È sempre stato il pallino di Vittorio Grilli. Sin dal 2003 l'attuale viceministro dell'economia, in perfetta unità d'intenti con l'allora ministro Giulio Tremonti, non ha mai risparmiato sforzi e risorse per l'Iit, ovvero l'Istituto italiano di tecnologia.
L'idea, che negli anni si è andata concretizzando, era quella di creare un centro di ricerca all'avanguardia, con attività che toccano, tanto per fare qualche esempio, la robotica, le neuroscienze e la nanofisica.Presieduto fino a poco tempo fa proprio da Grilli, a cui è subentrato nel frattempo Gabriele Galateri di Genola, oggi l'Istituto si è sviluppato ed è diventato più ambizioso. Un bene per un settore, come quello della ricerca, che da anni fa i conti con i magri stanziamenti statali.
Il fatto è che nel tempo, però, l'Iit si è lasciato andare a qualche spesa di troppo. Se ne è accorta la Corte dei conti, che qualche giorno fa ha depositato una relazione sulla gestione finanziaria dell'ente nel 2010. Ebbene, ne viene fuori che in quell'anno i costi totali dell'istituto sono passati da 45,3 a 77 milioni di euro, con un aumento del 70,11%. Per carità, un trend dovuto in parte all'aumento del numero dei ricercatori e quindi allo sviluppo dell'attività scientifica. Ma in parte prodotto anche dall'autentica esplosione di spese come l'organizzazione di eventi, la rappresentanza, i telefoni, le missioni e i viaggi.
Va precisato che la Corte dei conti ha preso in esame l'Iit, formalmente una fondazione di diritto privato, perché è finanziato con fondi pubblici. All'atto della sua istituzione, il decreto legge 269 del 2003, firmato da Tremonti, stabilì uno stanziamento di 50 milioni a valere sull'anno 2004, e uno di 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2005 al 2014. Risorse pubbliche cospicue, soprattutto se paragonate alle sovvenzioni tradizionalmente striminzite al settore della ricerca.
Ma soprattutto risorse che, proprio per la loro entità, nel corso dei primi anni di vita hanno attirato non poche critiche all'Istituto da parte di enti simili che non si sono sentiti trattati con la stessa attenzione. Ad ogni modo va detto che nel complesso la relazione della Corte dei conti dà atto all'Iit di aver «segnato il definitivo superamento della fase di start up tramite il raggiungimento degli obiettivi enucleati nel piano strategico». In più, in tema di struttura organizzativa, la magistratura contabile riconosce all'istituto «la sussistenza sia di un'effettiva governance, peraltro sempre più da consolidare, che di un adeguato funzionamento degli organi statutariamente contemplati, supportati dall'esercizio dalle funzioni di controllo interno».
Nel complesso, quindi, la relazione della Corte esprime un giudizio tutto sommato positivo.Non mancano, come detto, alcune note dolenti, tutte concentrate sui costi di produzione. Nel corso del 2010, infatti, si sono spesi in tutto 77 milioni e 82 mila euro, con un incremento del 70,1% rispetto ai 45 milioni e 314 mila euro dell'anno precedente. A incidere è stato l'andamento dei costi sostenuti per il personale, passati da 19 milioni e 535 mila a 31 milioni e 378 mila euro (+60,63%). va chiarito che il vertiginoso aumento di queste uscite va ricondotto all'incremento del personale, soprattutto scientifico.
I senior researcher, per esempio, sono passati da 31 a 45, i team leader da 68 a 82, i tecnici da 75 a 109, i fellow da 17 a 50, i post doc da 97 a 212. In tutto le risorse umane sono cresciute, da 374 a 589 unità. Ma un peso non indifferente, sottolineato dalla Corte dei conti, è da ascrivere ai costi per prestazioni di servizi, schizzati da 6 milioni e 945 mila a 12 milioni e 741 mila euro, con un bel +83,45%. E cosa rientra all'interno di questa voce? La Corte dei conti cita servizi specialistici, manutenzioni, riparazioni, organizzazione eventi, spese di rappresentanza, missioni, spese di viaggio e spese telefoniche. In tutte queste situazioni, dice la Corte, «emergono aumenti, con conseguente esigenza di misure di contenimento». Tra i vari casi, infine, i magistrati citano quello delle spese per le missioni e i viaggi, cresciute dell'84,7%, da 1.100.883 a 2.034.287 euro. Anche qui la relazione non manca di segnalare la «necessità di adottare opportune misure di ridimensionamento».
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