci saranno delle storture, soprattutto all'inizio, ma il sindacato dovrebbe vigilare e non mirare al livellamento verso il basso della qualità dei dipendenti pubblici. Vorrei proposte non proteste.

lunedì 18 maggio 2009

documento unico di regolarità aministrativa per spese di modesto importo

Una Ragioneria Territoriale ha posto un quesito circa l'obbligatorietà o meno della presentazione del documento unico di regolarità contributiva (articolo 1, comma 1176 della legge 296/2006) per pagamenti di modesto importo per i quali non si configura una procedura assimilabile alle gare d'appalto.
Il problema sorge dalla lettura del decreto del ministero del Lavoro del 24 ottobre 2007 che estendeva l'obbligo di dimostrare la regolarità delle posizioni contributive e previdenziali anche alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi.
L'ufficio XIV dell'IGF, investito della questione, ritiene che nei contratti di forniture e servizi stipulati con la P.A., il contraente abbia l'onere di mostrare la propria regolarità contributiva, a prescindere dall'importo della spesa e dalla circostanza che scelta sia avvenuta tramite procedura aperta, ristretta o negoziata, con o senza bando di gara.
Per quanto riguarda gli acquisti mediante ricorso al mercato elettronico, trattandosi di fornitori selezionati dalla Consip spa in regime di convenzione, l'esibizione della relativa certificazione può ritenersi superflua, dovendosi ritenere che detta Società abbia già provveduto in merito.
Fermo restando quanto sopra, l'IGF, esprime l'avviso che qualora si tratti di forniture di modesto importo, nello spirito di snellimento dell'azione amministrativa, possa essere concessa la facoltà, ai soggetti contraenti con la P.A., di produrre una dichiarazione sostitutiva ai sensi dell'art. 46, comma 1 , lett. P, del DPR n. 445/2000.
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PS: Per chi volesse una copia della nota n. 51304 del 7/05/2009 dell' ufficio XIV dell'IGF può chiedermelo inviando una mail a notiziedalmef@gmail.com

venerdì 15 maggio 2009

Congedi parentali al padre se la mamma è casalinga

Sì al riconoscimento del diritto a fruire dei congedi di paternità per il lavoratore padre anche nell'ipotesi in cui la madre svolga lavoro casalingo.
Lo ha chiarito la Direzione generale per la tutela delle condizioni di lavoro del ministero del Welfare, con la nota 12 maggio 2009 n. prot. 8494.
La nota richiama una pronuncia del Consiglio di Stato, sezione VI, del 9 settembre 2008 n. 4293, favorevole a ricomprendere nella fattispecie di “madre non lavoratrice dipendente” anche la lavoratrice casalinga.
Viene inoltre richiamato il fatto che “numerosi settori dell'ordinamento considerano la figura della casalinga come lavoratrice”.
In ultimo, si cita una pronuncia della Corte di cassazione, sezione III, del 20 ottobre 2005 n. 20324 che, nell'affrontare un danno da perdita della capacità di lavoro, ha espressamente affermato: “in numerosi ambiti ordinamentali la casalinga è considerata come lavoratrice, tale interpretazione risultando aderente alla ratio legis di garantire al lavoratore la cura del neonato in tutte le ipotesi in cui l'altro genitore sia impegnato in attività lavorative che lo distolgano dall'assolvimento di tale compito”.

da Ilsole24ore.com

giovedì 14 maggio 2009

in calo le assenze per malattia

Il Sole 24ore.com ha pubblicato un'articolo di Arturo Bianco, consulente Ancitel, relativo alla diminuzione delle assenze nella Pubblica amministrazione.
L'autore sottolinea come nel corso dell'ultimo anno vi è stata una forte diminuzione delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici (35,9% marzo 2008- marzo 2009).
Nell'analisi si deve tener conto che:
1. il numero delle pubbliche amministrazioni che hanno fornito i dati è assai elevato;
2. il dato relativo al mese di marzo è depurato dal fatto che nel 2009 il numero dei giorni lavorativi è stato inferiore rispetto allo scorso anno;
3. gli esiti dell'indagine non comprendono i dati dei comparti Scuola, Università e Sicurezza.
Per quanto riguarda gli andamenti mensili di tale fenomeno nell'articolo viene riportato che la riduzione ha ormai raggiunto un andamento sostanzialmente consolidato e che le assenze per malattia di durata superiore a 10 giorni sono anch'esse calate, in misura assai rilevante peraltro: nel mese di marzo il calo è stato pari al 36,2% (se non si tiene conto del minore numero di giorni lavorati tale calo è del 30,1%).

