martedì 19 ottobre 2010

Accordo fondo di sede 2009 Dipartimento IV

Ricevo e pubblico informatica della UILPA MEF che non firma l'accordo di sede 2009 del IV dipartimento.

250,00 € medi pro capite lordi, oltre a non risolvere le difficoltà economiche dei nostri colleghi, non possono essere merce di scambio per rinunciare da un lato all’unico e solo strumento che il Sindacato ha per difendere il potere d’acquisto dei salari e dall’altro per accettare passivamente l’imposizione di subordinare l’erogazione del salario accessorio ad una norma ingiusta e per questo abrogata.
Il giorno 13 ottobre u.s. è stato sottoscritto l’accordo sui criteri di erogazione del 20% delle risorse del fondo di sede Dipartimento IV relative al 2009.
I rappresentanti RSU UIL unitamente al Coordinamento Provinciale UILPA MEF di Roma non hanno sottoscritto l’accordo in questione per le seguenti motivazioni:
• L’amministrazione si è presentata al tavolo di trattativa con un accordo blindato sul quale ha, di fatto, impedito ogni forma di contrattazione così come previsto dalla vigente normativa contrattuale;
• L’accordo proposto subordina l’erogazione degli emolumenti in questione “in ragione dell’assidua partecipazione dei dipendenti ai processi produttivi” ( presenza in servizio ) cosi come previsto dall’art. 71 commi 1 e 5 del d.l. 112/2008 come convertito nella L. 133/2008 ( Legge Brunetta ).
Tale legge oltre ad essere estremamente penalizzante per i lavoratori del pubblico impiego ed in particolare per le fasce più deboli, risulta essere abrogata a partire dal 1 luglio 2009.
I rappresentanti RSU UIL e il Coordinamento Provinciale UILPA MEF, nel pieno rispetto dell’accordo nazionale del 4 agosto u.s., avevano invece proposto di subordinare l’erogazione degli emolumenti in questione alle disposizioni dell’art. 71 come novellato dalla legge n. 102/2009. A tale richiesta, che avrebbe consentito di annullare gli effetti ingiusti della c.d. Legge Brunetta oltre a garantire i diritti dei lavoratori più deboli ( L.104, infortuni sul lavoro e cause di servizio ecc. ), l’Amministrazione ha risposto con inconsistenti quanto banali scuse.
Alla luce di quanto esposto risulta evidente come l’amministrazione oltre a negare ai rappresentanti dei lavoratori ogni forma di contrattazione ha voluto legare l’erogazione degli emolumenti in questione ad una norma ormai abrogata.
Per le motivazioni esposte non abbiamo sottoscritto l’accordo e non abbiamo condiviso la scelta di coloro che, sbandierando drammatiche questione salariali, hanno inteso rinunciare al legittimo diritto alla contrattazione.
Riteniamo che € 250,00 medi pro capite lordi, oltre a non risolvere le difficoltà economiche dei nostri colleghi, non possono essere merce di scambio per rinunciare da un lato all’unico e solo strumento che il Sindacato ha per difendere il potere d’acquisto dei salari e dall’altro per accettare passivamente l’imposizione di subordinare l’erogazione del salario accessorio ad una norma ingiusta e per questo abrogata .

martedì 12 ottobre 2010

Rideterminazione delle dotazioni organiche del personale

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 luglio 2010
Individuazione delle strutture e dei posti di funzione di livello dirigenziale non generale, nonche' rideterminazione delle dotazioni organiche del personale appartenente alle qualifiche dirigenziali di seconda fascia e di quello delle aree prima, seconda e terza del Ministero dell'economia e delle finanze. (10A11966) (GU n. 238 del 11-10-2010 )

1. In attuazione dell'art. 2, comma 8-bis del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, fermo restando il contingente di personale di livello dirigenziale generale, stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 novembre 2008 in complessive n. 59 unita' e la necessita' di adottare il regolamento di organizzazione con apposito decreto del Presidente della Repubblica, le strutture e i posti di funzione di livello dirigenziale non generale del Ministero dell'economia e delle finanze, sono definiti nel numero complessivo di 789 unita' e le dotazioni organiche del personale appartenente alle qualifiche dirigenziali di seconda fascia e di quello delle aree prima, seconda e terza sono rideterminate secondo l'allegata tabella A, che costituisce parte integrante del presente decreto. I contingenti di organico di cui alla tabella A non comprendono le
dotazioni organiche del personale dirigenziale non generale e di quello non dirigenziale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e il ruolo sezione speciale ex ETI - Ente Tabacchi Italiani.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze con proprio decreto provvederà alla individuazione ed alla definizione dei compiti degli uffici e dei posti di funzione di livello dirigenziale non generale, nonche' alla loro distribuzione nelle strutture di livello dirigenziale generale in cui si articola l'Amministrazione, nella misura corrispondente al contingente numerico dei dirigenti di seconda fascia, come stabiliti nel presente decreto.

