giovedì 22 maggio 2014

Intervista a Rughetti

Intervista ad Angelo Rughetti pubblicata su www.quotidianodellapa.it

1) Quali novità il Governo intenderà approvare nel prossimo mese di giugno in materia di personale?
Il Governo ha proposto in una lettera indirizzata a tutti i dipendenti pubblici, a firma Presidente del Consiglio e Ministro Madia, ben 44 punti di proposte per la riforma della Pubblica Amministrazione da discutere e considerare alla luce delle risposte che arriveranno alla Presidenza del Consiglio da parte dei diretti interessati che nella Pa lavorano. Il Consiglio dei Ministri che si terrà, come da indicazioni del Premier Renzi il 13 giugno, terrà conto di queste proposte e le integrerà all’azione di Governo. La riforma che vareremo sarà fatta con i dipendenti pubblici e non contro gli stessi, come più volte è accaduto negli anni scorsi.
2) Come cambierà la Dirigenza pubblica?
Le ipotesi considerate dal Governo ed ora al vaglio dei dipendenti pubblici vertono sull’introduzione del ruolo unico della dirigenza e sull’abolizione delle fasce della stessa dirigenza. La carriera potrebbe essere basata su incarichi a termine ed è prevista la possibilità del licenziamento del dirigente che rimane privo di incarico oltre un termine che la stessa legge stabilirà. 
3) In particolare, verrà anche rivisto il sistema di valutazione del dirigente pubblico? Si andrà verso una valutazione reale dei risultati?
Certo. La valutazione dei risultati sarà fatta seriamente, dovrà tener conto del risultato di tutto un gruppo di lavoro, di un ufficio e non sarà più legata al risultato conseguito dal singolo. Si procederà per obiettivi certi e per lavoro di staff. Inoltre la retribuzione di risultato erogata dovrà tener conto dell’andamento dell’economia. Se il Paese cresce, anche la parte variabile dello stipendio crescerà, altrimenti nell’altra ipotesi sarà chiesto un sacrificio anche al pubblico impiego.

mercoledì 21 maggio 2014

Spesa pubblica, la lezione di Londra “Con Internet il 90% di risparmi”

Articolo di  Eugenio Occorsio pubblicato su Repubblica.it

«Stiamo completando il ridimensionamento dei dipendenti pubblici: a livello di governo centrale, su 500mila impiegati iniziali c’è stata una riduzione del 16% fino a 410mila, e un’altra riduzione del 7% pari ad altri 20mila dipendenti sarà apportata nei prossimi due anni. E a livello nazionale su 6 milioni di dipendenti puntiamo a una riduzione del 12%. Però non vorrei che si pensasse che quest’operazione consiste solo in un taglio secco dei posti: è una serie di azioni molto più complessa e articolata, che porta a ridurre veramente al minimo indispensabile il sacrificio occupazionale e nel frattempo ad ottimizzare i risultati per i cittadini».
Se serviva un test da laboratorio di spending review riuscita in assenza di forti tensioni sociali, Francis Maude è a portarlo in Italia. Il paymaster general nonché minister of cabinetdi Sua Maestà britannica, una funzione che potremmo equiparare qui da noi a un ibrido fra il direttore generale del Tesoro (infatti risponde al Cancelliere dello Scacchiere), il Ragioniere generale dello Stato e soprattutto il commissario Cottarelli-style, era a Roma la settimana scorsa.
Ha incontrato un buon numero di ministri oltre ovviamente a Cottarelli medesimo.

lunedì 19 maggio 2014

Le nomine al MEF

Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan: 
• a Daniele FRANCO l’incarico di Ragioniere generale dello Stato; 
• a Vincenzo LA VIA l’incarico di Direttore generale del tesoro; 
• a Fabrizia LAPECORELLA l’incarico di Direttore generale delle finanze; 
• a Luigi FERRARA, dirigente di prima fascia dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’incarico di Capo del Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi;
 • l’avvio della procedura per il conferimento a Giuseppe PELEGGI dell’incarico di Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli;

giovedì 15 maggio 2014

Meno burocrazia e dipartimenti. Il piano per riformare e snellire il Tesoro

Articolo di Luca Cifoni pubblicato il 6 maggio su Il Messaggero

La scadenza è fissata al 15 luglio: c’è tempo fino a quella data per riformare la struttura interna dei ministeri con una procedura veloce, grazie ad una norma inserita nel decreto Irpef. E in questo contesto è in campo un piano di profonda revisione del dicastero per molti aspetti più importante, quello dell’Economia e delle Finanze: in discussione c’è l’attuale assetto basato sui Dipartimenti, che potrebbe essere sostituito da una struttura più agile guidata da un segretario generale
La scorciatoia per la riforma è contenuta nell’articolo 16 del decreto legge che sta iniziando il proprio iter al Senato. La procedura più rapida (decreto del presidente del consiglio dei ministri invece che del presidente della Repubblica, parere solo facoltativo del Consiglio di Stato) riprende quella che è già stata adottata in seguito alla spending review del governo Monti ed è motivata dalla finalità di «realizzare interventi di riordino diretti ad assicurare ulteriori riduzioni della spesa». Dunque una semplificazione delle strutture che per il Mef risalgono sostanzialmente alla fase in cui fu creato l’attuale superministero.

L’organizzazione che prevede invece dei Dipartimenti più direzioni generali coordinate da un segretario generale è una delle due possibili in base alla normativa: è già stata adottata in altri ministeri e permetterebbe probabilmente di ridurre le posizioni dirigenziali. Ma avrebbe anche un altro senso: rendere più fluido il rapporto tra il livello politico e la struttura tecnica. Un tema che è stato spesso evocato dallo stesso presidente del Consiglio Renzi.

