Ricevo dalla USB e pubblico
Che cosa ci sia da festeggiare in questo 1° maggio 2012 non è dato sapere.
D'altra parte è una giornata di lotta che negli ultimi decenni il “regime”
CgilCislUil ha tentato di trasformare in una festa da baraccone, in una scadenza
di quelle un po' “decadenti” e senza più alcun vero significato.
Noi non festeggeremo e saremo invece presenti in tutte
quelle situazioni, quelle manifestazioni e quegli appuntamenti di lotta che
vedranno impegnati lavoratori e disoccupati, pensionati e migranti.
Noi non festeggeremo
in tutte quelle località dove Cgil, Cisl e Uil organizzeranno feste senza senso,
non ascolteremo la loro musica e non balleremo nelle loro piazze.
Piuttosto andremo
“fuori porta” a mangiare fave e pecorino, ma non troppo lontano perché la
benzina costa, o rimarremo a casa a pensare, perché sino ad ora, almeno pensare
non costa e se si vuole non ci si sente neanche precari.
E certo perché oggi,
si sia madri, padri, figlie o figli poco conta: ormai tutti sulla stessa barca
della precarietà che fino a qualche tempo fa pensavamo termine esclusivamente
usato per descrivere il contratto di lavoro dei più giovani.
Sei precario per il
lavoro che non trovi dopo aver studiato, per quello che perdi dopo aver
lavorato, per la pensione che non arriva più, per lo sfratto della casa o per
l'affitto o il mutuo che non riesci a pagare, per il salario che non ti
accompagna alla fine del mese, per i medicinali che non riesci a comprare …...
insomma, sei precario in un paese che si è fatto precario per milioni di persone
e che presto lo diventerà per il 99% della popolazione italiana.
Certo c'è sempre
quell'1% che ti guarda da lassù e che vive su un altro mondo, diverso, il mondo
di chi sfrutta il lavoro e la miseria degli altri, il mondo dei ricchi, quelli
che con un termine ormai sfruttato e interiorizzato un po' da tutti si trasforma
e si legge …. “mercato”.
Si, il
“mercato”, quello che sui giornali e in televisione è quasi divinizzato
e “si preoccupa” e “deve essere tranquillizzato”, quello che
“è sensibile”, quello che “sale e scende” in funzione dei
sacrifici della gente, quello che è “euforico” se ci sono tanti
licenziamenti e si “deprime” se ce ne sono troppo pochi.
E' si, quell'1%
rappresenta chi utilizza la logica del “mercato”, chi possiede aziende e banche,
chi utilizza gli utili per farne di più investendo nella finanza internazionale
che da decenni si “inventa e fabbrica” il denaro e continua a sfruttare la gente
come 100 anni fa, insomma, quell'1% in fondo è “il mercato”.
C'è molto da
fare, c'è da costruire nella testa di chi si è adagiato, di chi è rassegnato e
di chi non ce la fa più, che è possibile pensare e lottare per un mondo
migliore, che non è assolutamente ineluttabile la resa totale, che è possibile e
giusto ribellarsi a questo stato di cose e se si riesce a farlo insieme diventa
ancor più vicina la speranza di un reale cambiamento.
E allora questo 1°
maggio, in attesa di farne uno nel quale veramente festeggiare la riscossa del
lavoro, passiamolo ad aiutare e stare vicini a chi lotta, a riflettere su che
cosa fare dal giorno dopo.
Tra la gente come noi
che non si arrende, tra le fave, il pecorino ed un buon bicchier di vino
sicuramente ci verrà voglia di rimboccarci le maniche e provare a cambiare
veramente le cose ed a trasformare nuovamente il 1° maggio in una vera giornata
di lotta.
Buon 1°
maggio a tutti … NOI!
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