Per saperne di più www.pubblicoimpiego.ilsole24ore.com

mercoledì 13 maggio 2009

Se Tremonti lasciasse?



Interessante articolo pubblicato oggi su Dagospia.com di cui riporto una sintesi.

Secondo l'autore "Papi-Silvio" sarebbe triste, terribilmente triste e incazzato.
In cima alla sua lista nera ci sarebbe il nostro Giulietto Tremonti.

In queste ore si parla con insistenza, ma senza alcuna certezza, delle intenzioni di Giulietto di dimettersi dal governo, una scelta che ha già fatto il 3 luglio 2004 quando Gianfranco Fini lo accusò di aver truccato i conti della Finanziaria e l'interim fu assunto dallo stesso Berlusconi.
La scintilla che ha fatto scoppiare l'ultima bomba è l'Abruzzo, per il quale l'ex-tributarista di Sondrio non ha ancora indicato in modo chiaro la copertura finanziaria per la ricostruzione. Secondo un'indiscrezione del quotidiano semiclandestino "Europa", lo scontro tra il premier e il ministro è stato così violento da annullare venerdì scorso l'ennesima visita ai terremotati che si difendono dal caldo e dalle pulci.
A Palazzo Chigi non ne possono più di questo predicatore triste che dopo aver profetizzato l'Apocalisse contro la quale gli sembravano ridicole le "aspirine" di Mario Draghi, ha infilato la strada di una politica barocca dove le citazioni mistiche hanno preso il sopravvento sui ragionamenti economici.
In questo percorso Giulietto è riuscito a trovare soltanto l'ammirazione di Romano Prodi (sul "Messaggero" di Calta-Casini) che a Palazzo Chigi ha creato scandalo.

Ben diverso è l'atteggiamento dei colleghi di governo che gli sono decisamente ostili e non capiscono la ragione per cui tenga bloccati nella Cassa Depositi e Prestiti i 150 miliardi che potrebbero rilanciare l'economia.
Sempre secondo l'autore c'è quanto basta per mandarlo a casa, oppure per fargli capire che intorno a lui si è creato un vuoto di consenso che dovrebbe convincerlo ad alzarsi dalla scrivania di Quintino Sella. Ieri pomeriggio le voci di dimissioni, provocate dall'ultimo scontro sull'Abruzzo.

A papi-Silvio, che dietro la silhouette di Giulietto vede la volontà della Lega di alzare il prezzo, non manca l'alternativa.

La carta più plausibile porta il nome di Corradino Passera, il banchiere che insieme a Cesarone Geronzi è entrato nei sensi sregolati di Berlusconi dopo il salvataggio dell'Alitalia.

Il capo di Banca Intesa sale con assiduità le scale di Palazzo Chigi e si dichiara disponibile a una nuova edizione del Piano Fenice per salvare la Fiat. Non è un uomo barocco e nemmeno mistico, gli piace la concretezza e non disdegna la bellezza, non predica l'assoluto e il primato della ragione, non ha le bolle rosse sul viso e non cita la Bibbia (quella la lascia al suo presidente Abramo-Bazoli).

Se Tremonti butterà la spugna è l'uomo giusto per risollevare il morale del Sultano.


Aspettiamo fiduciosi, tanto non cambierà nulla per noi!!

lunedì 11 maggio 2009

Il federalismo per Tremonti

di Maria Cecilia Guerra su lavoce.info

L’approvazione definitiva della legge delega sul federalismo è stata accolta dall’esultanza della Lega in Parlamento (“una giornata storica”). Molto più cauta la reazione della stampa: “che cosa succederà adesso?” È impossibile al momento prevederlo: i principi contenuti nella delega sono molto generali e possono dar luogo a esiti molto differenziati. Come più volte è stato sottolineato anche in questo sito,l’esame dei possibili effetti della delega manca poi di un supporto cruciale: l’analisi quantitativa delle poste in gioco.Per capire quanto la partita del federalismo sia ancora tutta da giocare, è interessante leggere la sintetica analisi proposta dalla Ruef – Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica alle pagine 160-162, di cui riportiamo alcuni stralci (in corsivo), con alcune sottolineature (in grassetto).

