mercoledì 30 novembre 2011

Incidente con auto blu

Non so se corrispondono al vero le voci di corridoio che affermano che la settimana scorsa un direttore generale del nostro ministero, in ritardo per l’aereo delle 13.40 in partenza da Fiumicino,  abbia causato un incidente molto grave con l’auto di servizio,
L'auto blu che andava a folle velocità con lampeggiante acceso è andata distrutta ma, per fortuna,  né il direttore  né l’autista, un vice brigadiere della Guardia di finanza, hanno riportato ferite.
Il conducente dell’altra auto coinvolta, invece, è stato trasportato d’urgenza in ospedale.
Le testimonianze di chi ha assistito allo scontro raccontano che i due ministeriali hanno quasi rischiato il linciaggio.

Meglio Fortunato che ricco

Articolo di Marco Palombi pubblicato il 29 novembre scorso su Il Foglio 

Un ministro vale l`altro, ma i capi di gabinetto non li smuove nessuno Roma. 
(....) 
"Chi credete che comandi nei ministeri? Chi credete che scriva le finanziarie di Tremonti?", domandava retorico qualche tempo fa Guido Crosetto. 
Le risposte, nell`ordine, sono: i capi di gabinetto e Vincenzo Fortunato, uomo dai mille incarichi che tutti discendono, appunto, da quello di capo di gabinetto al ministero dell`Economia. Lo fu con Tremonti già nel 2001-2006, si trasferì nientemeno che alla corte di Antonio Dí Pietro nell`interludio prodiano, per poi tornare al Divo Giulio tre anni e mezzo fa e lì restare anche col bocconiano: a via XX Settembre sostengono che - tra consulenze, arbitrati e l`incarico nella Scuola superiore di economia e finanza (Ssef) - guadagni tantissimo, da cui la massima "meglio Fortunato che ricco". E` il sottopotere che s`eterna nel vuoto del potere. 

martedì 29 novembre 2011

Fortunato...Tutto cambi affinché nulla cambi

(...) Nessun problema, invece, per i veri padroni dei ministeri: capi di gabinetti, esperti legislativi, consiglieri. Loro non corrono rischi. Male che vada, i pochi che non verranno confermati, torneranno a fare i magistrati del Tar o del Consiglio di Stato, oppure della Corte dei conti. Certi di un futuro ripescaggio: tanto sono preziosi. 
Certo, ci si potrebbe domandare se in questo meccanismo tutto italiano per cui ogni governo di turno si consegna sempre allo stesso gruppo di potere non ci sia qualcosa di gattopardesco: «Tutto cambi affinché nulla cambi». Ma tant'è. 
Ecco quindi che Vincenzo Fortunato potrà incrementare il suo secondo record. Qual è il primo? Quello di capo di gabinetto più pagato della storia repubblicana, a giudicare dai numeri apparsi sulla stampa, che anni fa indicavano in circa mezzo milione l'anno la sua retribuzione: prima, s'intende, della stretta sugli altissimi stipendi pubblici. Ebbene, a quel primato ora potrà sommare quello della maggiore durata consecutiva a capo di un ministero
Fortunato è capo di gabinetto ininterrottamente dal 2001, con quattro ministri e tre maggioranze diverse: dal 2001 al 2006 all'Economia con Giulio Tremonti prima e Domenico Siniscalco poi; dal 2006 al 2008 alle Infrastrutture con il governo di Romano Prodi e Antonio Di Pietro ministro; dal 2008 a oggi di nuovo all'Economia con Tremonti (sopravvissuto anche ai contrasti con l'ex consigliere Marco Milanese) e, ora, con Mario Monti. Quanto abbiano pesato nella sua recentissima conferma i suoi ottimi rapporti con Gianni Letta piuttosto che quelli, altrettanto buoni, con il leader dell'Italia dei valori, difficile dire. 
La realtà è che Fortunato continua a essere da un decennio uno degli uomini più potenti dell'esecutivo.  

lunedì 28 novembre 2011

Rispediamo il votarello al mittente

Ricevo dalla USB PI e pubblico
Non condivido l'opposizione ideologica al sistema meritocratico. E' anacronistico non accettare la valutazione del nostro lavoro, un sindacato serio capisce il momento storico e cerca le procedure migliori affinché vengano premiati veramente i migliori e non gli amici e i famigliari della classe dirigente. 

