Articolo pubblicato il 22 dicembre 2010 su il sito de Il Sole 24 ore
Dopo quasi un anno di esame il Consiglio dei ministri dovrebbe oggi (22 dicembre 2010) approvare in via definitiva il nuovo Codice per l'amministrazione digitale, un decreto legislativo (57 articoli) che fissa i tempi e le modalità per garantire la massima diffusione dell'utilizzo delle tecnologie Ict in ogni ambito della Pa entro il prossimo biennio, in coerenza con il piano e-gov 2012.
Il testo, che è stato corretto sulla base dei pareri del Garante per la protezione dei dati personali, della Conferenza unificata, del Consiglio di stato e delle Commissioni parlamentari competenti, riconosce a cittadini e imprese il diritto di interagire con gli strumenti digitali (posta elettronica e non solo) con le amministrazioni e le società interamente partecipate da enti pubblici o con prevalente capitale pubblico. Tutti i pagamenti, per esempio, potranno essere effettuati online, ad esclusione delle attività di riscossione tributi, mentre entro tre mesi dal varo del Dlgs tutte le amministrazioni dovranno utilizzare la posta elettronica certificata per tutte le comunicazioni con obbligo di ricevuta di ritorno.
Ancora, entro un anno, dovrà essere garantita la piena effettività del processo di dematerializzazione dei documenti e le amministrazioni non potranno più chiedere l'uso di moduli o formulari che non siano resi disponibili sui propri siti web. Sempre entro la fine del 2011, inoltre, ai cittadini non potranno essere più richiesti dati già in possesso della Pa. Con l'ulteriore digitalizzazione dell'azione amministrativa, rispetto al piano varato 5 anni fa dall'allora ministro Lucio Stanca, si stima una riduzione dei tempi per l'esecuzione delle pratiche fino all'80% e, per effetto della dematerializzazione, un risparmio del 90% dei costi della carta (circa 6 milioni annui).
Articolo pubblicato il 22 dicembre 2010 sul sito ITespresso
Dopo il Decreto Milleproroghe, parte il Codice di amministrazione Digitale, voluto dal ministro Renato Brunetta, che taglierà un milione di pagine l’anno per arrivare a quota 3 milioni nel 2012, con risparmi stimati del 90% per circa 6 miloni l’anno. La sola Pec promette risparmi per 200 milioni di euro. Varato il Codice PA Digitale, ecco la roadmap: entro 90 giorni le pubbliche amministrazioni useranno soltanto la Pec (la Posta elettronica certificata), quando serve la ricevuta di consegna, entro 4 mesi sarà istituito un unico ufficio responsabile per l’Ict, entro sei mesi saranno pubblicati i bandi di concorso sui siti Internet ufficiali, entro un anno arriveranno le regole tecniche per la de-materializzazione.
La “piena validità alle copie cartacee e soprattutto alle copie digitali dei documenti informatici” è fondamentale per procedere alla de-materializzazione della PA. Infatti il Codice di Amministrazione Digitale promette una PA senza carta, come si dice in gergo IT: de-materializzata.
Ogni anno la PA archivia una quantità di carta pari al volume del Duomo di Milano. La PA digitale oggi inizia a dare l’addio alla carta e agli sprechi.
La Pec in numeri è stato un “successo”: mezzo milione di aziende già la possiedono; un milione sono i professionisti in regola (oltre il 50% del totale), ma nel 2010 “contiamo di arrivare a 2 milioni di professionisti”; si aggiungerà anche un milione di cittadini.
Nei mesi scorsi Assintel denunciava però il rischio paralisi per la digitalizzazione dei documenti. Altri dubbi riguardano il Digital Divide e l’assenza di una banda larga adeguata ai servizi da erogare: questi sono handicap per l’e-government. Inoltre il vero ritardo della Pa digitale, mai decollata, è culturale: solo l’85% della Pa centrale e l’80% di quella locale è dotata di sistemi IT per gestire protocolli (per i servizi ai cittadini, necessari a tagliare le spese e migliorare la produttività); l’open source in ufficio latita (fermo al 35% nella Pa locale); la Carta d’identità elettronica (Cie) è stato un flop; solo il 34% delle Pa locali aveva la Pec nei mesi scorsi, anche se le 330mila Pec in pochi mesi hanno dimostrato il boom di questo strumento. L’Italia, nell’erogazione di servizi al cittadino, si piazza al 23esimo posto su 27 nella Ue.
La Pec in numeri è stato un “successo”: mezzo milione di aziende già la possiedono; un milione sono i professionisti in regola (oltre il 50% del totale), ma nel 2010 “contiamo di arrivare a 2 milioni di professionisti”; si aggiungerà anche un milione di cittadini.
Nei mesi scorsi Assintel denunciava però il rischio paralisi per la digitalizzazione dei documenti. Altri dubbi riguardano il Digital Divide e l’assenza di una banda larga adeguata ai servizi da erogare: questi sono handicap per l’e-government. Inoltre il vero ritardo della Pa digitale, mai decollata, è culturale: solo l’85% della Pa centrale e l’80% di quella locale è dotata di sistemi IT per gestire protocolli (per i servizi ai cittadini, necessari a tagliare le spese e migliorare la produttività); l’open source in ufficio latita (fermo al 35% nella Pa locale); la Carta d’identità elettronica (Cie) è stato un flop; solo il 34% delle Pa locali aveva la Pec nei mesi scorsi, anche se le 330mila Pec in pochi mesi hanno dimostrato il boom di questo strumento. L’Italia, nell’erogazione di servizi al cittadino, si piazza al 23esimo posto su 27 nella Ue.
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