UNA PREMESSA
La Ruef premette che “Il processo di quantificazione finanziaria degli aspetti connessi all’attuazione del federalismo fiscale, in relazione al testo del disegno di legge delega (…) si presenta come un’operazione oggettivamente molto complessa e ciò anche in considerazione dell’incertezza del relativo quadro di riferimento. Ne deriva che non è possibile determinare ex ante le conseguenze finanziarie dell’intero processo, a causa dell’elevato numero di variabili che dovranno essere definite in sede di redazione dei decreti legislativi di attuazione”.
CLASSIFICAZIONE E DEFINIZIONE DELLE FUNZIONI DELLE REGIONI E DEGLI ENTI LOCALI
Un primo problema riguarda la definizione e la classificazione delle funzioni delle regioni e degli enti locali. La delega sul federalismo prevede infatti che mentre per i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) erogate dalle regioni (e che interessano campi rilevanti quali la sanità, l’istruzione e l’assistenza) e per le funzioni fondamentali degli enti locali deve essere previsto il finanziamento integrale del fabbisogno standard, per le altre funzioni regionali e degli enti locali il finanziamento deve avvenire principalmente con entrate proprie, assistite da un fondo di perequazione che elimina solo in parte le differenze fra le capacità fiscali dei diversi territori. In altre parole, per Lep e funzioni fondamentali si cerca di assicurare, attraverso un finanziamento adeguato e una perequazione delle risorse che tiene conto delle diversità nei bisogni, una certa omogeneità di offerta sul territorio nazionale, per le altre funzioni invece gli spazi di autonomia e differenziazione sono molto più ampi.Ma la Ruef ci ricorda che:“Non risultano agevolmente individuabili le specifiche attività amministrative da ricondurre alle funzioni di competenza delle regioni e degli enti locali, né è chiaro quali attività amministrative siano da ricondurre ai livelli essenziali delle prestazioni per le regioni e quali alle funzioni fondamentali per gli enti locali”.Più in particolare, secondo la Ruef, l’individuazione dei Lep è “una scelta di definizione degli standard minimi di servizio che, oltre agli aspetti tecnici, potrà riflettere anche più ampi obiettivi di politica economica. Tale valutazione non potrà che aver luogo in sede di confronto tra i rappresentanti dei livelli istituzionali interessati all’attuazione del federalismo fiscale”.Per ora quindi se ne sa poco o nulla. La delega non detta nessun principio per la definizione di tali livelli, in quanto essi non saranno oggetto di un decreto attuativo ma dovranno essere definiti con legge dello Stato. L’unica cosa che il Mef sembra dare per acquisita è che si tratta di standard minimi: lo slittamento semantico, da livelli “essenziali” a livelli “minimi”, non può infatti essere casuale, dopo un dibattito che dura orami da un decennio sulle diverse implicazioni, in termini di riconoscimento dei diritti di cittadinanza, dell’una o dell’altra definizione.
CLASSIFICAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEI TRASFERIMENTI ERARIALI
La delega prevede la soppressione dei trasferimenti erariali esistenti e la loro sostituzione con compartecipazioni o tributi propri. Poiché però i trasferimenti attuali servono per finanziare tipologie di spesa diverse che, come si è detto, con l’attuazione del federalismo fiscale saranno assistite da garanzie di copertura finanziaria differenziate, occorre “una puntuale identificazione delle finalità per le quali tali trasferimenti sono attualmente erogati e delle loro fonti di finanziamento. Si tratta di un’operazione che dovrà realizzarsi in un contesto caratterizzato da una serie di finanziamenti senza vincolo di destinazione o destinati ad interventi molto specifici nei singoli territori, rendendo così impegnativo ricondurre i medesimi trasferimenti ad una delle tre tipologie (Lep, non Lep e interventi speciali) previste dal disegno di legge”.
SUPERAMENTO DEL CRITERIO DELLA SPESA STORICA A FAVORE DEI COSTI STANDARD
La delega richiede che la quantificazione dei fabbisogni di spesa per i Lep e per le funzioni fondamentali avvenga con riferimento ai costi standard per la loro erogazione. Per valutare tali costi è indispensabile conoscere, quantomeno, la spesa storica per ciascuna funzione. Le informazioni finanziarie di base dovrebbero essere rilevate dai bilanci dei diversi soggetti istituzionali. A questo proposito, però, la Ruef ci ricorda che “i bilanci regionali risultano fortemente disomogenei e scarsamente confrontabili, mentre i bilanci degli enti locali sono classificati secondo uno schema omogeneo e sono oggetto di rilevazione da parte del ministero dell’Interno. Anche per questi ultimi, in ogni caso, si rileva una certa disomogeneità delle metodologie contabili adottate, per ciò che, in particolare, attiene l’applicazione della classificazione funzionale e il diversificato ricorso alle esternalizzazioni dei servizi”.
I COSTI DEI SERVIZI ESTERNALIZZATI
La delega prevede infatti che, ai fini della determinazione del fabbisogno finanziario, si tenga conto della spesa relativa a servizi esternalizzati, o svolti in forma associata, per la rilevante incidenza che tale fenomeno ha presso gli enti territoriali. “Un elemento di criticità deriva dal fatto che non sono disponibili bilanci consolidati degli enti locali e delle loro società ed aziende partecipate, per cui non risulta possibile definire con precisione il livello di spesa pubblica degli enti territoriali. Inoltre, nei casi in cui gli enti hanno esternalizzato anche le fonti di finanziamento, i bilanci sono ancor meno rappresentativi delle attività svolte a livello locale”.Insomma, come correttamente ci ricorda il Mef, la completa riscrittura della struttura della spesa e delle entrate pubbliche auspicata dalla delega sul federalismo manca ancora sia dei supporti fondamentali di conoscenza sia delle scelte politiche che ne caratterizzeranno il mix finale fra autonomia e solidarietà nazionale.


