giovedì 23 novembre 2017

l’esperta del ministero dell’Economia che vendeva i segreti fiscali del governo

Sta facendo scalpore tra i corridoi del palazzo di via XX settembre la notizia pubblicata dal Corriere della Sera sulle accuse formulate dalla procura di Milano alla consigliera del ministro Susanna Masi.

Secondo Luigi Ferrarella, autore dell'articolo, dal 2013 a gennaio 2015 i contenuti riservati (e destinati in taluni casi a rimanere segreti) delle discussioni sulle normative fiscali in seno al governo e al Consiglio dei ministri sono state, in cambio di un compenso di almeno 220.000 euro, rivelati «in diretta» al colosso della consulenza legale tributaria Ernst & Young dalla ex professionista del gruppo entrata a fine 2012 (governo Monti) nella segreteria tecnica del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, e poi divenuta consigliere in materia fiscale sia (nel governo Letta) del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, sia (nel governo Renzi) dell’attuale ministro Pier Carlo Padoan, venendo nel giugno 2015 nominata tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa.

In merito all'eventuale conflitto di interessi di Susanna Masi era intervenuto già il 3 maggio scorso l'informatissimo Stefano Sansonetti su LaNotizia sollevando dei legittimi dubbi sul fatto che due consiglieri economici del ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, erano stati nominati negli organi di vertice della più importante società immobiliare italiana a capitale prevalentemente privato.


Non è un fulmine a ciel sereno...

martedì 21 novembre 2017

Come diventare dirigente in pubblica amministrazione

Articolo pubblicato su La legge per tutti

Gli incarichi dirigenziali all’interno delle pubbliche amministrazioni rappresentano, oggi, un traguardo lavorativo molto ambito. E ciò soprattutto per la stabilità del posto e della remunerazione che essi garantiscono.
Tuttavia non sempre risulta immediatamente comprensibile quale sia la strada per assumere incarichi dirigenziali pubblici e ciò perché l’attribuzione della qualifica di dirigente è disciplinata dalla legge e soprattutto da regolamenti attuativi. Ecco dunque di seguito una breve guida che sintetizza come fare per diventare dirigente in pubblica amministrazione.
 
La funzione di dirigente
Il ruolo e i compitio dei dirigenti sono oggi espressamente previsti dalla legge sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Il dirigente, nella pubblica amministrazione italiana, è un impiegato statale dello Stato o di un altro ente pubblico, incaricato di dirigere un ufficio.
 
In ogni amministrazione dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, è istituito il ruolo dei dirigenti, che si articola nella prima e nella seconda fascia, nel cui ambito sono definite apposite sezioni in modo da garantire la eventuale specificità tecnica. In linea generale, ai dirigenti spetta l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. Essi sono responsabili in via esclusiva dell’attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati.
 
Nello specifico, ai dirigenti sono attribuiti tra gli altri i seguenti compiti e poteri:
  • formulano proposte ed esprimono pareri ai dirigenti degli uffici dirigenziali generali;
  • curano l’attuazione dei progetti e delle gestioni ad essi assegnati dai dirigenti degli uffici dirigenziali generali, adottando i relativi atti e provvedimenti amministrativi ed esercitando i poteri di spesa e di acquisizione delle entrate;
  • svolgono tutti gli altri compiti ad essi delegati dai dirigenti degli uffici dirigenziali generali;
  • dirigono, coordinano e controllano l’attività degli uffici che da essi dipendono e dei responsabili dei procedimenti amministrativi, anche con poteri sostitutivi in caso di inerzia;
  • concorrono all’individuazione delle risorse e dei profili professionali necessari allo svolgimento dei compiti dell’ufficio cui sono preposti;
  • provvedono alla gestione del personale e delle risorse finanziarie e strumentali assegnate ai propri uffici;
  • effettuano la valutazione del personale assegnato ai propri uffici, nel rispetto del principio del merito, ai fini della progressione economica e tra le aree, nonché della corresponsione di indennità e premi incentivanti.
 
La qualifica di dirigente è distinta in prima e seconda fascia.
 
Infatti, in ogni amministrazione dello Stato è istituito il ruolo dei dirigenti, che si articola nella prima e nella seconda fascia.
 
Accesso alla qualifica di dirigente di seconda fascia
L’accesso alla qualifica di dirigente di seconda fascia presso le amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e presso gli enti pubblici non economici avviene per concorso indetto dalle singole amministrazioni, o per corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione (S.S.P.A.), secondo le modalità stabilite da apposito regolamento.
 