Termina in questi giorni la fase sperimentale del Sistema di valutazione del personale (SIVAP) ed è già chiaro che niente sarà più come prima. 
 La USB MEF, a più riprese, aveva già espresso la propria totale opposizione all’introduzione del sistema meritocratico nel proprio dicastero denunciandone anche l’impatto devastante sulla cultura del lavoro e l’affossamento della contrattazione collettiva. Gli anni di criminalizzazione del pubblico dipendente, sottoposto ad attacchi mediatici senza precedenti e rappresentato come fannullone per avere mano libera sullo smantellamento dello stato sociale e del welfare, hanno realizzato anche il clima congeniale per l’introduzione della c.d. “meritocrazia” che adesso dispiega tutte le sue vere finalità. 
 Il SIVAP, così come tutti i sistemi di valutazione della performance individuale, ha il preciso scopo di costituire, per l’Amministrazione del MEF, uno strumento privilegiato di divisione e controllo dei lavoratori attraverso l’annullamento delle tutele collettive e l’ingabbiamento delle rivendicazioni salariali con conseguente tentativo di depotenziamento delle lotte e dell’antagonismo sindacale. 
Questo sistema, di fatto, annulla il contratto collettivo di lavoro ed introduce un nuovo rapporto completamente subordinato in cui il Dirigente decide sul futuro salariale, professionale e determina anche gli automatismi disciplinari conseguenti. Questa operazione infame, iniziata al MEF in via sperimentale, sta evidenziando adesso i suoi primi nefasti effetti concreti con la notifica delle schede di valutazione. Sono pervenute, infatti, a questa Organizzazione Sindacale numerose segnalazioni dei lavoratori che evidenziano un utilizzo della valutazione totalmente empirico e dettato, nel migliore dei casi, da un fantasioso giudizio da parte del valutatore o, nel peggiore, da una sorta di livore legato alla scoperta del potere assoluto da parte di questa “nuova specie” di giudici. 
 Pur non volendo entrare analiticamente nella casistica, è chiaro che in molti uffici del MEF, ivi comprese le Commissioni Tributarie, si è proceduto ad affibbiare ad ogni lavoratore il “votarello” senza neanche prima effettuare i colloqui individuali tra valutatore e valutato previsti dallo stesso manuale operativo del SIVAP; si sono valutati i lavoratori su prestazioni non corrispondenti all’organizzazione dei rispettivi uffici; si sono adottati criteri del tutto soggettivi che troppo spesso hanno sfociato nella deriva della “sindrome del dittatorello”; si sono espresse valutazioni con indicatori talmente bassi da non essere in alcun modo riconducibili agli obiettivi comunque realizzati pienamente dalle strutture organizzative. 
 Valga per tutti l’esempio dei lavoratori della Ragioneria Territoriale dello Stato di Torino che si sono visti aggiudicare giudizi ben al di sotto di quanto rappresentato dalla realtà organizzativa ed in nome di una presunta sperimentazione che “ha raggiunto quantomeno l’obiettivo della presa di coscienza, forse anche dell’autocoscienza e ciò è già qualcosa di per sé… – Dirigente Ufficio I della RTS Torino”! Analoga situazione è quella vissuta dai lavoratori della Commissione Tributaria Provinciale di Roma i quali, senza neanche il previsto colloquio individuale, hanno ricevuto schede di valutazione da ritenersi semplicemente offensive se rapportate, ad esempio, alla produttività complessiva della struttura, da anni in crescita costante per ammissione della stessa Amministrazione, nonostante la forte riduzione della dotazione organica di fatto. E potremmo continuare… Alla luce di tutto questo è evidente che, al di là dei criteri (che non aggettiviamo) utilizzati dai singoli Dirigenti, il risultato sia devastante e lasci presagire effetti a catena che richiedono una decisa azione sindacale che porti a rendere impraticabile all’Amministrazione la definitiva attuazione di questo sistema meritocratico. 
 La USB MEF intende, quindi, iniziare subito questo percorso di lotta contro il SIVAP e chiama i lavoratori ad una prima risposta. “RISPEDIAMO IL VOTARELLO AL MITTENTE” dovrà essere la parola d’ordine dei lavoratori in ogni singolo posto di lavoro per iniziare ad arginare con forza questa operazione infame. 
 La USB MEF dice a tutti i lavoratori : 
 · di rifiutare la scheda di valutazione al fine di attivare le procedure di garanzia così come previste dal manuale operativo del SIVAP; 
 · di inviare a più presto, anche attraverso le strutture territoriali dell’USB MEF, copia delle schede di valutazione al Coordinamento Nazionale della nostra Organizzazione Sindacale (fax 06233208972) al fine di restituirle anche materialmente all’Amministrazione del MEF.

