lunedì 16 febbraio 2015

Che Tesoro di poltrone

Articolo di Stefano Sansonetti

Dalle parti di via XX Settembre il movimento sta crescendo di intensità. Il fatto è che al Dipartimento del Tesoro ci sono in palio alcune poltrone che stanno letteralmente scatenando gli appetiti. 
La struttura, attualmente, è guidata da Vincenzo La Via, salito sulla tolda di comando nel marzo del 2012, all'epoca del governo di Mario Monti. Il suo mandato, in linea teorica, scade tra poco. Dal ministero fanno notare che l’incarico, un anno fa, è stato confermato dal governo guidato da Matteo Renzi. Ma a giudicare dalle candidature che in questi giorni si stanno sviluppando sottotraccia, è assolutamente possibile che all'esaurimento naturale del mandato l’attuale direttore lasci. 
La Via, ex direttore finanziario della Banca mondiale, all’epoca sponsorizzato da Mario Draghi, in questi anni ha tenuto un profilo molto basso. 

Se si dovesse ragionare su un suo sostituto proveniente dall’interno del Dipartimento del Tesoro, la scelta sembrerebbe destinata a cadere su Alessandro Rivera, oggi a capo della Direzione Sistema bancario e finanziario. Secondo gli addetti ai lavori è suo il nome in pole position.
A muoversi, però, c’è anche Carlo Monticelli, ora alla guida della Direzione rapporti finanziari internazionali. Si racconta che Monticelli stia provando a guadagnarsi la sponsorizzazione di Draghi. Ma diversi osservatori credono che l’operazione sia piuttosto ardua. 

Nel contesto, poi, non può certo essere trascurata l’influenza del giglio magico renziano. Perché è vero che il Dipartimento ricade sotto il Mef guidato da Pier Carlo Padoan, ma Palazzo Chigi vuole mettere bocca sul destino di una poltrona che può rivelarsi pesante. Ebbene, numerose indiscrezioni accreditano proprio la soluzione “renziana”. In questo caso i nomi in lizza sono essenzialmente tre. Uno è quello di Matteo Del Fante, fiorentino come Renzi, attuale amministratore delegato di Terna. Poi si staglia il profilo di Carlotta De Franceschi, ex banker di Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse, oggi reclutata dal premier a Palazzo Chigi nel cerchio dei consiglieri economici, con un compenso annuo di 150mila euro. Infine viene tirata in ballo l’opzione Cosimo Pacciani, anche lui fiorentino e amico di vecchia data di Renzi, già capo della sezione rischi di Royal Bank of Scotland e oggi responsabile dello stesso settore all’interno dell’Esm (European Stability Mechanism), ovvero il famoso Fondo salva-Stati. 

Se poi si dovesse scommettere su uno in particolare della terna renziana, alcuni osservatori non hanno dubbi: si tratterebbe di Del Fante. Trasferendosi al Dipartimento del Tesoro, dove il tetto massimo di stipendio è di 240 mila euro, il manager andrebbe a guadagnare molto di meno di quello che oggi incassa come Ad di Terna. Ma la responsabilità e centralità del ruolo sarebbe motivo sufficiente per sopportare il sacrificio economico. Senza contare che Del Fante ha anche trascorsi come direttore generale della Cassa Depositi, da cui ormai dipende una miriade di partecipazioni pubbliche e private, e come banchiere di Jp Morgan. Insomma, dettagli che potrebbero convincere Renzi a puntare si di lui. 

Al ministero dell’economia, però, si registra da giorni anche un certo dinamismo da parte di Fabrizio Pagani, oggi capo della segreteria tecnica di Padoan e consigliere di amministrazione di Eni. Su di lui, però, parrebbe pesare la vicinanza all’ex premier Enrico Letta, di cui è stato consigliere economico a Palazzo Chigi. Pagani, a quanto pare, sta comunque cercando il colpo di biliardo facendo sponda con Andrea Donzelli, managing director di quella Credit Suisse che in Italia ha diverse partite importanti tra le mani. 

Riuscirà La Via a resistere a questo assalto? Si vedrà nelle prossime settimane. 
Di sicuro dal Tesoro è in un uscita Francesco Parlato, capo della Direzione finanza e privatizzazioni. C’è chi ipotizza per lui un passaggio all’Enel o a Finmeccanica. Ma più di qualche osservatore ritiene che abbia già in tasca un trasferimento alle Ferrovie dello Stato. Senza contare che nei mesi scorsi è uscito dal Tesoro Lorenzo Codogno, ex capo della Direzione analisi economico-finanziaria. Per il sostituto il ministero ha organizzato una selezione che dovrebbe dare i suoi frutti a breve.

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