mercoledì 21 gennaio 2015

Dipendenti pubblici, resta il reintegro

 Articolo di Antonella Baccaro pubblicato su Corriere.it

Nel pubblico impiego, in caso di licenziamento disciplinare illegittimo, «secondo me, bisogna prevedere sempre il reintegro. Anche perché c’è un rischio di spoil-system , di tipo politico, che in un’azienda (privata, ndr ) non c’è». Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, chiarisce il proprio orientamento, in tema di licenziamenti, dopo le polemiche seguite alle assenze massicce dei vigili di Roma a Capodanno. 
E soprattutto nel giorno in cui il relatore della delega sulla Pubblica amministrazione, Giorgio Pagliari (Pd), ha presentato 15 emendamenti, tra cui quelli che dovrebbero rendere più celeri ed efficaci i procedimenti disciplinari
Nella Pubblica amministrazione, secondo il ministro, quando un licenziamento disciplinare risulta illegittimo, non si può applicare solo l’istituto dell’indennizzo, come sarà invece per i contratti privatistici che saranno stipulati con l’entrata in vigore del Jobs act, ma bisogna prevedere il reintegro del lavoratore. «Il Jobs act non si applica al pubblico impiego: è un provvedimento per il settore privato» ha chiarito Madia. 
Tornando ai 15 emendamenti, ce n’è uno, destinato a far discutere, che limita la responsabilità amministrativo-contabile dei dirigenti agli atti di sola gestione, escludendola per quelli che sono attuazione di un indirizzo politico. I dirigenti, dunque, non possono essere ritenuti responsabili di danni erariali provocati dalle scelte politiche di chi li indirizza. Un contentino, non da poco, dato ai dirigenti, fin qui molto penalizzati dalla delega. Basti ricordare che saranno inseriti tutti in ruoli unici (uno a livello statale, uno regionale, uno degli enti locali) da cui verranno «pescati» per rivestire di volta in volta incarichi diversi. Qualora per due anni consecutivi non ne riceveranno, saranno licenziabili. Ma questo era già contenuto nella delega, così come c’era già la fissazione di «limiti assoluti» al loro «trattamento economico complessivo».
Un emendamento del relatore ieri ha invece cancellato le quote percentuali (30% per la retribuzione di posizione e 15% per quella di risultato) che la delega aveva fissato. Percentuali che verranno decise dal decreto attuativo. (...)

Quanto ai dipendenti della Pa e ai procedimenti disciplinari, gli emendamenti modificano l’articolo 13 puntando a semplificare le norme sulla valutazione, riconoscendo merito e premialità, sviluppando sistemi distinti di misurazione del raggiungimento dei risultati della struttura e dei singoli, utilizzando standard di riferimento e confronti. Ma soprattutto viene prevista «l’introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare». 

È questo l’ambito in cui si inseriranno norme più stringenti sul licenziamento, fin qui non meglio precisate, che però, a detta di Madia, nel caso di quelli disciplinari illegittimi, prevederanno comunque il reintegro. Un emendamento conferma la nascita del «Polo unico di medicina fiscale» che sottrae alle Asl il compito di gestire le visite fiscali, assegnandolo all’Inps. L’istituto si è detto pronto a provvedervi con la metà degli stanziamenti attuali e con un sistema informatizzato. Tutto ciò dovrebbe comportare conseguenze in fatto di fasce orarie e giorni di reperibilità che oggi sono differenti: 4 ore nel privato e 7 nel pubblico, dove la visita può scattare anche dal primo giorno. 

Il termine per presentare i subemendamenti è il 29 gennaio, poi il testo passerà al voto in commissione Affari costituzionali al Senato.

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