venerdì 25 novembre 2011

Sì alla disparità retributiva da Ccnl

Il principio di parità di trattamento economico, disposto dall'articolo 45 del Dlgs 165/2001 che vieta trattamenti individuali differenti, può essere derogato dalla contrattazione. Quando la disparità retributiva è disposta dalla contrattazione e non dal potere direttivo del datore di lavoro non si realizza un conflitto tra quest'ultimo e il lavoratore, perché, al contrario, è il risultato dell'autonomia negoziale delle parti collettive. È pertanto legittima la norma di un contratto collettivo che prevede alcuni emolumenti migliorativi per alcuni dipendenti e non per altri, appartenenti allo stesso profilo professionale. Questo il principio sancito dalla Corte di cassazione nella sentenza 22437 del 27 ottobre 2011, con la quale ha respinto il ricorso presentato da due dipendenti dell'agenzia delle Entrate, avverso il contratto che aveva previsto una disparità fra gli stipendi del personale appartenente a ruolo a esaurimento e di quello già inserito in un determinato settore. La Cassazione ha precisato che nella sfera del lavoro pubblico, il principio di parità di trattamento economico di cui all'articolo 45 del Dlgs 165/2001 che vieta trattamenti individuali migliorativi o peggiorativi rispetto a quanto previsto dalla contrattazione collettiva, non costituisce il corollario dal quale ricavare il parametro di confronto delle eventuali differenziazioni svolte in quella stessa sede. È lo stesso Testo unico sul pubblico impiego, all'articolo 69, comma 3, che ammette questa deroga, stabilendo che il personale appartenente a ruolo a esaurimento conserva le qualifiche ad personam, escludendo la possibilità di estendere ad altri il trattamento stipendiale corrispondente a quello delle categorie "sopravvissute". La Corte ha chiarito che il principio di parità di trattamento è finalizzato a tutelare la pari dignità lavorativa, in quanto eventuali disparità economiche, frutto di autonome scelte imprenditoriali, potrebbero porsi in contrasto con la dignità e la sicurezza umana. Quando la disparità trova titolo nelle pattuizioni dell'autonomia collettiva e in queste non si riscontrano finalità illecite e non nelle scelte in cui si estrinseca il potere direttivo del datore di lavoro (sia esso pubblico o privato), non c'è più il rischio che sia violata la dignità e la sicurezza, in quanto sono differenziazioni concordate dalle parti sociali coinvolte. Il principio disciplinato dal- l'articolo 45 è volto a colmare il vuoto di "contraddittorio" ove manchi istituzionalmente la possibilità che il lavoratore in posizione subalterna faccia valere le proprie ragioni contro le scelte discrezionali di quello in posizione preminente. Ma questa situazione non si verifica rispetto alla contrattazione collettiva, in cui le parti operano su un piano tendenzialmente paritario e sufficientemente istituzionalizzato. Pertanto, sono legittime nel pubblico impiego le clausole contrattuali che dispongano a favore di alcuni dipendenti trattamenti economici diversificati o migliorativi, escludendo la possibilità di estendere tale compenso ad altri. La Cassazione ha così respinto il ricorso di due direttori tributari presentato per ottenere l'equiparazione dello stipendio a quella del personale di ruolo soppresso, dal momento che il diverso trattamento economico è solo il risultato dell'applicazione di una norma contrattuale che ha piena efficacia. articolo di Federica Caponi pubblicato su www.ilsole24ore.com

venerdì 18 novembre 2011

Un doposcuola per i figli dei dipendenti

Oggi sul quotidiano Italia Oggi è stato pubblicato l'articolo di Stefano Sansonetti: "Il primo atto di Super Mario". Peccato che poi nel testo si comprende benissimo che la procedura è iniziata molto prima.

Potrebbe anche essere considerato il primo atto di Mario Monti al ministero dell'economia. Il documento è datato 17 novembre 2011, ovvero il giorno successivo a quello del giuramento del professore come presidente del consiglio e titolare del dicastero di via XX Settembre. 
Due paginette con le quali la Direzione del personale del Mef lancia il progetto di una specie di doposcuola riservato ai figli dei dipendenti ministeriali
 L'obiettivo, in sostanza, è quello di creare un «ambiente protetto, accogliente e stimolante dove bambine e bambini, ragazze e ragazzi, potranno trovare uno spazio di aggregazione e amicizia pensato e realizzato a loro misura, in cui stare mentre i genitori sono al lavoro». Per carità, va subito detto che il progetto affonda le sue radici a qualche tempo fa. 
Il nome di questo doposcuola, infatti, è già stato deciso: «Mini*Midi*Mef». E il 20 ottobre scorso è stata pubblicato un avviso di indagine di mercato che ha l'obiettivo di individuare la società a cui affidare la gestione del servizio. 
Con il documento firmato il 17 novembre si fa un ulteriore passo in avanti. Si cerca cioè di agganciare «uno o più sponsor, disponibili a offrire alla scrivente amministrazione, a titolo gratuito e senza alcun corrispettivo o vantaggio economico, materiale ludico ed educativo-didattico di seguito indicato: giochi educativi, didattici e creativi, di movimento e abilità, puzzle, libri di lettura, libri scolastici, inclusi vocabolari e dizionari anche di lingue straniere, carte, atlanti e mappe geografiche». Insomma, un autentico corredo pensato per intrattenere ragazzi di età compresa tra i cinque e i dodici anni, mentre mamma e papà sono alle prese con i densi impegni che attendono via XX Settembre. Per quei corridoi, infatti, passeranno tutti i dossier più importanti a cui Monti sta già lavorando. E ai quali il paese si aggrappa per essere tirato fuori dalle secche della crisi.

