Stralcio dell'articolo di
Stefano Sansonetti pubblicato su La Notizia
Chi pensava che fosse uscito di scena ha sbagliato di grosso. Nonostante le indagini di diverse procure, un rinvio a giudizio e una condanna a 8 mesi (pena sospesa), Marco Milanese è riuscito a tornare dalle parti del ministero dell’economia.
Il quale, a quanto sembra, lo ha accolto a braccia aperte, tanto da garantirgli uno stipendio lordo annuo da 194.332 euro. L’ex deputato, già consigliere dell’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, ha ripreso servizio presso la Scuola superiore dell’economia e delle finanze, direttamente controllata dal ministero di via XX Settembre.
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E chissà se il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, e i suoi due uomini di fiducia, ossia il capo della segreteria Francesco Alfonso e il capo di gabinetto Daniele Cabras, sono al corrente della situazione. Anche perché nei mesi scorsi hanno fatto piazza pulita di tutti gli ex collaboratori di Tremonti al Tesoro.
Adesso, in qualche modo, si ritrovano in casa l’ex consigliere dell’allora numero uno del dicastero.
Naturalmente all’interno della Scuola superiore dell’economia e delle finanze Milanese sarà in buona compagnia. L’ex consigliere di via XX Settembre, rinviato a giudizio a Napoli con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione, rivelazione d’ufficio e condannato dal giudice di Roma a 8 mesi (pena sospesa) per finanziamento illecito a un singolo parlamentare, ritroverà l’ex capo di gabinetto del ministero dell’economia, Vincenzo Fortunato, anche lui da tempo immemorabile professore dell’istituto. Così come ritroverà Marco Pinto, già vicecapo di gabinetto dello stesso ministero.
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Per Fortunato, tra l’altro, si prospetta un cumulo di stipendi tale da coprire di ridicolo qualsiasi tentativo di mettere tetti agli stipendi dei grand commis di Stato. Basti pensare che non è soltanto docente alla Scuola, ma anche liquidatore della Stretto di Messina e presidente di Invimit, la società del Tesoro che dovrebbe valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico.
Certo è che stipendi come quelli percepiti dai mandarini della Scuola delle finanze non hanno eguali nel mondo accademico. Una recente ricerca sugli emolumenti percepiti nelle quattro più importanti università private americane (Harvard, Mit, Yale, Stanford) dimostra che un professori ordinario percepisce al massimo 178 mila dollari all’anno. Un paragone disarmante. E meno male che tempo qualcuno ha cercato di abolire la Scuola dicendo che era un ente inutile.
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