Quanto al concorso pubblico, si tratta di concorso per titoli ed esami, indetto dalle singole amministrazioni, nella percentuale massima del cinquanta per cento dei posti da ricoprire e si articola nello svolgimento di due prove scritte ed una prova orale. La commissione esaminatrice del concorso è nominata con decreto dell’organo di governo dell’amministrazione che indice il concorso, ed è composta da un numero dispari di membri, di cui uno con funzioni di presidente. Quanto al corso–concorso indetto dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione, esso ha una durata di dodici mesi, riguarda una percentuale non inferiore al cinquanta per cento dei posti da ricoprire e si articola in tre prove scritte, di cui una sulla conoscenza della lingua straniera, ed in una prova orale.
 
Alla procedura del corso-concorso possono essere ammessi: i soggetti muniti di laurea nonché di uno seguenti titoli:
  • laurea specialistica, diploma di specializzazione, dottorato di ricerca, o altro titolo post-universitario rilasciato da istituti universitari o stranieri, ovvero da primarie istituzioni formative pubbliche o private;
  • i dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni, muniti di laurea, che abbiano compiuto almeno cinque anni di servizio svolti in posizioni funzionali per l’accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea;
  • i dipendenti di strutture private, collocati in posizioni professionali equivalenti a quelle previste per i dipendenti pubblici relativamente al concorso pubblico per esami, che devono essere muniti del diploma di laurea e avere maturato almeno cinque anni di esperienza lavorativa in tali posizioni professionali all’interno delle strutture stesse.
 
  Accesso alla qualifica di dirigente della prima fascia
L’accesso alla qualifica di dirigente di prima fascia nelle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici avviene, per il cinquanta per cento dei posti, calcolati con riferimento a quelli che si rendono disponibili ogni anno per la cessazione dal servizio dei soggetti incaricati, tramite concorso pubblico per titoli ed esami indetto dalle singole amministrazioni.
Al concorso pubblico, per titoli ed esami, a tempo indeterminato finalizzato all’accesso alla qualifica di dirigente della prima fascia sono ammessi i dirigenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni che hanno maturato almeno cinque anni di servizio nei ruoli della dirigenza di seconda fascia, muniti della laurea magistrale o quella ad essa equiparata del diploma di laurea del precedente ordinamento. Per poter partecipare alla procedura concorsuale è necessario essere in possesso della qualifica di dirigente della seconda fascia a seguito di superamento di un concorso pubblico ed aver maturato almeno cinque anni di servizio nella predetta qualifica.
I vincitori del concorso sono assunti dall’amministrazione e, anteriormente al conferimento dell’incarico, sono tenuti all’espletamento di un periodo di formazione presso uffici amministrativi di uno Stato dell’Unione europea o di un organismo comunitario o internazionale. In ogni caso il periodo di formazione è completato entro tre anni dalla conclusione del concorso.

lunedì 20 novembre 2017

Cloudify NoiPA: un sistema unico per la gestione del personale della PA

articolo di Michela Stentella pubblicato su Forum PA




Gestire tutto il patrimonio di risorse umane della Pubblica amministrazione attraverso un unico sistema che comprenda quindi: servizi anagrafici, servizi stipendiali, servizi di rilevazione presenze, servizi giuridici (dall’assunzione al collocamento a riposo), servizi HR evoluti.

Questo l’obiettivo del progetto Cloudify NoiPA, che si basa sull’evoluzione di NoiPA, il sistema di gestione del Personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze che attualmente viene utilizzato per l’erogazione delle buste paga di circa due milioni di dipendenti pubblici.

Il progetto è finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale all’interno del PON Governance e Capacità Istituzionale 2014 – 2020 FSE/FESR e vede DXC come partner tecnologico. Ma Cloudify NoiPA, oltre a generare un sistema che consente di governare tutto ciò che attiene all’HR pubblico, sarà anche una grande miniera di informazioni utili per i decisori pubblici.

mercoledì 15 novembre 2017

tavolo sulle performance

Ricevo da Uilpa e pubblico

Sono in corso di svolgimento una serie di tavoli tecnici, promossi dall’Amministrazione ai fini della predisposizione di un sistema di valutazione della performance per il personale del MEF, ai quali siamo stati invitati a partecipare insieme a tutte le altre OO.SS. maggiormente rappresentative.
La scorsa settimana si è svolto un primo incontro interlocutorio, durante il quale l’Amministrazione, dopo aver nuovamente illustrato i contenuti del documento di policy precedentemente trasmesso alle Organizzazioni Sindacali, ha ribadito, alla luce della necessità di dotarsi di un piano per la misurazione e valutazione della performance, scaturita da una sentenza del Consiglio di Stato del 2016, e tenendo conto delle modifiche al D. lgs. n. 150/2009 apportate dal D. lgs. n. 74/2017, la volontà di intraprendere un percorso comune con i rappresentanti dei lavoratori per definire la materia col massimo grado di condivisione possibile.

martedì 14 novembre 2017

Statali, "a rischio ferie per esami e terapie"

Mangiarsi le ferie per sottoporsi a esami diagnostici o fare terapie riabilitative.

