Articolo di Roberto Petrini pubblicato su Repubblica
«Se vuoi salvare la pelle, protocolla», soleva ripetere il mitico e potentissimo Ragioniere Generale degli anni della Prima Repubblica, Andrea Monorchio.
Oggi anche i centri nodali delle burocrazie dello Stato comunicano per mail o per whats app, osi scambiano fugaci telefonate, così la strada diventa permeabile ad ogni sospetto, come quello azzardato in una nota ufficiale da due ministri della Repubblica della presenza di una "manina" nell'iter del cosiddetto "decreto dignità".
Sebbene Di Maio abbia detto di non avercela con l'attuale Ragioniere, Daniele Franco, 65, anni, proveniente da Bankitalia e nominato dal ministro del Tesoro Saccomanni (sempre Bankitalia), è difficile credergli.
I teoremi che girano in casa grillina non sono tanto sofisticati, come quello che enuncia la sottosegretaria Laura Castelli per lanciare una fatwa contro il ministro dell'Economia Giovanni Tria: vuole farsi scrivere la legge di Bilancio dalla Banca d'Italia e dunque se ne deve andare. Del resto non fu la stessa Castelli che evocò, facendo scoppiare polemiche, "sinergie" con l'Istat dopo aver convocato il presidente dell'istituto Giorgio Alleva?
La partita della Ragioneria non sarà però facile. Daniele Franco è un uomo tutto d'un pezzo, pochi amici, poche parole, bellunese, studi in Gran Bretagna. Ciò nonostante i grillini potrebbero tentare il colpo, favoriti anche dalla gaffe del ministro del Tesoro che, sconfessando i calcoli dell'Inps sulla distruzione di 8.000 posti di lavoro, ha "dimenticato" che in questo modo metteva in dubbio anche l'operato della Ragioneria generale dello Stato che è chiamata a "bollinare", cioè a convalidare (una volta si apponeva un bollino di stagno) la relazione tecnica.
Ma al dí là dell'episodio della "manina" che sta facendo surriscaldare i palazzi del potere, la guerra alla Ragioneria sta nel Dna della maggioranza gialloverde. Andare alla legge di Bilancio autunnale con un Ragioniere con la schiena dritta significherebbe segnare la Waterloo del "contratto di governo": flat tax, riforma Fornero e reddito di cittadinanza. Figuriamoci quando le tabelle della Rgs arriveranno alle tre di notte alle porte della Commissione Bilancio dove già si sta pianificando l'agguato alla prima legge di Bilancio, firmata Tria. E' evidente infatti che il ministro farà una Finanziaria assai prudente, come ha fatto capire ancora una volta ieri, e che la partita si giocherà tutta in Parlamento.
Tuttavia, non sarà facile far fuori Daniele Franco che, secondo quanto racconta Renato Brunetta, in un suo libro, scrisse materialmente la celebre lettera di Draghi all'Italia dell'agosto del 2011. Forse è una leggenda ma certamente l'attuale Ragioniere è sereno: a Via Nazionale lo aspettano a braccia aperte per un posto in Direttorio quando, a breve, scadranno gli attuali "vice" di Ignazio Visco. Inoltre c'è un aspetto tecnico: il mandato quinquennale del Ragioniere è scaduto nel maggio scorso, allora il governo ad interim Gentiloni-Padoan lo rinnovò per un anno.
Oggi anche quel mini rinnovo è sottoposto allo spoils system che prevede per le alte cariche dello Stato la decadenza o la conferma da parte del nuovo governo entro 90 giorni. Così entro il 3 settembre Conte e Tria dovranno decidere se confermarlo o meno, ma si tratterebbe in ogni caso di un rinvio al maggio dell'anno successivo. Nel frattempo i candidati non mancano: ad esempio nel mondo a Cinque Stelle si mette in evidenza Marcello Minenna, già assessore flash alla giunta Raggi mentre i leghisti porterebbero il segretario generale della Regione Lombardia, Antonello Turturiello. Ma i nomi più forti sono quelli interni: dal quotatissimo Giuseppe Lucibello, attualmente direttore generale dell'Inail, a Biagio Mazzotta, capo del servizio Bilancio. Outsider: Alessandra Dal Verme, apprezzata dirigente dell'ispettorato affari economici, con legami di parentela con la famiglia dell'ex premier Gentiloni.
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