lunedì 11 ottobre 2010

Riforma fiscale: è ora di discuterne

articolo di Maria Cecilia Guerra pubblicato su www.lavoce.info

Nel suo intervento alla Camera del 29 settembre il presidente del Consiglio ha parlato della riforma fiscale come “chiave strategica per la crescita del Paese”. Ancora una volta l’architrave della sua proposta è stata la reiterata promessa di ridurre la pressione fiscale, “tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità di bilancio pubblico, sulla base della lotta all'evasione fiscale e del dividendo della crescita”.

IL FISCO NEI “CINQUE PUNTI”

L'obiettivo non è però compatibile con i numeri forniti nella Decisione di finanza pubblica (Dfp), deliberata, sempre il 29 settembre, dal Consiglio dei ministri, che pure incorpora gli effetti della manovra per il triennio 2011-2013 (l’intero orizzonte della legislatura) varata a fine maggio, con il decreto legge 78. La Dfp prevede che la pressione tributaria (e cioè il rapporto fra tutte le imposte e il Pil), aumenterà di 0,3 punti percentuali, nonostante il venir meno di 0,8 punti di gettito da interventi straordinari (primo fra tutti lo scudo fiscale). Ciò sembrerebbe implicare che, secondo la Dfp, il prospettato recupero dell’evasione (e/o l’auspicato dividendo della crescita) si tradurrà in aumento delle imposte.

Molto generici sono stati invece i riferimenti alle misure in cui si concretizzerebbe la riduzione graduale del prelievo su famiglie e imprese. Per quanto riguarda le prime, si evoca ancora una volta l’introduzione del “quoziente familiare”. Si tratta ormai di un oggetto misterioso, con il quale si indicano generiche politiche di sostegno alla famiglia attuate attraverso lo strumento fiscale, ma del quale manca ancora una formulazione articolata e condivisa. Alle imprese di fatto non si promette nulla in più rispetto ai provvedimenti già approvati. Ricorda in particolare il presidente del Consiglio che grazie a una misura introdotta nel decreto 78, “in determinati casi, le nuove iniziative imprenditoriali si vedranno addirittura ridotta l'Irap a zero: è un'ipotesi importante di fiscalità di vantaggio”. Ma non andrebbe sottaciuto che l’onere di questa misura è posta interamente a carico delle Regioni. Come potranno mai finanziarla?



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