Al momento il progetto non trova conferme ufficiali, ma certo si inserirebbe nel contesto di ritrovato protagonismo di Palazzo Chigi anche sul terreno della politica economica. Uno dei nodi è il ruolo della Ragioneria generale dello Stato, per la quale si è parlato anche si un trasferimento presso la presidenza del Consiglio: di sicuro il Dipartimento guidato da Daniele Franco è toccato da alcune delle linee programmatiche della futura riforma della pubblica amministrazione: con la limitazione dei suoi poteri di controllo ai soli «profili di spesa», con l’annunciata riorganizzazione delle Ragionerie provinciali, e anche con il piano che punta a rendere trasparente (trasformandolo in infrastruttura "open data") il Siope, ovvero il sistema informativo gestito dalla stessa Rgs su cui passano gli incassi e i pagamenti di tutte le amministrazioni.

Intanto entro una ventina di giorni il governo in base alle norme sul cosiddetto spoils system dovrà provvedere a confermare o meno i vertici tecnici dei ministeri: capi dipartimento e altri alti dirigenti come i direttori delle agenzie fiscali. Sarà una prima occasione per verificare le intenzioni del presidente del Consiglio.

mercoledì 14 maggio 2014

Dirigenti, tante conferme e qualche dubbio

Articolo di Marco Mancini pubblicato su Il Sole 24 Ore

Meno dieci. Scadono il 24 maggio i 90 giorni dal giuramento dell'esecutivo che consentono al governo Renzi di confermare o meno con lo spoils system i vertici amministrativi dei principali dicasteri. 
A via XX settembre si va verso la riconferma del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco. A meno di cambi di rotta dell'ultima ora neanche le dure critiche del servizio bilancio del Senato alle coperture del decreto Irpef sembrano avere messo in dubbio una sua riconferma. 

Per il ruolo di Direttore generale del Tesoro, anche Vincenzo La Via sembra andare diretto verso il mantenimento dell'incarico affidatogli nel marzo del 2012. A La Via resterebbe dunque la responsabilità dei processi a supporto dell'elaborazione e dell'attuazione delle scelte di politica economica e finanziaria del Governo, sia in ambito nazionale che internazionale. Non solo. Al Direttore del Tesoro è affidato anche il delicato compito di gestire il debito pubblico interno ed estero, il patrimonio pubblico e le partecipate, nonché l'alta vigilanza sul settore creditizio e finanziario e il coordinamento dell'azione di contrasto al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio. 
 Più delicata appare invece la posizione dell'attuale capo del Dipartimento delle Finanze, Fabrizia Lapecorella. Nominata dal Governo Belusconi attualmente è alle prese con l'attuazione delle delega fiscale. E c'è chi sostiene che eventuali ritardi nel cronoprogramma fissato da Renzi potrebbero anche costarle la riconferma che potrebbe comunque arrivare. 

martedì 13 maggio 2014

Misurare il rendimento e premiare il merito

Articolo di Francesco Grillo pubblicato su Il Messaggero il 12 maggio 2014

 Ha perfettamente ragione Romano Prodi quando – da queste colonne, una settimana fa – inizia il suo commento alla lettera con la quale Matteo Renzi e Marianna Madia spiegano la loro riforma alle amministrazioni pubbliche, ribadendo che “la burocrazia si cambia solo fissando gli obbiettivi”. Verissimo. 
Perché se ci muovessimo su una sola delle gambe della riforma dell’amministrazione pubblica – la mobilità dei dirigenti – senza riuscire a usare anche l’altra – legare quella mobilità ai risultati conseguiti – rischieremmo di cadere dalla padella – nella quale l’Italia frigge da anni governata dalsolo potere dei burocrati di Stato, nella brace nella quale l’amministrazione può diventare uno strumento che la politica può usare a sua discrezione.
Fissare gli obiettivi e misurarli è fondamentale per qualificare una spesa che vale la metà del PIL.

lunedì 28 aprile 2014

Statali, riforma al via con tagli agli stipendi e 5 anni di «scivolo»

articolo di Antonella Baccaro pubblicato su corriere.it

Tutto è pronto per il debutto della riforma della Pubblica amministrazione firmata dal ministro Marianna Madia, che dovrebbe arrivare questa settimana in consiglio dei ministri, probabilmente sotto forma di un decreto e un disegno di legge-delega. Le parole d’ordine sono note: incarichi a termine, mobilità interna, retribuzioni legate al merito, a partire da quelle dei dirigenti, delle quali dovrebbe essere rivista la parte «variabile». E «staffetta generazionale», col pensionamento dei dipendenti più anziani, soprattutto tra i 280 mila dirigenti della Pubblica amministrazione, per fare posto ai più giovani.
E proprio mentre il governo Renzi delinea questi principi, lo Stato centrale sta per fare posto all’ennesima infornata di dirigenti. Si tratta dei 106 vincitori del concorso bandito dalla Scuola nazionale dell’Amministrazione, ormai nel 2011, che viene a maturazione in questi giorni. Entro maggio sarà reso pubblico l’elenco delle assegnazioni stilato in base alla graduatoria, ma già oggi possiamo sapere, ad esempio, che cinque dei vincitori andranno alla Presidenza del Consiglio, dove i dirigenti (secondo la Voce.info ) sono 304, 11 al ministero dell’Interno (159), altrettanti all’Istruzione (241), sei all’Economia (653), 22 all’Agenzia delle Dogane e 16 a quella delle Entrate.