mercoledì 21 maggio 2014

Spesa pubblica, la lezione di Londra “Con Internet il 90% di risparmi”

Articolo di  Eugenio Occorsio pubblicato su Repubblica.it

«Stiamo completando il ridimensionamento dei dipendenti pubblici: a livello di governo centrale, su 500mila impiegati iniziali c’è stata una riduzione del 16% fino a 410mila, e un’altra riduzione del 7% pari ad altri 20mila dipendenti sarà apportata nei prossimi due anni. E a livello nazionale su 6 milioni di dipendenti puntiamo a una riduzione del 12%. Però non vorrei che si pensasse che quest’operazione consiste solo in un taglio secco dei posti: è una serie di azioni molto più complessa e articolata, che porta a ridurre veramente al minimo indispensabile il sacrificio occupazionale e nel frattempo ad ottimizzare i risultati per i cittadini».
Se serviva un test da laboratorio di spending review riuscita in assenza di forti tensioni sociali, Francis Maude è a portarlo in Italia. Il paymaster general nonché minister of cabinetdi Sua Maestà britannica, una funzione che potremmo equiparare qui da noi a un ibrido fra il direttore generale del Tesoro (infatti risponde al Cancelliere dello Scacchiere), il Ragioniere generale dello Stato e soprattutto il commissario Cottarelli-style, era a Roma la settimana scorsa.
Ha incontrato un buon numero di ministri oltre ovviamente a Cottarelli medesimo.


Quale testimonianza gli ha portato?
«Che lavorando con oculatezza sulla macchina pubblica si possono ridurre davvero in modo molto significativo le spese. Noi abbiamo cominciato nel 2010: nel primo anno abbiamo tagliato spese per 3,75 miliardi di sterline, nel 2011 per 5,5 miliardi, nel 2012 per 10 miliardi, per il 2013 stiamo chiudendo i conti ma il risultato sarà di molto superiore a quella cifra».
Il fatto che le cifre siano esponenzialmente crescenti indica che avete conseguito dei miglioramenti strutturali? « Direi proprio di sì. Ripeto, non tagliando selvaggiamente i dipendenti: il fatto che alla nostra operazione abbiano partecipato attivamente e concretamente i sindacati, indica che niente di quella che voi italiani chiamate “macelleria sociale” è stato effettuato. Siamo intervenuti con prepensionamenti, spostamenti da un settore all’altro, ma soprattutto con la razionalizzazione. Che passa intanto con un controllo trasparente su spese quali il marketing o le consulenze, che abbiamo ridotto per due terzi. E poi soprattutto per l’ottimizzazione informatica. Abbiamo calcolato che i risparmi possano arrivare in certi casi al 90% e oltre. Stiamo unificando in un sito, www.gov.uk, assolutamente user-friendly e anche gradevole tanto che ha avuto quest’anno il premio per il “Design of the year”, tutte le funzioni pubbliche, dalle pratiche alle transazioni finanziarie, svolte finora da centinaia di agenzie: dal rinnovo del passaporto o della patente al pagamento di tasse e multe, dall’applicazione per gli apprendistati pubblici ai passaggi di proprietà che sono solo per le auto 1,6 milioni l’anno. La maggior parte dei servizi è in fase beta, cioè sperimentale presso selezionati gruppi di cittadini il cui feedback è indispensabile per l’ottimizzazione. Alcuni sono ancora in fase alfa, cioè si sta disegnando il progetto, come le transazioni immobiliari, qualcosa come 30 milioni di pratiche l’anno. Uno solo è già in fase live, cioè pienamente operativa, e non a caso riguarda la concessione di borse di studio pubbliche».

Dice “non a caso” perché l’istruzione è, come in Italia, l’unico settore ad essere risparmiato dalla review?
«Noi abbiamo il massimo rispetto per gli insegnanti, così come per altre categorie troppo spesso bersagliate da critiche. I medici del servizio sanitario nazionale per esempio sono aumentati. Mi creda, è tutta questione di organizzazione. E anche di sperimentare strade nuove, come le cooperative di ex dipendenti pubblici a cui vengono appaltate determinate funzioni».

Una specie di outsourcing?
«Più o meno. Finora hanno aderito in 35mila. Gruppi di dipendenti pubblici si organizzano, lasciano i quadri dell’amministrazione però riprendono lo stesso servizio in appalto. Non gli diamo nessun incentivo monetario, solo l’assistenza e il tutoraggio per l’avvio di questi spinoff. Così è migliorata del 30% la produttività in settori cruciali quali l’amministrazione sanitaria. Ora ce lo hanno chiesto perfino delle squadre di vigili del fuoco. Alcune di queste nuove società entrano in joint-venture con il ministero interessato, altre prendono il servizio in toto. Gli ex-dipendenti si responsabilizzano e si sottraggono alla frustrazione e alla burocrazia che tante volte ne frenano l’efficienza. Entrano in un mercato competitivo e possono oltre a quello per l’amministrazione prendere altri incarichi nel settore privato È una formula sulla quale ci chiedono continuamente informazioni da altri Paesi. Ne ho appena parlato al ministro Madia che ha ascoltato con attenzione». A sinistra: il servizio sanitario britannico è stato oggetto di una capillare review senza però tagliare i servizi medici

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