blog assolutamente non ufficiale con spigolature, notizie e norme della nostra P.A.
venerdì 30 ottobre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
Influenza A: quando le norme entrano in un cul-de-sac
mercoledì 28 ottobre 2009
False attestazioni o certificazioni
Art. 589 CODICE PENALE
Omicidio colposo
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Art. 55 quinquies - Decreto BRUNETTA Decreto legislativo di attuazione della legge n°15/2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
False attestazioni o certificazioni
1. Fermo quanto previsto dal codice penale, il lavoratore dipendente di una pubblica amministrazione che attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, ovvero giustifica l’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o falsamente attestante uno stato di malattia è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 400 ad euro 1.600.
La medesima pena si applica al medico e a chiunque altro concorre nella commissione del delitto.
Ne consegue, quindi, che l'omicidio colposo, cioè chi cagiona per colpa la morte di una persona, è considerato un reato meno grave di chi attesta falsamente la propria presenza in ufficio.
venerdì 23 ottobre 2009
FRANTUMI DA RICOMPORRE
È il titolo del libro curato da Antonino Leone e Mita Marra con la prefazione di Francesca Simeoni e gli interventi di Federico Testa, Silvano Del Lungo, Rita Carisano, Pietro Ichino, Giovanni Martignoni e Donata Gottardi.
Il sistema Italia è “fuori mercato” a causa di un elefantiaco apparato pubblico incapace di offrire servizi efficienti e qualitativamente adeguati alle imprese e ai cittadini. Per uscire dalla crisi economica e finanziaria globale occorre, invece, una pubblica amministrazione che, in presenza di un assetto costituzionale federale, disegni e gestisca politiche a favore della crescita e dello sviluppo in complessi sistemi di governance, soggetti ad elevata incertezza. Le riforme legislative varate negli ultimi due anni puntano sulla trasparenza, sulla responsabilità, sulla valutazione e sulla incentivazione come leve del cambiamento organizzativo. Questo volume entra nel merito di tali iniziative legislative per comprendere come e in che misura queste riforme possono migliorare il rendimento istituzionale, le soluzioni organizzative e le pratiche manageriali. Le leggi non sono, infatti, la cura per le tante lacune della pubblica amministrazione italiana. L’eterogeneità dei problemi e delle carenze investe i vari comparti del settore pubblico, i diversi livelli di governo centrale, regionale e locale ed inevitabilmente il Nord e il Sud del Paese.
L’analisi del funzionamento dell’INPS di Verona riafferma l’importanza di investire sulla capacità manageriale dei dirigenti, sui saperi e sulle competenze organizzative, sulla valorizzazione del lavoro e sul riconoscimento del merito, attraverso l’apprendimento e la riflessione condotta a partire dall’esperienza.
I temi selezionati dal blog sul cambiamento nelle organizzazioni propongono opinioni, esperienze e reazioni di tanti dipendenti, politici e studiosi al dibattito sulla riforma della PA. Le questioni sollevate nel blog svelano percezioni e umori che gli attori avvertono in rapporto alle recenti iniziative del governo. Gli operatori, i dirigenti, gli amministratori godono di una considerevole autonomia nel loro agire che può tradursi in notevoli differenze di attuazione. Diventa, quindi, di fondamentale importanza conoscere i principi e le motivazioni che guidano il loro agire.
Francesca Simeoni è ricercatrice di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Verona e docente di Economia e gestione delle imprese di servizi pubblici
Federico Testa è parlamentare e docente di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Verona
Silvano Del Lungo è psicologo del lavoro, pioniere della consulenza di direzione in Italia, fondatore e presidente della società di consulenza direzionale StudioStaff
Rita Carisano è direttore generale di Confindustria di Verona
Pietro Ichino è senatore e docente di Diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Milano
Giovanni Martignoni è Direttore dell’Inps di Verona
Donata Gottardi è docente di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Verona ed è stata parlamentare europeo fino a maggio 2009
Gli autori:
Antonino Leone, è impegnato nella gestione del suo blog “Cambiamento nelle organizzazioni”, http://cambiamentoorg.blogspot.com/, dedicato principalmente alla gestione dei servizi pubblici ed al disagio sociale dei ceti più deboli. Ha fondato il gruppo SOS PA su Facebook, che conta circa 1500 membri, e segue il processo di riforma della Pubblica Amministrazione. Ha scritto alcuni articoli sulle PA con riferimento all’Inps ed ha operato nella Pubblica Amministrazione dirigendo un’Agenzia dell’Inps. Negli anni ’80 è stato assessore comunale ed è attualmente componente della Consulta della Pubblica Amministrazione del Partito Democratico.
