Avrà 800 miliardi di euro tra i quali aggirarsi, per provare a farli scendere. A tanto ammonta la spesa pubblica italiana, cioè il costo di funzionamento della macchina centrale, che Carlo Cottarelli dovrà cercare di limare.
Il suo nome è stato fatto direttamente dal premier Enrico Letta, nel corso del discorso al Senato con il quale ha chiesto di confermargli la fiducia e di proseguire con il governo, per il ruolo di "commissario alla spending review".
Ma il suo nome già circolava, per esempio, durante l'ultimo forum Ambrosetti di Cernobbio; allora si disse che era stato indicato dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, che lo avrebbe corteggiato a lungo.
In effetti Cottarelli è dal 2008 direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale. Un incarico di massimo prestigio, per lasciare il quale la contropartita deve essere giocoforza l'affidamento di un ruolo incisivo e "vero". Quello che vorrebbe creare l'esecutivo, tanto che Saccomanni ha più volte parlato del commissario come di una figura permanente, con uno staff al suo servizio che lo segua nel lavoro con l'accetta. Laureato in Economia presso l'Università di Siena e la London School of Economics di Londra, Cottarelli è poi entrato nel dipartimento Ricerca di Bankitalia dove ha lavorato dal 1981 al 1987, nella divisione settore monetario
e finaziario.
Successivamente dopo aver lavorato un anno come capo del dipartimento Ricerca di Eni, Cottarelli è approdato al Fmi nel 1988, lavorando nel dipartimento Europeo, nel dipartimento Mercati Finanziari e Monetari, dipartimento Revisione per poi approdare nel dipartimento in cui si trova attualmente.
Nei dipartimenti Europeo e Revisione ha ricoperto la carica di vice direttore. Il suo ruolo sarà comunque fondamentale: la spesa pubblica quest'anno supererà il 50% del Pil ed è vista - secondo l'aggiornamento del Def - in crescita fino a 854 miliardi al 2017.
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