Abbiamo accolto la notizia del cambio al vertice della Ragioneria generale dello Stato con un sospiro di sollievo.
Finalmente si poteva voltare pagina e mettere fine agli 8 anni disastrosi di Mario Canzio.
Nominato nel 2005 da Silvio Berlusconi, Canzio ha gestito il suo dipartimento con una politica del potere e del personale clientelare e prona al capo di gabinetto Vincenzo Fortunato. Senza premiare il merito ma solo e sempre la fedeltà.
Il peggior momento la Ragioneria l’ha passato l’inverno scorso quando i maggiori quotidiani, da Repubblica a Il Sole 24 ore chiedevano “le dimissioni dell'uomo che alla testa di 10 Ispettori generali e di una pletora di collaboratori non era stato in grado di fornire al governo dati sicuri sui debiti della Pubblica Amministrazione” e Dagospia auspicava le dimissioni del Ragioniere per manifesta incapacità.
Già allora si suggeriva a Mario Canzio che se avesse voluto salvare la poltrona sulla quale era salito grazie a Giulietto Tremonti, avrebbe potuto "mandare a casa i 10 ispettori e le decine di funzionari assumendo da qualche università (al limite anche dalla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni) una decina di neolaureati che avrebbero portato un po' di chiarezza nei conti dello Stato. E accanto a loro sarebbe stato molto utile qualche ingegnere informatico capace di rendere omogenei i sistemi di contabilità pubblica che - come denuncia oggi Stefano Parisi - sono totalmente scollegati”.
L'obiettivo del ministro dell'Economia era quello di scardinare la fortezza ideata negli anni da Giulio Tremonti e, dei quattro pilastri (Vittorio Grilli, prima Ragioniere Generale, poi Direttore Generale del Tesoro, poi vice ministro quindi ministro; Vincenzo Fortunato, potentissimo capo di Gabinetto; Mario Canzio, Ragioniere Generale e Fabrizia Lapecorella, Direttore Generale delle Finanze), è rimasta solo La Pecorella (docente all’Università di Bari, nota, secondo il giornalista Marco Panara, nel mondo accademico come caso raro di vincitrice di concorso senza aver pubblicato né libri né articoli scientifici).
Supportato da Renato Brunetta, nemico giurato di Giulio Tremonti, l'attuale Ministro riesce a spuntarla individuando Daniele Franco, esperto di finanza pubblica, allora direttore centrale per la ricerca economica di Bankitalia, come ventesimo Ragioniere Generale dello Stato.
Ma ad oggi, a circa un mese dall’insediamento, una qualche osservazione critica (seppur parziale) non può essere taciuta.
Speravamo non solo che la scelta ricadesse su un uomo al di fuori delle logiche spartitorie che in questi anni sono stati la norma nei corridoi di via XX settembre, ma avremmo altresì desiderato un vero cambio di rotta. Nessuna epurazione, certo, ma un rinnovamento dei vertici del secondo piano del Palazzo delle Finanze era quanto mai auspicabile.
Invece, l’attuale Ragioniere si sta occupando, per ora, solamente di assistere il ministro Saccomanni, dando l'impressione di disinteressarsi della struttura (più di 6.000 persone) e delegando il funzionamento ai vecchi ispettori e al direttore generale Gianfranco Tanzi , vero dominus della vecchia gestione.
Via XX settembre non è l’ovattato ambiente di Palazzo Koch dove mamma Banca ti mette a disposizione una struttura efficiente e rodata. La Ragioneria e il Ministero sono, più spesso, terreno di battaglia per la conquista o il mantenimento di privilegi e potere.
Non basta conoscere la finanza pubblica per gestire la RGS ma è necessario saper essere un manager di polso per ridare speranza a migliaia di dipendenti finora umiliati e credibilità a una struttura nata nel 1870 (prima della Banca d’Italia).
Speriamo di sbagliarci e che questo primo periodo di stasi sia solo un modo di prendere le misure.
3 commenti:
si ma un vecchio adagio dice: "Il buongiorno si vede dal mattino "...
cmq il Ragioniere sta al secondo piano per l'esattezza....
The Cat
Grazie per la correzione
Se Daniele Franco buttasse fuori immediatamente Gianfranco Tanzi, tutto il sistema ne gioverebbe. Bisognerebbe dire al nuovo Ragioniere che Tanzi è stato nominato illegittimamente come più volte rilevato anche sui giornali e dai sindacati. Sappia di avere una serpe in seno
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