blog assolutamente non ufficiale con spigolature, notizie e norme della nostra P.A.
mercoledì 23 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
ufficio istruttore in tema di procedimenti disciplinari
venerdì 27 novembre 2009
La Sezione centrale controllo di legittimità, in tema di incarichi dirigenziali
mercoledì 25 novembre 2009
Rinnovo degli inventari nelle scuole e beni durevoli
giovedì 19 novembre 2009
Innalzamento dei requisiti anagrafici delle lavoratici pubbliche
Tale requisito, attualmente di 60 anni, verrà innalzato gradualmente, a partire dal 2010, fino al raggiungimento dei 65 anni.
L’INPDAP, con la nota in allegato, ha specificato come avverrà tale passaggio per le dipendenti dei settori pubblici.
E' chiaro che l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici, disegno sessista e classista, rientra all'interno di un più vasto attacco lanciato contro i diritti delle donne, in particolare contro le lavoratrici del Pubblico Impiego.
Quali siano gli effetti di modifiche peggiorative e il ritardo delle condizioni anagrafiche di accesso alla pensione, dati gli attuali presupposti sociali, è facile immaginarlo.
Se a tutto questo si aggiunge, anche, la "revisione dei coefficienti di trasformazione", che scatterà dal primo gennaio 2010 per tutti i lavoratori, disposta in maniera del tutto bipartisan dalla riforma Dini del '95, tradotto in cifre dal governo Prodi e confermato dall'attuale governo con la benedizione di CGIL, CISL e UIL, il quadro è completo.
Insomma, campare di più non è un regalo ma un prezzo da pagare.
Lo abbiamo già scritto più volte e lo ripetiamo: il governo usa la crisi economica sistemica, che investe tutto il mondo del lavoro e la società nella sua complessità, per ridisegnare e comprimere tutto lo stato sociale e ridurre i diritti dei soggetti più esposti nel mercato del lavoro.
Ogni occasione, quindi, è buona per cancellare i diritti, cominciando da uno dei settori più deboli di questa società: le donne lavoratrici che, ormai, suppliscono completamente alle funzioni di uno stato sociale disintegrato dalle forze politiche di ambedue gli schieramenti, divenute, di volta in volta, maggioranze di governo.Le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto in termini di salario, di disoccupazione, di precariato e di qualità della vita, fra tagli di servizi indispensabili (scuola e sanità), aumenti di carichi di lavoro dentro e fuori le mura domestiche ed il dilagare della violenza sul proprio corpo.
Ad una compagine politica tutta impegnata a ridurre ulteriormente i diritti del lavoro salariato e che punta essenzialmente alle donne con particolare sadismo, le lavoratrici del pubblico impiego, chiamate al maschile "fannulloni", ma che sono le prime a pagare, a caro prezzo, la compressione dei diritti, i tagli al salario e dei servizi sociali erogati dallo Stato, devono rispondere con la partecipazione e la lotta.
E’ tempo che le lavoratrici riprendano, nelle proprie mani, l’iniziativa contro gli attacchi alle condizioni di lavoro e di vita delle donne, per una battaglia che metta al centro la riconquista di tutti i diritti.
Si deve rivendicare salute e sicurezza, occupazione stabile, sostegno e garanzie.
Da subito.
lunedì 16 novembre 2009
Le bugie di Brunetta
giovedì 12 novembre 2009
acconto FUA 2009
Ricordiamo ai lavoratori che, contrariamente a tulle le altre sigle sindacali, la RdB/CUB MEF, dopo un’attenta riflessione, non ha firmato l’intesa del 31.7.2009 concernente la definizione dei criteri e delle procedure per l'erogazione delle risorse costituenti il fondo unico per l'anno 2009.
Questo accordo, infatti, al primo impatto risulta apparentemente positivo in quanto, nella fase attuale, prescinde dalla presenza in servizio ma, poi, obbliga le parti sociali ad effettuare il conguaglio annuale della restante quota, ricalcolando l'assiduità partecipativa dei dipendenti secondo le norme pro tempore vigenti (il solito Brunetta che esce dalla porta ed entra dalla finestra).
Inoltre, applica l’inscindibile legame tra il raggiungimento degli obiettivi assegnati ai dirigenti e il destino salariale dei lavoratori che rispondono, quindi, dell’inettitudine e dei "giochetti di potere" dei vari direttori.
Senza contare, infine, l'enorme ritardo nella sua erogazione che nevrotizza ancora di più la penosità salariale dei lavoratori.