Mita Marra, è ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo di Napoli dal 2000 e insegna Analisi delle politiche pubbliche all’Università di Salerno e Politica economica all’Università di Napoli dal 2003. E’ stata visiting assistant professor presso l’Università di Maastricht (2005-2006) e la George Washington University (2004). Da anni si occupa di politiche di riforma del settore pubblico in Italia, negli Stati Uniti ed in alcuni paesi in via di sviluppo collaborando con il Dipartimento di valutazione della Banca mondiale. Alcuni dei suoi lavori sono apparsi su riviste e volumi nazionali ed internazionali.
PER ACQUISTARE il libro rivolgiti a STEFANIA MANDALA, inviando una mail all'indirizzo stefania.mandala@este.it, telefonando al numero 02.91434400 o inviando un fax al numero 02.91434424.
ESTE Srl - via A. Vassallo, 31 - 20125 Milano - tel: 02.91434400 - fax: 02.91434424 - email: info@este.it
giovedì 22 ottobre 2009
Articolo del riformista
martedì 20 ottobre 2009
Concorso a 36 posti da dirigente al MEF - ricorso
Non lasciamoci sfuggire la possibilità di dire la nostra!
vi riassumiamo i motivi del contenzioso
Il bando contiene una serie di illegittimità che brevemente vi riassumiamo:
1) viene completamente disatteso il carattere di specialità che il concorso dovrebbe avere, in relazione alla valutazione dei titoli (DM 3/5/2006 e legge 248/05). Il concorso da titoli ed esami viene trasformato, di fatto, in un concorso per soli esami;
2) nell'ambito della valutazione dei titoli nessun peso è dato ai titoli professionali e di servizio; mentre viene valutato il servizio prestato da dirigente e addirittura i titoli accademici, manca completamente la valutazione del servizio prestato da C2 (F3) e da C3 (F4-F5);
3) manca la previsione di un concorso separato per coloro che possono vantare i 15 anni di servizio nella qualifica apicale della carriera direttiva che vengono sottoposti alla preselezione a quiz;
4) gli anni di servizio e le classi di lauree previste per l'accesso al concorso sono in contrasto con la normativa di riferimento;
5) la composizione della commissione d'esame è in contrasto con la normativa di riferimento.
Qualora ci fossero ulteriori motivi di ricorso vi preghiamo di segnalarceli
COORDINAMENTO SINDIECONOMIAVia XX Settembre 97 Scala B, IV piano00187 ROMA Tel. 06.47614805 – Fax 06.233208480e-mail : sindi_economia@tin.it
domenica 18 ottobre 2009
Le primarie del PD
lunedì 12 ottobre 2009
Statali, torna orario lungo per visite fiscali
giovedì 8 ottobre 2009
mercoledì 7 ottobre 2009
La vergogna del Fondo Unico d'Amministrazione
Colleghi, in tanti ci avete interpellato (anche “a male parole”) per manifestare il vostro disappunto e sconforto (l’incazzatura è il termine più adatto) in relazione alle differenze negli importi da percepire a saldo del FUA 2008, asseconda dell’appartenenza all’uno o all’altro dipartimento centrale del Mef.
Molti di voi ci hanno anche addossato la responsabilità delle forti sperequazioni che si sono create tra i dipendenti dei diversi dipartimenti anche territoriali, dove, addirittura, in alcune sedi, fino a ieri in soppressione, il FUA raddoppia.
E’ ora di chiarire che i diversi criteri di riparto adottati nei Fondi di sede non sono tali da creare differenze così marcate tra dipendenti, nemmeno se appartenenti alle posizioni economiche estreme (prima ed ultima ad es.) o con elevate assenze dal servizio.
E’ ora di chiarire che le discriminazioni si sono prodotte perché nel riparto iniziale delle somme tra i diversi dipartimenti sono stati utilizzati i dati delle “piante organiche teoriche”, come da Contratto Integrativo di Amministrazione, risalente all’anno 2000 e che, tra l’altro, disponeva unicamente per gli anni 2000 e 2001, e non i dati dei presenti in servizio.