E' quanto viene proposto agli statali che dovessero superare un tetto di 18 ore di permessi per tali esigenze, in pratica tre giorni. A segnalarlo è la Confederazione generale sindacale, facendo riferimento a una bozza consegnata ai sindacati nella trattativa in corso all'Aran sul rinnovo contrattuale del comparto delle Funzioni centrali. "Sono davvero poche 18 ore di permessi, perché superato il monte ore viene proposto di mangiarsi le ferie" spiega all'Adnkronos Rino Di Meglio, segretario della Confederazione generale sindacale-Cgs.

"Fino ad oggi gli impiegati pubblici, per tali esigenze, (che hanno a che fare con la salute), hanno potuto mettersi in malattia - prosegue - ma in particolare per gli insegnanti e più in generale per chi lavora nella scuola, ad esempio, l'opzione ferie non è praticabile perché le ferie sono legate a determinati periodi.

Al di là del merito, se un insegnante dovesse fare una terapia a ottobre come fa a mettersi in ferie?" afferma ancora Di Meglio che è anche coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. "A fronte di questa proposta dovremo trovare una posizione comune in tutti i comparti perché è probabile - prosegue il sindacalista - è sempre avvenuto, che determinate norme, su permessi e assenze, dagli statali poi vengano estese anche agli altri dipendenti pubblici". Il capitolo permessi comunque è uno dei vari che scontenta Cgs.

Anche la parte economica, le risorse stanziate per i rinnovi, vengono ritenute insufficienti. Facendo i calcoli nel comparto Istruzione, infatti, al netto delle ritenute, l'aumento dovrebbe essere di circa 40 euro pro capite, che "appaiono del tutto insufficienti per un cambiamento significativo della situazione” conclude Di Meglio.

articolo pubblicato su adnkronos

mercoledì 8 novembre 2017

Vi spiego cosa succede davvero nella P.A.

Tra le cause principali della crisi italiana vi è certamente il progressivo decadimento dell’insieme degli apparati pubblici, che in diverse situazioni sono ormai prossimi al collasso. Nonostante l’onestà e l’impegno della grande maggioranza degli addetti, risultano assai diffuse inefficienza e corruzione, con una tendenza generale al peggioramento.

Basta vedere i titoli dei giornali: da Mafia Capitale alle Grandi Opere finite in tribunale, dalla mancata repressione dell’evasione fiscale all’aumentato carico di oneri burocratici per cittadini ed imprese, va registrato il fallimento dei tentativi di riforma pure tentati in questi ultimi anni: la legge anticorruzione, il codice degli appalti, le leggi di semplificazione.

Soprattutto, più in generale, è fallita l’ennesima riforma della Pubblica amministrazione tentata dal governo Renzi e dal ministro Marianna Madia, ovvero la legge delega 124 del 2015, in particolare sul punto del rapporto politica-amministrazione e degli incarichi dei dirigenti. Sta di fatto che questa è la sesta “ riforma“ della Pubblica amministrazione in venticinque anni. Definendole con i nomi dei proponenti, abbiamo avuto negli anni ’90 la Amato-Cassese e le due di Bassanini, dopo il 2000 la Frattini e la Brunetta, ed ora la Madia.

Col buon andamento dell’amministrazione che diventa un problema sempre più grande, mentre negli apparati pubblici si diffonde la sfiducia, fino al rigetto istintivo della stessa parola “riforma”. Sei riforme anche diverse, per l’ ampiezza, la profondità e la coerenza delle modifiche apportate, ma tutte in vario modo collocate sulla linea della privatizzazione. Al di là della stessa ideologia neoliberista s’è affermata, anche in Italia, la cultura del “meno Stato più mercato”, ovvero l’idea di fondo che il privato funziona comunque meglio del pubblico. Da questa cultura è nato un indirizzo generale che ha impattato sul sistema amministrativo per ragioni diverse, in modi diversi ed a più livelli.

Continua a leggere l'articolo completo di Nino Zucaro pubblicato su Formiche.net

martedì 7 novembre 2017

Doppi incarichi non autorizzati



Articolo di Guido Befani pubblicato su Il Sole 24 Ore


L'assenza di autorizzazione da parte della pubblica amministrazione di appartenenza determina, per il lavoratore che svolge doppi incarichi, l'obbligo di versamento di quanto percepito nel conto delle entrate del bilancio dell'amministrazione di appartenenza; l’omissione del versamento del compenso da parte del dipendente pubblico, indebito percettore, costituisce ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione della Corte dei conti.
È quanto afferma la Corte dei Conti dell’Emilia Romagna, con la sentenza n. 189/2017.