MEF (ESCLUSO DIP. FINANZE)
ACCONTO - I SEMESTRE ANNO 2009
TABELLA QUOTE AL LORDO DIPENDENTE
POSIZIONE QUOTA I SEMESTRE 2009
1F1 436,12
1F2 436,12
2F1 479,73
2F2 523,34
2F3 566,96
2F4 566,96
2F5 566,96
3F1 610,57
3F2 610,57
3F3 654,18
3F4 697,79
3F5 697,79
venerdì 6 novembre 2009
Principali modifiche al lavoro pubblico della riforma Brunetta
Accesso alla dirigenza (articoli 43, 44, 46 e 47).
Fissate nuove procedure per l'accesso alla dirigenza. In particolare, i dirigenti della seconda fascia transitano nella prima qualora abbiano ricoperto incarichi di direzione di uffici dirigenziali generali o equivalenti per un periodo pari almeno a 5 anni, senza essere incorsi in ipotesi di responsabilità dirigenziale. Possono, inoltre, essere, a richiesta, collocati in aspettativa, salvo diniego dell'amministrazione di appartenenza per preminenti esigenze organizzative.
Serve il dottorato di ricerca per accedere alla seconda fascia di dirigenza. Per l'accesso, invece, alla qualifica di dirigente di prima fascia nelle amministrazioni statali, anche a2ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici si precisa che avviene perconcorso pubblico per titoli ed esami indetto dalle singole amministrazioni sulla base di criteri generali stabiliti con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, previo parere della scuola superiore della Pubblica amministrazione, per il 50% dei posti calcolati con riferimento a quelli che si rendono disponibili ogni anno per la cessazione dal servizio dei soggetti incaricati. Al concorso possono essere ammessi i dirigenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni, che abbiano maturato almeno 5 anni di servizio nei ruoli dirigenziali e gli altri soggetti in possesso di titoli di studio e professionali individuati nei bandi di concorso, con riferimento alle specifiche esigenze dell'amministrazione. I vincitori del concorso, anteriormente al conferimento dell'incarico dirigenziale generale, sono tenuti all'espletamento di un periodo di formazione presso uffici amministrativi di uno Stato dell'Unione europea o di un organismo comunitario o internazionale.
Aran (articoli 56 e 58).
Si prevede che gli atti di indirizzo all'Aran e le altre competenze relative alla contrattazione collettiva vengano esercitate da comitati di settore. Per tutte le amministrazioni centrali opera come comitato di settore, il presidente del Consiglio dei ministri tramite il ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il ministro dell'Economia, nel rispetto delle specificità dei singoli comparti. Promosse, poi, forme di coinvolgimento delle varie istanze
rappresentative che operano nei diversi settori della pubblica amministrazione. Per le amministrazioni regionali e il servizio sanitario nazionale, nonché per gli enti locali e i segretari comunali e provinciali, viene costituito un secondo comitato di settore. Rappresentanti designati dai comitati di settore possono assistere l'Aran nello svolgimento delle trattative. L'Aran stessa viene, poi, rafforzata prevedendo che il presidente sia nominato con decreto del presidente della Repubblica, previo favorevole parere delle competenti commissioni parlamentari.
Assenze (articolo 69, sub articolo 55-septies).
Carcere (articolo 69, sub articolo 55-quinquies).
Commissione per la valutazione (articoli 13 e 30, comma 1).
Contrattazione collettiva (articoli 53, 54, 57, 59, 60, 61, 63, 65 e 66).
professionalità. Per migliorare, inoltre, l'efficienza e l'efficacia delle procedure della contrattazione collettiva, si segnala la facoltà delle amministrazioni, al fine di incentivare la conclusione tempestiva degli accordi e di tutelare il profilo retributivo dei dipendenti in caso di mancato accordo, di erogare, in via provvisoria, ai dipendenti le somme stanziate dalla legge Finanziaria per i rinnovi contrattuali (per le sole voci stipendiali). Come, pure, in alternativa a questa, la copertura economica del periodo di vacanza contrattuale secondo misure e modalità stabilite dalla contrattazione nazionale e, comunque, nei limiti previsti dalla legge finanziaria in sede di definizione delle risorse contrattuali. Disposto, poi, che ogni accordo decentrato sia accompagnato da una relazione tecnica e da una relazione illustrativa, entrambe rese accessibili tanto agli organi
di controllo quanto al pubblico. L'ultima, in particolare, deve essere redatta in modo tale da consentire al pubblico di valutare quanto la contrattazione decentrata sia effettivamente improntata al principio di premiare la produttività e l'efficienza nell'offerta di servizi pubblici. Previsto, poi, per alcune amministrazioni pubbliche che gli oneri derivanti dalla contrattazione collettiva nazionale siano posti a carico dei rispettivi bilanci. Qualora, invece, sorgano controversie sull'interpretazione dei contratti collettivi, le parti che li hanno sottoscritti si incontrano per definire consensualmente il significato del punto in discussione. Previsto, inoltre, un particolare regime per i procedimenti negoziali per il personale a ordinamento pubblicistico e l'abrogazione di una serie di norme superate dal presente decreto.