Per prassi, ed in assenza di specifica previsione contrattuale, il IV dipartimento ha continuato a dividere il FUA come nel 2000.
Eppure tutti gli anni l’amministrazione e le OO.SS. rappresentative stipulano l’accordo sul riparto iniziale delle somme FUA tra i diversi dipartimenti: perché non scrivere chiaramente quali dati utilizzare, dal momento che essi creano sperequazioni così gravi?
Il malcontento (come sopra “incazzatura”), infatti, è più che giustificato: la differenza, a pari posizione economica tra un dipendente della RGS ed un dipendente del IV dip ad es. (sulle sedi centrali di Roma) è del doppio (o della metà), è un intero stipendio, per non parlare della giungla prodottasi nelle sedi territoriali. Il risultato travolge ogni logica di razionalità e riorganizzazione, contrasta, ancora di più, con i principi sulla corretta gestione dei sistemi di premialità individuale e collettiva.
Erano davvero tutti disattenti al tavolo e non hanno verificato i dati? Nemmeno i rappresentanti -alta amministrazione- pure presenti- della RGS o del Tesoro?
Noi di sicuro non abbiamo potuto farlo perché esclusi dal tavolo contrattuale.
Ma negli anni precedenti, a tutti gli incontri nei quali veniva contrattata la suddivisione iniziale del FUA o anche di altre somme come quelle della c.d. cartolarizzazione, abbiamo sempre denunciato l’uso distorto che si stava facendo delle piante organiche teoriche e le discriminazioni che tale uso avrebbe comportato e che ha comportato anche nel passato.
Discriminazioni che ora sono davanti agli occhi di tutti con il loro carico di responsabilità e vergogna!
Siamo riusciti a cambiare le cose sul tavolo contrattuale della c.d. cartolarizzazione 2007, il cui accordo, su nostra richiesta, fa esplicito riferimento al riparto sulla base delle piante organiche di fatto, ai presenti in servizio.
Colleghi sappiamo bene che “il noi lo avevamo detto” non serve a niente! Dobbiamo piuttosto creare in tutti i colleghi appartenenti ai diversi dipartimenti la consapevolezza di quanto sia sbagliato e arbitrario l’uso dei dati della pianta organica teorica piuttosto che i dati dei presenti in servizio.
Questi i motivi:
- non è vero che essa rispecchia le effettive carenze organiche perché l’ultima volta che fu rimodulata sui carichi di lavoro risale agli inizi degli anni ’90; in seguito è stata strumentalmente utilizzata, con il 10 aprile DPCM 2001, ad uso e consumo delle riqualificazioni, (ve le ricordate tutte le denunce sulla famosa pianta organica ad imbuto?); a seguire tutti i tagli imposti, negli anni successivi, da finanziarie e altro sono stati fatti a tavolino, spalmando percentuali di taglio nel migliore dei casi, senza mai verificare le effettive esigenze degli uffici, senza scontare la necessaria differenzazione tra uffici operativi e uffici di supporto;
- non si giustifica l’uso delle piante organiche teoriche proprio perché esse sono inattendibili circa le reali esigenze degli uffici;
- non è affatto dimostrato, pertanto, che negli uffici con maggiori carenze negli organici di diritto si sia lavorato più intensamente a parità di ore di lavoro prestate;
- tutti noi sappiamo bene che gli aumenti contrattuali che rimpinguano il FUA non sono certo stanziati in base agli organici di diritto!
Per chi è anche in male fede, e ben sapeva cosa sarebbe successo, diciamo: è ora di finirla con i giochetti, con l’uso oscuro e strumentale dei dati (organici di diritto e organici di fatto) che non trovano più alcuna giustificazione teorica se non quella di perpetuare una rendita di posizione da parte di coloro che per puro caso si trovano a lavorare presso sedi (magari in soppressione) dotate di organici di diritto pletorici che non hanno alcuna correlazione con la realtà del servizio.
Chiediamo che “l’accordo che non c’è” venga ristipulato alla luce delle forti sperequazioni che i criteri adottati nella liquidazione delle somme producono.