PS: bah!!

giovedì 17 novembre 2011

La task force dell'Economia

Cambia la squadra, ma soprattutto cambia il baricentro. 
Con la scelta di Mario Monti di prendere anche la guida del ministero del Tesoro e delle Finanze, il coordinamento della politica economica passa da via XX settembre, dove finora è stato riserva esclusiva di Giulio Tremonti, a Palazzo Chigi. 
Al ministero dell'Economia ci saranno due viceministri, e si fanno già i nomi di Vittorio Grilli e di Guido Tabellini. Al ministero dello Sviluppo arriva un superministro come Corrado Passera, che avrà anche le Infrastrutture, ma il cuore dell'attività tornerà a essere la presidenza del Consiglio. È lì che Monti avrà i suoi uffici e la squadra dei suoi collaboratori principali. 
Da Antonio Catricalà, che sarà sottosegretario alla presidenza e che viene dalla guida dell'Antitrust, a Enzo Moavero Milanesi, incaricato dei rapporti con l'Unione Europea, che saranno cruciali nei prossimi mesi, a Piero Giarda, che dovrà seguire in Parlamento l'iter di tutti i provvedimenti del governo, a Fabrizio Barca, chiamato a gestire il delicatissimo fronte della coesione territoriale con l'attuazione del federalismo fiscale lasciata in mezzo al guado dal precedente governo. 
Se la presidenza del Consiglio sarà la nuova capitale dell'economia, al ministero arriveranno almeno due viceministri pienamente operativi, uno per l'area del Tesoro, e sarà quasi certamente Vittorio Grilli, l'altro a guidare l'amministrazione delle Finanze, e dovrebbe essere Guido Tabellini. Con la testa a Palazzo Chigi e due tecnici pesanti nelle funzioni chiave, il superministero che fu di Tremonti è destinato, naturalmente, a ridimensionarsi. 
Grilli, attuale direttore generale del Tesoro, l'uomo che Tremonti voleva a tutti i costi al vertice della Banca d'Italia, sarà dunque promosso. Monti ne ha da sempre una grande stima personale e le sue qualità sono riconosciute a livello internazionale. Non a caso è stato designato alla guida operativa del nuovo fondo europeo salva Stati, il che ne fa una figura quasi irrinunciabile per il nuovo esecutivo. Tabellini è un economista, rettore della Bocconi. Dovrebbe essere, insieme a Corrado Passera, lo stratega della crescita economica, ma se arriverà potrebbe avere anche la delega sul fisco. 
In ogni caso è sua l'ultima proposta di una tassa patrimoniale, lanciata poche settimane fa: un'imposta del 5 per mille sul valore dei patrimoni eccedente il milione di euro. Insieme ai viceministri, al ministero dell'Economia probabilmente arriveranno anche un paio di sottosegretari, e anche questi sarebbero tutti dei tecnici. Molto probabile, in questa prima fase, che a via XX settembre restino al loro posto anche gli attuali direttori dei dipartimenti, come Fabrizia Lapecorella, alle Finanze, e Giuseppina Baffi, all'amministrazione generale e al personale, così come i direttori centrali più importanti, a cominciare dalla responsabile delle emissioni del debito pubblico, Maria Cannata. Il titolare dell'Economia a tutti gli effetti sarà in ogni caso il presidente del Consiglio, che ne mantiene l'interim, e che è già atteso a Bruxelles per le riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin del prossimo 29 novembre. E anche nelle questioni economiche un ruolo chiave sarà quello affidato a Enzo Moavero, la vera eminenza grigia del nuovo esecutivo. È l'unica persona che Monti ha voluto accanto a sé in questi giorni difficilissimi per la messa a punto della squadra di governo, ed è da lui che transiteranno tutti i dossier più importanti, che guarda caso incrociano tutti la strada di Bruxelles. Subito l'accordo per la riprogrammazione dei fondi comunitari, con la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, poi soprattutto gli sviluppi del piano per la crescita e la stabilizzazione dell'economia ed il suo monitoraggio. Dalla Ue passeranno tutte le questioni più delicate, urgenti e scottanti, e nessuno meglio di Moavero, fino a ieri l'eurocrate italiano più importante e più apprezzato a Bruxelles, conosce le sue istituzioni e i suoi meccanismi. Così come nessuno forse conosce il bilancio pubblico italiano meglio di Piero Giarda, che sarà incaricato dei rapporti con il Parlamento. Da sottosegretario all'Economia , tra il '95 e il 2001, ha seguito tra Camera e Senato tutti i provvedimenti e le leggi finanziarie che hanno portato l'Italia nell'euro. Nei dieci anni precedenti aveva guidato al ministero del Tesoro la Commissione tecnica per la Spesa pubblica. Ed è lui che Giulio Tremonti, un anno e mezzo fa, aveva incaricato di guidare uno dei quattro gruppi di lavoro propedeutici alla riforma fiscale.

