Per oltre 40 anni ha maneggiato i numeri, ma ieri il Ragioniere Generale dello Stato Mario Canzio e' stato costretto a misurarsi con le parole.
E lo ha fatto chiuso nel suo ufficio per replicare alle critiche che gli sono piovute addosso dopo il decreto del governo che dovrebbe pagare i debiti della Pubblica Amministrazione.
Il bombardamento sulla testa del baffuto burocrate salernitano era cominciato domenica con la reprimenda di Eugenio Scalfari che lo ha accusato di aver fatto "tutto quanto poteva per bloccare o rallentare i provvedimenti destinati alla crescita dell'economia". A questa accusa pesante come un macigno il fondatore di "Repubblica" ha aggiunto che "l'obiettivo della Ragioneria Generale è stato di mantenere ferma la politica di Tremonti, del nulla fare e nulla muovere".
Anche il "Sole 24 Ore" è sceso in campo con la penna dell'ex-direttore del giornale Guido Gentili, e a condire la polemica con cetrioli indigesti è arrivato ieri il pezzo di quel sito disgraziato di Dagospia in cui senza mezzi termini si chiedevano le dimissioni dell'uomo che alla testa di 10 Ispettori generali e di una pletora di collaboratori non è stato in grado di fornire al governo dati sicuri sui debiti della Pubblica Amministrazione.
A questo punto Canzio, che con il suo sorriso rende ancora più solare l'abbronzatura, non ci ha visto più e senza abbassarsi a polemizzare con Dagospia ha scritto una lunga lettera al giornale di Confindustria. Dopo aver ricordato che l'attività della Ragioneria "svolge un ruolo di certificazione quasi di tipo notarile", il Superagioniere ammette che la sua struttura non è infallibile, ma poi scrive più di due colonne per la difesa di questo organismo e sopratutto di se stesso.
Dopo aver ricordato la sua nomina nel 2005 con il governo Berlusconi e le riconferme da parte di Prodi, del secondo governo Berlusconi e di Monti, il Ragioniere annuncia all'universo intero che l'aver superato in tutte queste circostanze lo spoil system "è allo stesso tempo un riconoscimento nei miei confronti della mia serietà, della professionalità e anche della mia indiscussa indipendenza politica".
Se poi qualcuno vuole mettere in discussione questi attributi, l'alto burocrate 66enne ricorda le difficoltà alle quali è sottoposta la Ragioneria che molte volte è chiamata ad esprimere "con tutta l'accuratezza possibile e nell'arco di poche ore la propria valutazione anche in riferimento a questioni che a volte oggettivamente presentano aspetti di grande complessità".
A questo punto la polemica sul pasticcio dei numeri che hanno visto scendere in campo Banca d'Italia, Abi, Confindustria con un crescendo di cifre impressionante, per Canzio si potrebbe chiudere qui.
Purtroppo le cose non sono così semplici e questo elogio all'infallibilità personale e a quella dei suoi collaboratori, non aggiunge una parola di chiarezza su ciò che è avvenuto nella notte tra sabato e domenica quando sui marciapiedi del ministero in via XX Settembre è arrivata la rabbia del pallido Grilli e la marcia indietro del Ragioniere che ha dovuto digerire l'allargamento del tetto alle compensazioni fiscali.
Forse è arrivato il momento di ricordare - come ha fatto oggi nella sua replica Guido Gentili sul "Sole 24 Ore" - che l'attività della Ragioneria non può esternarsi in una sistematica bocciatura delle decisioni politiche e che non è tollerabile un potere di blocco o di interdizione burocratica dentro lo Stato stesso.
Se poi qualcuno avrà il coraggio di avvicinarsi al Ragioniere salernitano dovrebbe ricordargli che quando 137 anni fa un senatore del Regno di nome Cambray-Digny istituì la Ragioneria pensò di mettere in piedi uno strumento per controllare e amministrare in modo ordinato e oculato le finanze dello Stato.
Questi obiettivi Canzio li può leggere sul sito web della Ragioneria Generale dove si ricorda che Cavour con lungimiranza si batté per mettere in piedi una struttura statale, sia centrale che periferica, utile a garantire "un buon bilancio".
Quindi lasciando da parte lo sbrodolamento autoreferenziale che ha qualcosa di semplicemente penoso, il Superragioniere salernitano dovrebbe riprendere la penna e scrivere in due righe le sue dimissioni per manifesta incapacità.
Se poi volesse salvare la poltrona sulla quale è salito grazie a Giulietto Tremonti, allora potrebbe mandare a casa i 10 ispettori e le decine di funzionari assumendo da qualche università (al limite anche dalla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni) una decina di neolaureati che possano mettere un po' di chiarezza nei conti dello Stato. E accanto a loro sarebbe molto utile qualche ingegnere informatico che sia in grado di rendere omogenei i sistemi di contabilità pubblica che - come denuncia oggi Stefano Parisi - sono totalmente scollegati.
articolo pubblicato su www.dagospia.com
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NdA: Il logico risultato di una gestione clientelare e politica delle promozione e degli incarichi all'interno della RGS. Per questo Canzio si deve dimettere!!
1 commento:
Il caro Canzio deve rendere conto al paese dei conti assolutamente truccati che ha proposto nel corso di questi anni e della totale disorganizzazione in cui ha fatto cadere il Dipartimento della RGS, nominando come direttori generali amici e amichette. Più volte il Gabinetto lo ha messo in guardia di non farlo ma lui niente! Non c'è una cifra attendibile! Ma c'è qualcuno che lo mette in luce questo scandalo?
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