Incompatibilità (articolo 52). Non si può conferire un incarico di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito, negli ultimi 2 anni, cariche politiche o sindacali.
Inderogabilità (articolo 29).
Licenziamento disciplinare (articolo 69, sub articoli 55-quater e 55-octies).
Manager pubblici (articoli da 37 a 41 e articolo 50).
attuazione dell'indirizzo politico degli organi di governo in ambito amministrativo. In particolare, viene promossa la mobilità, sia nazionale che internazionale, dei dirigenti e si prevede che i periodi lavorativi svolti saranno valorizzati ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali. Giro di vite, poi, sulle sanzioni in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi: oltre alla responsabilità disciplinare, si sancisce l'impossibilità di rinnovo dell'incarico dirigenziale, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla revoca e al licenziamento. Qualora, invece, abbia omesso di vigilare sul rispetto, da parte del proprio personale, degli standard di qualità e quantità fissati dall'amministrazione, gli viene decurtata la retribuzione di risultato, fino all'80 per cento. Rischia, poi, l'accusa di danno erariale, il dirigente che non individua le eccedenze di personale.
Mansioni (articolo 62).
successivamente acquisito per effetto di procedure selettive. L'esercizio di fatto di mansioni non corrispondenti alla qualifica di appartenenza non ha effetto ai fini dell'inquadramento del lavoratore o dell'assegnazione di incarichi di direzione. Tranne dirigenti e personale scolastico e assimilati, tutti gli altri pubblici impiegati sono inquadrati in 3 distinte aree, con progressioni orizzontali in base a principi di selettività e verticali, di norma per concorso pubblico.
Merito (articoli da 17 a 19 e articolo 31).
Mobilità tra comparti (articolo 48).
Norme transitorie (articoli 72, 73 e 74).
Obiettivi (articolo 1). Riorganizzare l'intera disciplina del rapporto di lavoro alle dipendenze di amministrazioni pubbliche. Si punta a valorizzare produttività e merito di impiegati e dirigenti. Con la previsione, poi, "se assenteisti e fannulloni", di super multe e meno soldi in busta paga.
Organismi indipendenti di valutazione (articoli 14 e 30, comma 2).
Organo di indirizzo politico amministrativo (articolo 15). Con il compito, in particolare, di promuovere la cultura della responsabilità per il miglioramento della performance, del merito, della trasparenza e dell'integrità.
Performance da "10 e lode" (articoli 2 e 3).
Piano delle performance (articoli 10 e 11, comma 5).
Premio di efficienza (articolo 27).
Procedimento disciplinare (articoli 67, 68 e 69, sub articoli 55-bis, 55-ter, 55-sexies).
Programma triennale per la trasparenza (articoli 11 e 16).
Rapporto di lavoro pubblico (articoli da 32 a 36).
Ricompense (articoli da 20 a 26).
Sentenze penali (articolo 70).
Standard di qualità (articolo 28).
Trasferimenti (articolo 49).
Trasparenza (articolo 11, comma 7).
Trattamento economico accessorio (articolo 45).
Valutatori (articolo 12).
Voti a impiegati e uffici (articoli da 4 a 9).
giovedì 5 novembre 2009
Cartolarizzazione
Nonostante gli incontri informali che si sono svolti in queste ore, le RdB/CUB MEF hanno chiesto ufficialmente all'amministrazione una copia della proposta elaborata dalla parte pubblica al fine di poter compiutamente analizzare concretamente l'impatto economico nelle tasche dei lavoratori.
Comunque, in vista dell'imminente confrontro tra le parti sociali, riproponiamo ai lavoratori alcune considerazioni già segnalate nell'informativa delle RdB/CUB MEF e inviate nello scorso mese di settembre.
Il testo trova fondamento sulle nuove e recenti disposizioni legislative quali l'art. 67, comma 2 del D.L. 112/2008 (convertito dalla Legge 6 agosto 2008 n. 133), l'art. 7-ter, comma 15 del D.L. 10 febbraio 2009 n. 5 (convertito con modificazioni dalla Legge 9 aprile 2009 n. 33) e l'art. 1 del D.P.C.M. 2 luglio 2009.