Articolo di Mario Sensini pubblicato il 17 novembre 2011 sul Corriere della Sera

PS: Mario Canzio è stato ignorato dal giornalista. Chissà perché?

mercoledì 16 novembre 2011

Sparita la funzione pubblica

Ma la funzione pubblica che fine ha fatto?
Il presidente del Consiglio non ritiene importante la Pubblica Amministrazione o pensa che dopo i disastri di Renato Brunetta è meglio una damnatio memoriae

classificazione del bilancio 2012 in missioni e programmi.

E' stato pubblicato sul sito della Ragioneria Generale dello Stato la classificazione del bilancio 2012 in missioni e programmi.

Il documento espone le Missioni e i Programmi secondo il nuovo sistema di classificazione del bilancio dello Stato introdotto con la legge n. 196/2009. Per il triennio in considerazione i Programmi sono confermati in n. 172; sono altresì confermati il numero delle missioni condivise tra amministrazioni rispetto al 2011 (20), nonché il numero dei programmi condivisi tra Ministeri (4). Rispetto alla precedente pubblicazione, le modifiche intervenute riguardano il Ministero dell'Interno e il Ministero della Salute.


lunedì 14 novembre 2011

Ciao Giulio


Speriamo che le nostre strade non si incrocino mai più!

mercoledì 9 novembre 2011

Brunetta al Premier: grave ritardi da parte del MEF

«Caro Presidente, 
 sono reduce dall'importante incontro, tenutosi questa mattina, con la delegazione della Commissione europea e della Banca Centrale europea, relativo ai quesiti formulati a seguito della lettera sull'Agenda Europa, così come richiesto dall'ultimo Consiglio europeo. La riunione è andata molto bene e forniremo comunque tempestivamente tutte le risposte. Devo però, con molto rammarico, rappresentarti la situazione estremamente grave nella quale sono stato posto dal Ministero dell'Economia e Finanze in relazione al predetto incontro, alla preparazione della riunione odierna e agli adempimenti richiesti. Infatti, soltanto ieri pomeriggio abbiamo avuto notizia che quest'incontro si sarebbe svolto stamattina.
Ma la cosa più grave è che la documentazione e i quesiti sottoposti dall'Europa all'Italia e, per competenza, a questo Ministero, pur essendo stati inviati al Ministero dell'economia il giorno 4 novembre, ci sono stati trasmessi solo ieri sera 8 novembre alle ore 20.47, per un incontro che si sarebbe svolto oggi alle 9. Ti prego, pertanto, di voler quanto prima, al più tardi nel prossimo Consiglio dei Ministri, provocare un chiarimento su questo punto che, come è evidente, non ha nulla di meramente formale. Il momento è cruciale ed è necessario assicurare una risposta tempestiva, completa e collegiale del Governo italiano all'Europa.
Una risposta che, sappiamo tutti, l'Italia è pienamente in condizione di dare».

