lunedì 12 ottobre 2009

Statali, torna orario lungo per visite fiscali

da www.ilmessaggero.it

Per i dipendenti pubblici malati tornano le permanenze forzate in casa. Sarà nuovamente allungato l’orario di reperibilità per le visite fiscali. Quell’orario, cioè, che il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta aveva già una volta esteso praticamente all’intera giornata, ma che in seguito era stato riportato alla normale durata di sole quattro ore quotidiane (10-12 e 17-19).La decisione è stata sostanzialmente già presa, restano soltanto da definire le nuove “fasce orarie di reperibilità”. Che dovrebbero comunque comprendere non più di sei o sette ore nell’arco di una giornata.
L’ora d’aria. Tutto è cominciato nell’estate del 2008, quando furono introdotte una serie di misure contro l’assenteismo nel pubblico impiego. All’interno di un decreto (la manovra economica di Tremonti) Brunetta fece inserire un articolo in cui si penalizzavano i dipendenti in malattia con una trattenuta sullo stipendio. E sempre in quell’articolo fu previsto un nuovo regime per le visite fiscali: l’obbligo di farsi trovare a casa veniva indicato nelle fasce orarie 8-13 e 14-20. Ben undici ore di reperibilità, con soltanto un’ora di pausa che nel gergo della pubblica amministrazione fu subito ribattezzata “ora d’aria”.
La rivolta. Il nuovo orario provocò le proteste di tutti i sindacati. Anche della Cisl, che pure è sempre stata la confederazione più bendisposta verso le decisioni di Brunetta. L’argomento principale contro il regime dell’ora d’aria era: visto che si predica l’uguaglianza fra lavoro pubblico e lavoro privato, non è giusto che per i dipendenti delle amministrazioni si preveda un trattamento peggiore rispetto ai dipendenti delle imprese. E una volta tanto, le proteste furono ascoltate dal ministro: lo scorso maggio, parlando a un congresso della Cisl, Brunetta annunciò che l’ora d’aria sarebbe stata abrogata. Cosa che infatti è avvenuta a luglio, con una norma inserita all’interno del decreto anticrisi.
I dati sulle assenze. Alla fine dell’estate succede un fatto che Brunetta non aveva previsto. Ad agosto le rilevazioni sulle assenze (compiute come ogni mese dal Dipartimento Funzione pubblica) registrano per la prima volta un sensibile aumento dei giorni di lavoro persi per malattia. Certo, era prevedibile che il fenomeno del calo delle assenze cominciasse ad esaurirsi, anche perché ormai i confronti si cominciano a fare con i dati della seconda metà del 2008, cioè con i mesi in cui si era già rilevata una forte diminuzione delle malattie. Nessuno però si aspettava un aumento, e addirittura del 16,7%. Le segnalazioni giunte dagli uffici del personale di alcuni enti hanno fatto convinto il ministero che tutto sia dipeso dall’abolizione dell’ora d’aria.
Il nuovo decreto. Ecco perché adesso si pensa di riallungare l’orario delle visite fiscali. Nel decreto legislativo sul lavoro pubblico approvato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso c’è una norma che dà a Brunetta il potere di decidere le fasce di reperibilità con un semplice atto ministeriale. Cosa che verrà fatta nei prossimi giorni. L’orientamento sarebbe comunque quello di non tornare alle undici ore fissate inizialmente con la norma sull’ora d’aria. Probabilmente ci si limiterà a sei o sette ore di reperibilità.
La Cisl. I sindacati ovviamente non accoglieranno con favore questo nuovo ripensamento. A cominciare dalla Cisl, che a suo tempo si attribuì il merito della marcia indietro sull’ora d’aria. Gianni Baratta, segretario confederale, lo fa sapere sin d’ora: «Io spero che questa cosa non si faccia. Sarebbe una misura sbagliata, proprio ora che invece dobbiamo concentrarci tutti quanti sull’applicazione delle riforme di Brunetta, sul miglioramento dei servizi e dell’efficienza. Allungare le fasce di reperibilità non aiuta nessuno, è solo un modo di rendere dispettoso il rapporto fra amministrazioni e lavoratori». Quanto poi alla ripresa delle assenze per malattia, Baratta contesta i dati: «Per parlare di assenze dovremmo aspettare i risultati delle rilevazioni ufficiali, quelle compiute annualmente dalla Ragioneria dello Stato. Ancora non conosciamo i dati del 2008, figuriamoci quelli del 2009. Queste rilevazioni che fa il Dipartimento Funzione pubblica si basano su un campione molto ristretto, e c’è il dubbio che vengano scelti soltanto i dati che danno un buon risultato, scartando gli altri».

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