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venerdì 8 maggio 2009

La Cassa Depositi e il terremoto

Ritorniamo a parlare di lavoro.
Ieri sul sito online di Repubblica.it è stato pubblicato un interessante articolo a firma di Massimo Giannini "I trucchi del decreto abracadabra".
Nell'articolo il giornalista evidenziava come la maggior parte delle risorse stanziate dall'attuale governo siano "virtuali" e nell'elenco figurava il trasferimento agli enti locali dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti.
Infatti, il decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009 stabilisce, tra l'altro, che i mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti entro il 31dicembre 2005 in base a leggi speciali che prevedono l'ammortamento a totale carico dello Stato e per i quali gli enti locali mutuatari non abbiano provveduto a richiedere il versamento neanche parziale sono revocati. Le relative risorse sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere destinate agli enti locali di cui all'articolo1 per il finanziamento di opere urgenti connesse alle attività di ricostruzione di cui al presente decreto.
Questo provvedimento è stato reso possibile grazie alla collaborazione dell'Ufficio centrale di Bilancio presso il MEF e un validissimo (strano, vero?) ispettore del S.I.Fi.P..
Infatti, l'ispettore avevamo riscontrato presso gli enti locali che a fronte di una concessione di mutuo per la costruzione di un infrastrutturail beneficiario iniziava a pagare le rate di ammortamento anche se il finanziamento non era stato incassato.
Per esempio se il Comune di Roma chiede un prestito per la costruzione della Metropolitana C nel 2009, inizia subito a pagare le rate (capitale ed interessi) per i prossimi 25 anni ma effettivamente i soldi l'incassa in base alla Situazione Avanzamento Lavori. In alcuni casi il lasso di tempo è minimo, in altri il debito viene interamente rimborsato con gli interessi senza mai aver incassato un Euro!
Impossibile? Assolutamente no.
Vittime consapevoli sono sia lo Stato che gli Enti Locali che finanziano in questo modo la Cassa Depositi e Prestiti. L'ammonatere dell' importo concesso e non erogato è alto anche se ancora non si hanno i dati ufficiali della Cassa.
Comunque le riunioni tra i dirigenti dell'UCB, l'ispettore e il dott. Mazzotta si sono susseguiti lentamente (non c'era la volontà di portare a termine un lavoro scomodo: leggi post del 17 aprile scorso) fino a quando il dramma del terremoto no ha impresso una spinta notevole all'iter e le alte sfere hanno deciso di riprendesi il minimo indispensabile!!
A questo punto non credo che le riunoni continueranno.

giovedì 7 maggio 2009

Ri..epilogo

Dopo l'ultimo post alcuni colleghi, che ovviamente ringrazio sinceramente, hanno lasciato dei commenti interessanti.
Dagli interventi si denota una pericolosa ma comprensibile sfiducia verso l'amministrazione in cui lavoriamo. Il sentimento deriva da una gestione del personale veramente scriteriata che ha avuto il suo epilogo nella bocciatura da parte del TAR della riqualificazione a C1 e alla conclusione dei due concorsi per dirigenti della RGS condotto in modo alquanto discutibile.
La colpa è di tutti: politici, classe dirigente, impiegati e cittadini, compromessi da un sistema clientelare e non meritocratico.
Evidenzio che il problema italiano fu ben descritto da Berlinguer :
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Anzitutto molti italiani si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.
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Come non ritrovarci qualcosa di attuale in questa dichiarazione anche in quest'ultimo concorso?