Firmato
il ministro della Pa e Innovazione
Renato Brunetta


martedì 8 novembre 2011

Occhio all'anzianità dei residui attivi

Articolo di Al.Be. pubblicato su www.ilsole24ore.com

Il principio della competenza finanziaria metterà a dura prova i documenti contabili degli enti, non solo per le modalità di contabilizzazione delle entrate e delle spese di competenza (parte corrente o relative al conto capitale) ma, soprattutto in fase di avvio, per la gestione dei residui attivi e passivi degli esercizi precedenti. 
Gli enti devono farsi trovare pronti alla stesura dei nuovi documenti di programmazione. 
Per le entrate, particolare attenzione va riservata a tutte le obbligazioni giuridicamente valide, ma la cui scadenza è oltre l'esercizio 2013. 
Secondo il nuovo principio, infatti, tali somme non possono formare l'avanzo di amministrazione e devono essere stralciate e riproposte negli esercizi in cui tali obbligazioni scadono. È il caso dei ruoli coattivi iscritti negli esercizi precedenti e non ancora riscossi, o dei contributi statali e regionali accertati ma non ancora incassati. In queste situazioni, la nuova contabilità impone lo stralcio dalla gestione dei residui e la contestuale riproposizione sugli stanziamenti di competenza. Operare tali stralci solo nell'esercizio 2013, che precede l'avvio dell'armonizzazione, può determinare un disavanzo di amministrazione dovuto al passaggio da un sistema contabile a un altro, evidenziando avanzi di amministrazione precedentemente determinati e applicati in assenza di una reale certezza di solvibilità dei crediti iscritti nei rendiconti degli esercizi passati. 
Già dal prossimo rendiconto, quindi, è bene prestare attenzione all'anzianità dei residui attivi, anche per prevenire possibili squilibri della gestione finanziaria e la copertura non certa della spesa in conto capitale. Quest'ultima ipotesi può verificarsi quando un ente locale dà atto della copertura di un'opera in base a un contributo regionale per cui la Regione non ha imputato la relativa spesa nello stesso esercizio nel quale l'ente ha accertato l'entrata. 
Dal 2014 (ma la revisione va operata anche per gli accertamenti già registrati nel passato e per quelli che lo saranno nel futuro) non si potrà più accertare l'intero contributo concesso, ma solo la parte imputata dall'altro ente pubblico nell'anno di competenza. Ne consegue che, in caso di contributo riconosciuto in più annualità, l'opera deve essere autofinanziata per la parte non "coperta" nell'anno. L'ente destinatario del contributo è così costretto a prefinanziare l'opera distraendo risorse fino ad oggi destinate ad altre finalità. Per la parte spesa, i residui devono, fin da subito, essere reiscritti nel rendiconto solo a fronte di un'obbligazione giuridica perfezionata, rilevando la minore spesa in tutti gli altri casi. In fase di prima applicazione, tutti i residui passivi sorretti da idonea obbligazione giuridica andranno stralciati dal rendiconto e inseriti nelle previsioni di competenza in relazione alla scadenza delle obbligazioni stesse, avvicinando di molto la fase dell'impegno a quella del pagamento.