Insomma, la sua genesi è dovuta all'applicazione delle famose norme "taglia salari" e "antifannulloni" che, in concreto, consentono alle Amministrazioni che sono riuscite ad effettuare maggiori risparmi, di poter utilizzare una parte di questi per reintegrare i fondi di produttività.
Quindi, il fulcro del decreto si incentra proprio sulla "neutralità finanziaria delle risorse", facendo riferimento, quindi, a tre specifici elementi (simulazione applicativa, ricavi propri e altre risorse) e, contemporaneamente, dall'applicazione di una drastica riduzione dei fondi.
Infatti, l'importo "massimo" complessivo da destinare al reintegro dei fondi per la contrattazione integrativa, per l'anno 2008, ammonta a 247.762.526 euro (pari al 75% dell'assegnazione 2008), suddiviso in euro 146.105.401 (agenzia delle entrate, delle dogane, del territorio e monopoli) ed euro 101.657.125 (agenzia delle entrate, del territorio, dipartimento delle finanze, altri dipartimenti MEF e Guardia di Finanza).
Una parte di queste somme, pertanto, sono da considerare come una "partita di giro" tendenti a compensare la decurtazione di 300 milioni di euro attuata in applicazione dell'art. 67, comma 2 del D.L. 112/08 relative alle risorse erogate ai sensi dello stesso comma 165 per l'anno 2008.
Possiamo, di certo, sostenere che ci troviamo comunque di fronte ad una decurtazione di circa 65 milioni di euro rispetto all'assegnazione complessiva dell'anno passato, così ripartito (tra parentesi l'assegnazione predisposta con il decreto del 10.9.2008):
Agenzia delle Entrate 112.787.424 (150.383.232);
Agenzia delle Dogane 29.324.731 (39.099.641);
Agenzia del Territorio 25.377.170 (33.836.227);
Monopoli 3.665.591 (4.887.455);
Dipartimento delle Finanze 14.593.710 (19.458.280);
Dipartimento I, II e IV 47.013.900 (62.685.200).
Ma altri ed importanti elementi devono essere posti all'attenzione dei lavoratori:
1) qualunque maggiore risorsa generata dalle singole amministrazioni, se pur nel rispetto della neutralità ai fini dei saldi di finanza pubblica, non potrà superare la quota limite pari al 75%;
2) ogni singola amministrazione si "impossessa" delle somme prodotte, con ingiustificate diversificazioni anche all'interno dello stesso comparto finanziario;
3) nonostante il DPR 43 del 30 gennaio 2008 e l'intervento del DM 28 gennaio 2009, continua l'assegnazione separata dei fondi per il Dipartimento delle Finanze;
4) risulta mancante la riduzione contemplata nello scorso provvedimento relativa alla quota da attribuire al personale dirigente (due punti percentuali) che fa presagire ad un imminente "assalto alla diligenza" da parte di questa categoria;
5) la quota pari a 15 milioni di euro da destinare al Fondo di assistenza per i finanzieri, grava esclusivamente sulla quota parte (euro 76.607.610) assegnata ai Dipartimenti del MEF, a differenza dello scorso anno che era stata distratta dall'ammontare della somma complessiva: evidentemente, le Agenzie Fiscali e i Monopoli nulla hanno a che fare con le attività operative poste in essere dai reparti della Guardia di Finanza !
L'attacco al salario e ai diritti continua, quindi, senza sosta.
La RdB/CUB MEF ha chiamato alla lotta i lavoratori del MEF fin da maggio 2009, riportando la questione salariale alla centralità dei tavoli di contrattazione con l'amministrazione; ha proclamato lo sciopero generale dell'intera categoria, ha sbloccato i fondi di sede 2008 e imposto l’avvio delle procedure per il pagamento del saldo Fua 2008 e dell’acconto Fua 2009.
Per questi motivi, porteremo al tavolo negoziale di venerdì 6 novembre 2009, i veri bisogni e le istanze dei lavoratori, a partire dalla richiesta di un concreto e consistente recupero salariale.
Riteniamo, pertanto, imprescindibile da parte dell'amministrazione provvedere immediatamente:
al pagamento ai lavoratori della quota del 5% della cartolarizzazione già erogata a seguito dell'accordo del 2 ottobre 2008;
al pagamento ai lavoratori delle somme arbitrariamente accantonate (assenze dal servizio della legge 104, permessi e distacchi sindacali, permessi RSU, infortuni sul lavoro e cause di servizio) derivanti dall'accordo del 2 ottobre 2008;
all'eliminazione di specifiche percentuali di quote destinate a remunerare produttività individuali o al merito;
all'inscindibile legame tra il raggiungimento degli obbiettivi assegnati ai dirigenti e il destino salariale dei lavoratori;
alla drastica riduzione della percentuale di quota (11%) destinata al personale dirigente;
all'armonizzazione dello squilibrio derivante dall'accreditamento dei fondi in relazione alle piante organiche di diritto anzichè di fatto.