3. Al fine di assicurare la necessaria flessibilità di utilizzo delle risorse umane alle effettive esigenze operative, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio successivo decreto, da emanare al termine della procedura di individuazione dei profili professionali di cui all'art. 7, comma 3 del C.C.N.L. del comparto Ministeri, sottoscritto il 14 settembre 2007, effettuera' la ripartizione dei contingenti di personale, come sopra determinati, nelle strutture centrali e periferiche in cui si articola l'Amministrazione, nonche', nell'ambito delle aree prima, seconda e terza, in fasce retributive e profili professionali.

4. I provvedimenti adottati in attuazione dei commi 2 e 3 saranno tempestivamente comunicati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica ed al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

Il presente decreto sara' trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazione.

Roma, 27 luglio 2010

p. il Presidente del Consiglio dei Ministri
il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Brunetta

Registrato alla Corte dei conti il 23 settembre 2010
Ministeri istituzionali - Presidenza del Consiglio dei Ministri
registro n. 14, foglio n. 231

lunedì 11 ottobre 2010

Riforma fiscale: è ora di discuterne

articolo di Maria Cecilia Guerra pubblicato su www.lavoce.info

Nel suo intervento alla Camera del 29 settembre il presidente del Consiglio ha parlato della riforma fiscale come “chiave strategica per la crescita del Paese”. Ancora una volta l’architrave della sua proposta è stata la reiterata promessa di ridurre la pressione fiscale, “tenendo conto delle esigenze e delle compatibilità di bilancio pubblico, sulla base della lotta all'evasione fiscale e del dividendo della crescita”.

IL FISCO NEI “CINQUE PUNTI”

L'obiettivo non è però compatibile con i numeri forniti nella Decisione di finanza pubblica (Dfp), deliberata, sempre il 29 settembre, dal Consiglio dei ministri, che pure incorpora gli effetti della manovra per il triennio 2011-2013 (l’intero orizzonte della legislatura) varata a fine maggio, con il decreto legge 78. La Dfp prevede che la pressione tributaria (e cioè il rapporto fra tutte le imposte e il Pil), aumenterà di 0,3 punti percentuali, nonostante il venir meno di 0,8 punti di gettito da interventi straordinari (primo fra tutti lo scudo fiscale). Ciò sembrerebbe implicare che, secondo la Dfp, il prospettato recupero dell’evasione (e/o l’auspicato dividendo della crescita) si tradurrà in aumento delle imposte.

Molto generici sono stati invece i riferimenti alle misure in cui si concretizzerebbe la riduzione graduale del prelievo su famiglie e imprese. Per quanto riguarda le prime, si evoca ancora una volta l’introduzione del “quoziente familiare”. Si tratta ormai di un oggetto misterioso, con il quale si indicano generiche politiche di sostegno alla famiglia attuate attraverso lo strumento fiscale, ma del quale manca ancora una formulazione articolata e condivisa. Alle imprese di fatto non si promette nulla in più rispetto ai provvedimenti già approvati. Ricorda in particolare il presidente del Consiglio che grazie a una misura introdotta nel decreto 78, “in determinati casi, le nuove iniziative imprenditoriali si vedranno addirittura ridotta l'Irap a zero: è un'ipotesi importante di fiscalità di vantaggio”. Ma non andrebbe sottaciuto che l’onere di questa misura è posta interamente a carico delle Regioni. Come potranno mai finanziarla?



giovedì 7 ottobre 2010

La prima e l'ultima decisione

Articolo di di Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra pubblicato su lavoce.info

Alla fine del 2009 è stata approvata una riforma della contabilità pubblica presentata come epocale e che in effetti si attendeva da anni.
Salutata con generale soddisfazione l’abolizione del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) e della legge finanziaria, rimaneva una certa curiosità di vedere come avrebbero funzionato le nuove procedure di bilancio.