Novità giurisprudenziali della Corte dei Conti

Ricevo e pubblico

Fra le novità giurisprudenziali recentemente pubblicate nella banca dati online delle decisioni si segnalano:
  •  della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 559/2011 del 13 luglio 2011 in tema di negato rimborso delle spese legali ad amministratori locali convenuti in giudizio ed assolti i primo grado, ex art. 3, comma 2 – bis della legge n. 639/1996 e successive norme di riferimento – Distinzione tra spese legali e spese di giudizio - Divieto di compensare le “spese di giudizio” tra le parti, in forza dell’assoluzione dei convenuti per carenza di colpa grave (art. 10 – bis, comma 10, L. n. 248/2005;art. 17, comma 30 – quinquies L. n. 102/2009) – Riforma la sentenza n. 1434/2009 della Lazio; 
  • della Sezione giurisdizionale Sicilia la sentenza n. 2470/2011 del 29 giugno 2011 in tema di responsabilità di un insegnante di scuola media statale per danno erariale del Ministero dell’I struzione, dell’Università e della Ricerca derivante dalla condanna della scuola al pagamento del risarcimento dei danni subiti da un minore a seguito di infortunio occorso durante l’orario scolastico (Nella fattispecie la Sezione non ha riconosciuto responsabile il convenuto non rinvenendo nella sua condotta il requisito della colpa grave); 
  • della Terza Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 574/2011 del 18 luglio 2011 in tema di responsabilità di un Rettore e di un Direttore amministrativo per danno erariale della P.A. (Università di Siena) derivante dall’uso improprio dell’auto di servizio – Conferma la sentenza n. 536/2009 della Toscana; 
  • della Seconda Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 364/2011 del 22 luglio 2011 in tema di responsabilità di un sub-commissario per l’emergenza rifiuti in Campania per danno erariale della P.A. (commissariato del Governo e Consorzio di Bacino) per la messa in esercizio di un impianto di tritovagliatura di rifiuti inutilizzato e lasciato in stato di abbandono – Conferma la sentenza n. 1160/2008 della Campania; 
  • della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 356/2011 del 31 agosto 2011 in tema di responsabilità di un dipendente comunale, geometra responsabile del procedimento, per danno erariale derivante dall’esborso sostenuto dall’Ente locale quale sanzione amministrativa per lavori di costruzione di un impianto di depurazione ed ampliamento della rete fognante in assenza di preventivo nulla osta paesaggistico – Riforma la sentenza n. 280/2009 della Sezione Calabria; 
  • della Sezione giurisdizionale per il Trentino Alto Adige (Bolzano) la sentenza n. 17/2011 del 2 settembre 2011 in tema di responsabilità di operatori di un’associazione O.N.L.U.S. per danno erariale della P.A. (Enti Locali) derivante da indebito utilizzo di contributi pubblici (Nella fattispecie la Sezione ha riconosciuto la responsabilità dei convenuti per la percezione di somme per il finanziamento di progetti nell’ambito socio-sanitario destinate a scopi diversi da quelli per i quali furono erogate); delle Sezioni Riunite in sede giurisdizionale la sentenza n. 14/2011/QM del 5 settembre 2011 in tema di responsabilità di dirigenti statali derivante da condanna al pagamento per il risarcimento del danno erariale c.d. indiretto in favore del Ministero dell’Interno – decorrenza del termine prescrizionale dell’azione di responsabilità – individuazione del “dies a quo” nella data di emissione del titolo di pagamento al terzo danneggiato; 
  • della Sezione giurisdizionale Campania la sentenza n. 1397/2011 del 5 settembre 2011 in tema di responsabilità di dipendente pubblico per danno patrimoniale e all’immagine della P.A. (Agenzia delle Dogane) derivante dalla violazione di obblighi e doveri nascenti dal rapporto di servizio con la P.A. (Nella fattispecie la Sezione ha riconosciuto la responsabilità del convenuto colpevole di aver compiuto gravi e reiterati fatti illeciti, penalmente accertati, con gravissimo ritorno negativo d’immagine per l'Amministrazione d’appartenenza); 
  • della Sezione giurisdizionale Puglia la sentenza n.1006/2011 del 20 settembre 2011 in tema di responsabilità di dirigente locale per danno erariale da erogazione di compensi aggiuntivi (Nella fattispecie la Sezione ha ritenuto responsabile il convenuto per sottrazione al fondo per la contrattazione decentrata della dirigenza di somme derivanti dal recupero di evasione in violazione di quanto predisposto dal contratto collettivo, unica fonte di disciplina della materia); 
  • della Sezione giurisdizionale del Friuli Venezia Giulia la sentenza n. 167/2011 del 21 settembre 2011 in tema di responsabilità di un Direttore Generale di un Consorzio per danno erariale derivante da un illecito conferimento all’esterno di un incarico di consulenza in assenza dei requisiti di legge (art. 7, comma 6 bis D.Lgs. n. 165/2001, comma inserito dall’art. 32 del D.L. n.223 del 4/2006 convertito in L. n. 248/2006; 
  • della Prima Sezione giurisdizionale centrale d’Appello la sentenza n. 408/2011 del 23 settembre 2011 in tema di condanna del Direttore Generale e del Direttore amministrativo di una ASL al pagamento in favore di detta azienda e per essa della Regione Abruzzo, della somma di € 10.000 il primo e di € 100.000 per un danno finanziario di cui è parte anche il danno all’immagine dell’A mministrazione, arrecato dagli stessi con comportamento caratterizzati da colpa grave; 
  • della Terza Sezione giurisdizionale centrale d’Appello il decreto n. 6/2011 del 17 ottobre 2011 che puntualizza la nozione di fatto in tema di “definizione agevolata” (art. 1, comma 231 ss. della legge n. 266/2005) distinguendolo dal "fatto dannoso” di cui all’art. 1 della legge n. 20 del 1994.

lunedì 7 novembre 2011

Pagano sempre i lavoratori

Ricevo dallaUSB RdB MEF e pubblico 

C’è ancora d’aggiungere, infine, che rimane in vigore il vecchio Dpr 43/08 di riorganizzazione del MEF che, tra le altre cose, prevede la soppressione anche di una parte delle Ragionerie Territoriali dello Stato (art. 20 - costituite nel numero complessivo di 63) e nessuno dei presenti, sia della parte politica e che dell'amministrazione, ha dato risposte chiare e esaustive su questa rilevante questione.” (comunicato USB MEF del 6 maggio 2010)

L'USB RdB MEF ha rimarcato la possibilità di ulteriori soppressioni di uffici, stavolta quelli delle RTS secondo quanto previsto dal DPR 43 (decisione questa ancora soggetta a valutazione politica, secondo quanto asserito dallo stesso sottosegretario) ed ha pesato con preoccupazione il significato delle parole dell'on. Giorgetti pronunciate in relazione ad un eventuale flop del transito all'AAMS, una sorte di referendum come alla Fiat di Pomigliano.” (comunicato USB MEF del 12 luglio 2010) 

Quello che la USB MEF aveva già ampiamente annunciato e denunciato in occasione della chiusura delle Direzioni Territoriali dell’Economia e delle Finanze è puntualmente avvenuto. È stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale del 28 ottobre u.s. il DPR 173/2011 recante modifiche al preesistente DPR 43/2008 concernente la riorganizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ad una prima lettura del provvedimento, oltre alla presa d’atto della soppressione delle DTEF di fatto già avvenuta il 1 marzo 2011, appaiono del tutto inequivocabili i contenuti dell’art.20 comma 2 che quantifica le Ragionerie Territoriali dello Stato “nel numero complessivo non inferiore a 63” e del collegato art.22 che prevede, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del suddetto DPR, l’emanazione di un decreto del Ministro per individuare le sedi territoriali da chiudere tra le 103 RTS ad oggi esistenti. 