Comunque, in conclusione, vorrei solo rispondere all'anonimo delle 19.27 che non condivide, da impiegato ultraventennale, la mia "generosità" verso la nostra amministrazione.

Caro collega credo di non essermi spiegato.
Io sono deluso da questa Pubblica Amministrazione e in particolar modo della Ragioneria Generale dello Stato. In sedici anni di servizio né ho viste e sentite di tutti i colori e ogni volta che il mio dirigente mi assegna un lavoro è con grande forza d'animo che lo svolgo con impegno e diligenza.
Il concetto che volevo esprimere nel post era un altro e mi scuso di non essere stato chiaro. Infatti, la mia voleva essere solo una critica verso me stesso per la presunzione che avevo mostrato e per il fatto che mi ero illuso. Ma questo non vuol assolutamente dire che esonero la RGS in quanto ha ampiamente dimostrato, negli anni, di non saper selezionare e valutare il proprio personale.
Buon lavoro
PS: che possiamo fare per cambiare il nostro Paese?

martedì 5 maggio 2009

Epilogo concorso

E' passata quasi una settimana da quando ho appreso i risultati della prova scritta del concorso per 40 posti da dirigente alla RGS.

A 6 giorni dalla pubblicazione dei risultati posso parlarne con più distacco avendo metabolizzato la grande delusione.

Questi mesi sono stati incredibili, le voci erano centinaia ma tutte concordavano sul numero ristretto di ammessi al concorso (maggior parte interni) e le varie incomprensioni tra i membri della commissione. Non tutte si sono rilevate corrette.

In questi giorni, poi, molti colleghi e amici mi hanno manifestato la loro stima, giustificando la mia esclusione incolpando, chi la pubblica amministrazione (che non valorizza i suoi funzionari) chi l'Italia dove tutti i concorsi sono truccati.
Li ringrazio tutti ma non sono d'accordo.

Sicuramente tra i 63 ammessi una decina (forse una ventina) sono tra coloro che erano indicati tra i "raccomandati" ma gli altri, molto probabilmente, se lo sono meritato svolgendo un elaborato discreto (ne conosco due: Angelo e Cesare).

Se avessi svolto un compito migliore anch'io starei a studiare come un pazzo per il 25 maggio ma così non è stato. Magari, invece, di stare in un ufficio periferico sconosciuto ai più, mi fossi messo in gioco, che dire, all'IGOP, le cose sarebbero andate diversamente.
Forse speravo in qualche aiuto verso gli interni che poi non ci è stato, ma ormai è andata così.

Ripensandoci non potevo competere con colleghi che partecipano a concorsi in batteria o altri che hanno fatto sacrifici uscendo la sera da via XX settembre, io ho fatto altre scelte.
E' vero che la mia posizione nella preselezione (nei primi 40) mi aveva illuso ma adesso, per mia dignità vorrei evitare di fare come la volpe con l'uva.

Una cosa, però, vorrei scrivere: i concorsi attuali non garantiscono la selezione della classe dirigente.
Infatti, raccomandati a parte, la procedura non aiuta il funzionario che svolge con impegno e con bravura il proprio lavoro, che riesce a coordinare un gruppo di persone e che sa e vuole assumersi responsabilità che altri sfuggono, anzi.........

A mio parere la maggior parte dei dirigenti dovrebbe provenire dall'interno (vedi Banca d'Italia) e tra i criteri dovrebbero avere peso il curriculum, le valutazioni dei precedenti dirigenti e i corsi di aggiornamenti seguiti. Probabilmente le raccomandazioni sarebbero più facili ma alla fine l'obiettivo sarebbe che il direttore segnalasse un suo funzionario per la bravura e non per parentela e/o amicizia.
In più, trovo ridicolo che alcuni diventano idonei in concorsi in enti sconosciuti e poi tornino alla RGS come trovo incredibile effettuare la mobilità tra i dirigenti.

Infine, auguro a due colleghi che stimo e apprezzo un grandissimo in bocca al lupo perché, oltre a meritarselo, è meno doloroso essere superato da persone valide e in gamba.

Forza Cesare e Angelo.