DISEGNO DI LEGGE PER LA CONVERSIONE IN LEGGE DEL
DECRETO-LEGGE OTTOBRE 2012, N. , RECANTE
DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI TRATTAMENTO DI FINE
SERVIZIO DEI DIPENDENTI PUBBLICI .
Art. 1
1. Al fine di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 2012 e di
salvaguardare gli obiettivi di finanza pubblica, l’articolo 12, comma 10, del decreto-legge 31
maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è abrogato a
decorrere dal 1° gennaio 2011. I trattamenti di fine servizio, comunque denominati, liquidati in base
alla predetta disposizione prima della data di entrata in vigore del presente decreto sono riliquidati
d’ufficio entro un anno dalla predetta data ai sensi della disciplina vigente prima dell’entrata in
vigore del citato articolo 12, comma 10, e, in ogni caso, non si provvede al recupero a carico del
dipendente delle eventuali somme già erogate in eccedenza. Ai maggiori oneri derivanti dal
presente comma valutati in 1 milione di euro per l’anno 2012, 7 milioni di euro per l’anno 2013, 13
milioni di euro per l’anno 2014 e in 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015, si provvede:
a) quanto a 1 milione di euro per l’anno 2012 mediante corrispondente riduzione della dotazione del
Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto legge
29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n.
307;
b) quanto a 7 milioni di euro per l'anno 2013, a 13 milioni per l’anno 2014 e a 20 milioni annui a
decorrere dal 2015, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di
parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma "Fondi di
riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero
dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento
relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per 7 milioni di euro per l’anno 2013 e
l’accantonamento relativo al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per 20 milioni
di euro a decorrere dal 2014.
3. I processi pendenti aventi ad oggetto la restituzione del contributo previdenziale obbligatorio
nella misura del 2,5 per cento della base contributiva utile prevista dall’articolo 11 della legge 8
marzo 1968, n. 152, e dall’articolo 37 del testo unico delle norme sulle prestazioni previdenziali a
favore dei dipendenti civili e militari dello Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29
dicembre 1973, n. 1032, si estinguono di diritto; l’estinzione è dichiarata con decreto, anche
d’ufficio; le sentenze eventualmente emesse, fatta eccezione per quelle passate in giudicato, restano
prive di effetti.
Relazione tecnica
La disposizione, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012, è diretta ad
abrogare, a decorrere dal 1° gennaio 2011, l’articolo 12, comma 10 del decreto-legge 31 maggio
2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
Per effetto della disposizione, risultano quindi confermate sia le modalità di finanziamento delle
gestioni previdenziali che erogano i trattamenti di fine servizio, attraverso le aliquote contributive
stabilite a carico del datore e del lavoratore, sia le modalità di computo basate sulla retribuzione
percepita al momento della cessazione dal servizio, vigenti prima dell’entrata in vigore del citato
articolo 12, comma 10, del citato decreto-legge n. 78 del 2010.
Conseguentemente, la disposizione prevede che tutti i trattamenti di fine servizio liquidati in base
alle disposizioni di cui al citato articolo 12, comma 10, del decreto-legge n. 78 del 2010 siano
riliquidati, entro un anno, sulla base delle disposizioni previgenti all’entrata in vigore del medesimo
decreto-legge n. 78 del 2010 (articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre
1973, n. 1032, per i dipendenti dello Stato; articolo 4 della legge 8 marzo 1968, n. 152, per i
dipendenti degli enti locali).
Infine, si prevede che i processi pendenti aventi ad oggetto la restituzione del contributo
previdenziale obbligatorio nella misura del 2,5 per cento si estinguono di diritto; e che le sentenze
eventualmente emesse, fatta eccezione per quelle passate in giudicato, restano prive di effetti.
2 commenti:
Se non ho capito male, dunque, io che sono andato in pensione a luglio 2011 ed ho ricevuto la liquidazione a febbraio 2012, dovrei avere una riliquidazione a mio favore del TFS, per i miei 37 anni di servizio liquidati? Forse si, ma desidereri che qualcuno me lo confermasse, Grazie-
Con il decreto legge approvato il 26 ottobre dal Consiglio dei Ministri il governo corre ai ripari per evitare di restituire a oltre 2 milioni di lavoratori pubblici il contributo del 2,5% dichiarato illegittimo dalla recente sentenza N. 223/2012 della Corte Costituzionale. La norma contestata è quella che prevedeva, a decorrere dal gennaio 2011, l’applicazione del calcolo del TFR anche ai lavoratori pubblici assunti prima del 2001, senza tuttavia sospendere il prelievo del 2,5% di contribuzione a carico del lavoratore previsto dalle norme relative al TFS.
Il governo, temendo un contenzioso generalizzato come quello avviato da USB, ha preferito ripristinare il vecchio calcolo della liquidazione per diluire nel tempo l’effetto della sentenza della Corte Costituzionale, evitando così di mettere immediatamente mano al portafoglio. Con un successivo DPCM sarà invece definita la riliquidazione dell’indennità di fine servizio a quanti sono andati in pensione dal gennaio 2011 ad oggi. Il decreto del governo estingue i processi pendenti e rende prive di effetti le sentenze emesse, tranne quelle passate in giudicato. E’ incontestabile, quindi, quanto da sempre sostenuto da USB in merito al fatto che il TFR sia peggiorativo rispetto al TFS. Resta l’inaccettabile disparità di trattamento per i lavoratori assunti dal 2001, obbligatoriamente in regime di TFR, sulla quale torneremo con specifico comunicato.
La risposta del governo alla sentenza della Corte Costituzionale riporta al centro dell’iniziativa sindacale anche la questione previdenziale. Da parte dei gestori dei Fondi pensione del pubblico impiego CGIL-CISL-UIL-CISAL-UGL ci sarà un sempre maggiore accanimento per convincere i lavoratori a passare in regime di TFR e aderire alle forme di previdenza complementare. USB sarà al contrario sempre più determinata nel far fallire questo obbiettivo nel pubblico impiego, sensibilizzando i lavoratori sulla necessità di costringere governo e sindacati compiacenti ad affrontare il tema della rivalutazione del sistema previdenziale pubblico.
da usb mef
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