LE NUOVE PROCEDURE DI BILANCIO GIÀ DISATTESE

Il vecchio Dpef veniva presentato entro il 30 giugno. Troppo presto, si diceva, meglio aspettare settembre quando le previsioni economiche saranno più aggiornate. Così nella riforma si stabilì che il governo dovesse presentare, entro il 15 luglio, solo le linee guida per la ripartizione tra Stato, Regioni, comuni degli obiettivi programmatici di finanza pubblica.
Entro il 10 settembre la Conferenza unificata avrebbe dovuto esprimere il suo parere sulle linee guida. Un percorso di coinvolgimento delle autonomie locali coerente con il famoso federalismo fiscale.
Poi entro il 15 settembre il governo avrebbe presentato il nuovo documento programmatico, la Decisione di finanza pubblica (Dfp).
La manovra di finanza pubblica sarebbe stata poi presentata un mese dopo, entro il 15 ottobre, con la legge di stabilità (in sostituzione della vecchia legge finanziaria).
Le cose sono andate diversamente.
La manovra per il 2011-2013 è stata anticipata a fine maggio (per ottimi motivi, poco dopo l’esplosione della crisi greca) e approvata per decreto-legge, tra le proteste di comuni e, soprattutto, Regioni (ricordate i governatori che minacciavano di restituire le deleghe?).

Ovviamente è divenuto superfluo presentare linee-guida a metà luglio e attendere pareri entro il 10 settembre. Per di più, e questo è meno comprensibile, la scadenza del 15 settembre per la presentazione della Dfp non è stata rispettata senza alcuna reazione da parte dell’opposizione che pure aveva contribuito a disegnare la riforma della contabilità (e aveva contribuito ad approvarla).
La Dfp è stata alla fine pubblicata il 29 settembre, con due settimane di ritardo. Nella premessa annuncia che sarà non solo la prima, ma anche l’ultima Decisione a vedere la luce perché d’ora in poi il coordinamento delle politiche di bilancio a livello europeo imporrà un diverso titolo e calendario (speriamo rispettato) per questo documento.
E la legge di stabilità, tra quindici giorni, si annuncia molto più sintetica rispetto alle vecchie leggi finanziarie. Ma questo avviene semplicemente perché era molto corposo il decreto-legge 78 di fine maggio. Insomma, più che una prima applicazione delle nuove procedure di bilancio, quest’anno si ripropone il copione dei due anni precedenti: manovra per decreto prima dell’estate e poi in autunno finanziaria leggera.

DECISIONI GIÀ PRESE…

La Dfp non aggiunge nulla a ciò che già è stato deciso. Ripropone le cifre della manovra di maggio, assumendo che essa si realizzi interamente e con piena efficacia. La tabella qui sotto riporta l’andamento delle principali grandezze di finanza pubblica. Il miglioramento del saldo primario deriverebbe nel triennio 2011-2013 da una sostanziale stabilità delle entrate (resta costante la pressione tributaria e si riducono leggermente i contributi sociali, in buona parte per il congelamento delle retribuzioni pubbliche) e da una riduzione di quasi tre punti di Pil della spesa primaria corrente. Il debito pubblico continuerà a crescere, in rapporto al Pil, nel 2010 e 2011, la diminuzione nei due anni successivi lo riporterà nel 2013 a un livello analogo a quello del 2009, nonostante una previsione di crescita reale del prodotto al 2 per cento reale l’anno nel 2012-2013, che oggi appare ottimistica.

martedì 5 ottobre 2010

Concorso per 4 borse di ricerca per economisti alla Banca d'Italia

La Banca d'Italia mette a concorso 4 borse di ricerca per giovani economisti con interesse ed esperienze nell'ambito della ricerca economica applicata e delle sue implicazioni di policy.
Le borse, da fruire a Roma presso l'Area Ricerca Economica e Relazioni Internazionali, sono destinate ad elementi in possesso di Ph.D./Dottorato o in procinto di ottenerlo. Le borse hanno una durata massima di 12 mesi rinnovabili fino a un massimo di 12 mesi. Nel corso del periodo di fruizione della borsa, i vincitori dovranno sviluppare un progetto di ricerca da loro stessi proposto in una delle macro-aree della classificazione JEL dell'American Economic Association

venerdì 1 ottobre 2010

Proroga degli organismi collegiali operanti al Mef

E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.228 del 29 settembre 2010 il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 agosto 2010 relativo alla la proroga degli organismi collegiali operanti presso il Ministero dell'economia e delle finanze. (10A11538)