Vi terremo informati sull'esito dell'incontro.
venerdì 30 ottobre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
Influenza A: quando le norme entrano in un cul-de-sac
mercoledì 28 ottobre 2009
False attestazioni o certificazioni
Art. 589 CODICE PENALE
Omicidio colposo
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Art. 55 quinquies - Decreto BRUNETTA Decreto legislativo di attuazione della legge n°15/2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
False attestazioni o certificazioni
1. Fermo quanto previsto dal codice penale, il lavoratore dipendente di una pubblica amministrazione che attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, ovvero giustifica l’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o falsamente attestante uno stato di malattia è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 400 ad euro 1.600.
La medesima pena si applica al medico e a chiunque altro concorre nella commissione del delitto.
Ne consegue, quindi, che l'omicidio colposo, cioè chi cagiona per colpa la morte di una persona, è considerato un reato meno grave di chi attesta falsamente la propria presenza in ufficio.
venerdì 23 ottobre 2009
FRANTUMI DA RICOMPORRE
È il titolo del libro curato da Antonino Leone e Mita Marra con la prefazione di Francesca Simeoni e gli interventi di Federico Testa, Silvano Del Lungo, Rita Carisano, Pietro Ichino, Giovanni Martignoni e Donata Gottardi.
Il sistema Italia è “fuori mercato” a causa di un elefantiaco apparato pubblico incapace di offrire servizi efficienti e qualitativamente adeguati alle imprese e ai cittadini. Per uscire dalla crisi economica e finanziaria globale occorre, invece, una pubblica amministrazione che, in presenza di un assetto costituzionale federale, disegni e gestisca politiche a favore della crescita e dello sviluppo in complessi sistemi di governance, soggetti ad elevata incertezza. Le riforme legislative varate negli ultimi due anni puntano sulla trasparenza, sulla responsabilità, sulla valutazione e sulla incentivazione come leve del cambiamento organizzativo. Questo volume entra nel merito di tali iniziative legislative per comprendere come e in che misura queste riforme possono migliorare il rendimento istituzionale, le soluzioni organizzative e le pratiche manageriali. Le leggi non sono, infatti, la cura per le tante lacune della pubblica amministrazione italiana. L’eterogeneità dei problemi e delle carenze investe i vari comparti del settore pubblico, i diversi livelli di governo centrale, regionale e locale ed inevitabilmente il Nord e il Sud del Paese.
L’analisi del funzionamento dell’INPS di Verona riafferma l’importanza di investire sulla capacità manageriale dei dirigenti, sui saperi e sulle competenze organizzative, sulla valorizzazione del lavoro e sul riconoscimento del merito, attraverso l’apprendimento e la riflessione condotta a partire dall’esperienza.
I temi selezionati dal blog sul cambiamento nelle organizzazioni propongono opinioni, esperienze e reazioni di tanti dipendenti, politici e studiosi al dibattito sulla riforma della PA. Le questioni sollevate nel blog svelano percezioni e umori che gli attori avvertono in rapporto alle recenti iniziative del governo. Gli operatori, i dirigenti, gli amministratori godono di una considerevole autonomia nel loro agire che può tradursi in notevoli differenze di attuazione. Diventa, quindi, di fondamentale importanza conoscere i principi e le motivazioni che guidano il loro agire.
Francesca Simeoni è ricercatrice di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Verona e docente di Economia e gestione delle imprese di servizi pubblici
Federico Testa è parlamentare e docente di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Verona
Silvano Del Lungo è psicologo del lavoro, pioniere della consulenza di direzione in Italia, fondatore e presidente della società di consulenza direzionale StudioStaff
Rita Carisano è direttore generale di Confindustria di Verona
Pietro Ichino è senatore e docente di Diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Milano
Giovanni Martignoni è Direttore dell’Inps di Verona
Donata Gottardi è docente di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Verona ed è stata parlamentare europeo fino a maggio 2009
Gli autori:
Antonino Leone, è impegnato nella gestione del suo blog “Cambiamento nelle organizzazioni”, http://cambiamentoorg.blogspot.com/, dedicato principalmente alla gestione dei servizi pubblici ed al disagio sociale dei ceti più deboli. Ha fondato il gruppo SOS PA su Facebook, che conta circa 1500 membri, e segue il processo di riforma della Pubblica Amministrazione. Ha scritto alcuni articoli sulle PA con riferimento all’Inps ed ha operato nella Pubblica Amministrazione dirigendo un’Agenzia dell’Inps. Negli anni ’80 è stato assessore comunale ed è attualmente componente della Consulta della Pubblica Amministrazione del Partito Democratico.
