Per ora, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan , firmando il Dpcm che proroga al 16 ottobre la scadenza per inviare le comunicazioni periodiche Iva e dei dati delle fatture e corrispettivi (meglio noto come spesometro), consentirà all’amministrazione finanziaria e, soprattutto al partner tecnologico Sogei, di gestire l’enorme flussi di dati.
Non è stato proprio un bel segnale l’ennesima proroga (ad oggi ci sono state quattro diverse date e tre proroghe) e non sarà facile archiviare velocemente questa brutta pagina del nuovo fisco digitale.
L’enorme bug, è bene ricordare, ha reso accessibile indistintamente, a tutti i soggetti in possesso delle credenziali Entratel, dei dati del cosiddetto “spesometro” e delle liquidazioni Iva di qualsiasi contribuente.
Oltre alla figuraccia del Ministero dell'Economia , non possiamo pensare che il vero problema sia il singolo sistema ma dobbiamo essere consapevoli che riguarda la capacità portare avanti correttamente l’attuazione della trasformazione digitale che ci hanno propinato in questi anni.
Inoltre, non dimentichiamoci che la SOGEI , partecipata del Tesoro, non è nuova a questi scivoloni, come gli attacchi DDoS e blackout su altre piattaforme gestite dalla società informatico del ministero. Per non parlare dell'approccio sbagliato nella gestione dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR).
Ad agosto scorso era lo stesso Commissario Straordinario per l'attuazione dell'Agenda Digitale, Diego Piacentini, ad aver sottolineato le mancanze di Società di informatica pubblica: "dopo aver creato il prodotto e aver soddisfatto tutti i requisiti del contratto, Sogei ha considerato il lavoro completo. Avevano ragione. Ma nessun comune stava usando il prodotto! Questa è la differenza tra agire in base a formalismi e valutare il risultato. Le aziende tecnologiche realizzano un prodotto e poi lo fanno crescere, c'è un'evoluzione continua. Nella PA un progetto finisce quando sono soddisfatti i requisiti del contratto, ma questo è l'anti tecnologia".
Siamo convinti che anche questo fallimento non farà cambiare la nostra Amministrazione e si continuerà sempre con gli stessi metodi raffazzonati.
Ma dobbiamo essere consapevoli del grande rischio che stiamo correndo.
Come ci ricorda Andrea Lisi, esperto in diritto dell'informatica, su Il Fatto Quotidiano, "è grave l’indifferenza nei confronti della realtà digitale che ci viene imposta un po’ da tutti, persino dagli stessi partiti politici. Questo perché la sicurezza informatica infastidisce: costringe latu sensu lo Stato a ridimensionare il potere di controllo sulla nostra esistenza. Se abbiamo deciso di rinunciarci basta dirlo ed evitare di raccontare frottole ai cittadini sulla digitalizzazione e soprattutto sulla sicurezza informatica del nostro Paese, senza dimenticare che: “Nel paese degli uomini ciechi, colui che ha un occhio solamente è re!”".
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