Più «elasticità» sugli organismi di valutazione

articolo di Giovanni Urbani pubblicato il 20 settembre 2010 sul sito de "Il Sole 24 ore"

Con il Dlgs 150/09 la misurazione delle performance diventa essenziale per il miglioramento della Pa italiana e gli organismi indipendenti di valutazione (Oiv) rappresentano uno strumento fondamentale per permettere il processo di valutazione della performance organizzativa e individuale.
L'ambito di applicazione della riforma è a geometria variabile, in quanto ci sono norme rientranti nella potestà legislativa esclusiva dello Stato e direttamente applicabili alle regioni, e norme che costituiscono solo principi fondamentali dell'ordinamento cui si adeguano le amministrazioni territoriali. Per gli Oiv non c'è assoluta chiarezza sul loro funzionamento, nei ministeri e negli "altri" enti, nonostante l'ottima delibera 4/10 Civit. D'altra parte la novità ha bisogno di sperimentazione e di approfondimenti sul campo.
Di certo oltre i ministeri (e gli organismi assimilabili dal Dlgs 150/09) esistono migliaia di altri piccoli-medi-grandi enti territoriali (come comuni, province, camere di commercio) in cui dovranno essere nominati i componenti degli Oiv, in forma monocratica o meno. La qualità di questi componenti, intesa come autorità e autorevolezza degli stessi, così come voluta dal legislatore e specificata nella delibera 4 della Civit, deve essere elevata, per non vanificare tutta la riforma Brunetta.
Un dato oggettivo è che in Italia si stimano solamente centinaia (esagerando, un migliaio) di soggetti candidabili nell'Oiv, con "tutti" i requisiti relativi all'area delle conoscenze, dei requisiti di base generali, delle esperienze professionali, delle capacità, così come indicato in dettaglio dalla autorità Civit.
Si rammenta che nella storica Associazione italiana di valutazione, l'organismo più accreditato in Italia in materia di valutazione pubblica, sono presenti meno di 400 soci valutatori (tra accademici, manager pubblici e professionisti).
Il problema all'orizzonte nasce dalla esclusività del rapporto per i componenti degli Oiv, come definito dal punto 2.8 della delibera 4 Civit: infatti, se tale condizione appare comprensibile per i ministeri (e altri organismi assimilati dalla norma), risulta assurda per gli enti territoriali.
Se è chiaro che non si può appartenere contemporaneamente a più Oiv nello "stato", margini di incertezza nascono per gli enti territoriali. Infatti, se il legislatore avesse inteso il profilo dell'esclusività del rapporto assoluto anche negli enti territoriali, di fatto avrebbe ammesso di voler coprire solo una piccola percentuale dei posti di componente Oiv con soggetti autorevoli (centinaia di valutatori per decine di migliaia di posti disponibili in Italia). Il resto sarebbe coperto da "non da specialisti", così come è stato per i nuclei di valutazione interni con la stagione dei "controlli" (Dlgs 286/99).
Non mitigherebbe di molto questa negatività nemmeno la possibilità di costituire l'Oiv in forma associata: il gap è sempre troppo elevato. Sarebbe il fallimento della riforma Brunetta, con una quota di copertura idonea dei posti di componenti nettamente inferiore al 10 per cento.
Naturalmente alcuni limiti potrebbero essere stabiliti, per evitare, altresì, che un componente possa far parte di più Oiv afferenti a enti territoriali diversi in modo esagerato a scapito della qualità del suo lavoro (al massimo 4-5 enti).
Si auspica, pertanto, che l'esclusività di componente dell'Oiv non debba applicarsi agli enti territoriali. Il Civit dovrebbe ridefinire operativamente la propria posizione in tal senso, per la diffusione reale della cultura della valutazione nella pubblica amministrazione e per l'attuazione della riforma. Occorre migliorare gli standard qualitativi della Pa per la competitività del paese, «essere più produttivi facendo cose utili».