Mita Marra, è ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo di Napoli dal 2000 e insegna Analisi delle politiche pubbliche all’Università di Salerno e Politica economica all’Università di Napoli dal 2003. E’ stata visiting assistant professor presso l’Università di Maastricht (2005-2006) e la George Washington University (2004). Da anni si occupa di politiche di riforma del settore pubblico in Italia, negli Stati Uniti ed in alcuni paesi in via di sviluppo collaborando con il Dipartimento di valutazione della Banca mondiale. Alcuni dei suoi lavori sono apparsi su riviste e volumi nazionali ed internazionali.
PER ACQUISTARE il libro rivolgiti a STEFANIA MANDALA, inviando una mail all'indirizzo stefania.mandala@este.it, telefonando al numero 02.91434400 o inviando un fax al numero 02.91434424.
ESTE Srl - via A. Vassallo, 31 - 20125 Milano - tel: 02.91434400 - fax: 02.91434424 - email: info@este.it
giovedì 22 ottobre 2009
Articolo del riformista
martedì 20 ottobre 2009
Concorso a 36 posti da dirigente al MEF - ricorso
Non lasciamoci sfuggire la possibilità di dire la nostra!
vi riassumiamo i motivi del contenzioso
Il bando contiene una serie di illegittimità che brevemente vi riassumiamo:
1) viene completamente disatteso il carattere di specialità che il concorso dovrebbe avere, in relazione alla valutazione dei titoli (DM 3/5/2006 e legge 248/05). Il concorso da titoli ed esami viene trasformato, di fatto, in un concorso per soli esami;
2) nell'ambito della valutazione dei titoli nessun peso è dato ai titoli professionali e di servizio; mentre viene valutato il servizio prestato da dirigente e addirittura i titoli accademici, manca completamente la valutazione del servizio prestato da C2 (F3) e da C3 (F4-F5);
3) manca la previsione di un concorso separato per coloro che possono vantare i 15 anni di servizio nella qualifica apicale della carriera direttiva che vengono sottoposti alla preselezione a quiz;
4) gli anni di servizio e le classi di lauree previste per l'accesso al concorso sono in contrasto con la normativa di riferimento;
5) la composizione della commissione d'esame è in contrasto con la normativa di riferimento.
Qualora ci fossero ulteriori motivi di ricorso vi preghiamo di segnalarceli
COORDINAMENTO SINDIECONOMIAVia XX Settembre 97 Scala B, IV piano00187 ROMA Tel. 06.47614805 – Fax 06.233208480e-mail : sindi_economia@tin.it
domenica 18 ottobre 2009
Le primarie del PD
lunedì 12 ottobre 2009
Statali, torna orario lungo per visite fiscali
giovedì 8 ottobre 2009
mercoledì 7 ottobre 2009
La vergogna del Fondo Unico d'Amministrazione
Colleghi, in tanti ci avete interpellato (anche “a male parole”) per manifestare il vostro disappunto e sconforto (l’incazzatura è il termine più adatto) in relazione alle differenze negli importi da percepire a saldo del FUA 2008, asseconda dell’appartenenza all’uno o all’altro dipartimento centrale del Mef.
Molti di voi ci hanno anche addossato la responsabilità delle forti sperequazioni che si sono create tra i dipendenti dei diversi dipartimenti anche territoriali, dove, addirittura, in alcune sedi, fino a ieri in soppressione, il FUA raddoppia.
E’ ora di chiarire che i diversi criteri di riparto adottati nei Fondi di sede non sono tali da creare differenze così marcate tra dipendenti, nemmeno se appartenenti alle posizioni economiche estreme (prima ed ultima ad es.) o con elevate assenze dal servizio.
E’ ora di chiarire che le discriminazioni si sono prodotte perché nel riparto iniziale delle somme tra i diversi dipartimenti sono stati utilizzati i dati delle “piante organiche teoriche”, come da Contratto Integrativo di Amministrazione, risalente all’anno 2000 e che, tra l’altro, disponeva unicamente per gli anni 2000 e 2001, e non i dati dei presenti in servizio.