L’Amministrazione ha il dovere di riconvocare il tavolo contrattuale per un ripensamento su tutta la problematica.
Siamo orgogliosi di poter uscire dal coro- senza voce delle OO.SS. tutte, che in questo momento si preoccupano del ritardo nei pagamenti!
Non ci provate nemmeno a paventare ritardi di mesi ed anni credendo di poterci prendere per fame: sappiamo capire dove stanno le responsabilità e cosa sia giusto fare per rimediare ad errori e superficialità!
Colleghi credono di poterci muovere l’uno contro l’altro, ancora con il “dividi et impera”.
Colleghi ovunque siate in servizio manifestate il vostro dissenso contro questa sciagurata gestione del FUA.
lunedì 5 ottobre 2009
Licenziamenti automatici per gli statali assenteisti
Il primo capitolo della riforma Brunetta ad entrare in vigore sarà il nuovo sistema disciplinare dei dipendenti pubblici.
Il decreto riporta in ambito legislativo un tema negli ultimi anni lasciato prevalentemente alla contrattazione, introduce nuove sanzioni per nuovi comportamenti censurabili e inasprisce le punizioni già previste dalle regole attuali.
Dimezzati, poi, i termini per arrivare alla sanzione, mentre si introduce la regola generale della non sospensione di procedimenti disciplinari quando questi siano legati a processi penali.Nella fase transitoria convivono entrambe le discipline.
In pratica i fatti avvenuti dopo l'entrata in vigore del decreto (15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) dovranno essere contestati secondo le nuove tipologie; i fatti contestati prima dell'entrata in vigore seguono la disciplina in cui si sono verificati.
Ai fatti avvenuti prima, ma contestati dopo l'entrata in vigore, si applicano i nuovi termini e il nuovo iter, ma rimangono le vecchie sanzioni perché più favorevoli.
Le novità più eclatanti arrivano in tema di assenze ingiustificate e per malattia.
Fino ad oggi l'assenza ingiustificata dal servizio comportava l'applicazione di sanzioni crescenti in rapporto alla sua durata, in base a una serie di norme tutte abrogate dalla nuova disciplina.
Con la riforma, in caso di assenza ingiustificata per più di tre giorni anche non consecutivi in un biennio, o di sette giorni negli ultimi dieci anni, o infine di rifiuto di riprendere il lavoro nei termini prefissati, è previsto il licenziamento.
Dalla lettura della norma, sembra che il conteggio dei giorni vada fatto retroattivamente, e che quindi possano concorrere a far maturare la sanzione anche i giorni già maturati se a suo tempo non sono stati contestati e sanzionati.
Il dipendente che timbra il cartellino e poi esce per motivi personali sarà licenziato in tronco: in questo caso, basta una sola assenza per chiudere il rapporto.
Una volta accertato il fatto, l'ufficio competente per i procedimenti disciplinari non ha alcun potere discrezionale, perché non si prevede nessuna circostanza "attentuante" in grado di ridurre la sanzione.
Delicata l'ipotesi introdotta in caso di insufficiente rendimento.
Occorrerà modificare i sistemi di valutazione della prestazione, inserendo parametri oggettivi e predeterminati, per poter stabilire quale grado di rendimento debba considerarsi insufficiente per almeno due anni e, di conseguenza, condurre al licenziamento.
Il nuovo codice disciplinare introdotto con la riforma del pubblico impiego non si limita comunque al licenziamento dei dipendenti assenteisti, ma mette in campo una ricca serie di sanzioni di varia gravità a seconda dei fatti messi nel mirino.
Se violando obblighi lavorativi stabiliti da leggi, regolamenti, contratti o codici di comportamento un dipendente provoca la condanna dell'amministrazione di appartenenza al risarcimento di un danno, è prevista la sospensione da un minimo di tre giorni a un massimo di tre mesi, per un arco di tempo variabile in base all'entità del risarcimento.
Con la sospensione dal servizio fino a tre mesi viene invece sanzionato il dirigente o il responsabile di posizione organizzativa che si macchia di inerzia o sottovalutazione degli elementi che costituiscono un comportamento illecito del collaboratore. La sanzione comporta, solo per chi ha qualifica dirigenziale, anche la decurtazione dell'indennità di risultato del dirigente, per un tempo pari al doppio della sospensione.