 A fronte di tutto questo, il silenzio dell’Amministrazione e la totale assenza di confronto con le parti sociali in merito a quella che, potenzialmente, rischia di diventare un’altra ecatombe delle strutture territoriali del Ministero dell’Economia e delle Finanze con ulteriori pesanti ricadute sui lavoratori, appaiono del tutto inadeguati. Questa Organizzazione Sindacale ha chiesto in data odierna un incontro sui contenuti del DPR 173/2011 al fine di ottenere la doverosa informativa sui provvedimenti conseguenti che l’Amministrazione intenderà porre in essere. La USB MEF ritiene del tutto necessario richiamare alla massima attenzione tutti i lavoratori del MEF per fronteggiare ricadute negative provocate dalla riorganizzazione degli uffici centrali e da un eventuale e scellerato taglio ai residui uffici periferici. Terremo costantemente informati i lavoratori sugli sviluppi di questa vicenda per essere pronti a dare risposte di mobilitazione immediata. Infine, informiamo che il Ministro ha firmato il decreto di ripartizione delle somme derivanti dalla c.d. cartolarizzazione. La USB MEF si riserva di formulare le proprie valutazioni in merito alla quantificazione delle risorse e alle percentuali di ripartizione non appena in possesso del suddetto decreto ufficiale. 

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mercoledì 2 novembre 2011

Pubblico impiego, 23 strette in un anno

«Poteva andare peggio», sospira sollevato un alto funzionario pubblico. Ma è ironia amara. Raccontano che a Roma, il giorno della lettera all' Europa sia stato vissuto come l' Armaggedon. 
L' apocalisse degli statali. Un Natale senza tredicesime e stipendi tagliati di brutto. 
E invece "solo" la conferma di strumenti già attivati, come mobilità obbligatoria e cassa integrazione a busta paga ridotta. Da rendere «effettivi», però, «con meccanismi cogenti/sanzionatori». 
Più tartassati di quanto già deciso da tre manovre in un anno, più di 20 rasoiate? 
Impossibile, replicano in molti dicasteri. «Siamo all' osso». Tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici in Italia. Il 15% degli occupati. Meno di Usa, Grecia, Gran Bretagna, Canada, Francia. Il paese del ridente Sarkozy è al 23%. Ma con retribuzioni più alte. Parigi spende per gli statali il 13% del Pil, Roma l' 11%. Anzi spendeva, nel 2009. Perché la crisi - prima finanziaria, ora dei debiti sovrani - ha inciso nella carne viva del settore pubblico italiano. Peggio solo in Grecia. 
La manovra del 2010 ha bloccato tutto: assunzioni, stipendi, contrattazione, carriere. Per tre anni, fino al 2013. Ha tagliato del 10% le spese dei ministeri. Ha mandato in pensione le statali a 65 anni nel 2012. Ha chiesto ai dirigenti un contributo - allora ancora non "di solidarietà" - del 5% oltre i 90 mila euro lordi annui e del 10% oltre i 150 mila. Poi sono arrivate le manovre estive di quest' anno. Quella di luglio pesa per un terzo su ministeri ed enti locali: 5 e 6,4 miliardi di tagli, rispettivamente. Oltre a prorogare fino al 2014 tuttii blocchi dell' anno prima: turnover, buste paga, rinnovo dei contratti. Questi almeno fino al 2018, visto che tra 2015 e 2017 si rivedranno solo le indennità di vacanza contrattuale. 
E poi ciliegine: mobilità rafforzata e visite fiscali già il primo giorno di malattia, se segue o precede un festivo. Ad agosto, manovra bis. Mobilità obbligatoria in ambito regionale. 
Scatti di carriera bloccati, se alla vigilia della pensione. L' erogazione della liquidazione, peri pensionati d' anzianità, slitta da6a 24 mesi. I tagli a ministeri ed enti locali salgono a 6 miliardi ciascuno nel triennio. 
Rimane il contributo di solidarietà, tolto invece ai privati. Spariscono gli enti pubblici con meno di 70 addetti. Si salva solo l' Accademia della Crusca.
 Infine la lettera all' Europa. Con l' accenno vago a superare «le dotazioni organiche» dei ministeri.
 Uno tsunami in arrivo per la città di Roma? Nei vari tira e molla, si salvano le tredicesime, i buoni pasto, il riscatto di laurea e militare, i permessi sindacali. Capitoli messi e tolti. Torneranno?