Per prassi, ed in assenza di specifica previsione contrattuale, il IV dipartimento ha continuato a dividere il FUA come nel 2000.
Eppure tutti gli anni l’amministrazione e le OO.SS. rappresentative stipulano l’accordo sul riparto iniziale delle somme FUA tra i diversi dipartimenti: perché non scrivere chiaramente quali dati utilizzare, dal momento che essi creano sperequazioni così gravi?
Il malcontento (come sopra “incazzatura”), infatti, è più che giustificato: la differenza, a pari posizione economica tra un dipendente della RGS ed un dipendente del IV dip ad es. (sulle sedi centrali di Roma) è del doppio (o della metà), è un intero stipendio, per non parlare della giungla prodottasi nelle sedi territoriali. Il risultato travolge ogni logica di razionalità e riorganizzazione, contrasta, ancora di più, con i principi sulla corretta gestione dei sistemi di premialità individuale e collettiva.
Erano davvero tutti disattenti al tavolo e non hanno verificato i dati? Nemmeno i rappresentanti -alta amministrazione- pure presenti- della RGS o del Tesoro?
Noi di sicuro non abbiamo potuto farlo perché esclusi dal tavolo contrattuale.
Ma negli anni precedenti, a tutti gli incontri nei quali veniva contrattata la suddivisione iniziale del FUA o anche di altre somme come quelle della c.d. cartolarizzazione, abbiamo sempre denunciato l’uso distorto che si stava facendo delle piante organiche teoriche e le discriminazioni che tale uso avrebbe comportato e che ha comportato anche nel passato.
Discriminazioni che ora sono davanti agli occhi di tutti con il loro carico di responsabilità e vergogna!
Siamo riusciti a cambiare le cose sul tavolo contrattuale della c.d. cartolarizzazione 2007, il cui accordo, su nostra richiesta, fa esplicito riferimento al riparto sulla base delle piante organiche di fatto, ai presenti in servizio.
Colleghi sappiamo bene che “il noi lo avevamo detto” non serve a niente! Dobbiamo piuttosto creare in tutti i colleghi appartenenti ai diversi dipartimenti la consapevolezza di quanto sia sbagliato e arbitrario l’uso dei dati della pianta organica teorica piuttosto che i dati dei presenti in servizio.
Questi i motivi:
- non è vero che essa rispecchia le effettive carenze organiche perché l’ultima volta che fu rimodulata sui carichi di lavoro risale agli inizi degli anni ’90; in seguito è stata strumentalmente utilizzata, con il 10 aprile DPCM 2001, ad uso e consumo delle riqualificazioni, (ve le ricordate tutte le denunce sulla famosa pianta organica ad imbuto?); a seguire tutti i tagli imposti, negli anni successivi, da finanziarie e altro sono stati fatti a tavolino, spalmando percentuali di taglio nel migliore dei casi, senza mai verificare le effettive esigenze degli uffici, senza scontare la necessaria differenzazione tra uffici operativi e uffici di supporto;
- non si giustifica l’uso delle piante organiche teoriche proprio perché esse sono inattendibili circa le reali esigenze degli uffici;
- non è affatto dimostrato, pertanto, che negli uffici con maggiori carenze negli organici di diritto si sia lavorato più intensamente a parità di ore di lavoro prestate;
- tutti noi sappiamo bene che gli aumenti contrattuali che rimpinguano il FUA non sono certo stanziati in base agli organici di diritto!
Per chi è anche in male fede, e ben sapeva cosa sarebbe successo, diciamo: è ora di finirla con i giochetti, con l’uso oscuro e strumentale dei dati (organici di diritto e organici di fatto) che non trovano più alcuna giustificazione teorica se non quella di perpetuare una rendita di posizione da parte di coloro che per puro caso si trovano a lavorare presso sedi (magari in soppressione) dotate di organici di diritto pletorici che non hanno alcuna correlazione con la realtà del servizio.
Chiediamo che “l’accordo che non c’è” venga ristipulato alla luce delle forti sperequazioni che i criteri adottati nella liquidazione delle somme producono.
L’Amministrazione ha il dovere di riconvocare il tavolo contrattuale per un ripensamento su tutta la problematica.
Siamo orgogliosi di poter uscire dal coro- senza voce delle OO.SS. tutte, che in questo momento si preoccupano del ritardo nei pagamenti!
Non ci provate nemmeno a paventare ritardi di mesi ed anni credendo di poterci prendere per fame: sappiamo capire dove stanno le responsabilità e cosa sia giusto fare per rimediare ad errori e superficialità!