La durata della sospensione in questi casi è legata alla gravità dell'illecito disciplinare che si sarebbe dovuto avviare o per il quale si sia lasciato scadere anche uno solo dei termini, oggi dichiarati tutti a pena di decadenza. Il rifiuto o l'omissione di collaborazione in un procedimento a carico di un lavoratore della stessa o di altra amministrazione comporta la sospensione fino a 15 giorni.
Queste ultime tipologie sanzionatorie potrebbero comportare un problema di individuazione della competenza del titolare dell'azione disciplinare, ma si propende per l'attribuzione in ogni caso all'ufficio disciplinare, dato che la sanzione massima teoricamente applicabile eccede la competenza del dirigente e può venire oggettivamente determinata solo all'esito del procedimento stesso.
PS: ho l'impressione che sia incostituzionale!!
venerdì 2 ottobre 2009
management Notebook 24
Con management si può intendere il processo di definizione degli obiettivi di un'azienda (sia essa pubblica o privata) e di guida della gestione aziendale verso il perseguimento di tali obiettivi, attraverso l'assunzione di decisioni sull'impiego delle risorse disponibili e, in particolare, delle risorse umane.
Il termine "azienda pubblica" può essere sicuramente esteso a tutta la pubblica amministrazione. La differenza peculiare tra l'ambito privato e quello pubblico sta probabilmente nella motivazione al management.
L'imprenditore sa che, inevitabilmente, per realizzare la propria opera deve individuare obiettivi, utilizzare le risorse al meglio, puntare sull'attività lavorativa sua e dei propri collaboratori. La gestione pubblica ha invece bisogno di uno spunto aggiuntivo, uno stimolo capace di creare il valore aggiunto: il rispetto della legge.
Da ciò non possiamo distogliere l'attenzione. L'attore del management nel mondo pubblico deve innanzitutto conoscere le regole del gioco che non sono quelle che si basano sull'utile finale, bensì sullo scopo di soddisfacimento del bisogno dei cittadini con il miglior impiego dei fattori produttivi nell'impronta dell'efficienza e dell'efficacia.
Ed è proprio in tale direzione che lo scambio tra privato e pubblico acquista i maggiori livelli di opportunità e condivisione gestionale-operativa.
La pubblica amministrazione è spesso definita come una "macchina". Termine alquanto corretto soprattutto quando pensiamo al carburante che la fa funzionare: non basta la volontà, serve un'impostazione di base fornita da una legge.
Come vediamo la materia è molto complessa. Le forti motivazioni che comunque debbono contraddistinguere tutti gli attori (manager), devono essere innanzitutto indirizzate a conoscere nel dettaglio il sistema in cui ci si può e deve muovere. Legge, organizzazione, spirito imprenditoriale devono andare a braccetto per garantire risultati migliori per la comunità amministrata sia locale che di ampio raggio.
L'ulteriore dibattito si sposta poi sul conducente: chi guida la macchina pubblica? Il politico di turno o il responsabile della gestione?
In questi approfondimenti cercheremo, passo dopo passo, di fornire le basi del management nella pubblica amministrazione con particolare attenzione anche a quei soggetti che sono chiamati a gestire la prima linea nel garantire i servizi ai cittadini ovvero gli enti locali e le regioni.
Tutto quanto contenuto nella definizione di apertura è già stato codificato. Gli obiettivi vengono definiti in appositi documenti (Piano esecutivo di gestione, Piano degli obiettivi, Piano della performance, ecc.); le risorse strumentali sono elencate e quantificate negli inventari, nei patrimoni, nei rendiconti; il fabbisogno di risorse umane viene definito nelle dotazioni organiche dei singoli enti della pubblica amministrazione.
Accanto alle norme che hanno disciplinato gli aspetti programmatori non sono poi mancate le disposizioni destinate al controllo successivo, al feedback. Analizzeremo quindi gli strumenti dei cosiddetti controlli interni e, in casi specifici, di eventuali controlli da parte di soggetti esterni incaricati di monitorare alcune fasi della gestione pubblica.
*Dott. Gianluca Bertagna, responsabile di settore di ente locale, formatore e consulente per la pubblica amministrazione, collaboratore de "Il Sole 24 Ore" e di "Guida al Pubblico Impiego - Il Sole 24 Ore".