Colleghi credono di poterci muovere l’uno contro l’altro, ancora con il “dividi et impera”.
Colleghi ovunque siate in servizio manifestate il vostro dissenso contro questa sciagurata gestione del FUA.
lunedì 5 ottobre 2009
Licenziamenti automatici per gli statali assenteisti
Il primo capitolo della riforma Brunetta ad entrare in vigore sarà il nuovo sistema disciplinare dei dipendenti pubblici.
Il decreto riporta in ambito legislativo un tema negli ultimi anni lasciato prevalentemente alla contrattazione, introduce nuove sanzioni per nuovi comportamenti censurabili e inasprisce le punizioni già previste dalle regole attuali.
Dimezzati, poi, i termini per arrivare alla sanzione, mentre si introduce la regola generale della non sospensione di procedimenti disciplinari quando questi siano legati a processi penali.Nella fase transitoria convivono entrambe le discipline.
In pratica i fatti avvenuti dopo l'entrata in vigore del decreto (15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) dovranno essere contestati secondo le nuove tipologie; i fatti contestati prima dell'entrata in vigore seguono la disciplina in cui si sono verificati.
Ai fatti avvenuti prima, ma contestati dopo l'entrata in vigore, si applicano i nuovi termini e il nuovo iter, ma rimangono le vecchie sanzioni perché più favorevoli.
Le novità più eclatanti arrivano in tema di assenze ingiustificate e per malattia.
Fino ad oggi l'assenza ingiustificata dal servizio comportava l'applicazione di sanzioni crescenti in rapporto alla sua durata, in base a una serie di norme tutte abrogate dalla nuova disciplina.
Con la riforma, in caso di assenza ingiustificata per più di tre giorni anche non consecutivi in un biennio, o di sette giorni negli ultimi dieci anni, o infine di rifiuto di riprendere il lavoro nei termini prefissati, è previsto il licenziamento.
Dalla lettura della norma, sembra che il conteggio dei giorni vada fatto retroattivamente, e che quindi possano concorrere a far maturare la sanzione anche i giorni già maturati se a suo tempo non sono stati contestati e sanzionati.
Il dipendente che timbra il cartellino e poi esce per motivi personali sarà licenziato in tronco: in questo caso, basta una sola assenza per chiudere il rapporto.
Una volta accertato il fatto, l'ufficio competente per i procedimenti disciplinari non ha alcun potere discrezionale, perché non si prevede nessuna circostanza "attentuante" in grado di ridurre la sanzione.
Delicata l'ipotesi introdotta in caso di insufficiente rendimento.
Occorrerà modificare i sistemi di valutazione della prestazione, inserendo parametri oggettivi e predeterminati, per poter stabilire quale grado di rendimento debba considerarsi insufficiente per almeno due anni e, di conseguenza, condurre al licenziamento.
Il nuovo codice disciplinare introdotto con la riforma del pubblico impiego non si limita comunque al licenziamento dei dipendenti assenteisti, ma mette in campo una ricca serie di sanzioni di varia gravità a seconda dei fatti messi nel mirino.
Se violando obblighi lavorativi stabiliti da leggi, regolamenti, contratti o codici di comportamento un dipendente provoca la condanna dell'amministrazione di appartenenza al risarcimento di un danno, è prevista la sospensione da un minimo di tre giorni a un massimo di tre mesi, per un arco di tempo variabile in base all'entità del risarcimento.
Con la sospensione dal servizio fino a tre mesi viene invece sanzionato il dirigente o il responsabile di posizione organizzativa che si macchia di inerzia o sottovalutazione degli elementi che costituiscono un comportamento illecito del collaboratore. La sanzione comporta, solo per chi ha qualifica dirigenziale, anche la decurtazione dell'indennità di risultato del dirigente, per un tempo pari al doppio della sospensione.
La durata della sospensione in questi casi è legata alla gravità dell'illecito disciplinare che si sarebbe dovuto avviare o per il quale si sia lasciato scadere anche uno solo dei termini, oggi dichiarati tutti a pena di decadenza. Il rifiuto o l'omissione di collaborazione in un procedimento a carico di un lavoratore della stessa o di altra amministrazione comporta la sospensione fino a 15 giorni.
Queste ultime tipologie sanzionatorie potrebbero comportare un problema di individuazione della competenza del titolare dell'azione disciplinare, ma si propende per l'attribuzione in ogni caso all'ufficio disciplinare, dato che la sanzione massima teoricamente applicabile eccede la competenza del dirigente e può venire oggettivamente determinata solo all'esito del procedimento stesso.
PS: ho l'impressione che sia incostituzionale!!